Ormai sapete quanto mi piacciano i dipinti di Van Gogh, vedete che li utilizzo spesso come immagini di accompagnamento ai testi e che mi piace rintracciare dei collegamenti fra la sua arte e la letteratura. Potete quindi immaginare la mia curiosità quando ho saputo della pubblicazione, da parte di Marcos y Marcos, del romanzo La vedova Van Gogh dello scrittore argentino Camilo Sánchez: finito dritto nella lista dei desideri, è arrivato sul mio comodino sul finire di ottobre e si è fatto divorare in tre giorni.

Il romanzo si apre con un fantasma che varca la soglia dell'appartamento dei Van Gogh a Pigalle, Montmartre. Theo è devastato dall'agonia e dalla morte dell'adorato fratello e per lui inizia un declino irreversibile verso la depressione e la morte. Johanna rimane sola con il figlio piccolo, quel Vincent che è il terzo del suo nome, dopo il pittore e il fratellino mai conosciuto di cui egli aveva dovuto tante volte leggere il nome al cimitero. Inizialmente quella dello spettro di Vincent appare una presenza ingombrante, che tende un velo di tristezza anche sul suo bambino e che toglie al marito ogni voglia di vivere, ma, poco alla volta, Johanna si aggrappa alla memoria e all'eredità dell'artista con tenacia, riconoscendogli un'importanza e una riconoscenza tale che nel 1914 farà traslare i resti del marito accanto a quelli del cognato. Il suo appartamento a Pigalle viene preso d'assalto da fanatici che vogliono distruggere i quadri di Vincent e la necessità di appoggiarsi agli affetti induce Johanna a tornare in Olanda. Qui ella fa portare numerosi quadri che conservava nella casa parigina, facendone l'arredo della piccola pensione a Bussum, fuori Amsterdam, dove cominciano ad essere ammirati e suscitano l'interesse dei borghesi facoltosi. Per Johanna Bonger l'arte di Van Gogh, legata ad una fine drammatica, è un nuovo inizio.
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Johanna Bonger (1862-1925) |
Al di là dell'indiscutibile piacevolezza narrativa, il libro di Camilo Sánchez ha un valore aggiunto che scaturisce dalle numerose figure che egli inserisce nel romanzo, da Henri de Toulouse-Lautrec al già citato Émile Bernard, da Paul Gauguin al critico Jules Renard e a molti altri, alcuni appena menzionati, diversi trasformati in personaggi veri e propri, anche se ogni loro apparizione è filtrata dalla lente di Johanna. Incontriamo in queste pagine anche la madre e le sorelle di Van Gogh, disinteressate all'opera del loro congiunto, ad eccezione di Wilelmina, presenza fondamentale per Johanna e il nipote, nonché accesa femminista e corrispondente, in vita, del fratello. Attraverso la voce di Johanna vediamo Van Gogh che osserva, crea e commenta le proprie opere, a volte in forma poetica, con dei versi suggestivi quanto le sue pennellate, facciamo luce sul suo animo travagliato, scopriamo le sue preferenze letterarie, conosciamo le sue reazioni disturbate alle critiche, soprattutto a quelle positive ed entusiaste, per lui così rare.
Consiglio dunque La vedova Van Gogh a tutti gli estimatori dell'arte di questo pittore e a tutti coloro che sono alla ricerca di quelle figure femminili che, in silenzio, continuando a fare le mogli, le madri e le sorelle, hanno offerto un contributo importante alla cultura di ogni tempo.
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Vincent van Gogh, Rami di mandorlo in fiore (1890) |
C.M.Johanna torna alle lettere.
È diventata un’ossessione, per lei, la corrispondenza del cognato: con il pudore di entrare in un’intimità altrui, si lascia trasportare, stupita, dall’intensità di una prosa che brucia ogni cosa al suo passaggio. Lettere scritte come chi va e viene, molto di fretta, da un altro luogo, a si trattiene giusto un istante, per raggiungere la precisione delle parole.
NOTE: Per approfondire la conoscenza di Johanna Bonger, suggerisco la lettura di Johanna Bonger, l'altro Van Gogh, pubblicato nel blog Appuntario.
Grazie Cristina per la citazione! Quasi per caso dopo il post che avevo scritto sulla Bonger era uscito questo volume e dalla tua recensione sembrerebbe un libro ben fatto e suggestivo. Di solito non amo le biografie romanzate, comunque me ne ricorderò.
RispondiEliminaLa storia è romanzata, ma non calca la mano sul romanzesco vero e proprio: il continuo riferimento ai documenti della Bonger e alle lettere dei Van Gogh mantiene la narrazione "pulita".
EliminaMi ispira tantissimo questo libro, sembra davvero una bella lettura :)
RispondiEliminaLo è, infatti: lo iperconsiglio! :)
EliminaConosco a grandi linee la figura di Johanna Bonger e il ruolo fondamentale che ebbe nella vita del pittore (da documentario): sono curiosa di leggere questo volumetto *__* Non disdegno le versioni romanzate se ben fatte, ovvero se accanto al (buon) intento divulgativo si mantiene coerenza rispetto alla storia vera e propria. Bel consiglio *_*
RispondiEliminaSe lo leggerai, ci tengo a conoscere la tua opinione in merito! :)
EliminaAvevo letto dell'importanza di Johanna nel processo che ha portato il nome di Van Gogh a essere quello che è oggi; mi piacerebbe molto leggere questo libro :)
RispondiEliminaPenso che per coloro che hanno questo prerequisito (la conoscenza, anche vaga, della Bonger) sia una lettura quasi necessaria! :)
EliminaL'ho apprezzato molto per i contenuti (la storia di una donna praticamente sconosciuta, ma vera protagonista del successo di Van Gogh) ma l'ho trovato poco coinvolgente
RispondiEliminaIn effetti non è il ritmo il punto forte della narrazione: più che altro è la curiosità di conoscere la storia di questo personaggio e il suo ruolo culturale che la lettura scorre veloce.
EliminaE' in wish list e mi sa che me lo autoregalerò per Natale. Sembra bello e non troppo romanzato,da amante di Van Gogh non può mancare in libreria.
RispondiEliminaConcordo1 Io l'ho comprato per lo stesso motivo!
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