Promenades Provençale #3: anche l'anima vuole la sua parte

Una consistente parte del mio viaggio in Provenza è stato occupato dalla visita a chiese e abbazie, che in ognuno dei paesi e delle città in cui mi sono fermata hanno rivelato qualcosa di pittoresco e ricreato atmosfere lontane nel tempo. Insomma, non mi sono immersa solo nell'arte e nella letteratura, ma anche nella storia delle comunità religiose, che hanno lasciato anche qui, come nel nostro Paese, maestosi segni della loro presenza, anche se alcuni sono stati pesantemente danneggiati dall'ondata di requisizioni giacobine.
Iniziamo con l'Abbazia di Senanque, a Gordes, nella Valchiusa. Si tratta di un complesso tanto piccolo e isolato quanto famoso, immortalato in centinaia di foto e cartoline con la distesa di lavanda che accoglie il visitatore che vi si avvicini. Purtroppo in agosto e, in particolare, con un'estate calda come quella di quest'anno, della lavanda si sentiva il profumo ma non si vedeva il colore, ma questa abbazia cistercense del XII secolo mantiene anche senza il viola dei fiori un'atmosfera di serenità che ci porta indietro nel tempo.

Abbazia di Senanque a Gordes

Ad Arles sono tre le chiese che mi hanno maggiormente affascinata. Innanzitutto la centralissima Saint Trophime, di epoca romanica (XII secolo), fino al 1801 sede dell'arcidiocesi di Arles, poi declassata a chiesa parrocchiale, con lo spostamento della cattedra episcopale ad Aix-en-Provence. La chiesa fu costruita sull'antico sito di una basilica dedicata a Santo Stefano già nel V secolo e rimaneggiata fino al XV secolo, per diventare, in epoca rivoluzionaria, "Tempio della Ragione", fatto che spiega anche le simbologie di alcuni affreschi, oltre che la scomparsa dei paramenti originari. La chiesa è intitolata a San Trofimo, martire sepolto negli Alyscamps e poi traslato nella cattedrale.

Arles, Place de la République

Arles, facciata di Saint Trophime

Nella necropoli degli Alyscamps dipinta da Van Gogh e Gauguin e citata addirittura da Dante in Inf. IX, 112-117 come termine di raffronto per la descrizione delle tombe della Città di Dite, è presenta invece la chiesa di Saint Honorat, fondata dai monaci marsigliesi di Saint Victor nell'XI secolo e parzialmente ricostruita, senza essere completata, nel secolo successivo. Oggi ne restano soltanto le rovine e i segni della monumentale architettura di un luogo che proprio all'abbandono deve la sua atmosfera pittoresca.

Arles, rovine di Saint Honorat agli Ayscamps

Fuori Arles, invece, sorge la poderosa Abbazia di Montmajour, patrimonio mondiale dell'umanità, che appare più come un castello che come un luogo di culto, grazie alla sua struttura e alla presenza di una grande torre. Il nucleo del complesso, che, come abbiamo già visto, ha ispirato diversi dipinti di Van Gogh, fu creato dai monaci benedettini nel X secolo, ma venne incrementato durante la Guerra dei cento anni (1337-1453) e nel XVIII secolo, con la realizzazione del nuovo monastero ad opera dei riformatori dell'ordine di San Mauro. Il risultato di questa lunga evoluzione è un edificio gigantesco e dalle architetture ciclopiche, che travolge con la sua possanza e che, tuttavia, ispira anche il raccoglimento grazie al suo piccolo chiostro e al particolare cimitero, con le nicchie tombali scavate direttamente nella roccia della montagna, sotto l'occhio vigile della torre Pons de l'Orme.

Arles, interno del chiostro dell'abbazia di Montmajour

Arles, chiostro dell'abbazia di Montmajour

Spostandoci ad Aix-en-Provence, immancabile è la visita alla cattedrale di Saint Sauveur, uno dei luoghi spesso frequentati da Paul Cézanne. La chiesa fu edificata nel V secolo sulle fondamenta di un antico tempio dedicato ad Apollo e rimaneggiata fino al XVIII secolo; ciò spiega la commistione di stile romanico e gotico. All'interno gli elementi di maggior fascino sono il battistero, risalente alla fine del XII secolo, caratterizzato da un alto colonnato che sostiene una cupola e dai residui degli affreschi medievali, le variopinte vetrate e il chiostro.

