Di lettori e leggenti

Chi mi segue anche su Facebook avrà forse notato il post che ho pubblicato ieri linkando un articolo dal titolo Ecco i segreti per imparare a leggere un libro alla settimana. Dato che i social network sono caratterizzati dalla rapidità con cui gli interventi emergono e riaffondano nel magma delle notizie, ho pensato di dedicare una riflessione specifica anche qui sul blog, rendendola permanente e aprendo anche a nuovi possibili commenti; va da sé che alcune opinioni già espresse si ripeteranno.
Di fronte al suggerimento di abituarsi a leggere un libro a settimana con tanto di trucchetti sono rimasta perplessa: gli amanti della lettura hanno davvero tutto questo bisogno di distinguersi con simili sfide, di far sapere al mondo quanti libri leggono in una settimana o in un mese?
Sia chiaro, ammiro tantissimo chi riesce a trovare il tempo per leggere tutto ciò che desidera e io stessa ho più volte espresso il mio entusiasmo per la lettura e ironizzato sulla tendenza a volermi procurare più libri possibile, ma mi sembra che, fissando un record di letture, si metta in luce una sorta di fanatismo, quello della lettura fine a se stessa, del puro macinare libri: il lettore con la L maiuscola sembra quello che sa sempre trovare il tempo per leggere e che divora titoli come noccioline.
 
Certo, nel post non si sostiene che il buon lettore debba leggere un libro a settimana, però, se, come scritto nell'articolo e come pensiamo in molti, leggere serve a capire meglio il mondo, nessuna calendarizzazione e nessun timer possono porre delle condizioni. Ripeto, il post sottolinea solo l'idea di abituarsi a leggere il più possibile, eppure credo che lo faccia con affermazioni di cattivo gusto (senza contare che le conclusioni non corrispondono né al titolo né al contenuto del pezzo).
Stabilire di leggere 30-40 pagine al giorno, di leggere in ogni secondo libero e pensare che conti il numero di libri letti più che la qualità della lettura è una forzatura, un atto contro la natura stessa del leggere: per me la lettura è riflessione, distensione, dare spazio e tempo alle parole.
Ovvio che mi piacerebbe poter leggere tutto il leggibile ed è vero che, come molti lettori, lamento spesso il troppo poco tempo per troppi volumi che meritano attenzione; ammetto anche che mi sono divertita a provare a fissare un traguardo di letture per l'anno in corso, ma non mi interessa se alla fine della settimana o del mese avrò letto uno, due o dieci libri, l'importante sarà essere consapevole di essermi dedicata ad un passatempo sano e per me piacevole.
Anche se sono una di quelle persone che ha sempre in borsa un libro per far fronte a lunghe attese o momenti morti, non credo che amare la lettura significhi buttarsi sulle parole per scorrerne il più possibile prima che suoni un campanello o scatti il verde al semaforo, anzi, se non dispongo del tempo sufficiente a leggere almeno un paio di pagine non inizio nemmeno, non mi piace lasciare a metà un paragrafo o una frase solo per vantare un progresso e guadagnare qualche riga.
Leggere per il puro gusto di dire "io l'ho letto" e "io ho letto N libri" è un vezzo inutile, un modo per mettere in mostra ed esteriorizzare un'attività che, invece, richiede raccoglimento. La lettura non è spettacolo, non è una maratona e non è una corsa al record, bensì un momento per imparare a scoprire storie e pensieri e, non di rado, per conoscere meglio se stessi, e quest'ultima non mi sembra cosa da subordinare ad un cronometro.
I libri non sono medicine da prendere tot volte al giorno, e, se saltare le pagine è un sacrosanto diritto del lettore (come sostiene Pennac), ostentare di aver completato la lettura di quel libro mezzo ignorato non è diverso che averlo aperto, averne letto il titolo e un riassunto wikipediano, aver annotato qualche citazione con cui farsi belli e aver richiuso il volume.
La lettura non accetta forzature, dovrebbe essere scelta per piacere e per passione, al libro si dovrebbe dedicare tutto il tempo necessario ad assaporarlo e capirlo (il che non vuol dire che non lo si possa leggere in un giorno o in una settimana), che sia per trarne un arricchimento interiore o per trascorrere semplicemente qualche ora di tranquillità.
Trovo, inoltre, che calcolare in termini numerici la prestanza di un lettore possa incorrere nell'effetto indesiderato di far passare coloro che coltivano questa passione per degli eremiti fanatici che non pensano ad altro che a polverizzare volumi, il che non aiuta ad abbattere i pregiudizi di chi rifugge dai libri come dalla peste.
Credo che uno degli aspetti più affascinanti dell'essere lettori sia quello di rimanere tali, grazie all'interesse autentico e alla passione, anche al di fuori del momento in cui legge: questo distingue il lettore dal leggente.

