Iter romanum

Proprio in queste ore, Roma è sotto gli occhi di tutto il mondo per via dell’elezione del nuovo vescovo e pontefice; per la comunità cristiana, d’altronde, Roma è ancora caput mundi, ma il suo valore storico e artistico, come si sa, precede di gran lunga l’elezione della città a sede del papato. Politicamente ed economicamente, purtroppo, la capitale ha perso il suo primato da molti secoli, ma, quanto a beni culturali, mantiene ancora intatto il proprio fascino: si può dire che, più invecchia, questa signora di 2766 anni più diventa bella e si arricchisce. Beh, avrei qualcosa da dire sullo stato di conservazione e sulla valorizzazione dei siti archeologici, ma voglio soffermarmi sull’aspetto monumentale, indipendentemente dalla mano dell’homo negligens (d’altronde, se paragonati allo stato dei reperti pompeiani, i resti della Roma classica sono un bijou).


Questo articolo riassume le impressioni del viaggio romano che ho compiuto lo scorso settembre con il mio ragazzo. Ero stata nella capitale già otto anni fa, in gita scolastica, ma le marce serrate, i soli tre giorni di tempo e qualche tempistica calcolata non proprio al meglio mi avevano impedito di avere verso la città la stessa meraviglia che, invece, ho provato con l’ultima visita. Quella che segue è, dunque, una personale classifica dei luoghi e dei monumenti che più mi hanno colpita e affascinata, pur considerando che, in cinque giorni, non ho ovviamente potuto vedere tutto quello che c’era da vedere.
Pur essendo una grande estimatrice del mondo classico, il monumento che più ho apprezzato è stato l’Altare della Patria. Si tratta di una costruzione straordinaria progettata da Giuseppe Sacconi e dedicata alla celebrazione di Vittorio Emanuele II e alla custodia delle spoglie del milite ignoto, simbolo di tutti i caduti in nome dell’unità e della libertà italiane. I lavori iniziarono nel 1885 e la struttura venne inaugurata il 4 giugno 1911. Il colonnato corinzio, i cicli di statue che adornano i fianchi, il frontone, il corpo centrale che fa da cornice alla tomba del milite ignoto e la sommità dell’edificio, l’immensa scalinata e il bianco luminoso del marmo creano un effetto soverchiante sullo spettatore, che viene guidato all’interno, alla visita delle sale del museo del Risorgimento e del sacrario delle bandiere, oltre che sulla terrazza che si apre sull’area dei fori. Il Vittoriano invita al raccoglimento ed è un simbolo straordinario di culto della nazione e delle radici che può esercitare (e sono convinta che ciò accada) il suo fascino e la sua forte influenza sui cittadini di ogni Paese, poiché rappresenta l’omaggio di un popolo allo Stato e, quindi, l’esaltazione del popolo stesso, con i sacrifici, le lotte e le conquiste susseguitesi nel corso della sua storia.


Anche il secondo posto della classifica è occupato da un altare, ma stavolta si tratta di un altare antico: l’Ara Pacis Augustae. Voluta dal senato per celebrare i successi di Ottaviano Augusto, in seguito alle quali nel neonato Impero era iniziato un periodo di pace accompagnato da una vivace stagione artistica (di cui il monumento è, appunto, il simbolo) venne inaugurata nel 9 a.C. nell’area del Campo Marzio con una cerimonia di senatori e autorità che avrebbe dovuto ripetersi annualmente e che è effigiata, assieme ad episodi mitici della storia romana, sulle pareti esterne dell’altare. Dentro al recinto si incontra l’altare vero e proprio, incorniciato da una decorazione molto più semplice rispetto a quella esterna, con bucrani e ghirlande che si richiamano alla ritualità dei sacrifici animali largamente usati dai Romani per propiziarsi e ringraziare le divinità. L’Ara Pacis, tuttavia, non si è conservata intatta fino ad oggi: ciò che vediamo è il risultato della ricostruzione e della ricomposizione dei resti marmorei rinvenuti fra il 1568 e il 1938. Oltre al monumento, che con la sua bellezza e armonia ha un effetto disarmante, sono ammirevoli il padiglione modernissimo che la accoglie, una struttura dalle linee essenziali e pulite, religiosamente rispettosa dell’importanza di ciò che custodisce, e gli strumenti multimediali predisposti per l’interazione opera-visitatore, ovvero audiovisivi e un tabellone touchscreen attraverso il quale è possibile ripercorrere la storia archeologica dell’altare.


