Esercizi di scrittura... e opinione

Siamo nel pieno del rituale di passaggio degli esami di Maturità e, nel fiorire incontrollato di servizi giornalistici sulle tecniche di rilassamento e preparazione e sulle diete che gli studenti dovrebbero osservare per presentarsi al meglio alle quattro prove, fra le inutili elucubrazioni riguardanti i contenuti delle prime due prove, mi è balzata all'occhio un'opinione che mi ha lasciata di stucco, riportata sulla pagina web del Corriere della Sera e firmata dal prof. Alberto Alesina, docente ad Harvard.


Ho sintetizzato i passaggi che ritengo più significativi (ma, per amor di completezza, vi invito a leggere l'articolo completo):

Il tema di italiano è diseducativo e tende a produrre «tuttologi». Infatti si chiede agli studenti di riempire pagine e pagine su un argomento dato all'ultimo momento di qualsiasi genere. Il tema «libero» potrebbe essere su qualunque cosa: dalla primavera araba alla violenza sulle donne, all'Unione europea in difficoltà. Ciò vale anche per i temi di letteratura o di arte o di storia.
Il tema in molti casi insegna a dilungarsi quando non si sa cosa dire dato che non si è particolarmente ferrati su un certo argomento: il tema insegna a «menare il can per l'aia». Cosa si potrebbe fare invece del tema? Un esempio: assegnare un libro importante, di storia o di filosofia (o di letteratura o di attualità o di arte) e dare qualche giorno agli studenti per leggerlo e poi chiedere agli studenti stessi di produrre un commento, una valutazione critica del libro stesso, una visione alternativa a quella dell'autore, entro un limite stretto di pagine.
Insomma cerchiamo di non produrre tuttologi copioni. I nostri ragazzi meritano di meglio.

Non approvo una sola virgola di queste dichiarazioni: un tema, che sia quello d'esame o una prova qualsiasi entro l'anno scolastico, è composto, come qualsiasi testo, di contenuto e forma. Il contenuto si divide ulteriormente in presentazione e argomentazione sulla base dei dati. Che poi si tratti di tema generale, analisi del testo o saggio breve, poco importa: lo studente deve lavorare sulla base di contenuti (più o meno noti), analizzare un argomento e produrre un'opinione, un processo critico da esporre in corretta lingua italiana.
Dove stia il tuttologo non saprei dirlo. Che un maturando sia invitato a parlare di violenza sulle donne come della Primavera araba o di qualsiasi altro argomento di attualità mi sembra più che naturale: si auspica che un diciottenne abbia iniziato a fruire dell'informazione, a porsi delle domande, a cercare di interpretare il flusso di immagini e notizie di cui siamo bombardati... perché non dovremmo aspettarci che si esprima sugli argomenti dell'attualità, che sappia connettere dati presenti negli articoli e nelle testimonianze presentate fra le fonti?
Possiamo certamente discutere sull'opportunità di certe tracce (personalmente, trovo che quelle assegnate quest'anno siano poco stimolanti, forse inadeguate), ma non sulla bontà dell'esercizio di scrittura, che è, in primis, esercizio di opinione. Ho sempre pensato che la caratteristica fondamentale dell'essere umano sia la possibilità di essere critico, di interrogarsi, di non arrendersi di fronte al non sapere, ma di essere in grado, invece, di sfruttare delle ricorse allenate attraverso l'esperienza scolastica e quotidiana per procurarsi sapere. Il tema di Italiano permette questo: strutturare un'argomentazione sulla base di una serie di dati (acquisiti per via libresca, attraverso i media, forniti al momento o assunti come bagaglio informativo basilare), lavorare di opinione, sforzandosi di produrre quei contenuti che possono non essere accessibili direttamente, insomma, sforzarsi di esprimere un pensiero.
Che la soluzione pensata da Alesina, poi, sia il lavoro autonomo di critica da svolgere a casa su un testo precedentemente assegnato, con un appello all'onestà degli studenti, che non dovrebbero copiare o affidarsi al lavoro d'altri per senso dell'onore (haha!), è a dir poco contraddittorio, perché è troppo diffuso, soprattutto in Italia, un concetto di testualità e letteratura fatta di autorità: se un autore o un critico (peggio ancora!) hanno affermato un certo concetto e i docenti (e questo vale soprattutto nell'Università) si sono formati sulla base delle loro pagine, quegli stessi concetti diventano intoccabili e si cristallizzano in forme che hanno come effetti estremi l'aspettativa di una ripetizione mnemonica. 
In poche parole, gli studenti si ritroverebbero ad affrontare anche la prima prova con l'obbligo di aver capito un testo in un certo modo e non in un altro, argomentando con le parole di altri e privandosi del beneficio del confronto con ulteriori fonti di informazione esterne a quel testo o ai suoi apparati di commento.
E dunque, che senso ha che - per esempio - mi venga assegnata la lettura completa de Il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer e che possa padroneggiarne i contenuti in maniera magistrale, se poi non sono portato a riflettere oltre l'argomento del testo, oltre a quello che ne ha detto il commentatore, in maniera interculturale e, soprattutto, con l'approccio di un diciottenne? Ritengo più produttivo lavorare d'impatto, su una serie di tracce che permettano di operare una scelta e stimolando hic et nunc la criticità.
Valeria Sirabella, che ha commentato le parole di Alesina su Cultura 2.0, si è espressa con parole che condivido totalmente:

