Le confessioni d'un Italiano - Ippolito Nievo

Pensare di descrivere adeguatamente in un articolo di lunghezza adatta ad un blog questo romanzo è a dir poco riduttivo, ma farò il possibile per rendergli giustizia. Le confessioni d'un Italiano merita una presentazione, perché il testo di Nievo non è un romanzo risorgimentale, bensì IL romanzo risorgimentale nazionale. Si conclude, è ben vero, all'altezza della prima Guerra di Indipendenza (1848), ma il protagonista e voce narrante, Carlo Altoviti, ci guida nel percorso di maturazione della coscienza nazionale dai prodromi della Rivoluzione francese fino al fallimento del primo conflitto di indipendenza con l'Austria (1849) senza farci sentire la mancanza delle vicende seguenti, perché nelle sue parole, nei suoi pensieri, nei suoi atti patriottici tutto si tiene, passato, presente e futuro, e ogni avvenimento evoca e alimenta la storia successiva che ben conosciamo.

Scritto fra il 1857 e il 1858 e articolato in ventritré densissimi capitoli, il romanzo ci conduce per l'Italia e per l'Europa (ma anche, nelle ultime pagine, oltreoceano), illustrandoci le prime, fondamentali tappe del percorso verso l'unità della nostra nazione. Seguendo la crescita e l'invecchiare di Carlo Altoviti, appartenente ad una nobile famiglia di Fratta avviata ormai alla decadenza, assistiamo alla discesa in Italia di Napoleone e alla fondazione delle Repubbliche giacobine, alla caduta della Serenissima, alla cessione del Triveneto agli Austriaci col Trattato di Campoformio (17 ottobre 1797), alla breve esperienza della Repubblica romana, alla lotta per l'indipendenza Greca dai primi sussulti di libertà al Trattato di Adrianopoli (1829) e a tante altre vicende che compongono l'affresco del Risorgimento italiano ed europeo.
Trattandosi di un romanzo storico, di fronte ai nostri occhi di lettori sfilano in perfetta armonia i protagonisti di fantasia, Carlino, i parenti di Fratta, il medico Lucilio, il vicinato e nemici e amici di ogni tempo, e i grandi personaggi del panorama storico e letterario: Napoleone, i papi, Ludovico e Daniele Manin, Ugo Foscolo, Giuseppe Parini, lord Byron. Tutti costoro vivono, alimentano o subiscono i più importanti avvenimenti del proprio tempo, di cui Ippolito Nievo, vissuto fra il 1831 e il 1861, poteva ricordare solamente gli ultimi momenti. L'autore avrebbe forse avuto l'occasione di narrarci anche il proseguimento delle lotte risorgimentali e presentarci numerosi altri personaggi, se non fosse morto a soli trent'anni nel naufragio della nave a vapore Ercole, che lo portava a Napoli dalla Sicilia, dove aveva preso parte all'impresa garibaldina.


Alle vicende storiche si intrecciano dunque le vite private e pubbliche dei protagonisti, gli intrighi fra i nobili di Fratta, le concorrenze economiche e sociali, stupefacenti agnizioni tra fratelli, vicende di profonda religiosità, macchinazioni di tutori, seduzioni di nobildonne, momenti di grande miseria e fame e altri di prosperità, famiglie che si accrescono, pietose morti e azioni eroiche compiute da Venezia a Genova, da Bologna a Napoli. Su tutte queste piccole e grandi storie, però, si eleva quella del controverso ma totalizzante amore di Carlo per la Pisana, un affetto nato durante i giochi dell'infanzia e maturato nelle più pericolose avversità delle lotte per l'indipendenza. Divisi da due caratteri completamente differenti, dai continui capricci della Pisana e da ostacoli sociali incalzanti, i due amanti sono però uniti da un profondo amor di patria, che finisce per farli ritrovare anche nelle fortezze sperdute del meridione.
Le confessioni d'un Italiano costituisce l'epopea dell'Unità italiana, rende conto di ogni sussulto nazionalistico, ma, accanto ai grandi ideali, non disdegna di descriverci anche i grandi sacrifici che essi comportano e i controsensi che ne emergono. Sebbene non sia una lettura agevole e, anzi, per i primi capitoli risulti molto ostico, il romanzo di Nievo offre, al contempo, una storia intensa e commovente di persone comuni e un dettagliato resoconto delle vicende storiche che risulta mille volte più efficace e incisivo di qualsiasi manuale.
Nelle oltre novecento pagine che costituiscono questo capolavoro della nostra storia letteraria vediamo nascere l'Italia, ne riconosciamo le enormi risorse e i grandi problemi, trovandoci, talvolta, ad ammettere che poco è cambiato, molto spesso a riconoscere che molto di quello che siamo lo dobbiamo a tanti personaggi come Carlino Altoviti, addetto al girarrosto nelle cucine di Fratta, cancelliere, avogadore, organista, mercante, ma, prima di tutto, Italiano.
«Un popolo che ha grandi monumenti onde inspirarsi non morrà mai del tutto, e moribondo risorgerà a vita più colma e rigorosa che mai.»
C.M.

