Aurora dalle rosee dita

L'apparizione del giorno ha sempre destato grande fascinazione, al punto che l'aurora è uno dei temi più celebrati dall'arte, dalla poesia e dalla musica, dai versi ungarettiani di Mattina al risveglio dei suoni nel Mattino di Grieg. Il sorgere del sole rappresenta da sempre un sentimento di sopravvivenza, lo spegnersi delle angosce che scendono col buio della notte, la speranza di una rinascita e di un giorno migliore. Per Giacomo Leopardi il mattino è il momento in l'essere umano è più predisposto alla felicità, perché il riposo notturno ha lenito la sofferenza del giorno precedente, facendo subentrare ad essa la speranza di un avvenire migliore (va ricordato che per il poeta di Recanati nella speranza e nell'attesa c'è l'unica forma di felicità concessa all'uomo): ne è un esempio il Canto del gallo silvestre, che fa parte delle Operette morali.
Coppa di Douris, V sec. a.C., Parigi, museo del Louvre
Fin dall'antichità l'irrompere della luce ha alimentato la percezione di un discrimine fra la vita e la morte, la paura e la serenità, l'ignoto e la sicurezza. In questo senso dobbiamo interpretare anche l'insistenza, nell'epica, dell'esametro formulare che rappresenta l'aurora, Eos: «Quando mattutina apparve Aurora dalle rosee dita» (ἦμος δ᾽ ἠριγένεια φάνη ῥοδοδάκτυλος Ἠώς), nonché l'importanza di questa divinità nel pantheon greco, spesso affiancata al Sole e custode dei cancelli che esso deve attraversare per sorgere. Eos fa parte della stirpe dei Titani, in quanto figlia di Iperione e Teia assieme a Elio e Selene; fra i suoi amori vanno annoverati Ares, Cefalo e Titone: il secondo padre di Fetonte (anche se una più celebre versione del mito gli attribuisce come madre Climene), il terzo di Memnone, caduto a Troia combattendo contro Achille.
L'iconografia di Eos rispecchia i caratteri riassunti da Karoly Kerényi: braccia e mani rosee (così come la descrive Omero), una veste color zafferano e un paio di grandi ali sulle spalle. L'Aurora non rappresenta solo un momento del mattino, bensì il giorno stesso, tanto da potersi considerare «un duplicato gemminile del Sole e allo stesso tempo una sorella selvaggia e sfrenata di Selene» (Gli dèi e gli eroi della Grecia, Parte I, cap. XII, 3). Ella precede il Sole e talvolta viaggia su un proprio carro.

Cratere con Eos sul carro, V sec. a.C., Berlino, Collezione di arte antica

La vediamo con questi attributi già nella ceramografia attica. Due esempi significativi sono la kylix di Douris con il fondo recante il motivo di Eos che sorregge il corpo di Memnone, dove la caduta del cadavere con le braccia penzoloni è controbilanciata dalla presenza delle ali lungo il diametro e un cratere berlinese in cui, secondo una rigida simmetria, la dea è ripresa frontalmente, con i due cavalli che si fronteggiano.
Occorre aspettare il XVII secolo per assistere ad un florido recupero della figura di Eos, figura che soccombe di fronte alla maggior solennità delle divinità olimpiche. A questo periodo le due più celebri raffigurazioni di Aurora. L'Aurora dipinta da Guido Reni, sulla volta del Casino Pallavicini di Roma fra il 1613 e il 1614 introduce un nuovo elemento nel corredo di Eos: i fiori che si schiudono al mattino. In questo dipinto Eos ha in mano una corona floreale ed è vestita con abiti color ocra e zafferano e irrompe con la sua luce su un cielo azzurro e viola, aprendo la strada al caro del sole che avanza circondato dalle ore e stendendo come un sipario luminoso sul paesaggio.

Guido Reni, L'Aurora, Roma, Casino Pallavicini

Il Guercino, che riprende lo stesso soggetto otto anni dopo sul soffitto del Casino Ludovisi, sceglie invece di porre direttamente Eos sul carro, rappresentandola mentre sparge fiori attorno a sé e, allo stesso tempo, viene incoronata da un putto alato. Rispetto all'esemplare di Guido Reni, la luce appare più diffusa, il colore meno intenso e il tratto della nuvola meno definito e nel cielo vengono inseriti anche degli uccelli.

