La casa sul Tajo: la reggia dei colli Euganei

Sui colli Euganei, non lontano da Monselice e da Arquà Petrarca, nella località di Battaglia Terme, sorge una reggia storica che dal Cinquecento in avanti ha costituito una tenuta estiva, un baluardo di prestigio e un centro culturale che ha potuto beneficiare della vicinanza di Padova, del suo ambiente universitario e di Venezia. Si tratta del Castello del Catajo, una proprietà che conta attualmente più di 350 stanze e si estende su quaranta ettari di terreno, snodandosi in cortili, giardini e su tre costruzioni principali, corrispondenti alle diverse fasi di ampliamento.

Castello del Catajo - esterno (foto di Athenae Noctua)

La realizzazione del primo nucleo del palazzo risale all'inizio dell'XI secolo e si deve all'iniziativa di alcuni membri della famiglia borgognona degli Obizzi, che, scesi in Italia al seguito di Arrigo II, hanno stabilito i loro domini prima a Lucca e poi nella regione euganea. La crescita della mole e del pregio culturale della Casa sul Tajo (Tajo, letteralmente 'taglio', è il nome che in Veneto assumono i canali d'acqua che dividono le proprietà) sono però conseguenza dei rimaneggiamenti moderni, che iniziano nel Cinquecento con la costruzione della cosiddetta Casa di Beatrice, per volontà di Pio Enea I degli Obizzi, su progetto dell'architetto Andrea della Valle, e proseguono nella seconda metà del secolo con l'ampliamento del Castel Vecchio, per affrescare le cui sale viene scelto Gian Battista Zilotti, collaboratore di Paolo Veronese.
In questo contesto, con la fioritura delle architetture, dei cortili, delle torri e delle terrazze panoramiche che identificano chiaramente il Castello del Catajo come una residenza estiva e con lo splendore degli affreschi che decorano le sale ma rivestono anche tutte le pareti esterne, gli Obizzi affermano il prestigio familiare. Lo Zilotti, infatti, ricostruisce nei suoi cicli pittorici tutte le tappe dell'affermazione degli Obizzi nel cuore del Veneto, dalla nomina a vicari imperiali all'incontro con il sistema istituzionale della Serenissima, rendendo le sale del castello un vero carosello di racconti in cui si incontrano imperatori, soldati, dame, pontefici, vescovi, allegorie religiose e divinità antiche. Per una famiglia come quella degli Obizzi, infatti, è fondamentale affermare la legittimità della propria posizione: essa non ha origini nobili, ma deve le proprie ricchezze all'esercizio dell'arte della guerra, in quanto i suoi fondatori e principali rappresentanti sono dei capitani di ventura e Pio Enea I si impegna fortemente per dare lustro al proprio nome dal momento dell'acquisizione dell'agognato titolo nobiliare di marchese.

Castello del Catajo - piano nobile (foto di Athenae Noctua)

La parte più recente del complesso, detta Castel Nuovo e attualmente coinvolta in un'importante operazione di restauro, nasce nella prima metà del XIX secolo, in seguito al passaggio della reggia dalle mani di Tommaso degli Obizzi (morto senza eredi), a quelle di Ferdinando d'Austria e Beatrice d'Este, da lui nominati nel testamento in caso di morte del padre di lei, il duca Ercole III d'Este. Gli Asburgo-d'Este si estinguono a loro volta, sicché il complesso diventa parte dei possedimenti asburgici, per tornare in mano italiana solo dopo la fine del primo conflitto mondiale come risarcimento dei danni bellici; messo all'asta nel 1929, il Castello del Catajo è diventato infine proprietà privata, ma è regolarmente aperto al pubblico per visite guidate ed eventi.

Castello del Catajo - Cortile dei Giganti (foto di Athenae Noctua)

Ancora poco conosciuto, il Castello del Catajo merita una sosta da parte di chi si conceda una gita in Veneto, magari proprio sulla strada per Venezia. Nelle sale del palazzo si respirano le atmosfere rinascimentali e i panorami di cui si gode dalle terrazze accorciano le distanze fra il tempo in cui la Casa sul Tajo venne realizzata e quello in cui noi viviamo: il rigoglioso giardino, il laghetto, le colline dietro alle quali tramonta il sole trasmettono quel senso di raffinato rilassamento che gli Obizzi hanno ricercato in questo angolo ameno fuori Padova.
La prima parte del Castello che attrae l'attenzione, subito dopo il portale d'ingresso monumentale, è il Cortile dei Giganti, voluto da Pio Enea I per ospitare spettacoli teatrali e naumachie, come suggeriscono il fatto che la parete di fondo era affrescata come le quinte di un teatro e la presenza di elementi di canalizzazione per il convoglio e il deflusso delle acque.

