Le biblioteche più note della narrativa mondiale

Gli scrittori sanno bene quali armi impugnare per legare a sé i propri lettori. Una di queste, il cui successo è garantito dal fatto stesso che abbiamo il loro libro fra le mani e siamo con buona probabilità lettori presi dal furore dell'accumulo, è quella di esibirci una biblioteca coi fiocchi. Alzi la mano il lettore sfegatato che, di fronte all'aprirsi delle porte di tali paradisi non si sente vittima di un incantesimo e non ha la sensazione che l'autore abbia creato appositamente per lui quest'angolo ricolmo di piaceri. Il buon autore, d'altronde, è prima di tutto un lettore e sa cosa un lettore cerca. Il lettore non ama entrare in biblioteca solo fisicamente, per cercare o leggere un libro: adora anche essere portato in biblioteca dal libro stesso, dal suo autore, dai personaggi che questi ha creato.
 
Famosissime sono le biblioteche di molti autori della letteratura, da quella vastissima di Giacomo Leopardi (o, per meglio dire, del padre) a quella che Petrarca aveva foga di riempire di manoscritti antichi al punto che lui stesso dichiarava di non riuscire a saziarsi di libri, e non dimentichiamo il piacere descritto da Machiavelli nella lettera a Francesco Vettori, quando, durante l'esilio all'Albergaccio, trascorreva le serate in compagnia dei libri, nobilitandosi nel colloquio con i loro autori.
Ma come negare che si stabilisca una particolare sintonia con i protagonisti dei romanzi che sono a loro volta lettori e ci guidano alla scoperta delle loro pagine preferite? Fra gli eroi ed eroine della narrativa, si distinguono come divoratori di libri Don Chisciotte, le giovani donne protagoniste dei romanzi della Austen (la Marianne di Ragione e sentimento o la Catherine dell'Abbazia di Northanger), per non parlare di Jurij Živago, che si dimostra profondo conoscitore della letteratura russa, da Tolstoj a Dostoevskij e Čechov; alcuni, come lo stesso Don Chisciotte o la melassa di Emma Bovary, sono pesantemente influenzati dalle loro letture o sono addirittura condotti a comportamenti paradossali e ridicoli.
E poi ci sono quei personaggi che ci accompagnano fisicamente alla scoperta delle loro sterminate collezioni. Vediamone qualche noto esempio.
Conosciuta a tutti gli studenti italiani che si sono sorbiti la lettura integrale dei Promessi sposi è la biblioteca di Don Ferrante, che occupa una parte consistente (diciamo pure esagerata) del capitolo 27. Le raccolte di libri, come accade nel caso dell'Azzeccagarbugli, denotano nel romanzo di Manzoni un atteggiamento meschino da parte degli intellettuali, che usano la loro superiorità culturale per ingannare e farsi beffe del popolo (fa eccezione il solo Cardinale Borromeo); ma c'è di più: dietro all'apparenza di una grandissima erudizione si cela in realtà la critica ad una società che è, invece, profondamente ignorante e accumula libri di cui non capisce proprio nulla o che non si rivelano minimamente in linea col principio di utilità che l'autore, che fa tesoro delle idee illuministe e romantiche insieme, riconosce alla letteratura.

Don Ferrante passava di grand'ore nel suo studio, dove aveva una raccolta di libri considerabile, poco meno di trecento volumi: tutta roba scelta, tutte opere delle più riputate, in varie materie; in ognuna delle quali era più o meno versato.

Segue una accurata descrizione dei libri dei vari autori raccolti nella biblioteca, che portano a definire il ritratto di un appassionato di astrologia, di un cultore devoto di Aristotele (probabilmente perché è l'unico filosofo che conosca), di un tiepido studioso di scienza e di un "professore" in materia di letteratura cavalleresca.
Le tien dietro, per celebrità, il Labirinto che costituisce la biblioteca del monastero in cui Umberto Eco ha ambientato il suo romanzo più noto, Il nome della rosa. Il solo bibliotecario ha accesso alle collezioni, mentre i monaci devono consultarle nel bellissimo scriptorium che l'autore descrive con dovizia di particolari. Al labirinto, però, è dedicata buona parte del romanzo, perché esso si collega al mistero da svelare; esso è collocato nel torrione e Guglielmo e Adso vi accedono proprio per indagare:

La sala aveva sette pareti [...]. Lungo le pareti chiuse si addossavano enormi armadi, carichi di libri disposti con regolarità. Gli armadi portavano un cartiglio numerato e così pure ogni loro singolo ripiano: chiaramente gli stessi numeri che avevamo visto nel catalogo. In mezzo alla stanza un tavolo, anch'esso ripieno di libri. Su tutti i volumi un velo abbastanza leggero di polvere, segno che i libri venivano puliti con una certa frequenza.

