Il Silmarillion - J.R.R. Tolkien

Confesso che Il Silmarillion mi intimoriva non poco, per quanto da anni avessi una gran voglia di leggerlo. Essendomi avvicinata alla narrativa di J.R.R Tolkien ai tempi dell'uscita al cinema, ormai tredici anni fa, de La compagnia dell'anello (ebbene sì, sono fra quelli che hanno intrapreso l'avventura letteraria tolkeniana dopo l'avvio della storia cinematografica), ero curiosa di conoscere direttamente gli antefatti della trilogia, ma ero al contempo incerta di fronte ad uno stile per nulla semplice, per quanto straordinario: al tempo dei tre volumi dell'Anello, mi erano serviti quasi due anni per il completamento della lettura. Lo Hobbit ha poi ammorbidito il mio rapporto con la scrittura di Tolkien e, insomma, sono approdata a questa sorta di Bibbia della Terra di Mezzo.

Con grande stupore, ho trovato in questo libro, contro ogni aspettativa, una mano più compilativa che narrativa, ma non in stile puramente elencativo, bensì con un genuino sapore di epos che non poteva che incantarmi: nelle pagine del Silmarillion, Tolkien narra le vicende di Eä (l'universo) e Arda (il mondo) dalla sua creazione ad opera di Eru/Iluvatar e delle divinità minori dei Valar (dette Ainur insieme ai minori Maiar, di cui fa parte Sauron) da lui generate (fra queste Manwë, il ribelle Melkor/Morgoth, Ulmo e Aulë), fino alla distruzione dell'unico anello ad opera di Frodo il Mezzuomo; questi ultimi avvenimenti sono però trattati in modo rapido e sommario, essendo il nucleo de Il Signore degli Anelli.
Sebbene la comprensione del testo sia talvolta alquanto difficoltosa per i numerosi nomi, per il fatto che uno stesso personaggio o luogo sono noti con più di una denominazione e per l'articolata geografia del Beleriand (le terre ad ovest dei Monti Azzurri, oltre i quali si trovano l'Eriador e la Contea), Il Silmarillion, che deve il suo titolo alle mitiche gemme dai poteri straordinari create da Fëanor, sottratti dal malvagio Melkor/Morgoth e infine spariti nel nulla, è in realtà un testo di ampio respiro, ma conciso ed essenziale, che, nel suo stile scarno e talvolta ripetitivo (con scene-tipo o aggettivi costantemente riutilizzati), ricorda proprio la formularità e la solennità dell'epica. 
Il mondo descritto nel Silmarillion e i suoi personaggi costruiscono un'intricata rete di racconti che si intersecano uno con l'altro e in cui emergono grandi personalità, come l'eccezionale Umano Beren, con la sua commovente storia d'amore con l'Elfa Luthien, da cui sarebbe disceso Elrond, la potente Maia Melian, che con il suo incantesimo protegge il Doriath, l'eroico ma tracotante Fëanor, il valoroso Turin Turambar, privato dei genitori e miracolosamente sopravvissuto allo scontro col drago Glaurung per poi uccidersi di fronte alla rivelazione che la sposa Níniel altri non è che la sorella perduta.
Il racconto si fa sempre più interessante a mano a mano che ci si avvicina agli ultimi capitoli, dedicati alla superbia dei Numenoriani, Uomini beneficiati col dono di una lunghissima vita dai Valar, ma irretiti da Sauron al culto di Morgoth e desiderosi di un'immortalità pari a quella degli Elfi, al punto da voler dare l'assalto alla sede degli dei, il Valar a loro precluso, attirando l'ira di Manwë, che scatena una tempesta e fa sprofondare le terre di Numenor sotto il mare; dalla tragedia, che richiama evidentemente le sorti di Atlantide e, in parte, il Diluvio biblico, si salvano soltanto il puro Elendil e i suoi figli Isildur e Anárion, futuri fondatori del regno di Gondor e delle città di Minas Ithil (che, presa dagli Spettri dell'Anello, diventerà Minas Morgul) e di Minas Anor (la futura Minas Tirith), che avrebbe ospitato l'ultimo germoglio dell'albero bianco del Telperion. 
Le pagine seguenti ospitano il racconto della divisione degli Anelli del potere, dell'avvento degli Istari (Mithrandir/Gandalf e Curunír/Saruman) e dei tentativi di opposizione da parte di costoro, assieme agli Elfi di Elrond e Galadriel, al ritorno di Sauron, che si insedia a Dol Guldur e getta la sua cancrena di morte su Bosco Atro; queste ultime sono le vicende si collocano sullo sfondo lontano della più leggera storia de Lo Hobbit e che la trilogia cinematografica dedicata a quest'ultimo romanzo ha parecchio intensificato.
Sebbene talvolta tacciato di pesantezza, Il Silmarillion, cui Tolkien lavorò per tutta la vita, mi è parso, delle tre opere dedicate alla Terra di Mezzo che ho letto finora, la più affascinante: sarà certamente lo spunto per riprendere Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, forte di tutte le informazioni aggiunte da questo piccolo, grande epos.

C.M.

Commenti

  1. E' li che mi guarda dalla libreria e mi intimorisce un po'...

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    1. Mi sono accinta alla lettura con la tua stessa perplessità, ma ne sono uscita con un gran dispiacere di averla terminata. Se hai amato la trilogia, ti piacerà anche questo (io non esito a preferirlo)! :)

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  2. L’avevo regalato a mio nipote appassionato di Tolkien. Sai perché io non l’ho mai letto? Mi spaventano tutti quei nomi, quando sento mio nipote mi viene il mal di testa, però con la sua recensione e dopo il tuo post sarà inserito nella lista dei libri da leggere...già stracolmo…. Auguri per l’anno nuovo

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    1. Come scrivevo nella recensione, l'aspetto "nomenclature" è particolarmente ostico, ma le edizioni (almeno la mia) sono fornite di un indice salvatore! Se è solo questo che ti preoccupa, vai tranquilla con la lettura! Grazie e tanti auguri di un felice 2015 anche a te!

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  3. Io ci ho provato un paio di volte, ma mi sono puntualmente arenata al capitolo tre... Da quel poco che ho letto e che mi hanno descritto, è sicuramente un libro bellissimo, però va affrontato con lo spirito giusto. Io sto tutto il giorno sui libri dell'università e la sera spesso non ho la forza di leggere nemmeno la più banale narrativa, quindi questo non è il momento più adatto, per me. Spero che un giorno riuscirò ad avvicinarmi a quest'opera disponendo della concentrazione necessaria!

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    1. In effetti ci sono libri che vanno affrontati a mente libera... questo per me è servito a staccare, mi sono rilassata molto, ma ammetto che non affronterei la trilogia in periodo di impegni e stress. Il bello dei libri, però è che sono sempre lì, pronti ad accoglierci quando siamo pronti!

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  4. Pensa che io li ho letti in ordine cronologico degli eventi narrati! Ho apprezzato moltissimo Il Silmarillion, più del Sda. Peccato solo che non l'abbia completato Tolkien sr.

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    1. I grandi autori hanno sempre qualche incompiuto nel curriculum! ;)

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