Il tema è oggi un'inspiegabile zona franca, uno spazio antico che resiste nel tempo al sopravvento della cultura nozionistica. [...], uno spazio mentale dove non conta tanto quello che si sa ma quello che si pensa. In cui non è importante quante ore si sono passate sui libri ma quanto nella vita ci si è fermati a riflettere. In cui si misura quello che si ha da dare, e non quanto si sia accettato di sottomettersi alle regole. Uno strumento che invita a sviluppare una visione d'insieme sulle cose. [...] Il tema è l'ultima oasi che abbiamo, l'ultimo rifugio sicuro in cui proteggere l'unicità dei ragazzi - gli adulti di domani - e la loro speranza di costruire il futuro che desiderano, anziché subirne uno inesorabile.

C.M.

Commenti

  1. Sono perfettamente d'accordo! Bellissimo articolo! Anche se memore dei temi del liceo, molti miei compagni sparavano cazzate su cazzate pur di allungare il brodetto..altro che argomentare opinioni..cmq brava Cri, adoro i tuoi articoli d'attualità!

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    1. Ti ringrazio, Cammy, sono lieta della tua partecipazione!
      Sicuramente esiste un problema in parte degli studenti, che non si informano e/o non sono in grado di esprimere opinioni circostanziate (il che, spesso, non si limta ai temi, ma ha ripercussioni più ampie), però questo è un problema di ricezione, non della natura dell'esame. D'altronde, il lavoro che propone Alesina è quello che dovrebbe concretizzarsi nella tesina: non mi si potrà dire che nessuno studente scopiazza da internet commenti ai testi che dovrebbe leggere e relazionare autonomamente!
      Inoltre, mi piacerebbe che chi parla di scuola si occupasse dei problemi veri, non di queste polemiche sterili. Quello che i nostri ragazzi non meritano (per riprendere le sue parole) è che gli edifici scolastici siano cadenti, che manchi la carta igienica nei bagni, che il precariato li metta nelle condizioni di rimanere senza supplenti per dei mesi!

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  2. Ammetto di non aver letto l'articolo di Alesina per intero, ma mi trovo come te in disaccordo. O meglio, quello che descrive sembra simile alla "comprensione del testo" in cui gli studenti italiani sembrano carenti (almeno da quanto si evince dai test di ingresso alle università). Un tema non è solo questo. Penso che la traccia - non ricordo qual è la lettera - insomma, il tema di carattere generale, sia una libertà fondamentale che allo studente no bisogna togliere. Piuttosto, si può lavorare sulla qualità delle tracce, ma mi sembra che l'impostazione della prima prova sia ottimale nella sua attuale varietà.
    (Leggo con sollievo che il professore è, in effetti, un economista.)