Ed è all'interno della biblioteca comunale di Miragno che Mattia Pascal redige il manoscritto delle sue memorie con l'intento di affidarlo a quegli stessi scaffali: questo luogo è in preda al caos per l'ammassamento della collezione ceduta al comune da monsignor Boccamazza:

[...] don Eligio sbuffa sotto l'incarico che si è eroicamente assunto di mettere un po'd'ordine in questa vera babilonia di libri. Temo che non ne verrà mai a capo. Nessuno prima di lui s'era curato di sapere, almeno all'ingrosso, dando di sfuggita un'occhiata ai dorsi, che razza di libri quel monsignore avesse donato al Comune: si riteneva che tutti o quasi dovessero trattare di materie religiose. Ora il Pellegrinotto ha scoperto, per maggior sua consolazione, una varietà grandissima di materie nella biblioteca di Monsignore; e siccome i libri furon presi di qua e di là nel magazzino e accozzati così come venivano sotto mano, la confusione è indescrivibile. Si sono strette per la vicinanza fra questi libri amicizie oltre ogni dire speciose.

C'è poi la biblioteca dell'esteta Jean Des Esseintes, protagonista di Controcorrente: la sua enorme collezione spazia dalla letteratura latina, di cui disprezza i maggiori autori, i nomi del "secolo d'oro" (Virgilio, Orazio, Ovidio, Sallustio) e di cui ama, invece, le voci tarde e le più irriverenti, fra cui spicca Petronio, nel cui Satyricon il lettore ritrova tutta l'autenticità e il realismo che lo portano ad annoverare fra le letture preferite del suo tempo gli scritti di Flaubert e dei fratelli De Goncourt. Ai suoi libri sono dedicati l'intero capitolo 3 e ampi stralci del 14 e proprio dalle opere latine inizia il resoconto dei volumi di casa Des Esseintes:

Una parte degli scaffali addossati alle pareti del suo studio arancione e blu era occupata esclusivamente da opere latine, quelle che le intelligenze appiattite dalle deplorevoli lezioni fritte e rifritte nelle varie Sorbone designano con il termine di "decadenza".

Se poi ci spostiamo sul versante italiano dell'Estetismo, nel Piacere di D'Annunzio scopriamo - senza troppo stupore - una vera e propria biblioteca erotica (stranamente integrata da qualche testo religioso), quella del marchese di Mount Edgcumbe, che si vanta con il giovane Andrea Sperelli delle stampe licenziose che accompagnano le trattazioni:

La raccolta era ricchissima. Comprendeva tutta la letteratura pantagruelica e rococò di Francia: le priapèe, le fantasie escatologiche, le monacologie, gli elogi burleschi, i catechismi, gli idilli, i romanzi [...]. Comprendeva quanto di più raffinato e di più infame l'ingegno umano ha prodotto nei secoli [...]. Il collezionista prendeva i libri dalle file dell'armario, e li mostrava al giovine amico, parlando di continuo. Le sue mani oscene si facevano carezzevoli intorno i libri osceni rilegati in cuoi ed in tessuti di pregio.

Certamente più familiare ai lettori moderni e fra gli esempi di maggior successo di librerie nei romanzi è il caso del Cimitero dei libri dimenticati, il paradiso in terra per tutti coloro che hanno amato L'ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón, un luogo per pochi eletti dove finiscono i libri destinati a sparire e dove nascono vere e proprie passioni fra volume e lettore:

Dall'atrio, immerso in una penombra azzurrina, si intravedevano uno scalone di marmo e un corridoio affrescato con figure di angeli e di creature fantastiche. Seguimmo il guardiano fino a un ampio salone circolare sovrastato da una cupola da cui scendevano lame di luce. Era un tempo tenebroso, un labirinto di ballatoi con scaffali altissimi zeppi di libri, un enorme alveare percorso da tunnel, scalinate, piattaforme e impalcature: una gigantesca biblioteca dalla geometria impossibile.

