Fiabe moderne: Frozen e Rapunzel

Nuovo appuntamento con il cinema questa settimana, per rendere omaggio al grandissimo Walt Disney, che nasceva proprio il 5 dicembre del 1901. Per intere generazioni di bambini e ragazzi, ma con notevole partecipazione anche da parte degli adulti, i film di Walt Disney hanno rappresentato e rappresentano tuttora il potere della fantasia, l'incanto delle grandi storie e sono sempre stati sinonimo di altissima qualità, al punto che si sono guadagnati 22 Oscar e 59 nomination.
In origine furono i classici, dalle numerosissime pellicole animate ispirate alle fiabe e alle leggende di ogni parte del mondo, il cui capostipite fu, nel lontano 1937, Biancaneve e i sette nani, ai film con attori in carne ed ossa o in cui si mescolavano personaggi reali e animati, fra cui l'esempio più noto è certamente Mary Poppins (1964), la cui genesi ha recentemente ispirato il film con Tom Hanks e Emma Thompson, Saving Mr. Banks (2013).
Chi di noi non si è stupito ed emozionato di fronte alle storie di coraggio, amicizia e amore rappresentate da La bella e la bestia, Il re leone, Dumbo, Mulan? Chi non ha canticchiato le immortali melodie firmate da Elton John o Phil Collins? I lungometraggi della Disney hanno distribuito l'allegria e il sano intrattenimento nel mondo dei giovani e dei meno giovani, nel rispetto del celeberrimo moto del fondatore «If you can dream it, you can do it».

Negli ultimi anni il volto della cinematografia Disney è profondamente mutato con l'acquisizione, nel 2006, della casa di produzione Pixar, specializzata in animazione digitale: la Disney si occupa a livello mondiale della distribuzione dei film prodotti da Pixar da Toy Story in avanti e anche grazie a questo marchio ha continuato a fare incetta di Oscar: fra gli ultimi, ricordiamo quello vinto nel 2009 con WALL-E, nel 2010 con Up e nel 2013 con Ribelle - The brave. Anche le produzioni disney extra-pixariane si sono ormai volte principalmente all'animazione digitale, con l'eccezione di La principessa e il ranocchio (2009), che strizza l'occhio ai cartoni più datati, riprendendo le fisionomie dei personaggi de La sirenetta, Peter Pan e Aladdin, guadagnando anche su questo versante enormi successi, culminati nell'Oscar 2014 assegnato a Frozen - Il regno di ghiaccio.
Sebbene il volto dell'animazione disneyana abbia subito tante trasformazioni e benché l'animazione cartacea susciti ancora oggi un fascino innegabile, è bello trovare tutta l'essenza della narrativa di Walt Disney anche nei capolavori recenti. Negli utlimi mesi ho avuto modo di vedere gli ultimi film di questa casa di produzione, Rapunzel - L'intreccio della torre e il già citato Frozen, rimanendo estasiata nell'incontrare di nuovo, dopo tanti anni, le emozioni del grandi classici. Assieme al pixariano Ribelle, questi due film compongono una sorta di trilogia al femminile: le principesse protagoniste non sono fanciulle indifese che attendono il loro principe azzurro, bensì giovani donne dotate di grande forza di volontà che compiono un cammino di formazione alla scoperta del valore della responsabilità e degli affetti più intimi.
Rapunzel, Merida (la protagonista di Ribelle), e le sorelle Elsa e Anna vivono soffocate da limiti imposti da ragioni diverse: la prima è stata rapita alla famiglia da una strega che usa la magia di cui è inconsapevolmente portatrice per mantenersi giovane, la seconda è insofferente agli obblighi richiesti dalla sua condizione di principessa, mentre Elsa e Anna sono separate dal pericolo che, involontariamente, Elsa, l'erede al trono di Arendelle, causa con una magia che si sottrae sempre di più al suo controllo.

Come in ogni storia classica, anche qui ad un certo punto avviene una rottura e la storia è un percorso alla ricerca della ricomposizione della frattura: Rapunzel vuole abbandonare la torre e scoprire il mondo e incontra sul suo cammino il ladro Flynn Rider, inseguito dalle guardie reali; Merida litiga con la madre, che la vorrebbe più tranquilla e raffinata, e chiede ingenuamente ad una strega un incantesimo che possa trasformare la regina Elinor, senza avere idea che la magia la trasformerà in un'orsa; Elsa, invece, fugge sulle montagne dopo che il suo popolo scopre, per un malaugurato caso, la devastazione del suo potere, gettando tutto il segno in un inverno perenne al quale la sola Anna, con l'aiuto del venditore di ghiaccio Kristof e del pupazzo di neve Olaf, si opporrà, nel tentativo di riconquistare l'affetto della sorella.
Nelle storie di queste eroine si trovano, trasposte in peripezie fantasiose e accompagnati da canzoni che richiamano i vecchi cartoni Disney, i valori e i sentimenti del passato adattati ad un nuovo stile di vita, in cui la stessa percezione del personaggio femminile subisce una metamorfosi che adegua le favole alla modernità. In Rapunzel e Frozen, inoltre, ritorna l'ispirazione fiabesca da cui erano nati i grandi classici, poiché le due pellicole nascono come liberi adattamenti, rispettivamente, della fiaba dei fratelli Grimm Raperonzolo e de La regina delle nevi di Hans Christian Andersen. 
Con questi film Disney è tornata a celebrare le proprie origine e, insieme, le belle storie nate dal genio di Walt e dei suoi collaboratori: con Rapunzel e Frozen, come con Ribelle, si afferma di nuovo la riflessione sull'autenticità, il coraggio e l'amore e il cinema d'animazione si riappropria del ruolo formativo che nell'era predisneyana apparteneva alle favole.

C.M.

Commenti

  1. Avendo un bambino, vengo spesso costretta a rituffarmi in queste meravigliose avventure disneyane. ;-) Oggi le tecniche d'animazione si sono talmente evolute che ogni volta è un vero e proprio spettacolo per gli occhi.

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    1. Hai proprio ragione: c'è da rimanere incantati! In questo modo il tuo bimbo ti permette di essere sempre aggiornata sul meraviglioso mondo Disney! :)

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  2. Da "Bella e la Bestia" in poi i film Disney non mi hanno più detto molto, non so perché.
    Forse il punto è "il libero adattamento": sono rimasta ferma al cartaceo - ho un vecchio libro dei Grimm zeppo di "dettagli truci" (mi è rimasta impressa la sorellastra che si taglia l'alluce per far entrare il piede nella scarpetta).
    Se da un lato apprezzo la crescita e la rivalutazione delle protagonisti femminili, che non aspettano il principe di turno, dall'altro percepisco che manca qualcosa. Il problema è che non ho ancora capito cosa...

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    1. Certamente l'adattamento è un aspetto che toglie alle favole quegli aspetti più macabri e duri che sono caratteristici, ma che forse al cinema produrrebbero un effetto troppo forte... È l'eterna questione della trasposizione cinematografica di un libro!

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