Sul curriculum meglio avere una catastrofe

Non è la prima volta che mi trovo a dire che il Paese in cui viviamo è un mondo alla rovescia, ma, a costo di essere ripetitiva, mi sembra che solo questa definizione possa spiegare ciò che vediamo quotidianamente: situazioni paradossali fatte passare per normali quando bisognerebbe provvedere a porvi rimedio fino alle conseguenze estreme.

Gli antipodi

Il caso della settimana, neanche a dirlo, riguarda Schettino, il capitano che ha abbandonato la nave, colui che ancora, pur ricomprendo il più alto grado di dirigenza a bordo della Costa Concordia, rifiuta di riconoscere la propria responsabilità circa il naufragio, le vittime e i conseguenti danni ambientali. Il suddetto elemento, come noto a tutti, è intervenuto alla Sapienza di Roma per parlare agli studenti di un master a proposito della gestione del panico. Per la serie "da che pulpito". Ora, si è detto che la notizia sia stata gonfiata a dismisura, che la sua non è stata, come inizialmente titolato dalla stampa, una lectio magistralis (e ci mancherebbe?!), bensì una testimonianza chiesta da un docente (ma bravo!). Il punto non cambia: è stato ammesso a parlare in una struttura destinata all'educazione e alla formazione di futuri professionisti il primo imputato di omicidio plurimo e disastro ambientale del disastro Concordia. Indipendentemente dalle responsabilità effettive (era o non era lui in plancia, è o non è tornato sulla nave ecc.), Schettino era il responsabile della nave, della sicurezza e dell'evacuazione e non ha compiuto il suo dovere: una negligenza che è costata la vita a 32 persone. Io non dico che si debba lapidare quest'uomo, ma perché diamine ammetterlo in una Università come una star? Vogliamo anche dargli il Nobel per la pace, visto che ci siamo? Altra storia è poi la totale mancanza di decenza nell'accettare un invito che era in partenza improprio, ma credo che essere ricordato per la felicità delle sue uscite non sia lo scopo dell'esistenza di Schettino.
Ma questo è un caso, sebbene sia quello che fa più rumore. Il nodo della questione è che in Italia coloro che ottengono visibilità, rispetto, e onorificenze sono sempre più spesso le persone che hanno trascorsi torbidi, che si sono macchiati di crimini più o meno gravi contro privati cittadini o contro lo Stato e chi ha peggio condotto i ruoli ricoperti nel corso della propria carriera. Chi ha mandato in fallimento le banche ha ottenuto incarichi in istituti ancor più importanti, chi si è macchiato di tangenti e corruzione in regione è passato in Parlamento con tanto di vitalizio, chi ha compiuto omicidi o atti terroristici diventa la star televisiva dell'anno e non perde l'occasione di fare un'ospitata all'ennesimo talk-show di D'Urso&co. (il racconto che scrissi qualche anno fa è, ahimé, sempre più veritiero) e chi evade il fisco per milioni è premiato con una riduzione della cartella esattoriale o con un programma tv confezionato su misura, perché, se sei un guru della bella vita o un calciatore, mica devi pagare proprio tutte le tasse, anzi, spesso i tuoi fan si mobilitano per giustificarti come fossi un martire.
Dall'altra parte ci sono tante persone più o meno giovani che vivono onestamente, fanno il loro lavoro o sudano per cercarne uno, si assumono le proprie responsabilità senza possibilità di vedersi perdonare una distrazione e contribuenti onesti che vengono vessati come fossero i peggiori delinquenti per un'inesattezza minima nella dichiarazione dei redditi. Gente che per ottenere anche solo un colloquio di lavoro deve passare attraverso stage a gratis e conseguire titoli di studio e certificazioni a non finire o che per sostenere un concorso pubblico deve gettarsi nel tritacarne di esami perpetui, bollettini, bolli e versamenti.

Il mondo alla rovescia in una stampa popolare

Ma Schettino no. Lui entra a fare il testimonial di un contenuto didattico senza alcun merito professionale e senza un titolo per parlare a degli studenti universitari (anche i corsi di base dovrebbero essere affidati quanto meno ai dottorandi). Ha però nel suo curriculum una catastrofe, e questo, agli occhi di parte della società, lo qualifica. Così come è qualificato a patecipare all'amministrazione pubblica un condannato per evasione o come si accetta che ai vertici dello sport siano ammessi personaggi che hanno un'esperienza professionale e umana fatta di insulti, arroganza e falli reiterati.
Ecco la traduzione del termine meritocrazia in questo Paese: un affronto non solo alle vittime di simili irresponsabili, ma anche a tutti coloro che sono ancora capaci, pur con tutte le difficoltà poste dagli eventi, di nutrire fiducia nei valori del rispetto, dell'impegno e del decoro.