Segue un altro monumento classico, che è, allo stesso tempo, la più antica chiesa romana. Il Pantheon, infatti, è anche noto con il nome di Santa Maria ad Martyres, in quanto convertito a luogo di culto cristiano nel VII secolo (con buona probabilità deve a questa consacrazione la sua sopravvivenza). La costruzione originaria risale all’età Augustea (27-25 a.C. circa) e venne eretta per volontà di Marco Vipsanio Agrippa, generale di Augusto e suo genero, ma, poiché venne distrutta in seguito a due incendi, fu fedelmente ricostruita per volere dell’imperatore Adriano fra il 118 e il 128. La caratteristica principale del tempio è l’opposizione fra un pronao tradizionale, con colonne monumentali (stare sotto di esse mentre diluviava era a dir poco emozionante), e il corpo a pianta rotonda con le pareti intervallate da nicchie e chiuso sulla sommità da una cupola cassettonata e dotata di un oculo tondo; la leggenda vuole che da quest’apertura non entri la pioggia, ma è un mito da sfatare: posso testimoniare che dentro al Pantheon piove eccome, e che, anzi, vedere e sentire le gocce che rimbalzano sul bellissimo pavimento è davvero suggestivo!


Quanto alle opere barocche, sono rimasta incantata dalle sculture del Bernini conservate a Villa Borghese: i due gruppi mitologici di Apollo e Dafne e del ratto di Proserpina e il biblico Davide in atto di scagliare la pietra contro Golia sono opere di grandezza straordinaria, che suscitano quell’effetto di stupore e meraviglia che gli artisti del tempo tanto desideravano raggiungere. Si tratta di sculture piene di dinamismo e caratterizzate da un’attenzione per il dettaglio senza eguali: se sono arcinoti gli effetti del marmo ricavati dal Bernini per rendere la trasformazione in alloro della ninfa Dafne (i capelli e le dita che diventano foglie, le gambe che si ricoprono di corteccia), meno indagata è la resa del corpo di Proserpina che si divincola fra le braccia di Plutone: le mani del dio premono sulle cosce della ragazza come se toccassero la carne vera, tanto è naturale la deformazione del marmo sotto di esse; per non parlare della tensione nei muscoli e nell’espressione di Davide, immortalato nell’istante precedente al lancio, con tutto il peso dell’impresa che sta per compiere.
Per finire, voglio parlare di un museo che, forse per la sua posizione defilata, non ha la notorietà che meriterebbe: Palazzo Massimo, che, situato nei pressi di Piazza della Repubblica, ospita una delle quattro sezioni del Museo nazionale romano. L’edificio accoglie alcune fra le più grandi e conosciute opere della classicità, fra cui l’Augusto velato di via Labicana, il Pugilatore seduto, il Discobolo di Mirone e i coloratissimi affreschi della casa di Livia a Prima Porta. La visita del museo che, come dicevo, non ha la stessa fama dei Musei Capitolini (pur non essendo, a mio avviso, di minor valore), procede in saloni ben organizzati, silenziosi e con spazi estremamente godibili, permettendo un incontro ravvicinato con i capolavori dell’arte antica.


Chiudere questo articolo è un’impresa quasi impossibile: Roma non si liquida con un ‘punto’, non si lascia archiviare, probabilmente non basterebbe un libro intero a descriverne le bellezze. Credo, pertanto, che, prima o poi, tornerò sull’argomento, racconterò di nuovo le bellezze della capitale d’Italia, della sua crescita millenaria, della storia e della letteratura che hanno contribuito a consacrarla al mondo come Città eterna.
«Urbem quam dicunt Romam, Meliboee, putavi
stultus ego huic nostrae similem, quo saepe solemus
pastores ovium teneros depellere fetus:
sic canibus catulos similes, sic matribus haedos
noram; sic parvis componere magna solebam.
Verum haec tantum alias inter caput extulit urbes,
quantum lenta solent inter viburna cupressi»
(Virgilio, Bucoliche I, 19-25)
C.M.

