Rayearth: un regno pieno di magici pensieri

Quest’oggi mi dedico alla recensione di un prodotto che appartiene ad un settore che conosco poco, se non per niente. Perché te ne occupi, allora? È la domanda che di certo è passata nelle vostre menti. Ebbene, scrivo perché ho qualcosa da dire: anche senza alcuna pretesa di poter sostenere tesi assolute (limite imposto, appunto, dalla mia scarsa competenza in materia), ho delle impressioni, delle idee, delle riflessioni cui dare sfogo. Il post è dedicato alla recensione delle due serie del manga Rayearth, realizzata da CLAMP nel 1993, sbarcata in Italia nel 1998 e divenuta un anime dal titolo Una porta socchiusa ai confini del sole (titolo originale Magic Knight Rayearth), di cui sono rimaste, purtroppo, poche tracce.


Si tratta di una storia al femminile (sia dal punto di vista autoriale, sia da quello delle protagoniste) che si snoda per due serie di fumetti, ciascuna di tre volumi, strettamente collegate, poiché la seconda inizia laddove si era fermata la prima e si basa sui presupposti del finale del filone precedente.
Riassumo brevemente la trama. Durante una gita alla torre di Tokyo, tre giovani studentesse, Hikaru, Umi e Fu, vengono improvvisamente trasportate in un’altra dimensione, sul pianeta Sephiro, dove ogni equilibrio e ogni forza sono governati dalla forza di volontà. Il monaco Clef le mette al corrente del motivo della loro chiamata: Hikaru, Umi e Fu sono i tre Cavalieri Magici, incaricati di risvegliare i mitici managuerrieri per salvare il destino di Sephiro, minacciato in seguito al rapimento, da parte del sacerdote Zagart, della principessa Emeraude, colonna di Sephiro che, con le proprie preghiere, tiene in vita il pianeta ed è, pertanto, custode della salvezza del mondo. La prima serie di Reyearth (che prende il nome dal managuerriero di Hikaru…ma non solo!) racconta, il cammino delle tre protagoniste verso la conquista delle armi magiche (con l’aiuto dell’armaiola Plesea, del principe Felio e del simpatico animaletto Mokona), il risveglio dei managuerrieri e la lotta contro Zagart. Al termine dello scontro, pieno di sorprese e sconcerto, Hikaru, Umi e Fu tornano sulla terra.
La seconda serie, invece, vede le tre ragazze alle prese con il pressante ricordo degli avvenimenti di Sephiro e con le conseguenze della battaglia, rivelatasi ben diversa rispetto alle loro aspettative. Hikaru, Umi e Fu vengono improvvisamente richiamate su Sephiro per far fronte alla necessità di proteggere il pianeta dall’invasione di tre diversi popoli nemici, intenzionati ad approfittare della vacanza della colonna di Sephiro per impadronirsi del ruolo e diventare i nuovi governanti e custodi. La colonna dev’essere rimpiazzata per evitare la distruzione del pianeta, ma in tutti gli abitanti e nei tre Cavalieri Magici è vivo il ricordo della sofferenza e del sacrificio di Emeraude, che nessuno vorrebbe vedere ripetersi.
Le due serie segnano uno sviluppo speculare: dall’estrema leggerezza che apre il primo volume si procede verso un’atmosfera cupa e pesante che si acuisce nel terzo e prosegue per quasi tutta la seconda serie, per poi lasciare che, in chiusura, si ristabilisca un’aura di serenità. Questo accade perché Rayearth racconta una storia in cui bene e male, desideri e paure si intrecciano rendendo confuso lo scioglimento, mettendoci nelle condizioni di non poter più distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è, come fanno le grandi storie, i romanzi più forti, i film più intriganti. Sebbene di tanto in tanto si aprano parentesi umoristiche, soprattutto grazie agli interventi di Mokona e all’adozione dello stile super deformed, il tono prevalente nel racconto è altro, perché i temi trattati portano nelle vignette tutta la loro durezza.
Prima di Rayearth non avevo letto che stralci di qualche altro manga e l’intera serie de Le avventure di Pollon. Avevo, di conseguenza, un’idea limitata della narrazione fumettistica, per quanto lo stile mi abbia sempre affascinata. Analizzando però anche questa tipologia di documenti come farei con romanzi e racconti in sole parole, ampliando, insomma, il raggio d’azione delle mie competenze testuali, ho fatto mia una nuova prospettiva, e ho apprezzato nel fumetto la capacità di veicolare riflessioni su temi, idee, personaggi in modo sicuramente diverso rispetto alla narrativa, ma non meno efficace. È una consapevolezza che, purtroppo, non si trasmette con la stessa forza attraverso gli anime trasmessi dalla televisione italiana, pertanto spesso censurati, nonché oggetto di variazioni inutili e di cattivo gusto.
Hikaru, Umi e Fu accompagnano il lettore attraverso un viaggio in cui nulla è facile, nulla scontato, nulla tralasciabile: le tre ragazze scoprono la paura dell’inadeguatezza, la confusione, la voglia di mettersi in gioco e di combattere per una causa che, anche se non appartenente al loro mondo, sentono immediatamente propria; avanzano con la forza della collaborazione, della volontà e dell’amicizia, sebbene, prima del loro arrivo a Sephiro, siano l’una estranea per le altre. Rayearth, insomma, ci offre la gusta formula fra buoni sentimenti, desideri e speranze e la violenza, le frustrazioni e i pericoli della lotta. Il dato che più mi ha colpito, quello cui è affidato l’intero senso della storia, è quello che si impone con la seconda serie, ma che non avrebbe avuto la stessa importanza e intensità senza i primi tre numeri. Dopo la sconvolgente battaglia fra i Cavalieri magici e Zagart avviene un crollo totale di certezze, valori e speranze, ma la nuova avventura è l’occasione per un riscatto di tutti i personaggi e dell’intero mondo. La storia, infatti, si chiude con un messaggio in favore dell’unità, della cooperazione dei popoli per il bene della propria terra, con una riflessione sul valore di un sacrificio, che non deve essere mai fine a se stesso, ma deve essere l’occasione per un cambiamento, per evitare nuovi errori in futuro, per costruire un mondo migliore.