C.M.

Commenti

  1. Cara compagna di viaggio e di incazzature, come ti capisco...
    e rimane un fatto grave e indecoroso, come dici tu, anche al di là della notizia pompata dai media e dallo sdegno generale dei lettori non appena hanno appreso la notizia (ci credo!). E' che oggi non fa poi troppa fatica a prendere per vere certe assurdità, siamo stati abituati, e continuiamo ad esserlo, al peggio. Il talento oggi non conta, contano i like su facebook, quanto "attira" la tua fama, sudicia o brillante, poco importa. Ahimè.
    Schettino docet!

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    1. Già, in questi casi mi viene in mente che la nota massima "Che se ne parli bene o male, l'importante è che se ne parli" ha segnato in negativo la nostra percezione di tanti fenomeni: se ne se ne deve per forza parlare si finisce per considerarli dati di fatto, per sancire la loro appartenenza alla normalità, a ciò che deve essere accettato. Invece certe cose andrebbero proprio cancellate, in una sorta di damnatio memoriae irreversibile.

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  2. ...non è molto diverso da Renzi che ci viene a dare lezioni di economia in tivvù. Cosa vuoi farci? Viviamo in un paese dove abbiamo un ministro della sanità che ci viene a parlare di Ebola sostenendo che non c'è nessun pericolo (sebbene non mi risulti che la signora Lorenzin sia laureata in medicina....).

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    1. A volte ci si aspetta almeno la decenza del silenzio, invece queste persone continuano a riempire i nostri giornali e le nostre tv con la loro incompetenza o inadeguatezza... hai ragione, non si può proprio farci niente, e mi rode non riuscire ad astrarmi in modo stoico...

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  3. È un paese orribile nostro, dedito al pettegolezzo e a riabilitare i delinquenti. L'onestà e la meritocrazia sono suole per le scarpe. Per avere un lavoro devi aver per forza trascorso un periodo all'estero anche se non si fa nulla o diventare una star di youtube (scusa se divago sul tema) altrimenti non va bene.
    Quello che successo ieri, notizia gonfiata o sgonfiata, è indicibile. E il docente che si è premurato di chiamare quell'omicida vigliacco fare bene a dimettersi e lasciare la cattedra a qualcuno più competente e non stupido.

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    1. Sono perfettamente d'accordo, persone come Schettino non troverebbero spazio se non ci fossero tanti stolti che glielo procurano in maniera così plateale.

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  4. Il problema è proprio questo, che la massa è stupida e si lascia pilotare e condizionare dai furbi che sono al governo, o dalle notizie create ad arte o dalle mode del momento. Se tutti, ma proprio tutti, cominciassero finalmente a svegliarsi e a ragionare come hai fatto tu in questo post, che gronda verità da ogni parola, le cose un po’ alla volta comincerebbero a cambiare anche nel nostro paese. Certo, ci vuole non solo consapevolezza ma anche coraggio e soprattutto voglia di attivarsi. Ma l’italiano medio, ahimé, è pigro non solo fisicamente ma anche moralmente, magari anche si indigna per un secondo quando sente certe notizie alla televisione, ma poi gira subito canale per vedere la squadra del cuore o il telefilm preferito e dimentica tutto in fretta. Salvo poi lamentarsi il giorno dopo al bar con gli amici del governo o del solito fattaccio, ma sono lamentele mai seguite da buoni propositi e che quindi lasciano il tempo che trovano… Fin che la massa continuerà a vivacchiare strascicando i piedi in questo modo, nulla cambierà a livello sociale, culturale o politico, perché la buona volontà dei pochi non può essere sufficiente.

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    1. Quanto hai ragione, Alessandra! La professione prevalente degli Italiani è spesso quella del lamentatore e ad essa segue però la totale ineriza: non si va a votare, non ci si interessa della vita del proprio paesino (se non per spettegolare e dare giudizi suglia ffari privati della gente) e non ci si informa realmente, nonostante la rapidità con cui si può accedere a certi dati. Si prende una notizia e, simulando uno scandalo che altro non è che l'ennesima occasione per brontolare, si fa passare la giornata fino all'arrivo del prossimo idiota che ne combinerà una.

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  5. E' diventato famoso grazie ad una strage di cui è responsabile. Di conseguenza, essendo italiano, assurgerà alla gloria.

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    1. Già, putroppo in Italia si ricordano coloro che si comportano nel modo peggiore, sempre e comunque...

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