Commenti

  1. I tuoi post sono sempre così articolati e chiari da farmi sentire piccola piccola!

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    1. Ma no, Greta, io, piuttosto, mi sono sentita piccola piccola di fronte a questo libro o a tante opere di cui ho parlato (siano esse libri o dipinti), praticamente scrivo in preda all'incanto che mi trasmettono, ma cerco di ordinare le idee per poterlo condividere! Mi fa piacere che apprezzi i miei post, la stima è tutta ricambiata! :)

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  2. I miei complimenti per questo articolo ben scritto che analizza in modo completo il romanzo di Nievo. A volte bisogna guardare al passato per capire gli errori del presente. La politica dovrebbe fermarsi un attimo e riflettere: i grandi ideali che hanno reso l'Italia una Nazione forte,in grado di superare mille difficoltà, dove sono finiti?

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    1. Grazie mille! Hai detto bene, c'è infatti un altro bellissimo passo delle Confessioni in cui Nievo mette in luce i difetti che gli Italiani avevano già nell'Ottocento (forse da sempre), ma facendone emergere anche la tenacia; siamo all'indomani del Trattato di Campoformio, che consegna Venezia all'Austria: "La superba indole italiana si rivelò subitamente a quest'ultima proposta. Deboli, discordi, creduli, ciarlieri, inetti sì, venali non mai! [...] Si rifiutarono le indegne offrte, si rifiutò di approvare quanto la Repubblica francese aveva sì facilmente e barbaramente consentito, si decise di rimettere nel popolo la somma delle cose, dimandando a lui la scelta fra servitù e libertà. Il popolo votò frequente, raccolto, silenzioso; e il voto fu per la libertà". Magari oggi si ricordasse quella fierezza, che, nonostante le divisioni enormi che esistevano anche prima dell'unità, allora era fortissima...

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  3. Complimenti per il blog...è difficile trovare persone che ancora si appassionano ai classici;hanno il dono di essere sempre "moderni".
    Ho gustato pienamente il tuo post,complimenti!

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    1. Grazie, Michela! Anch'io sono passata dal tuo blog e mi sono iscritta per seguirne gli aggiornamenti, perché mi piace molto! :)
      I classici sono davvero sempre moderni, forniscono un modo speciale e spesso esatto di guardare alla realtà e interpretarla, anche quando tutto sembra confuso...

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  4. Sebbene il libro sia arcinoto io non mi ci ero mai minimamente soffermata, nemmeno per caso, a scuola. Dalle tue parole sembra invece molto intenso e interessante, un modo per avvicinarmi ad un periodo storico del qualei sfuggono molti aspetti (e anche molti eventi fondamentali, mea culpa). Molto bello!

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    1. A scuola Nievo è bandito, non conosco nessuno che abbia fatto anche un minimo cenno a questo autore (io stessa non l'ho studiato), eppure tutti gli insegnanti sono fissati con l'esilio di Foscolo, da cui nascono molte delle poesie e le stesse Lettere di Jacopo Ortis. Nelle Confessioni si parla diffusamente di questo (anche in riferimento a Foscolo, e poi ci sono Parini e Manzoni...) e di tanto altro. Una lettura integrale sarebbe ovviamente improponibile a scuola, ma certe pagine del romanzo e almeno una panoramica generale sarebbero molto utili nell'illustrare la narrativa romantica italiana (che non è solo Promessi sposi) e per imparare ad analizzare le fonti e i quadri storici. Ci sarebbe poi da dire che la pubblicazione del romanzo avvenne grazie alla cura della sorella di Arnaldo Fusinato, l'autore de L'ultima ora di Venezia, testo altrettanto utile ad illuminare questo periodo di storia e letteratura...magari ne parlerò prossimamente!

