X Agosto (Giovanni Pascoli)

La data di oggi, 10 agosto, ci è particolarmente familiare: San Lorenzo è per tutti sinonimo di 'stelle cadenti', sebbene gli scienziati ci dicano da anni che le naturali variazioni subite dal calendario rispetto ai ritardi minimi della rotazione terrestre facciano sì che la data della notte dei desideri sia ormai imprecisa. Ma c'è un dato che, al di là delle questioni astronomiche, leghiamo a questo giorno, perché tutti, da studenti e magari da appassionati, abbiamo letto la poesia di Giovanni Pascoli intitolata, appunto, X Agosto, tratta dalla raccolta Myricae.

X Agosto

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!


I ventiquattro versi che compongono la poesia sono, a mio avviso, fra i più intensi e più commoventi della lirica mondiale, un esempio perfetto di quello che risponde alla mia idea di poesia: un connubio di esperienze personali, sentimenti e immagini coesi grazie ad una trama di simmetrie, echi e sonorità. 
La produzione poetica di Pascoli è, in generale, una parte della nostra poesia che amo molto, ma in questo brano, dove la vicenda biografica più traumatica dell'esistenza del poeta si intreccia e si confonde con un episodio della vita animale, avviene una sintesi perfetta fra l'io e la parola: non si avvertono i confini fra il poeta e l'espressione del suo dolore e il paragone fra l'uomo e la rondine ci ricorda senza pericolo di incorrere in semplificazioni infantili che l'essere umano è esposto alla sofferenza allo stesso modo in cui lo sono animali, che non ha un posto speciale nel mondo e che lo spezzarsi degli affetti è la disgrazia più grande che possa coinvolgere entrambe le specie.
La poesia descrive la morte del padre del poeta, ucciso in circostanze misteriose la notte di San Lorenzo del 1867, mentre tornava a casa portando in dono due bambole per le figlie. L'evento drammatico è messo in relazione alla morte di una rondine che, abbattuta e piombata fra i rovi, non può tornare al nido con il pasto dei suoi rondinini.
Il paragone col mondo animale, una delle note salienti della poesia pascoliana sia a livello di contenuti che da un punto di vista lessicale e fonosimbolico, è costruito in una maniera tale che una scena sfuma nell'altra: in entrambe la creature uccise rimangono supine con il dono per i figli teso verso un cielo indifferente al dolore della morte e della solitudine. La simbiosi più profonda, però, avviene nello scambio fra il tetto (sineddoche per indicare la casa al v. 5) cui torna la rondine e il nido (v. 13) verso cui si dirige Ruggero Pascoli: l'inversione fra le dimore dei due 'protagonisti' ci fa capire la nullità della distanza fra l'uomo e l'animale, creature ugualmente vittime di un atto violento e ugualmente destinate a lasciare una famiglia che su di loro faceva affidamento. Su tutto, quella inutile risposta del Cielo, una pioggia di lacrime dorate che cade su un mondo freddo e malvagio.
 
C.M.

Commenti

  1. ecco, Pascoli è uno dei poeti che ho quasi cancellato dalla memoria (ricordo solo un verso - forse: "e pianse, pianse dall'occhio nero come morte, pianse dall'occhio azzurro come il cielo").
    Però ho gradito molto il tuo commento: la vita che diventa poesia, anche in un momento così doloroso...

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    1. In effetti è un dato che rimane costante per tutta la produzione di Pascoli: anche nei testi eruditi (anche se il momento autobiografico si annulla), lui riesce a realizzare una perfetta fusione fra sé, le parole e ciò che esse rappresentano, soprattutto grazie alla trama musicale, che, personalmente, adoro. Quando inizio a pormi mille domande su cosa sia davvero poesia, ecco che leggere qualche suo verso mi schiarisce le idee, perché la sua, per me, è poesia autenitica ed eccezionale. Senza nulla togliere ad altri grandi autori, ovviamente!

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  2. Ciao, Tania! Grazie, accetto volentieri il tuo invito! ;)
    p.s. Cos'è Link Party?

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  3. Ciao, ti ho scoperta per caso, inutile dire che il tuo blog è davvero bello. Questa poesia la ricordo, mi ha sempre fatto piangere, però non ricordavo tutti i particolari che hai spiegato tu. E' un piacere leggerti ed imparare, aver avuto a scuola insegnanti che spiegavano come sai fare tu!Ora mi giro ancora un po' il tuo blog :)

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    1. Ciao e benvenuta! Grazie dei tuoi complimenti: faccio il possibile per cercare di trasmettervi la mia passione per la letteratura e per l'arte, sono contenta che le mie emozioni (questa poesia ne trasmette davvero tante) facciano breccia! :)

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  4. Ricordo pochissimo Pascoli. E soprattutto, non credo di essere mai riuscito a vedere le stelle cadenti nella notte "giusta".
    Lista delle cose da fare, a me!

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    1. Nemmeno io ne ho mai viste nella notte di S. Lorenzo: mi faccio bastare questa bella poesia! :)

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  5. Trama musicale! Questo tuo collegamento m’intriga…
    Esperimento (sì, comincia a preoccuparti):
    1 prendo la vecchia antologia e scelgo un paio di poesie di Pascoli
    2 rovisto tra i miei cd (per lo più tutta “roba rinascimentale e barocca”)
    3 provo a scegliere qualche musica e “ci canto sopra” Pascoli.
    Forse con le “Shakespeare songs”, chissà quale poesia posso cantare su Greensleeves…

    Un esempio: con un po’ di virtuosi arrangiamenti, “L’assiuolo” è cantabile sull’aria “Non vo’ pregare chi non m’ascolta” di Orazio Vecchi?
    Qualche acrobazia con la voce e “Il gelsomino notturno” può “stare” in “Più non amo e più non ardo”, anonimo raccolto nel Bottegari (testo per liutisti usato anche dai chitarristi)?
    Devo trovare un testo da sostituire al “Sola soletta me ne vo”.
    Però sono musiche molto briose, magari dovrei adeguare i toni (mesto andante) del Pascoli al “semper dolens” Dowland e tutta la sua raccolta di “lachrimae”: chissà come saranno felici i miei vicini di casa! Magari decidono di andare in vacanza…:-D

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    1. Che idee briose e originali, Marzia! Mi immagino la tua casa piena di melodie! :) Io avrei pensato a quei cd ambient (non so se si chiamino proprio così) con i suoni del bosco o della campagna, anche se poi mi rendo conto che ci vorrebbe anche una bella voce di attore per apprezzare le cadenze autentiche del brano... Buon esperimento!! :D

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  6. un modo bellissimo e intenso per festeggiare questa giornata tra il magico e il misterioso.

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    1. Leggere questa poesia nell'anniversario dell'evento che racconta è diventata per me ormai una tradizione: le sono molto affezionata!

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