C.M.

Commenti

  1. Non potevi scrivere delle riflessioni più giuste e sensate, mi hai tolto veramente le parole di bocca. Mi è capitato proprio di recente di leggere su uno dei blog che seguo l’invito ad una maratona del genere, una sfida di lettura nata su facebook (mi sembra) che comportava il fatto di dover leggere sei romanzi nel giro di una settimana. Un’impresa, com’è ovvio, tanto assurda quanto impossibile. Sicuramente si può fare, saltando però le pagine e senza capirci nulla di quello che si sta leggendo. Alle mie perplessità mi era stato gentilmente risposto che in fondo non è importante vincere ma partecipare, e che anche se non si riesce a smaltire ogni libro tale sfida è comunque un incentivo per superare un periodo di fiacchite (una convinzione su cui nutro perplessità ancora più grosse). Resto dell’idea che sia meglio puntare sulla qualità a scapito della quantità, e che iniziative di questo tipo siano veramente inutili e prive di senso, ma in questo nostro mondo c’è spazio - per fortuna - per qualsiasi idea, dalla più banale alla più interessante, e ognuno di noi ha la facoltà e la libertà di scegliere ciò che più lo aggrada.

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    1. Infatti rifuggi da simili giochi letterari: un conto sono i gruppi di lettura, solitamente concentrati su un libro o su un tema e con scadenze stabilite insieme in modo da poter garantire che in una certa data si possano confrontare le impressioni (iniziative che mi affascinano tantissimo, ma che per incostanza spesso non riesco a seguire); altra cosa sono le gare, la corsa a polverizzare pagine. Leggere il più possibile è una bellissima scelta, ma non in termini di cronometro.
      Che poi l'imporsi un ritmo di lettura serva a combattere un periodo di fiacchite lascia dubbiosa anche me: a volte questi momenti di rallentamento o di non voglia di leggere (non sarà un crimine?!) servono proprio a ripartire poi con maggiore slancio e interesse verso la lettura. A me è capitato più di una volta a causa di troppi impegni e/o stanchezza o per la mancanza del contesto stesso cui legavo il piacere della lettura (ne parlavo, per esempio qui).
      Se la lettura diventa un'attività con scadenze e obiettivi quantificabili, cosa la distingue più da un lavoro stressante che non si vede l'ora di concludere?

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  2. Io continuo a pensare che chi legge non sia migliore degli altri e che - se proprio si volesse misurare il proprio accrescimento personale tramite i libri letti - conterebbe il cosa più che il quanto si legge. Non riesco in alcun modo a convincermi che chi legge libri di mera trama (gialli, avventura et similia) ne possa ricavare chissà quale giovamento che vada oltre l'intrattenimento.

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    1. Anche per libri di quest'ultimo tipo, se bruciati per il puro gusto di annoverare fra quelli letti un titolo in più, ho seri dubbi che trovi spazio persino l'intrattenimento: il piacere diventa non essere trasportati da una storia, ma terminarla, schiaffare il libro in una pila di letture finite e prenderne un altro dalla pila di quelli da iniziare. Alquanto alienante.
      Hai ragione anche a sottolineare una volta in più che non esiste una differenza di valore, oltre che tra chi legge più e meno, tra chi legge e chi non legge. Meglio non leggere proprio che leggere senza trattenere alcun ricordo o beneficio di un libro per la fretta di finirne un altro...