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    1. Sicuramente la qualità delle tracce è migliorabile, si dovrebbero scegliere delle tematiche coinvolgenti e che permettano una mediazione fra le materie di studio e le esperienze personali, mentre il procedimento che suggerisce Alesina è, a mio avviso, quello che si dovrebbe stimolare attraverso la tesina, che, se curata nel modo giusto, dovrebbe richiedere la lettura di testi specifici da interpretare e allegare a meteriali diversi con le indicazioni dei docenti. Si può sicuramente lavorare sui metodi, cercare un rapporto più stretto fra studenti e temi, ma, di certo, non cancellare una prova importante come la redazione testuale. Come hai giustamente sottolineato, forse il settore in cui opera Alesina non è il più affine alla tematica su cui ha ritenuto di esprimersi.

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  3. sono pienamente d'accordo con te!
    quando andavo a scuola adoravo fare i temi, certo bisognerebbe solo migliorare sulla qualità delle tracce che a volte lasciano davvero a desiderare... per fortuna quando ho fatto io la maturità c'erano state tracce interessanti e su cui si poteva davvero discutere senza doversi inventare qualcosa pur di riempire le pagine!
    condivido su fb :)

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    1. Anche per me i temi sono sempre stati una gioia: non vedevo l'ora che arrivassero i giorni di compito, mi piaceva andare a scuola con il vocabolario e sapere che per due ore mi si chiedeva di pensare con la mia testa, di coniugare quanto studiato con le mie riflessioni. D'altronde, scrivere è sempre stata la mia attività favorita! Certo, il giorno della prima prova c'era l'agitazione della grande occasione, ma anche le mie tracce erano stimolanti! Tu che tema hai scelto alla maturità? :)
      ps. grazie della condivisione! :)

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  4. Sono d'accordo con te!
    Ho letto l'articolo di Alesina e trovo che, dato che è un'economista, dovrebbe occuparsi di economia in quanto un conto è redigere una relazione su un determinato argomento, un conto è imparare ad esprimere la propria opinione.
    Il tema, infatti, è un'occasione per esprimere il proprio pensiero, è un modo per stimolare lo spirito critico, allenare la riflessione autonoma e migliorare la capacità di scrivere in un italiano corretto.

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    1. Sono contenta che siate stati voi (e non la sottoscritta, nota per essere una brontolona) a rilevare l'estraneità di competenze del personaggio in questione, che sarà il miglior economista del mondo, ma indubbiamente non è immerso nella realtà della scuola italiana, che avrebbe ben altre questioni da risolvere in modo prioritario!

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  5. Mi fido del tuo sunto, non intendo leggere quell'articolo, stanco di fare il pubblico di certi personaggi ... Ma mi pare giusto il titolo che hai dato al post: "Esercizi di scrittura ... e opinione". In fondo i ragazzi non fanno che esercitarsi tutto l'anno, scrivono temi tutto l'anno ... Ben venga quindi un esercizio anche alla fine. A me pare che i "so-tutto-io" siano proprio costoro: chi se ne esce sempre con superficialità e annunciando al mondo la propria ultima idea bizzarra. L'importante è che si parli di loro. D'altronde lapisindomita dice che è un economista, e io aggiungo che vuole parlare di psicologia e di pedagogia, e nomina la Storia, la Letteratura, la Storia dell'Arte ... Non ci sarebbe niente di male ma allora perché è contro la tuttologia? Se fare il tuttologo è una cosa ha appreso al liceo, facendo i temi, allora gli ha portato bene, visto che è diventato professore, e pure a Harvard ...

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    1. Effettivamente, il tuttologo sembra volerlo fare lui. Purtroppo in questo Paese è diffusa l'idea che le competenze siano intercambiabili senza alcuna ripercussione: mettiamo gli avvocati a fare i ministri dell'istruzione e ci scandalizziamo se viene scelto come responsabile dei beni culturali il direttore della più importante enciclopedia italiana... non mi stupisco, quindi, di una simile uscita, ma, con tutto il rispetto per le competenze di Alesina, che è molto rinomato nel suo campo, credo che nemmeno lui gadirebbe che persone come me, con una preparazione completamente estranea, si mettessero a pontificare, pretendendo di avere la ragione infusa, su come dovrebbe funzionare il sistema della borsa, dei titoli, degli interessi e tutte le altre belle cose che ci stanno rovinando negli ultimi anni. Pare anche a me un buon esempio di come ciascuno debba occuparsi de rebus suis...

