Il giorno in cui il tempo si è fermato: Bologna, 2 agosto 1980

Qualche giorno fa mi rammaricavo del fatto che spesso a scuola si indugi troppo sulla storia più lontana, a scapito delle vicende che hanno coinvolto le ultime generazioni.
L'evento di cui oggi ricorre il 33esimo anniversario, la Strage di Bologna, fa parte di quella parte di storia che viene appunto trascurata: non so voi, ma io non ho mai studiato né questo brutto episodio né il più ampio contesto del terrorismo e delle stragi avvenute in Italia dagli Anni di Piombo ai massacri di mafia.
 
 
Alle 10.25 del 2 agosto 1980 in una sala d'attesa della Stazione di Bologna centrale l'esplosione di un ordigno di 23 kg provocò la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200 fra coloro che attendevano il treno, transitavano lungo i binari e nella piazza antistante l'edificio, restituendo uno dei bilanci più gravi della storia del secondo Dopoguerra nel nostro Paese.
I cittadini bolognesi diedero prova di un forte senso umano e civico, prodigandosi nei soccorsi e nell'aiuto agli specialisti, ma non altrettanto efficaci e ammirevoli furono le indagini e le azioni processuali: nonostante l'individuazione di una matrice di estrema destra fin dalle ore successive alla strage furono messi in atto depistaggi molto gravi, denunciati anche dagli stessi magistrati, e a tutt'oggi non si è giunti ad individuare i mandanti della strage.
Come per molte altre vicende italiane (fra cui gli attentati mortali a Falcone e Borsellino), sugli atti terroristici degli Anni di Piombo grava una cortina di disinformazione, omertà e complicità pericolose. A questo alludeva Pier Paolo Pasolini quando, nel 1974, all'indomani delle stragi di Milano, Gioia Tauro, Gorizia e Brescia, affermava:
«Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà e una serie di golpe istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974 [...]. Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti [...] e infine criminali comuni [...]. Io so tutti questi nomi e so tutti quanti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. [...] Probabilmente, se il potere americano lo consentirà, magari decidendo 'diplomaticamente' di concedere ad un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si e concessa a proposito di Nixon, questi nomi prima o poi saranno detti.» (Che cos'e questo golpe?, Corriere della Sera, 14 novembre 1974)
Un anno dopo Pasolini venne trovato morto a Ostia, e le circostanze della sua morte sono ancora oggi poco chiare. Che la morte dello scrittore e regista si leghi o meno a certe sue scomode dichiarazioni, è certo che vicende della portata di questi attentati non sarebbero rimaste irrisolte così a lungo se non vi fosse stato un concorso di forze contrarie alla fuoriuscita di indizi e notizie.
Non ricordare gli ultimi, drammatici avvenimenti italiani è un fatto gravissimo. Non insegnarli, non spiegarli, non dare la giusta importanza a livello mediatico e istituzionale ai frammenti di storia più recente significa assecondare l'atteggiamento degli ancora anonimi mandanti di stragi e attentati. Sono disgustata nel vedere che in una giornata come questa, divenuta per volere dell'Associazione dei familiari delle vittime Giornata della memoria di tutte le stragi terroristiche, l'attenzione dei giornalisti, gli approfondimenti e le tavole rotonde siano dedicate alla vicenda privata di un uomo politico: come può far più clamore un processo per evasione a carico di un personaggio di spicco che la morte di decine e decine di persone di portata nazionale e comunitaria?
«Come si fa a dimenticare un numero di stragi cosi esteso e cosi recente? Per la maggior parte dei cittadini italiani queste stragi sono state eventi di cronaca: abbiamo letto le liste con i nomi dei morti e dei feriti pubblicate sui maggiori quotidiani nazionali, le abbiamo anche scorse con l'ansia di trovare qualche nome noto. Eppure anche fra i cittadini piu scolarizzati e difficile trovare un livello di conoscenza elementare di questi eventi: le date e i luoghi si confondono, alcune stragi non si ricordano nemmeno più.
Un'amnesia collettiva di simile portata non può essere liquidata sulla base di responsabilità personali, ma si può spiegare soltanto individuando i meccanismi sociali che hanno prodotto quotidianamente l'inconsapevolezza generalizzata. C'è una sorta di blackout nel discorso pubblico nazionale, un cortocircuito semantico e cognitivo che ci spinge ad ignorare il fatto che le stragi hanno segnato fortemente la coscienza democratica di questo paese. E come se questi eventi sanguinosi e traumatici ci fossero scivolati addosso, senza che nessuno (o almeno soltanto pochi) ne traesse le implicite conseguenze. Perché non ci siamo interrogati sulla natura e sulla consistenza del tessuto democratico della societa italiana di quegli anni e del presente? [...] Le stragi non sono mai divenute a livello nazionale un argomento pubblico di massa: è per questo che stentiamo a ricordare.» (Anna Lisa Tota, Se una nazione cessa di ricordare: lo spazio del passato nelle identità nazionali, Annali d'Italianistica, 24 - 2006, p. 330)
L'oblio e la scarsa attenzione che riguardano a livello nazionale i drammi della nostra storia recente sono un fatto vergognoso. Io sono alquanto diffidente nei confronti delle Giornate dedicate al ricordo di questo o quel fatto, non in quanto occasioni di commemorazione (in questo senso le ritengo sacrosante e intoccabili), ma in quanto eventi pericolosamente esposti alla pessima abitudine di molti esseri umani a sfruttarle come occasione per pulirsi la coscienza. Il ricordo delle stragi mafiose, degli attentati neri e rossi così come i più osceni genocidi del passato o le persecuzioni religiose di ieri e di oggi non possono essere consegnati a qualche celebrazione formale e alla penna dei privati cittadini che decidono di scrivere qualche riga commemorativa: occorre un coinvolgimento attivo della società, a cominciare dalle generazioni più giovani. Smettiamo di ripetere a menadito nelle scuole i più assurdi dettagli della Guerra dei Cent'anni e facciamo in modo che i diciannovenni arrivino all'esame di Stato degni della qualifica di maturità che solo l'analisi critica e attenta del nostro passato può alimentare. E smettiamola una volta per tutte di badare ai sedicenti perseguitati dalla giustizia e offriamo invece rispetto e attenzione ai morti che giustizia attendono da anni.
Solo a quel punto l'orologio della nostra storia civile riprenderà a scandire il tempo.
 «Il meditato ricordo di quegli anni che hanno insanguinato il Paese non solo costituisce un doveroso e commosso omaggio alle vittime, ma è volto a diffondere e condividere con le giovani generazioni, che non hanno vissuto quelle vicende, consapevolezza storica, sensibilità civica, convinta mobilitazione a tutela dei principi democratici sanciti dalla nostra Costituzione.» (Giorgio Napolitano)
C.M.

