Inside Out (Pete Docter e Ronnie del Carmen, 2015)

Il magico mondo Disney - Pixar rivive in questi giorni nelle sale cinematografiche italiane grazie a Inside Out, un film di animazione divertente e profondo come sono da sempre i prodotti di questi due colossi riuniti dal 2006. Pixar, infatti, con la sua animazione computerizzata, raccoglie una tradizione di storie e valori inaugurata nel 1937 dal lungometraggio Biancaneve e i sette nani. Da allora, infatti, Disney ha regalato a grandi e piccini sogni, fantasie e un intrattenimento piacevole e sano, trasformandosi, grazie alla sua capacità di trasmettere messaggi universali, nella versione moderna delle fiabe e delle favole antiche.

 
Inside Out, diretto da Pete Docter e Ronnie del Carmen, è, però, una fiaba molto particolare. Non è ambientata in un paese molto lontano e in un tempo indefinito, bensì in un luogo che ci è molto familiare, per quanto difficile da sondare e comprendere: la mente. Precisamente, la gran parte della storia si svolge nella testa della dodicenne Riley, in cui risiedono, fin dalla nascita, le Emozioni, personificate nella solare Gioia (variopinta e luccicante), nella goffa Tristezza (blu), nella sottile Paura (viola), nell'altero disgusto (verde) e nell'infiammabile Rabbia (rosso). Sono questi cinque personaggi che, giorno dopo giorno, osservando e vivendo attraverso gli occhi di Riley (il Quartier Generale), governano la sua psiche, suggerendole come agire attraverso una console di comando e preservando i suoi ricordi, che assumono la forma di sfere del colore dell'emozione di cui sono investiti. I ricordi più importanti e fondamentali per l'identità di Riley vengono gelosamente custoditi fra i Ricordi-base e alimentano le isole che sorgono intorno al Quartier Generale, sede della personalità; per Riley, queste isole sono la famiglia, l'onestà, l'hockey, l'amicizia e la giocosità. I ricordi meno importanti, invece, vengono stivati in un archivio labirintico nei pressi delle isole che, periodicamente, viene svuotato delle sfere divenute incolori che finiscono, come tutto ciò che diventa obsoleto per la mente, nella discarica, un abisso senza ritorno al di sotto delle isole, che le separa dal Quartier Generale.

A dirigere la vita di Riley e a far da leader fra le Emozioni c'è Gioia, attiva tutto il giorno e tutti i giorni per assicurare che il labirinto di Riley sia sempre colorato di giallo e oro e che i suoi Ricordi-base non siano intaccati da altro sentimento che la felicità. Ma l'improvviso trasferimento della famiglia di Riley dal Minnesota a San Francisco, in una piccola casa per nulla accogliente e in una nuova scuola in cui la ragazzina non può che sentirsi continuamente sola e impaurita, provocano un'alterazione dell'equilibrio emotivo. Tristezza, infatti, nonostante i tentativi di Gioia di escluderla dalla console, tocca i Ricordi-base di Riley, facendoli diventare blu, quindi pieni di malinconia. Segue un momento convulso, nel corso del quale viene attivato il tubo aspirante che trasporta i ricordi dal Quartier Generale all'archivio: i Ricordi-base vengono inghiottiti e, con essi, anche Gioia, che tenta di salvarli, e Tristezza. Le due Emozioni si ritrovano oltre l'abisso, nel cuore del labirinto, decise a riportare al Quartier Generale i Ricordi-base per evitare che la personalità di Riley si spenga, ma in breve le isole iniziano a crollare e la corsa per ritornare alla base diventa piena di ostacoli e imprevisti. Gioia e Tristezza incontrano Bing Bong, l'amico immaginario di Riley e, da lui guidate attraverso Immagilandia, cercano di raggiungere il treno dei pensieri che collega l'archivio al Quartier Generale: passando per la fabbrica dei sogni (un modernissimo studio cinematografico), il tenebroso subconscio e le pieghe del pensiero astratto, Gioia e Tristezza ci guidano nei meandri della mente, suggerendoci quanto sia difficile avere il controllo di tutta la nostra vita interiore e di quanto si perda per ciascun ricordo salvato.

Sembrano molti avvenimenti per un film di appena un'ora e mezza di durata, eppure Inside Out è tutto questo e dietro ogni storia che racconta ne emergono tante altre, mentre siamo bombardati da una pluralità di messaggi che vanno dal dolore della crescita e dell'ingenuità perduti all'importanza di appigli solidi nelle persone e nelle passioni, dalla consapevolezza che ciascun avvenimento ci segna profondamente alla certezza che ogni emozione è importante e irrinunciabile, in quanto dotata di una propria funzione.
Ecco perché Inside Out è un film complesso, forse poco adatto a bambini molto piccoli, ma perfetto per ragazzi e adulti, che, mentre vedono agire le emozioni, ne provano essi stessi all'ennesima potenza. Nell'evoluzione della vicenda (e non meno nel cortometraggio Lava che, come da tradizione, anticipa il film) si piange di gioia e di tristezza, si ride a crepapelle e ci si sente stringere il cuore dalla malinconia: Inside Out fa sentire vivo lo spettatore, pacificandolo con la propria psiche e rendendolo consapevole di quanto sia importante e mai scontato provare emozioni diverse e contrastanti.


C.M.

Commenti

  1. Ho visto il film. Ho letto recensioni (molte) positive e recensioni (poche) negative. L'aspettativa era alta. Io francamente non lo trovo un capolavoro come dipinto da qualcuno, così come non condivido le recensioni che accusano questo film di banalizzare la sfera emotiva, descrivendo processi mentali che non hanno nulla a che vedere con la realtà. E ci mancherebbe! Primo, si tratta di un film della Disney, che per natura dovrebbe rivolgersi ai bambini. Secondo: come conseguenza del primo punto, ovviamente bisogna cercare di semplificare, senza pretendere che le persone vadano al cinema per assistere ad un trattato psico-filosofico. Terzo ed ultimo: forse sarebbe meglio prendere un po'meno seriamente le cose e accettare di vedere un film che fa trascorrere sicuramente un'ora e mezza in serenità.
    Per cui, nonostante non sia per me un capolavoro, assolutamente da vedere.

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    1. Sono completamente d'accordo, fra l'altro sono fioriti discorsi assurdi anche sulle pagine dei giornali: qualche giorno fa leggevo (su Repubblica, mi pare) un'obiezione contro l'assenza, fra le Emozioni, della "Ragione"... ma, anche ammettendo (e non è possibile) che la razionalità sia un'emozione, perché sottoporre un cartone animato ad un ragionamento puntiglioso come se fosse la rappresentazione fedele della realtà? Possibile che gli adulti debbano imbrigliare nella loro logica gretta e quadrata anche un prodotto destinato all'intrattenimento, peraltro sano e istruttivo?

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  2. Esattamente, un po'di fantasia in più renderebbe la vita di ognuno di noi un po'meno grigia.

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