NOTE: Le foto qui raccolte sono di mia realizzazione.
La traduzione del brano in chiusura è: «La città che chiamano Roma, Melibeo, la credevo, da stolto, simile alla nostra, dove spesso svezziamo i piccoli del gregge: avevo sperimentato che i cuccioli sono simili ai cani, i capretti alle loro madri: così avevo l’abitudine di paragonare le cose grandi e le piccole. Ma questa leva il capo fra le altre città quanto sono soliti sollevarsi i cipressi fra i teneri viburni».

Commenti

  1. Ciao Cristina, anche io ho visitato Roma lo scorso settembre in compagnia della mia ragazza e magari ci siamo pure incrociati!! Tralasciando come hai fatto tu di commentare lo stato di conservazione e valorizzazione, come te sono rimasto stupefatto nel vedere dal vivo tutti quei monumenti e tutte quelle opere d'arte che fino a quel momento avevo solamente visto sui libri. Mi associo pienamente nella "classifica" personale che hai fatto, e dal mio vorrei descrivere le sensazioni che ho provato difronte ai fori imperiali e specialmente a quanto ci si senta piccoli difronte alla basilica di Massenzio, o al tempio di Roma e Venere o ai piedi del Colosseo, ma cercare di descrivere quello che si prova è pressochè impossibile. Tutte le emozioni finiscono per unirsi e ti creano una suggestione che non puoi provare per nessun'altra città... Roma è davvero la Citta Eterna!!

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    1. L'area dei Fori è sicuramente belissima e unica al mondo. Ciò che, purtroppo, balza all'occhio, è il cattivo stato di conservazione di un sito tanto importante: rifiuti (la presunta tomba di Cesare è un immondezzaio), muffe, neanche una tabella di segnalazione, per non parlare del Colosseo: solo in Italia può accadere che si facciano storie di fronte all'offerta di un imprenditore che dona l'opera di totale restaurazione! Speriamo che le vestigia romane vedano giorni migliori (e che non facciano la fine di quelle pompeiane).

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  2. Da romana e innamorata follemente di questa città non posso che ringraziarti per aver raccontato questo tuo viaggio, in un modo passionale e sentito, proprio come piace a me. È vero, non può un punto chiudere tutto ciò che ci sarebbe da dire sulla città eterna...io che lo vedo spesso, ti dico che mi fa sempre lo stesso effetto e quasi mai riesco a comprenderne la bellezza. Il Colosseo, così come San Pietro (secondo me uno dei massimi capolavori architettonici mai raggiunti) sono quelli che ho più nel cuore. Ma amo di Roma ogni piccola via, ogni borgo, ogni quartiere e le sue piazze. Vabbè...si capisce. Sò romana fino al midollo. ;)

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    1. Vivi in una città magica, ti invidio tantissimo: ovunque ci si volta c'è cultura, arte, storia... e panorami unici al mondo! Non vedo l'ora di tornarci (magari ti contatterò per chiederti qualche consiglio su osterie tipiche, perché in soli quattro giorni non ho avuto modo di approfondire questo aspetto)! :)

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  3. Io romana d'adozione dall'età di 6 anni, amo la mia città che ogni domenica quasi all'alba mi vede percorrere le sue strade e stradine, ammirare le sue chiese barocche(sono la mia passione ed il mio interesse anche per gli studi universitari approfonditi)e tra le particolarità quando tornerai a Roma non mancare di visitare zone particolarissime come via dei Coronari, via di Panìco, via dei Pastini,Campo de' Fiori, via dei Banchi Vecchi e Nuovi, via Monserrato, il Portico d'Ottavia con il Ghetto ebraico ancora abitato da tempi remoti da un grosso nucleo di famiglie come Spizzichino, Di castro, Foligno...e poi via Giulia,Campo Marzio, piazza Navona che ci ricorda Diocleziano e non tralasciare piazza di Pietra ...Per mangiare in locali caratteristici non c'è che l'imbarazzo della scelta: dalla zona intorno al Pantheon a Trastevere
    buona settimana
    simonetta


    buona domenica

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    1. Una grande fortuna abitare a Roma, non c'è che dire! Dei luoghi che suggerisci ho visto solo Campo de'Fiori (non potevo perdermi la statua di Giordano Bruno, un personaggio che mi ha sempre affascinata) e Piazza Navona, anche se non ne ho visitato le chiese. Per tutto il resto, ma anche per tornare nelle strade e nei siti già apprezzati, mi riservo un terzo viaggio in futuro!

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