«Rayearth… in uno dei nostri linguaggi terrestri, significa più o meno terra raggiante… forse era una sorta di profezia, anzi di augurio… l’augurio che il nostro mondo possa diventare una terra luminosa.»

C.M.

Commenti

  1. Devo ammettere di non aver seguito la serie puntata per puntata, probabilmente perchè la storia era molto sul femminile e per mancanza di tempo, ma ne ho comunque un ricordo molto positivo. Del resto le serie animate pre anni duemila erano a mio avviso ben diverse da quelle che sono arrivate col nuovo millennio. Le differenze sono molte, prima si parlava di amicizia, sacrificio, dovere e umanità creando personaggi e situazione che molto si avvicinavano alla realtà, e con realtà mi riferisco alla morte dei personaggi, alle paure delle persone e ai sentimenti che esprimevano con gesti e parole. Ti venivano messe davanti agli occhi queste emozioni, e ti sentivi unito a quegli eroi ed eroine, li sentivi vicini a te perchè tu stesso potevi provare le stesse emozioni. Ora la maggior parte delle serie animate trasmesse dalle nostre tv propongono solo competitività, magari c'è amicizia ma solo con qualcosa di finto. Concludo con una domanda, ci si può imedesimare o si può provare affetto per una trottola o un mostro emerso da una carta?

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    1. È vero, i cartoni di una volta (ecco che parlo da vecchia!) erano ben diversi da certe assurdità che vanno in onda oggi: erano storie di coraggio, lealtà e dilemmi, altrochè bayblade! Di questo cartone ricordo solo le atmosfere, ma, leggendo il manga, mi pare che, dal punto di vista dei personaggi e della lotta, il tratteggio (nomi a parte) sia molto accurato. Credo sia un vero peccato che non ritrasmettano più queste serie, io le vedrei volentieri, come tante altre storie che avevano profondità, messaggi e lasciavano dentro una gioia che derivava non da un successo in un gioco, ma (pur considerando che erano quasi tutte storie fantastche) dal superamento di una sfida della vita reale.

