I 189 anni della Nona di Beethoven

Ricorre oggi l'anniversario della prima esecuzione, a Vienna, della Sinfonia n°9 di Beethoven (1824), evento che mi dà l'occasione per presentarvi un post che avevo già nei miei progetti, dedicato non solo alla musica, ma anche al legame della sinfonia con il Fregio di Beethoven realizzato da Gustav Klimt nel 1902. Il post, fra l'altro, ha lo scopo di celebrare, con qualche giorno di anticipo, la Festa dell'Europa (9 maggio) e, si sa, L'inno alla gioia (quarto movimento della sinfonia) è anche l'inno europeo.
 
Gustav Klimt, Fregio di Beethoven - Il coro e gli amanti
 
L'inno alla gioia di Beethoven nasce dalla volontà di trascrivere in musica l'ode di Schiller An die Freude, cui il compositore tedesco aggiunge qualche verso.

An die Freude (Schiller)

O amici, non questi suoni!
ma intoniamone altri
più piacevoli, e più gioiosi.
Gioia! Gioia!
Gioia, bella scintilla divina,
figlia di Elisio,
noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
Il tuo fascino riunisce
ciò che la moda separò
ogni uomo s'affratella
dove la tua ala soave freme.

L'uomo a cui la sorte benevola,
concesse il dono di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, - chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c'è riuscito,
lasci piangente e furtivo questa compagnia!

Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;
vanno i buoni e i malvagi
sul sentiero suo di rose!
Baci ci ha dato e uva, un amico,
provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!

Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.


Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero!
Fratelli, sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.
Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare!

"Gioia" si chiama la forte molla
che sta nella natura eterna.
Gioia, gioia aziona le ruote
nel grande meccanismo del mondo.
Essa attrae fuori i fiori dalle gemme,
gli astri dal firmamento,
conduce le stelle nello spazio,
che il cannocchiale dell'osservatore non vede.

Il fregio di Klimt è visibile sulle pareti di una sala del Palazzo della Secessione di Vienna, dove, nel 1902, venne allestita una mostra dedicata a Beethoven, considerato il simbolo del Superuomo nietschiano, perché dimostratosi capace, con la sua arte, di evadere dalla crudezza della realtà. La sala dell'esposizione era dominata dalla statua crisoelefantina del compositore, realizzata da Max Klinger e, appunto, decorata con il coloratissimo fregio.
L'opera, realizzata secondo i dettami dell'interartisticità cara ai secessionisti viennesi, vede la compresenza di varie tecniche artistiche: ori, smalti, gemme concorrono a creare la rappresentazione allegorica dei temi cui dà voce il componimento di Beethoven.
Il percorso verso la felicità, infatti, è rappresentato attraverso il cammino allegorico compiuto da un guerriero in armatura, che si imbatte nelle minacce alla gioia e alla redenzione: la malattia, la morte, la follia e il peccato, incarnate dal gigante Tifeo e da figure di donne che simboleggiano la lussuria.

Gustav Klimt, Fregio di Beethoven - Le minacce al cammino dell'eroe

Superate le insidie, però, l'eroe può finalmente togliersi l'armatura e godere della gioia, rifugiandosi fra le braccia di una donna che rappresenta la pace e l'amore; attorniano questa esplosione di gioia alcune donne disposte in due schiere e raccolte in un atteggiamento quasi meditativo, in realtà componenti del coro che intona la Nona, pronte a prorompere nel canto di giubilo che segna il trionfo della felicità e la redenzione dalle angosce e dai mali dell'esistenza.
Riuscite ad immaginare l'emozione che deve aver pervaso i visitatori della mostra viennese quando, di fronte a questo straordinario ciclo artistico, ascoltarono il coro intonare le parole di Schiller?

C.M.

Commenti

  1. Sicuramente una fortissima e splendida emozione! Io poi adoro Schiller, adoro Beethoven, Klimt mi affascina. E adoro Vienna. E mi considero prima di tutto cittadina europea.
    Dunque mi "sento" molto in questo post. :-)

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    1. Speriamo che ci possiamo sentire tutti cittadini europei, prima o poi, quando saremo uniti non solo da una moneta ma da coordinate più profonde: penso che con l'intercultura possibile oggi, si possa andare verso una situazione migliore, quindi auguriamoci che l'unione prospettata dall'inno si realizzi! L'auspicio, poi, è già tutto in Schiller: Il tuo fascino riunisce / ciò che la moda separò / ogni uomo s'affratella / dove la tua ala soave freme.

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  2. Condivido il tuo auspicio, che avevo espresso alcuni mesi fa in un mio post (http://daszauberbuch.wordpress.com/2012/12/10/europace/). Del resto, dal mio punto di vista, non è nemmeno necessario un grande sforzo "interculturale", perché l'Europa tutta ha un percorso storico condiviso e un substrato culturale comune che di per sé dovrebbero affratellare.

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    1. Grazie per avermi segnalato il tuo articolo, molto interessante e ben ponderato! Penso che occorra una vera volontà di rispettare le diversità (superare le particolarità sarebbe a mio avviso un cattivo segno di omologazione, mentre l'accettazione delle stesse gioverebbe a tutti) e di creare un'unità, d'altronde l'Europa ha vissuto laceranti conflitti fino a poco meno di settant'anni fa, e si percepiscono ancora delle fratture e dei pregiudizi che dobbiamo tutti impegnarci a superare. Alcuni presupposti ci sono, su altri si deve ancora lavorare.

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