NOTE: Gli Anni di Piombo sono il periodo compreso fra la fine degli anni '60 (dalla Strage di Piazza Fontana nel 1969) all'inizio degli anni '80, caratterizzato da continue lotte armate ed episodi terroristici riconducibili all'azione di gruppi estremisti di destra e di sinistra; l'espressione deriva dal titolo di un film di Margarethe von Trotta, ambientato in una Germania che stava vivendo contemporaneamente un'esperienza simile a quella italiana. I massacri citati oltre a quello bolognese sono quelle di Piazza Fontana e della Questura a Milano (1969, 17 morti e 1973, 4 morti), la strage di Gioia Tauro (1970, 6 morti), la trappola di Peteano (1972, 3 morti), l'attentato bresciano in Piazza della Loggia (1974, 8 morti) e la strage dell'Italicus (1974, 12 morti).

Commenti

  1. Ciao purtroppo in Italia esiste il brutto vizio di dimenticare, far finta che non sia successo niente.....Oltre alla strage della stazione di Bologna io non ho mai studiato, a scuola, la vicenda di Aldo Moro oppure quella di Falcone e Borsellino eppure tutti questi personaggi hanno fatto la Storia della Nazione. Credo, quindi, che certi argomenti non vengano toccati perché ci sono ancora troppe cose nascoste, troppi personaggi coinvolti i cui nomi non sono mai stati fatti e c'è qualcuno, nei piani alti, che preferisce tenere tutto sotterrato piuttosto che far emergere la verità

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    1. Il motivo è proprio questo, il punto è che non parlare di un argomento per paura di ripercussioni è omertà, e l'omertà è una forma di favoreggiamento. L'informazione e le persone che hanno l'oneroso compito della formazione (famiglie e insegnanti) non possono cadere nella deliberata scelta di omissione...

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  2. Uno dei nostri misteri più vergognosi, che ho "quasi" vissuto sulla mia pelle, quel giorno. Il treno dov'ero passò diverse ore prima delle 10.25 a Bologna, e appresi della disgrazia dalle conversazioni spezzate e ansiose del personale ferroviario. Per diverso tempo sperai, con profonda ingenuità, che i colpevoli sarebbero stati presi, e puniti adeguatamente. Poi assistetti a diversi voltafaccia e discorsi evasivi nei tribunali, tramite televisione, naturalmente, in cui nessuno degli imputati ammetteva alcunché, e continuava a scaricare responsabilità su non ben identificati "altri". "Eseguivo solo gli ordini", ecco l'etichetta atroce che applicai a quell'atteggiamento disumano. Nel gioco schifoso di "sei stato tu, io non c'entro", "non ricordo", "non c'ero", non l'ho mai fatto", mi sembrava di vedere morire le vittime ancora una volta. Quelle persone sono morte innumerevoli volte nel corso degli anni, ogni volta che qualcuno accennava con crudeltà immensa alla strage per accusare qualcun altro, per distogliere l'attenzione da sé. Così come tutte le persone delle stragi del nostro periodo nero, che il giornale tedesco Bild fotografò così a crudo, con la sua copertina di una Beretta appoggiata su un piatto di spaghetti. In questi ultimi due anni, quando abbiamo assistito al declino vertiginoso di un Premier Don Giovanni, zimbello di tutto il mondo, all'arrivo di un altro, della stessa consistenza dei ghiacci perenni, devoto alla quadratura dei conti, e poi all'imbarazzante balletto delle cosiddette forze politiche nuove, e l'insediarsi di un Governo finora abbastanza incolore, mi sono formata la definitiva opinione che siamo un Paese senza rispetto. Non rispettiamo noi stessi. Non rispettiamo i vivi. Non rispettiamo le donne. Non rispettiamo gli anziani. Non rispettiamo nessuno, non ce la facciamo, a meno che non si tratti di un potente o di un danaroso. Non rispettiamo nemmeno i morti. E' come se ci fossimo fermati ad uno stadio evolutivo basso, come se i nostri meccanismi interiori si fossero cristallizzati immobili. Esattamente come quell'orologio in foto.

