La storia e la tecnologia: la proposta del MAUTO

Nel 2013 il quotidiano inglese The Times lo ha incluso nei 50 migliori musei a livello mondiale: il Museo Nazionale dell'Automobile di Torino (MAUTO), la cui storia affonda le radici nel lontano 1932, è una struttura moderna, vivace, accattivante e ricca di stimoli per il visitatore. Appassionati e non di tecnologia e di motori possono ammirarne le immense sale, osservando direttamente più di 200 automobili di case diverse e pensate per i più diversi scopi, dal trasporto civile alle vetture da corsa, dai furgoncini delle vacanze degli anni '60 alle sperimentazioni elettriche.


Il MAUTO non solo ospita un'esposizione estremamente preziosa e curata, ma costruisce una vera e propria storia della mobilità, snodandosi in un percorso che inizia con le prime auto a motore per arrivare ai veicoli odierni, passando attraverso gli slanci futuristici d'inizio '900, il disastro bellico, il boom del dopoguerra e l'affermazione della società dei consumi. Si tratta di un percorso vario, interessante, magnetico, nel quale si possono cogliere le evoluzioni tecniche ed estetiche dei veicoli, scoprire episodi e aneddoti legati alla storia della locomozione su pneumatico, visionare gli strumenti della promozione pubblicitaria e immergersi gallerie e in originali rivisitazioni della componentistica dell'auto. 
Non occorre essere maniaci dell'automobile per apprezzare un simile percorso, in cui, a farla da padrone, è comunque la storia: una storia vista attraverso l'auto, certamente, ma che, oltre che raccontare l'auto, si racconta attraverso di essa. In questo senso, il MAUTO è uno dei musei che meritano una menzione speciale per l'inserimento armonico nel tessuto della città che lo ospita, sede nazionale dello sviluppo delle due grandi invenzioni del periodo a cavallo fra XIX e XX secolo, il cinema e l'industria automobilistica. Il Museo Nazionale dell'Automobile di Torino è inoltre potentemente interattivo: le sale sono ricche di materiali multimediali, istallazioni, video e touch-screen che rendono totale l'esperienza della visita, permettendone anche una certa personalizzazione e trasformando anche un passaggio ripetuto in un ambiente un'occasione per soffermarsi su ulteriori particolari. 


Fra le principali attrazioni c'è senza dubbio la mitica Itala 35/45 HP che nel 1907 ha trasportato il pilota Scipione Borghese, il meccanico Ettore Guizzardi e l'inviato del Corriere della Sera Luigi Barzini nel mitico raid di 16.000 km Pechino-Parigi (che fu vinto dall'Italia in 60 giorni con un vantaggio di ben 20 giorni sugli altri concorrenti), ma non possiamo tralasciare la sezione Follia, costituita da ambienti interamente montati con componenti automobilistiche e meccaniche, al punto che cucine e bagni sembrano delle vere e proprie officine e anche i contenuti dei piatti in tavola manifestano il delirio del maniaco dell'auto; non si può inoltre non restare colpiti dalla rassegna delle auto da corsa nell'ala che richiama alla mente le piste della Formula1, offrendo un nobile e silenzioso carosello dell'era contemporanea.


Avendo vissuto da insegnante in gita scolastica l'esperienza del MAUTO, non posso esimermi da un plauso pubblico alla particolare modalità didattica adottata in questa struttura: accanto alla tradizionale visita guidata, è possibile scegliere un percorso animato da attori ricco di sorprese, colpi di scena, divertimento e spunti di riflessione sui diversi momenti storici che nel museo si raccontano, in particolare sul significato e il costo del progresso, che ci richiede una presa di coscienza sulla sostenibilità della crescita tecnologica e sul rispetto dell'ambiente. Questo è certamente l'aspetto che più mi ha colpita, perché è raro che un percorso museale riesca a darsi un'identità tanto forte e che riesca a rendere il visitatore protagonista e creatore del suo stesso significato e invece proprio questo è accaduto per me e per la scolaresca che accompagnavo. Sebbene rappresenti un trionfo della tecnologia, il MAUTO è dunque un museo a misura d'uomo e a servizio dell'uomo e, pur attraverso spazi espositivi avveniristici, occupati da carrozzerie fiammanti e cerchioni luccicanti, da veicoli di lusso e da pezzi unici per il loro valore, ci ricorda che l'oggetto ci accompagna nella storia ma non può e non ci deve mai sostituire.


C.M.

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