Milano e i labirinti di Escher

Palazzo reale, a Milano, è in questo periodo sede di diverse mostre: oltre all'esposizione dedicata a Hokusai, Hiroshige e Utamaro (di cui vi ho parlato la settimana scorsa), sono allestite quelle dedicate ad Arnaldo Pomodoro, a Pietro Paolo Rubens e a Maurits Cornelis Escher. In occasione della gita milanese durante le feste, ho visitato proprio quest'ultima, che ho preferito alle altre per il tipo di opere esposte e per il mio interesse verso l'arte labirintica dell'incisore olandese. L'allestimento, che proseguirà fino al 22 gennaio, presenta al pubblico oltre duecento opere di Escher, dalle serie di raffinatissimi Emblemata fino alle grandi opere che rendono riconoscibile il suo genio in tutto il mondo, come Mani che disegnano o Mano con sfera riflettente.

Maurits Escher, Mani che disegnano (1948)

La mostra rende conto in modo completo della capacità di questo artista di costruire un universo visionario di carta, manipolando le forme geometriche e lo spazio fino a produrre risultati spiazzanti, in cui la realtà appare evidentemente deformata ma senza che si riesca a ritrovare il capo delle forzature, che scaturiscono con naturalezza le une dalle altre. Ne sono un chiaro esempio le scale di Relatività, che rampollano le une sulle altre, moltiplicando i piani e rendendo impossibile la distinzione di soffitti e pavimenti, oppure Cascata, una vera e propria sfida ottica per chi tenti di individuare il punto esatto di sfasatura fra i piani.

M. Escher, Mano con sfera riflettente (1935)
Il percorso, tuttavia, non si limita a descriverci gli esiti estremi della produzione di Escher, ma risale alle origini del suo apprendistato Liberty, alle rappresentazioni più tradizionali, quella Cavalletta o degli Ex libris che realizzava su commissione e che costituivano la maggior fonte di guadagno. In questo scavo alle radici dell'arte labirintica di Escher il visitatore si può soffermare sull'esperienza del soggiorno italiano, fra il 1921 e il 1935, alla quale si riconducono le incisioni con i monumenti classici, fra i quali spiccano il Colosseo e il tempio di Segesta, con i borghi meridionali arroccati sulle montagne che fungeranno da ispirazione per i successivi labirinti di architetture che raggiungeranno il vertice con il Planetoide tetraedrico, e con lo straordinario scorcio dell'Interno di San Pietro, un'incisione che disorienta e, come scrisse una donna all'autore, produce la sensazione di una perdita di equilibrio.

M. Escher, Interno di San Pietro (1935)

M. Escher, Divisione regolare del piano III (1967)

Da queste opere di ispirazione quasi realistica, si passa poi ad incisioni che sovvertono i rapporti logici nella strutturazione del reale, sia esso fatto di paesaggi e architetture, di animali o figure umane: Escher rintraccia nella natura delle perfette geometrie che diventano schemi, colori, macchie regolari alle quali affidare delle vere e proprie provocazioni ottiche. Fra le sale di Palazzo reale sembra di essere in un labirinto in cui le forme si rincorrono e di dover rispondere ad una continua sfida, quella di rintracciare le ambiguità figurative, le sembianze nascoste, l'innesco delle costruzioni, come la straordinaria Metamorfosi II, che dipana un intero microcosmo in una trama che evolve dalla parola stessa 'Metamorphose' e ad essa ritorna.

M. Escher, Giorno e notte (1938)

M. Escher, Farfalle (1950)

La visita alla mostra milanese dedicata ad Escher è stata molto istruttiva, anche se eccessivamente affollata, come c'era da aspettarsi. Anche se non condivido le installazioni che tentano di essere interattive e invitano a scattarsi delle foto in contesti labirintici (come la piccola galleria degli specchi o le sfere deformanti create ad hoc), ci sono diversi fattori che mi portano a suggerire questo percorso agli appassionati delle xilografie dell'artista olandese o a coloro che ne subiscono il fascino: l'eccezionalità delle opere e della loro visione dal vivo, che stimola l'occhio a coglierne i paradossi e gli effetti deformanti, la cura nella ricostruzione dei legami fra le opere più visionarie e i modelli di partenza (come, appunto, quelli delle architetture italiane), i confronti con opere in qualche modo in dialogo con quelle dell'incisore, dalla scomposizione futurista di Giacomo Balla al surrealismo di René Magritte e il piccolo spazio dedicato alla fortuna di Escher, con una raccolta di video e rielaborazioni ispirate alle tavole più celebri.

M. Escher, Relatività (1953)
«Il mio lavoro è un gioco, un gioco molto serio.»
C.M.

Commenti

  1. Ciao! Anche io sono stata a vedere la mostra di Escher ed ho fatto una recensione sul mio blog! Personalmente mi è piaciuta molto :-)

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    1. Impressione condivisa: credo sia difficile non restare ammaliati dalle opere di questo artista, specialmente con una simile immersione nel suo mondo! Vado a leggere il tuo post! :)

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  2. Eccezionale Escher. Ogni volta rimango incantata e sbalordita davanti alle sue opere, sebbene le abbia viste più volte... Bella la nuova veste grafica del tuo Blog!:-)

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    1. Ci tenevo a vederlo, perché ho perso l'ultima mostra a Bologna!
      Sono contenta che la nuova grafica ti piaccia: ero in vena di cambiamenti e volevo personalizzare! :)

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  3. Mostra interessantissima che ormai penso di essermi perso....

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    1. Rimane a Milano ancora per due settimane, fino al 22, non si sa mai!

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  4. Studiando a Milano è stato doveroso per me visitare questa mostra. In questo periodo purtroppo sto trascurando il mio blog, perciò non ho fatto in tempo a recensirla. QUesto autore è semplicemente un genio, credo che resterà a lungo uno dei miei preferiti.

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    1. Non è sempre facile aggiornare il blog con tutte le esperienze che affrontiamo: l'importante è godersele e portarle con sé e c'è da scommettere che Escher si farà ricordare, eccome.

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  5. Io sono stato il visitatore numero 1 quando, circa due anni fa, la mostra è passata da Roma: non scherzo, ero lì appena ha aperto e sono stato il primo ad entrare :-P
    Molto bella e io invece adoro le interazioni: mi sono fatto una foto mentre sono "mischiato" agli uccelli di Escher e ho gli occhi un po' da folle :-P

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    1. Magari a Roma l'aspetto interattivo era più accattivante: a Milano c'erano soltanto delle sfere riflettenti, uno sfondo vorticante e una galleria degli specchi in cui non mi sembrava che gli effetti fossero speciali. Molto meglio i "giochi", anche per i più piccoli, come i tabelloni che invitavano a concentrarsi su determinate forme e sulla loro trasformazione. Ma forse avrei apprezzato maggiormente il tutto, se non ci fosse stato il grande affollamento che ho trovato. In ogni caso merita, e penso che essere stati i primi sia stato un onore... io mi rammarico di essere stata fra gli ultimi. :)

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  6. Anche a me è piaciuta moltissimo questa mostra! L'ho trovata ben organizzata, e con molte opere interessanti. C'è da dire che Escher mi è sempre piaciuto :)
    Mi trovo d'accordo sugli aspetti interrativi, ma tant'è; in fondo non infastidivano chi non voleva passarci durante il percorso.

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    1. Sì, infatti, non è un difetto di per sé, piuttosto un elemento che non mi ha attirato come credo volesse fare. :)

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