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  6. Poi avrai anche notato che come esperto di queste cose - se i temi siano o meno "utili" a formare la mente dei ragazzi - hanno chiamato un economista, quasi a dire: l'economista sì che è uno che ha i piedi per terra! altro che i sognatori ... E poi perché i ragazzi non dovrebbero sognare le proprie idee, scrivere un tema e parlare anche di tutto? Insomma sembra quasi che vogliano dire (ovviamente non lo dicono apertamente ma cha altro significa disturbare un economista e fargli dire cosa pensa dei temi): se volete la perfetta macchinetta del futuro, l'uomo e la donna proni alle finanziarie, ai mutui, alle banche eccetera, se volete il robot pronto ad eccettare sic et simpliciter i meccanismi dello spread, della borsa - e io aggiungo: le speculazioni che determinano la povertà di un paese e quindi la sofferenza e che gli economisti danno come necessario elemento del mercato - ascoltate il consiglio di uno che "sa" veramente che cos'è la vita. Lo sa veramente che cos'è la vita? e c'è veramente da essere economisti per capire che uno speculatore Dante l'avrebbe messo all'Inferno mentre loro, la maggior parte degli economisti, lo mettono invece in Paradiso perché altrimenti crollerebbe tutto il sistema del mercato borsistico, loro pane quotidiano e purtroppo nostro?

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    1. Sicuramente ciò che propone lui è tutto il contrario del pensiero personale e autonomo: un solo testo che inevitabilmente finirebbe per essere ripetuto all'infinito a macchinetta è l'esatto opposto di ciò che il tema vuole produrre. La sua idea è sicuraente sintomo di un modo tecnico e quadrato di pensare, non dell'apertura al modo che hanno i giovani di rapportarsi alla realtà, per questo ho usato le parole di Valeria Sirabella, con quel suo cenno al diritto dei ragazzi a costruire il futuro che desiderano, anziché subirne uno inesorabile.

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  7. Sono pienamente d'accordo con te.
    Tra l'altro, penso che prendere in considerazione le capacità linguistiche/espressive dello studente (anche universitario, anche di dottorato) americano medio dovrebbe indurre alla massima prudenza nell'accogliere i suggerimenti di un docente a Harvard. C'è il rischio che proponga anche un tema di italiano a crocette. ;-)

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    1. Ecco, hai chiamato in causa l'altro grande malanno dell'istruzione (a tutti i livelli) italiana: il dilagare delle prove a crocette! Orrore: concordo con un mio professore universitario che una volta, criticando non molto velatamente le abitudini di alcuni colleghi, ha detto "Le crocette sanno metterle anche le scimmie". Ora, la sua sarà una posizione estrema, ma spesso il metodo quiz televisivo finisce per atrofizzare le capactà espressive. I nostri studenti, di ogni ordine e grado, hanno bisogno di scrivere, di rapportarsi col foglio bianco e dover cercare dentro di sé gli argomenti da comunicare.

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  8. Il tema per me è sempre stato un incubo, il mio difetto la troppa sintesi, e come invidiavo alcuni miei compagni che scrivevano fogli e fogli e mi chiedevo ma che avranno da scrivere tanto? Ma questo sin dalle elementari infatti il mio forte erano i riassunti lì non mi batteva nessuno :) devo dire che nessuno ci hai mai insegnato a fare un tema così chi aveva doti naturali andava avanti chi invece era in difficoltà si prendeva il 5 :(

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    1. Sono convinta che non conti tanto la mole di quelo che si scrive, quanto, piuttosto la qualità: a volte i temi lunghi sono tronfi e prolissi, mentre un agile intervento può essere molto più istruttivo e coerente! :)
      Quanto alla pessima abitudine di certi insegnanti di non insegnare a scrivere, tocchi un nervo scoperto, perché se non avessi avuto una buona preparazione alle elementari, non avrei saputo come superare le prove della prof che mi sono ritrovata i primi due anni di liceo, che non ha mai sprecato una sola parola per descriverci la struttura di un testo di livello medio-alto. Purtroppo talvolta nella scuola mancano docenti che siano disposti a prendere per mano gli studenti dalle basi, e questo un po'per tutte le discipline. Sarebbe ora di cambiare molto della didattica tradizionale!

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