Guercino, L'Aurora, Roma, Casino Ludovisi

Ancora nel Seicento si colloca una nuova rappresentazione di Eos occupata a stendere fiori davanti alla quadriga di Apollo: nel dipinto di Gérard de Lairesse Apollo e Aurora del 1671 la dea è vestita di bianco e avvolta in un drappo aranciato; la resa appare molto più fredda e distaccata rispetto alle opere precedenti, soprattutto guardando all'espressione vuota di Eos e all'alterigia di Apollo, attorno al quale sembra dissolversi un mantello purpureo.

Gérard de Lairesse, Apollo e Aurora
Dopo la rappresentazione accademica di William-Adolphe Bouguereau del 1881 (in basso a sinistra), dove Eos è staccata da carri, corteggi e cieli, scende delicatamente a terra in un turbine di vesti candide, muta la tradizionale chioma bionda in una cascata di capelli castani e si tende ad annusare una calla, provengono dall'ambiente preraffaelita le raffigurazioni più interessanti dell'Aurora. Evelyn de Morgan, infatti, dedica più di un dipinto a questo soggetto, rappresentando Eos come un angelo che versa rugiada sui prati da un otre che tiene sulla spalla e che ha riconquistato i colori tradizionali della pelle e degli abiti, che sfumano dall'ocra al rosso: anche grazie al laccio che le circonda la chioma e alla lavorazione del panneggio e delle vesti raccolte attorno al corpo, la Eos dell'artista inglese (dipinta nel 1895, in basso a destra) appare molto più simile all'antenata greca che alle sue trasformazioni moderne.


Diversissima è invece la versione del 1877, Aurora Triumphans, in cui Eos non è più personaggio luminoso e attivo nell'apparizione della luce, ma è come liberata dall'avvento di tre angeli che assumono i suoi colori (la veste gialla, le ali rosse) e scacciano la Notte suonando le trombe; anche in questo caso si contrappongono un polo violaceo della Notte messa in fuga e voltata di spalle così da non essere riconosciuta e uno dorato, in cui, però, Eos, sotto la quale fiorisce un giaciglio di rose sembra non trovarsi a suo agio ed è come una prigioniera riscattata da una lunga sofferenza. Osservando il gesto degli angeli e l'abbandono di Aurora, non si può non pensare alla chiamata delle anime alla luce dei cieli da parte degli angeli immortalata in tanti dipinti, il più famoso dei quali è certamente il Giudizio Universale di Michelangelo sulla parete della Cappella Sistina: un'analogia che, unita all'epiteto di triumphans, che rimanda ad una dimensione fortemente religiosa della divinità sul male e sulle tenebre, sottolinea la valenza salvifica del giorno e dell'intero mito di Eos.

Evelyn de Morgan, Aurora Triumphans

C.M.

Commenti

  1. Una trattazione esaustiva e affascinante. Complimenti!

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    1. Grazie, Annalisa, sono contenta che sia stata di tuo interesse!

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  2. sì, bella la trattazione...e anche la citazione musicale: amo molto il Peer Gynt!

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    1. Non ho mai avuto l'occasione di vedere il dramma, ma le musiche di Grieg sono molto suggestive e Il mattino mi ha sempre dato la sensazione di poter vedere il sole che sale a poco a poco: quando, dopo il crescendo, esplode la sinfonia degli archi è come se la luce invadesse una pianura, illuminandola in maniera quasi accecante! :)

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  3. L'esametro greco sarà stampato nella mia mente finché campo, quindi immaginati con che curiosità ho cominciato a leggere il tuo post! :)
    Davvero ben scritto, come sempre. Non conoscevo il quadro di Bouguereau, la plasticità della posa mi ha colpita molto.

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    1. Trovo che sia una delle formule più affascinanti dell'epica; in generale mi colpiscono un po'tutte quelle che riguardano la natura e i fenomeni celesti, ma questa è a dir poco sublime!
      La versione di Bouguereau era ignota anche a me, l'ho incontrata come riferimento incrociato e mi è parsa interessante perché è diversissima da tutte le altre iconografie, non avendo dell'Aurora nemmeno il tipico biondo dei capelli e i colori caldi... forse un'influenza del fraintendimento che portava i neoclassici a credere che le effigi degli antichi fossero bianche come erano pervenute agli archeologi e collezionisti di XVIII-XIX secolo?

      Grazie per aver apprezzato il post, ti aspetto per i futuri percorsi! ;)

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  4. Un post davvero molto interessante e ben scritto. Complimenti.

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    1. Ti ringrazio, Laura! Oggi mi è tornato in mente per via delle splendide aurore rosate di queste ultime mattine.

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  5. Ottimo lavoro. Grazie di averlo condiviso. Luciana

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