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    2. Non esistono generi di "mera trama". :P

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  3. Ma sono d'accordissimo! La lettura è e deve rimanere un piacere; quando viene imposta perde tutta la sua bellezza... :)

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    1. Lo credo anch'io, anche perché quando amo un libro mi capita di leggere e rileggere uno stesso passo più volte! Le scadenze mettono ansia, un libro deve rilassare! :)

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  4. Ma infatti, sono tutte cose che lasciano un po' il tempo che trovano (espressione interessantissima, peraltro). Io Ghormengast di Peake riesco a leggerlo solo poche pagine per volta, neanche tutte le sere (purtroppo), prima di andare a letto, altrimenti mancano o la testa o la rilassatezza. The Heroes di Abercrombie riesco a leggerlo di mattina sul tram. Non è questione di trucchi, e non c'è nessuna scelta di sfruttare ogni momento libero. Non ci sono forzature, come giustamente dici tu, altrimenti... boh, io mi sento male quando forzo le cose. :S

    Ragione per cui non partecipo a nessuna sfida ed evito i gruppi di lettura che non mi convincono, fra l'altro.

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    1. Anch'io mi sento male a pensare di darmi dei tempi o dei traguardi in numero di pagine. Un paio di volte mi sono imposta di finire un libro prima delle vacanze per non portarlo via con soli due capitoli da leggere per terminarlo e già lì mi veniva l'ansia e sentivo di tradire il senso della lettura: non potrei mai adottare questa pratica come regola di condotta! Come dici giustamente, ci sono libri e libri e il nostro modo di interagire con loro è diverso a seconda dei casi.

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  5. Concordo con il senso del tuo post.
    Sui social, tra l'altro, sembra partita da un bel pezzo la gara al lettore che ce l'ha più lungo.

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    1. A questo punto bisogna tentarle tutte pur di distinguersi! :D

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  6. Concordo in pieno con quanto scrivi. La validità delle osservazioni dell'articolo da cui parti, del resto, è già dimostrata dalla mezza battuta sulla possibilità di barare, ogni tanto, saltando un po' di pagine del libro che si sta leggendo per restare nei tempi. Una cosa del tutto surreale.

    Il fatto è che in Italia si pensa che il problema sia il divario tra chi legge poco e chi legge tanto, e non invece il neo-analfabetismo sempre più diffuso che porta a ridurre non il numero di libri letti (che poi nelle statistiche in realtà sono libri venduti), ma quello dei lettori. Quello è il problema, non se uno legge 30 o 300 o 3000 libri l'anno.

    Sulle sfide di lettura poi glisso, ché sono cose da asilo infantile.

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    1. Già, e, come dicevo, calcare la mano su simili assurdità non fa che allontanare i potenziali lettori. Penso che un modo diverso di comunicare la lettura possa influenzare molto la percezione di questa attività e renderla un'operazione da mitomani presi da un cronometro è il modo migliore per farla sembrare inutile e vezzosa. Perché mai un potenziale lettore dovrebbe essere invitato a leggere un libro se il cosiddetto "amante della lettura" appare come colui che non si fa alcuno scrupolo a saltare le pagine pur di terminarne uno?

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  7. Concordo in tutto e per tutto. Se la lettura è solo 'fare numeri', allora non si ha capito il vero senso del leggere.

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    1. E sarebbe meglio astenersi dal leggere che leggere tradendone il senso.