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  2. Sono d'accordo! I veri cartoni sono quelli che ti trasmettono emozioni, che ti fanno venire la pelle d'oca o che (perchè no?) ti fanno anche piangere! I cartoni di oggi non insegnano nulla ai bambini, tutto è amore, tutto è scherzo, tutto è gioco! Ma nella vita reale, non è così! Nei cartoni della Disney come Bambi o il Re Leone, abbiamo imparato ad affrontare la perdita di un genitore..anche se un animale! Ma chi non ha pianto davanti a queste scene? Chi non si è commosso? E' importante insegnare ad affrontare anche queste cose! E in quelli moderni, fatti di questo genere non ce ne sono!
    Nei cartoni del pomeriggio, chi di noi non ha pianto quando Lady Oscar è morta? Oltretutto con la sua morte la serie finiva..quindi eravamo certi che non poteva essercene un'altra! Ci eravamo affezionati a lei, ma abbiamo anche imparato che, seppur fosse solo un cartone, poteva rispecchiare la vita vera! Così come "Piccoli Problemi di Cuore" ci ha permesso di vedere oltre ciò che si vede: Yuri che viene baciato da altre, Miki che viene baciata da altri, e di come, proprio in quel momento, uno dei 2 ragazzi si trovasse lì a vedere il "tradimento"...chi in questi momenti del cartone non ha pensato "Maddai, ma non vedi che non ci sta? Che è lei che bacia lui, ma lui non vuole?" XD e poi, la relazione tra i due finiva senza che l'altro/a spiegasse il motivo! Da questo cartone (così come in altri) non abbiamo forse imparato a chiarire questioni come questa? A spiegare i nostri sentimenti e le sensazioni?
    Sono questi i cartoni che amiamo..e non mi pare che nessuno di noi abbia subito traumi! E fortunatamente sono cartoni ancora vivi nei nostri ricordi!

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    1. Purtroppo prevale la moda della leggerezza e del disimpegno, col risultato (ma magari è solo una mia impressione) che i bambini e i ragazzini non sappiano rapportarsi alle loro stesse sensazioni. A prima vista può sembrare una sciocchezza legare un cartone animato alla psicologia o alle attitudini caratteriali, però, se ci riflettiamo, è proprio l'esposizione (tramite film, libri, storie, racconti) alle esperienze dell'umanità ad influenzare il comportamento. Rayearth, Sailor Moon, Lady Oscar non sono certo connessi alla vita reale, ma affrontano tematiche che non se ne discostano: il valore del sacrificio, dell'amicizia, della collaborazione, del peso delle scelte e delle responsabilità. Sono, insomma, piccole storie di formazione, non diversamente da tanti romanzi che vengono proposti per stimolare la riflessione e la vivacità dei ragazzi. Un mezzo diverso, ma uno stesso fine.

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  3. Per non essere un'esperta di manga hai scritto una splendida recensione. Concordo con te su tutta la linea, Rayearth è uno dei più bei manga in circolazione, e la serie nuova è anche tradotta meglio xd. Per quanto riguarda la serie animata è veramente tutt'altra cosa, soprattutto se si confronta il manga con quella italiana.
    Hai colto a pieno lo stile e il modo di lavorare delle Clamp, partono con un'atmosfera leggera, serena per poi far precipitare il lettore in momenti cupi e pesanti, ma rimango del parere che sono geniali. Sia in Rayearth che in altri loro lavori, come hai scritto dalla totale sicurezza, improvvisamente i personaggi perdono ogni certezza. Come ho detto le Clamp sono geniale e se ne hai la possibilità leggi altri loro lavori, tutti stupendi e dal tratto fenomenale.
    Bellissimo articolo anche questo XD.

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    1. Grazie Yu! Come si sarà capito, Rayearth mi ha colpita molto, forse perchè avevo una suggestione dall'anime e ho avuto modo di recuperarla e arricchirla (ricordo molto poco del cartone animato). Se hai qualche serie in particolare da consigliare, mi farebbe davvero piacere! :)

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  4. Delle Clamp direi Tokyo Babylon in primis, non è tutto al femminile come manga, almeno per quanto riguarda i protagonisti, ma è spettacolare; e poi ti direi RG Veda. Ho anche un'altro titolo ma te lo risparmio, visto che nel caso dovessi appassionarti rimarresti delusa dal fatto che ancora non è concluso, da anni attendiamo l'ultimo numero ç_ç.

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    1. In effetti preferisco evitare serie non concluse (anche con i libri da qualche anno seguo questa tendenza): quello che per altri è suspence per me è irritazione! :P Quindi farò un pensierino sulle altre due serie che mi hai consigliato! Grazie!!

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