Castello del Catajo - Fontana dell'elefante (foto di Athenae Noctua)
Accanto al cortile si può ammirare la Fontana dell'elefante, voluta da Pio Enea II nel XVII secolo per sancire il legame del castello con quell'oriente vagheggiato nella paretimologia del suo nome: Catajo, infatti, non è solo la sintesi dell'espressione 'Casa del Tajo', ma anche un esotico riferimento al Catajo, l'antico nome della Cina, e l'assonanza è stata utilizzata per incrementare il fascino della reggia, sulla scia delle avventure meravigliose che Marco Polo aveva consegnato ai Veneti. La fontana, che può vantare una delle rarissime comparse di un elefante (gli unici due esemplari contemporanei sono l'Obelisco della Minerva del Bernini a Roma e quello del Parco dei mostri di Bomarzo, nel Viterbese), rappresenta l'arrivo dall'Oriente del dio Bacco, in groppa ad un pachiderma dagli occhi a mandorla, assieme al suo seguito di satiri e con Sileno, a rammentare a tutti gli ospiti degli Obizzi la cultura e il piacere che possono trovare nel Castello.
E, in effetti, il Castello del Catajo è un collettore di arte e letteratura: fra i suoi illustri ospiti vengono annoverati Ludovico Ariosto e Sperone Speroni, amico di Torquato Tasso e membro dell'Accademia degli Infiammati, che nel 1542 scrive un Dialogo delle laudi del Catajo, ricco di celebrazioni di Beatrice degli Obizzi, di divagazioni sull'amore e punteggiato scorci pastorali, come quello che ricorda l'origine della siringa di Pan, particolarmente consono a questa dimora sulle sponde del Bacchiglione e ai laghetti che la circondano. Oltre a ciò, nel corso di tutta la loro storia gli Obizzi si fanno promotori dell'arte drammatica e del melodramma, dell'attività di salotti letterari e del collezionismo antiquario: come si può evincere dalla Indicazione dei principali monumenti antichi del Reale museo estense del Catajo di Celestino Cavedoni (1842), «L'amena e sontuosa villa del Catajo, situata appiè di uno de'vaghissimi colli Euganei [...] e che fino dalla sua origine fu dallo Speroni e dal Betussi meritatamente celebrata sì per la sua vaghezza come per li preclari dipinti che l'adornano, in sul finire del secolo scorso e sul principio del presente crebbe di molto in fama per l'insigne Museo di Antichità, e per la ricca Armeria, che vi raccolse il Marchese Tommaso Obizzi». L'opera del Cavedoni elenca tutte le tipologie di oggetti e reperti che il Marchese ha voluto radunare dalle terre venete e da quelle vicine: epigrafi, erme, busti, urne cinerarie, dipinti, vasi fittili, sarcofaghi, statue, bronzi, medaglie romane e greche, colonne e tante altre anticaglie di cui viene anche offerto un computo. Oggi la quasi totalità di queste opere fa parte delle collezioni austriache del Kunsthistorisches Museum di Vienna, ma, passandone in rassegna gli esemplari, ci si può facilmente rendere conto di quale sia stato l'orizzonte culturale di questa famiglia affamata di prestigio e di cultura, desiderosa di stupire i propri ospiti e di affermare il proprio diritto di possedere una piccola Versailles.

Castello del Catajo - terrazza (foto di Athenae Noctua)

C.M.

Commenti

  1. Mi è capitato di vedere quei luoghi, almeno le loro vicinanze, diversi anni fa, in occasione di cure termali a Abano Terme. Ricordo dei giretti nei dintorni che mi hanno restituito la bellezza innegabile di quei luoghi: Arquà e la casa di Petrarca, la calma e il silenzio, la pietra che racconta. Così come Monselice.
    Vorrei tornarci per completare un itinerario che da ciò che scrivi ha molto da raccontare...

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    1. Il castello è in fase di ristrutturazione dopo un passaggio di mano: se già ora è bellissimo, penso che fra qualche anno lascerà a bocca aperta... allora sì che queste zone saranno ancor più impreziosite!

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  2. Abbiamo delle residenze monumentali uniche nel loro genere, meriterebbero più conoscenza perché è doveroso riscoprire la nostra regione. Bellissimo articolo!

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    1. I nuovi proprietari, oltre ad impegnarsi nel restauro, stanno promuovendo il castello attraverso i media locali, speriamo sia l'occasione per rilanciare questo bel sito, che, come dici tu, al pari di tanti altri, non gode ancora della fama che merita. E fa ancor più tristezza pensare che spesso, se non se ne occupano i privati, immensi tesori cadono nel degrado...

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