Aix-en-Provence, Cattedrale di Saint Sauveur

Aix-en-Provence, cupola del battistero della cattedrale

Aix-en-Provence, vetrata della cattedrale

Fra le più note chiese della Provenza è annoverata Notre Dame de la Garde, che sovrasta Marsiglia ed è visibile quasi da ogni punto della città. Essa domina il bacino del Porto Vecchio con la struttura edificata nell'Ottocento sul sito di un precedente luogo di culto dedicato alla protettrice dei naviganti. In stile neobizantino come la Cathedrale de la Major, Notre Dame de la Garde è un edificio basilicale con una volta e pareti riccamente decorati e con un campanile sormontato dalla statua della Madonna con il bambino; i numerosi ex-voto incisi sulle lastre appese nelle cappelle della basilica e della cripta inferiore testimoniano l'antica vocazione di santuario e la tradizionale ritualità di coloro che, dovendo prendere il mare, si rivolgevano alla Vergine per ottenerne la protezione.

Marsiglia, Notre Dame de la Garde

Marsiglia, Notre Dame de la Garde, interno

Marsiglia, Cathedrale de la Majour

Ben diversa da Notre Dame de la Garde e dalla cattedrale è l'abbazia di Saint Victor, già citata come madre di Montmajour e anch'essa caratterizzata da un'architettura poderosa, fortificata con l'aggiunta di torri che ne mascherano la funzione religiosa, e da interni essenziali e raccolti.

Marsiglia, Abbazia di Saint Victor

Tante chiese diverse, dunque, e certamente solo una piccola parte di tutti i luoghi di culto che si possono incontrare nella splendida Provenza. Fra questi edifici, quello che mi ha maggiormente colpita è stata forse l'abbazia di Montmajour, per la sua grandezza e per la posizione elevata, oltre che per il rigore e la disciplina che ispirava, ma non meno bella è risultata l'abbazia di Senanque, appartata fra tornanti e vegetazione proprio come un antico eremo.
La quarta e ultima Promenade avrà ben poco di discorsivo: lascerò parlare le immagini, selezionando per voi gli scatti più magici di questa vacanza che ha l'unico difetto di essere giunta al termine! 

C.M.

NOTA: Le foto raccolte in questo post e in tutta la serie delle Promenades Provençale sono di mia realizzazione.

Commenti

  1. Fantastiche foto Cristina.I monumenti religiosi francesi sono meravigliosi come è bellissima l'abbazia di Montmajour, che non conoscevo ma mi è rimasta subito impressa per la sua imponenza.Ma davvero notevoli tutte.

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    1. Sono luoghi magici, mi dispiace solo non aver potuto vedere tutto quanto la zona mi offriva, ogni giorno mi rendevo sempre più conto che una settimana non mi sarebbe bastata e che, nonostante le marce serrate, inevitabilmente qualcosa restava indietro...

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  2. ci capitò di arrivare a Senanque il pomeriggio di un mercoledì della settimana santa, quando i monaci davano inizio alle celebrazioni pasquali. impossibile la visita accurata dell'interno della chiesa, ma rito e canti indimenticabili

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    1. Anche nel mio caso la messa ha impedito la visita, ma non per questo l'esperienza a Senanque è stata meno piacevole!

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  3. Sei una piacevole scoperta, Cristina, e leggerti è un piacere. sembra poi di accompagnarti nelle tue visite o nei tuoi viaggi. Mi onoro, da poco, di avere il tuo blog tra quelli che seguo.
    Silvano C, alias Asphelo Rod. (il mio blog è facile da trovare, con quel nome che mi sono dato...)

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  4. Molto belle queste tue Passeggiate provenzali (o meglio scarpinate), che dall’arte all’architettura non si sono lasciate sfuggire nulla. Una vera e propria vacanza all’insegna della cultura. Magnifiche anche le foto.

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    1. Non passa giorno che non le rimpianga, come del resto accade sempre quando ci si lasciano alle spalle luoghi speciali... le foto sono un modo estremamente superficiale per portarne con me il ricordo, per questo a volte mi inchiodo nel mezzo di una camminata per fermare un particolare che mi ha colpito. Secondo alcuni la fotografia turistica ci ha tolto la capacità di osservare e apprezzare ciò che vediamo nel momento in cui lo abbiamo di fronte; nel mio caso vale l'opposto, almeno se sono io a scattarle, scegliendo il mio punto di vista, quello che deve entrarci e quello che non ne può far parte. E poi ci sono i particolari irraggiungibili, e lì bisogna accontentarsi della memoria, finché regge o fino al prossimo viaggio!

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