E per finire (ma solo perché non posso proseguire in eterno nell'elencare queste collezioni), è d'obbligo un cenno ad una biblioteca che forse non ha avuto una descrizione all'altezza del mistero e delle straordinarie risorse che in esse sono riposte. Sto parlando di quella della scuola di magia di Hogwarts, che dispone anche di un settore inaccessibile, il Reparto Proibito; così questo ambiente viene introdotto in Harry Potter e la pietra filosofale (cap. 12):

[...] E poi, naturalmente, c'era il problema delle dimensioni della biblioteca; decine di migliaia di volumi, migliaia di scaffali, centinaia di stretti corridoi. Hermione tirò fuori un elenco di materie e di titoli che aveva deciso di cercare mentre Ron si avviava lungo un corridoio e cominciava ad estrarre libri a caso dagli scaffali. Harry si aggirava invece nel Reparto Proibito. Da un pezzo si chiedeva se Flamel non si trovasse in qualche libro di quel reparto. Purtroppo, per prendere uno qualsiasi dei libri proibiti occorreva un'apposita autorizzazione firmata da uno dei professori, e lui sapeva benissimo che non sarebbe mai riuscito a procurarsela. Quelli erano libri che contenevano i potenti segreti della Magia Nera che non veniva mai insegnata a Hogwarts, e venivano letti soltanto dagli allievi più anziani che si perfezionavano nella Difesa contro le Arti Oscure.

E ora la parola a voi: quali biblioteche di romanzi hanno colpito la vostra attenzione? In quali desiderereste passare ore e ore? O, ancora, quali altre descrizioni di collezioni di libri vi hanno affascinati in questi stessi o in altri libri? Raccontate!

[...] e quindi entraro in Galeria reale
che volumi accogliea quasi infiniti.
Eran con bella serie in cento sale
riposti in ricchi armari e compartiti,
legati in gemme, ed ogni classe loro
distinguea la cornice in linee d'oro.
Giovan Battista Marino, Adone, canto X, ottava 152

C.M.

Commenti

  1. Quando l'intenzione è troppo manifesta, un po' mi infastidisce... Il mio amico Queneau fa leggere ai suoi personaggi dei libri, forse quasi a consigliarli... Ma i suoi personaggi sono dei disperati, sempliciotti, senza ambizione: mi resta sempre il dubbio che possa invece volerli ridicolizzare mettendoli in mano a loro...

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    1. Talvolta può emergere questo dubbio. Non conosco i personaggi di Queneau, però penso all'intento ridicoleggiante che sta alla base della descrizione della biblioteca di Don Ferrante, pieno di libri dei quali può capire poco o nulla (non a caso sono i romanzi d'invenzione quelli in cui si considera esperto, mentre è in difficoltà con gli scritti tecnici). Mi sembra, invece, che al caso che citi si possa avvicinare proprio Jean De Esseintes: gli autori latini nelle sue mani sono davvero degradati e se ne dicono pessime parole...

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    2. Paola, io ho conosciuto Quenau con le celebri variazioni teatrali. :-)

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  2. Ma che bel post *---* La biblioteca del Vittoriale è magnifica, ok, non come quella di Hogwarts ma...

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    1. Concordo, davvero un luogo speciale, e lo stesso mi sento di dire per la biblioteca di casa Leopardi, della quale pare che siano stati restaurati d'emergenza pareti e pavimenti a causa del peso enorme dei volumi! :)

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    2. Se ti può interessare ho citato il tuo bel post qui http://neversaybook.blogspot.com/2014/08/post-ive-loved-tra-recensioni-e-romanzi.html

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  3. L'affascinante biblioteca 'immaginaria' de l' Atlantide di Pierre Benoit dove una spedizione in Sahara trova il mitico continente ..." il signor Le Mesge [...] Aprì l'uno dopo l'altro cinque, sei, dieci, venti armadi: una prodigiosa biblioteca si offrì ai nostri occhi. 'Tutto, tutto c'è qui' mormorò Morthange, con una immensa espressione di terrore e ammirazione insieme. 'Tutto quanto val la pena di essere consultato, almeno' disse il signor Le Mesg. 'Tutte le grandi opere di cui il mondo che si ritiene sapiente deplora oggi la perdita. "

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    1. Grazie per aver aggiunto questa nuova biblioteca alla rassegna, l'estratto è molto accattivante!