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  8. La lettura non accetta forzature, hai scritto bene. A me verrebbe il vomito. Mi succede in alcuni periodi come questo: ho letto 5 libri durante le vacanze ed ora fatico a finire il sesto perché non ho voglia. La trama e l'autrice non hanno colpa, ma la foga di leggere mi ha nauseata. Credo che mi prenderò una pausa prima di iniziarne uno nuovo. Fare le maratone non mi va: e per cosa e per chi?
    Keep on calm e stop reads!!

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    1. E' successo anche a me anni fa: a volte le pause non fanno altro che bene, servono ad una distensione totale, a smaltire libri sgraditi, ad essere pronti a leggerne di nuovi, a trovare l'autore giusto. La foga è incompatibile con la lettura e, per rispondere alla tua domanda, anche se retorica, non esiste un motivo per esserne preda, non c'è nessuno a cui un lettore debba dimostrare qualcosa!

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  9. Sono d'accordo su tutto quello che scrivi.
    La lettura è costituita da un insieme di attività che vanno oltre l'assimilazione puramente "semantica" del contenuto scritto. Posso soffermarmi a rileggere un brano che mi ha colpito, per il significato o semplicemente perché è scritto in modo evocativo. Posso interrompermi per verificare altrove una fonte, una teoria, una traduzione. Se leggo un giallo, cerco di costruire una mia teoria sul colpevole prima di arrivare alla conclusione. E si potrebbero fare centinaia di esempi di questo tipo.
    Tutte cose che rallentano la lettura, ma di cui sentiremmo la mancanza se non avessimo il tempo di farle.

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    1. Senza queste operazioni non faremmo altro che scorrere parole ed esercitare gli occhi: il libro, invece, è un oggetto multifunzionale e multidirezionale, ci invita ad espandere il nostro orizzonte al di là della pagina: spesso cerco termini sul vocabolario, immagini di luoghi di cui si parla, stralci del dibattito critico... certo, non occorre far questo per essere buoni lettori, ma limitarsi a consumare le pagine senza portare niente con sè non vuol dire "leggere", ma a malapena "guardare"...

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  10. Sono d'accordo anch'io.
    A me piace molto ri-leggere i libri che ho amato (per la seconda, terza, quarta...volta), e così finisce che il mio contatore di libri letti avanza molto (ma molto!) lentamente. Ma, come hanno scritto tutti nei commenti precedenti, il numero di libri non conta, l'importante è gustarseli! XD

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    1. Giusto, anche perché ci sono libri che ad ogni rilettura svelano particolari e significati nuovi, un po'perché più complessi di quanto sembrassero inizialmente, un po'perché, cambiando la nostra esperienza di lettori e persone, siamo sempre più portati a trovare nuove vie di interpretazione! :)

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  11. Io non son il tipo di persona che partecipa a sfide di lettura o si pone obiettivi numerici: non è nella mia natura di lettrice capricciosa e incostante.

    Ciò detto non riesco a considerare lettori 'puri' o meno lettori, in generale, le persone che prendono parte a maratone e decidono di mettersi in gioco per uscire dalla propria comfort zone, per vedere dove possono arrivare e, magari, scoprire qualcosa di positivo.

    Per quanto riguarda l'articolo Ecco i segreti per imparare a leggere un libro alla settimana, non mi sembra che si prenda con una serietà da verità rivelata... Alla fine mi sa che ha offerto soprattutto spunti di riflessione a individui che già leggono con i propri metodi e secondo le proprie idee.

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    1. Ho precisato, infatti, che l'articolo non ha alcunché di precettistico e che non penso che chi legge uno, due, cinque libri a settimana necessariamente legga peggio di chi ha tempi più dilatati: è l'idea del traguardo da battere ad ogni costo quella che mi ha fatto sobbalzare. A mio parere, sbandierarla non porta maggiori stimoli a chi già legge, ma, semmai, può con più facilità allontanare chi potenzialmente potrebbe farlo. Con ciò non significa che un post del genere possa causare grossi danni sociali al popolo dei lettori, ma che un'esortazione come "Abituati a leggere un libro a settimana" può far guadagnare alla lettura più reazioni di stizza che di entusiasmo.

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