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  5. Ho letto l'intero libro in occasione di un esame universitario, e devo ammettere, in tutta onestà, che se non fosse stato per quell'occasione quasi sicuramente non l'avrei mai letto. E mi sarei perso certamente qualcosa, dal momento che il libro nonostante la mole certamente scoraggiante è davvero un piccolo gioiello della nostra letteratura, una descrizione avventurosa e al tempo stesso antiretorica del Risorgimento italiano, da parte di un autore con molto talento e proiettato per molti aspetti molto più avanti rispetto al suo tempo. La parte dell'infanzia è quella che ho preferito di più. Il personaggio della Pisana, poi, è tra le figure femminili più belle e più vive della letteratura italiana, e non è poco in un paese di Beatrici e di Laure (nelle loro versioni peggiori, ovviamente). Sono d'accordo con quanto hai scritto nell'ultima risposta a un commento: si dovrebbe in qualche modo cercare di inserirlo, anche se solo per brevi accenni, in un programma che voglia dirsi decente. Ad ogni modo, hai fatto un'ottima introduzione!

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    1. Ti ringrazio, Giuseppe! Questa presentazione mi è venuta naturalmente, perché il romanzo, pur con le difficoltà che comporta, mi ha davvero sorpresa e incantata: come dici tu, non c'è retorica, non c'è un protagonista perfetto, non ci sono lezioni morali e, diciamolo, anche la controparte femminile ha delle ombre non indifferenti. Sono questi gli aspetti che rendono la storia autentica. A mio parere è un romanzo mille volte più significativo dei Promessi Sposi nell'ambito della letteratura romantica nazionale...

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  6. è il secondo articolo che leggo sul risorgimento (sto leggendo il blog a partire dall'articolo più recente)e mi sto chiedendo per quale motivo tu ti stia appassionando al risorgimento... in ogni caso, VIVA VERDI!

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  7. Ho finito pochi minuti fa "Le confessioni di un italiano"...e questo post cade a pennello.
    Vengo dal Friuli, proprio come l'autore, ma per anni ho pensato a Ippolito Nievo semplicemente come al nome di una piazza o di una via. Poi, qualche mese fa, mi sono messo in testa di scrivere un articolo su di lui per la rivista di cui sono redattore: è stata una rivelazione. Ho iniziato dalle novelle, dai romanzi minori, dagli articoli giornalistici, dai suoi saggi rimasti incompiuti o non pubblicati in vita: ho voluto lasciare il capolavoro per ultimo. E' stata una lettura travolgente: ho riso e ho pianto con Carlino, dai cui occhi ho visto scorrere tutti gli eventi del primo Risorgimento. Fino al 1855, quando s'interrompe il diario del figlio Giulio e la vicenda di Carlino, di fatto, cede il testimone alla biografia reale del patriota Ippolito Nievo.
    La scuola ha ucciso la memoria di un capolavoro immenso, assoluto, preferendogli Manzoni e i suoi stramaledetti "Promessi Sposi": eppure, "Le confessioni" spiegano meglio di qualsiasi altra opera chi siamo stati, ma soprattutto chi siamo OGGI. E chi, purtroppo, avremmo potuto essere e non siamo... e speriamo di diventare.

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    1. Benvenuto, Vanni, e grazie del tuo bel commento. Hai proprio ragione: Nievo è stato sottovalutato e ha scontato una ingiusta preferenza che la critica ha voluto offrire a Manzoni. In effetti la nostra storia e gli accorati appelli alla lotta per l'indipendenza e all'unità sono molto più diretti e vividi nelle pagine delle Confessioni che nelle allusioni dei Promessi Sposi e la stessa prospettiva è più concreta e realistica, lontana da cnsiderazioni religiose e boriose paternali. Insomma, Nievo dà certamente più voce agli Italiani del tempo e, di conseguenza, di oggi.

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    2. Grazie a te per l'articolo e complimenti per il blog. Tra l'altro, anch'io sono laureato in Lettere classiche: mi fa piacere trovare uno spazio in cui poter ragionare su argomenti come questi. Bravissima, davvero.

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    3. Per costruire uno spazio virtuale dedicato alla cultura l'apporto dei lettori è fondamentale, per questo ti ringrazio dei complimenti e li 'giro' idealmente a tutti voi lettori per il contributo fondamentale che date alla costruzione degli articoli (che non di rado nascono proprio da spunti nei commenti) e delle conversazioni che li seguono!

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