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  4. Bello questo tuo excursus, per quanto come scrivi limitato agli esempi più noti. Anch'io mi lascio invadere dal fascino delle biblioteche narrate in vari romanzi. Appena ci si addentra in una biblioteca sapientemente narrata da un buono scrittore, automaticamente si tende a essere colti dalla sensazione di un "pieno" che affascina, aumenta la nostra curiosità e si fa strada il mistero. Come il labirinto, spesso anche la biblioteca è luogo di "smarrimento" (vedasi il Daniel che tu citi, il quale nella Biblioteca dei libri dimenticati segna con tacche il suo percorso come un filo d'Arianna).
    Luz

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    1. Sottoscrivo: uno smarrimento fisico se parliamo di grandi biblioteche (ma anche piccole, se penso alle mie scalate agli scaffali alla ricerca di libri semisconsciuti per la tesi) e, soprattutto, psicologico... la passeggiata o l'ammirazione dell'appassionato lettore fra i volumi possono diventare vera e propria estasi!

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  5. Ah, le biblioteche immaginarie... mi fanno sempre venire gli occhi a cuore :D Quella di Hogwarts è il mio sogno proibito.

    A me viene in mente subito, comunque, la biblioteca di Babele del caro Borges, e una biblioteca reale, che però purtroppo noi possiamo solo immaginare: la magnifica antica biblioteca d'Alessandria.

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    1. Borges va ufficialmente aggiunto all'elenco, dovrei approfondire l'argomento! Quanto ad Alessandria (paradiso proibito di ogni bibliofilo) e ai libri perduti, sto pensando ad un nuovo post che possa contemplare qualche considerazione a questo proposito, da aggiungere ad un precedente articolo sulla sopravvivenza dei manoscritti antichi.

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    2. Mi sembra un'ottima idea! Io lo leggerei volentieri.

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    3. Ho già l'idea in mente, ma rimando il post a dopo le vacanze, quando sarò ricaricata! ;)

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  6. Direi "La biblioteca di Babele" di Borges. Una curiosità, nel tuo post dici: "Conosciuta a tutti gli studenti italiani che si sono sorbiti la lettura integrale dei Promessi sposi ..."

    "sorbiti" lo dici sarcasticamente oppure anche per te è stata una croce? Trovo stupendo l'ironico passaggio che hai citato su Don Ferrante ...

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    1. Un sarcasmo mediato dalla consapevolezza dell'importanza del romanzo: da studentessa, come molti, ho trovato un supplizio la lettura dei Promessi sposi e anche ora, pur riconoscendo il ruolo essenziale del testo e del suo autore nella storia letteraria italiana, comprendo benissimo che il modo di scrivere di Manzoni e il moralismo della storia possano tediare gli allievi, tanto più se costretti a leggerlo. Detto ciò, credo che passi come questo su Don Ferrante, ma anche molti altri su Don Abbondio o la monaca di Monza si possano pienamente apprezzare solo prestanto attento occhio all'ironia, ben diversa da quella che ci aspettiamo oggi e difficile da cogliere ai 15 anni in cui la lettura viene di norma somministrata...

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  7. Dalle biblioteche reali e immaginarie che hai mirabilmente descritto il mio pensiero vola a quelle fantastiche ma irrimediabilmente perdute: Alessandria d'Egitto.

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    1. Ah, la grande Alessandria: una collezione sterminata e imprescindilie, che meriterebbe uno spazio a sé! Come ho fatto nella risposta a Camilla, preannuncio anche a te l'idea di un futuro post dedicato alle sorti di molti libri che non possiamo leggere e, se ti interessa, ti lascio il link al post che ho dedicato alla dinamica che ha portato a conservare o perdere i manoscritti del passato.

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  8. Proprio nelle mie corde...un sapiente viaggio tra ..i contenitori di cultura, le biblioteche!!! Anche per me un viaggio da non perdere..
    Simonetta

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    1. Inoltre è uno di quei viaggi da cui si torna più ricchi che mai!

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