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    1. Non aggiungo nulla, Loredana: con la tua testimonianza e con quella agghiacciante chiusa hai sintetizzato alla perfezione la vergognosa situazione in cui ci troviamo.

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  3. Un applauso, grande criiiiiiiiiiiiii! Certe cose bisogna scriverle per dovere.

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    1. Grazie, Valivi! Ero particolarmente infervorata quando l'ho scritto!

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  4. mi si è accesa la lampadina di colpo:
    titolo veramente pertinente, davvero l'Italia si è fermata - anzi impantanata - lì.
    Ed io quell'agosto ero a Ferrara...

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    1. L'Italia si è davvero impantanata: sembra essere la sua specialità! Posso solo immaginare cosa dovete aver provato ascoltando la notizia e trovandovi nelle vicinanze, a me vengono i brividi pur non avendo vissuto quei momenti drammatici.

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  5. Ottimo resoconto. Questo è davvero un paese strano ed è assurdo che ancora oggi trent'anni di storia siano così avvolti nel mistero. Pasolini è sempre stato parecchi passi avanti rispetto a tutti gli altri e da quella posizione guardava e comprendeva il suo paese.
    Io non ero ancora nata ma tremo ogni volta che leggo o guardo qualcosa riguardante gli Anni di Piombo.
    Importante è continuare a parlarne, non ne parla nessuno e sembra che ci sia stato un vuoto nella storia!
    Buon fine settimana! :)

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    1. Trovo molto triste che siamo tutti concordi sulla scarsa conoscenza di quel particolare periodo storico, dato che quegli avvenimenti fanno ancora parte della vita giudiziaria, sociale e politica del nostro Paese. Come sempre, in Italia l'attenzione è concentrata sugli avvenimenti e sulle persone sbagliate; l'altro, l'articolo della Tota che ho citato è l'unico testo specificamente dedicato alle stragi e al loro ricordo che mi sia apparso attraverso il motore di ricerca del database dell'Università, il che mi fa supporre che anche a livello specialistico non venga data importanza all'argomento: è triste che ci si debba affidare a Wikipedia per sapere almeno qualche data e qualche nome.

      Grazie e buon finesettimana anche a te!

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    2. Hai pienamente ragione! Tra l'altro ho notanto anche io quello che dici dei database. Questo mese stavo facendo una ricerca di comparazione fra il fine dei film di mafia e criminalità negli Stati Uniti e in Italia. Per gli US ho trovato tantissimi articoli specialistici sull'infulenza dell'immigrazione nel cinema etc etc, sull'Italia materiale zero... il meglio che ho trovato è stata una raccolta di saggi (in inglese ovvio!)

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  6. Uno scenario desolante. Questo atteggiamento provoca inoltre, a mio parere, il diffondersi di stereotipi e informazioni distorte, perché mancano materiali che diano un'immagine se non ufficiale, almeno particolareggiata e circostanziata di tanti avvenimenti.

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  7. sono capitata nel tuo blog per puro caso e mi ha veramente colpito, soprattutto questo articolo! Conosco molto bene Bologna e amo ogni parte di lei. Nessuno ormai si ferma più a guardare l'orologio della stazione come nessuno ormai si accorge dei solchi in piazza Maggiore, testimonianza del passaggio di carri armati durante la 2 guerra mondiale! Nessuno si ferma più in nessun caso! Dovremmo pensare di più a quello che è stato, per evitare che succeda di nuovo. La storia è importante, e mi avvilisce il fatto che nessuno la conosca bene! Viene studiata superficialmente e senza interesse. Studiamo cose lontane da noi e se ci chiedono chi è Aldo Moro non sappiamo rispondere!
    Nutro sempre la speranza che le cose cambino e che a questa "materia" venga data più importanza!

    Detto questo ti faccio nuovamente i miei più calorosi complimenti...un blog davvero bello e brillante! Lo seguirò con molto piacere :) Baci Fara

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    1. Benvenuta, Fara, e grazie per aver manifestato il tuo apprezzamento verso il blog!
      Non posso che dare ragione ad ogni tua parola: siamo circondati dalla Storia, eppure troppo spesso ci dimentichiamo di come ogni singolo avvenimento, soprattutto questi eventi terribili, abbiano contribuito a costruire ciò che siamo oggi. Ecco perché mi unisco a te nella speranza che il passato torni ad essere una imprescindibile luce per illuminare il futuro!

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