Il telefono senza fili, La battaglia navale - Marco Malvaldi

Estate significa svago e per me i mesi più caldi sono l'occasione per leggere o grandi classici o agili romanzi che, a ben guardare, sono più che altro racconti lunghi. Nel segno del giallo, sono tornata al BarLume di Marco Malvaldi, fra i vecchietti pettegoli e lo staff composto dal barrista Massimo, dalla banconista Tiziana e da un nuovo barman che al primo non va a genio, come, del resto, la gran parte dell'umanità.

Ne Il telefono senza fili Pineta comincia a delinearsi maggiormente come un luogo turistico: Massimo e Aldo gestiscono insieme un ristorante moderno (potremmo dire un locale gourmet) chiamato Bocacito, che rappresenta un po'la veste serale del BarLume, dal momento che, dopo la giornata di cappuccini, panini e aperitivi, il lavoro si sposta in questo nuovo scenario, dove si moltiplicano le possibilità degli arzilli pensionati di farsi gli affari del prossimo. Grazie ai clienti dell'agriturismo dei coniugi Benedetti, infatti, si apprende la scomparsa della signora Vanessa proprio nel giorno in cui doveva essere offerta una monumentale grigliata. I vecchietti gettano immediatamente il seme del dubbio: sicuramente Gianfranco Benedetti, che ha appena divorziato forse esclusivamente per mettere in piedi una truffa fiscale assieme alla consorte, ha assassinato e chiuso nel bagagliaio della propria auto la signora. A fornire criptici indizi sul luogo in cui trovare la donna è il cartomante Atlante, al secolo Marcello Barbadori, che, tuttavia, viene ben presto ritrovato cadavere. Si sospetta un suicidio, ma il barrista Massimo, apparentemente occupato a redarguire i quattro anziani ficcanaso, segue al solito le indagini dal suo locale, beneficiando delle lunghe conversazioni fra i vecchietti e il nuovo commissario, Alice Martelli, ben più propensa del suo predecessore Fusco ad avvalersi della vox populi della bocciofila.
La battaglia navale, ad oggi l'ultima avventura del BarLume, è invece incentrato sulla morte e sul ritrovamento di una giovane donna identificata come una badante ucraina di nome Olga e su un atto vandalico che lo segue di poco: quattro ville liberty lungo la splendida Passeggiata del Saracino vengono deturpate con delle scritte che, ad uno sguardo sommario, sembrano inneggiare al terrorismo islamico, ma che, invece, sono soltanto un atto ridicolo che costa ad Alice e a Massimo la rinuncia ad una vacanza in Portogallo. Il commissario, infatti, non riceve l'incarico di indagare sulla morte di Olga, ma sullo scempio di qualche teppista, sebbene non tardino a rivelarsi, sempre grazie al quartetto uretra, i collegamenti e le informazioni in merito alla comunità di donne ucraine di Pineta e ai rapporti con la famiglia di un certo avvocato Rossi la cui casa risulta l'unica villa del Saracino ad essere stata risparmiata dai vandali.
I due romanzi di Malvaldi sono molto diversi fra loro. Il telefono senza fili ha una vicenda giallistica poco avvincente e sottotono, mentre prevalgono gli esilaranti teatrini di Ampelio, Gino, Aldo e Pilade, nei quali si raggiungono picchi davvero spassosi: si perdona la debolezza della componente criminosa, perché il resto compensa molto bene. La battaglia navale è invece un romanzo decisamente inferiore non solo al capitolo immediatamente precedente ma anche a tutti gli altri della serie del BarLume, dal momento che presenta in maniera contorta e poco convincente la vicenda al centro delle indagini, subisce un calo di verve anche sul versante delle conversazioni dei Vecchietti e sembra quasi perdere il suo protagonista, ridotto a poco più di un fabbricante di cappuccini e quasi svuotato del suo ormai familiare carattere misantropo.
Dover registrare questa caduta nei gialli di Malvaldi è un peccato. Vero è che quasi inevitabilmente le serie romanzesche, specie se ambientate in contesti circoscritti e basate sull'interazione fra pochi personaggi, tendono a diventare ripetitive e a consumarsi, tuttavia fino a Il telefono senza fili sembrava esserci la sicurezza della durevolezza delle avventure del BarLume. Vedremo se Malvaldi riuscirà, come mi auguro da assidua frequentatrice di Pineta, a risollevare le sorti di questa serie o se, invece, riverserà la sua carica narrativa in una nuova avventura giallistica.

«Uno, hanno capito che da queste parti nessuno è in grado di farsi i cazzacci suoi. Due, ormai siamo diventati il litorale del delitto. Lo scorso settembre è venuta anche una troupe tv, a fine estate, a chiederci come mai nel corso della stagione non avevano ancora ammazzato nessuno. Gli abbiamo dovuto spiegare che se non si toglievano dai coglioni eravamo sempre in tempo, ma resta il fatto che ai fatti di sangue ci siamo assuefatti. Ormai la gente vede un delitto anche in un novantottenne che muore d’infarto.»

C.M.

Commenti

  1. Ciao! A me i gialli di Malvaldi piacciono tantissimo, ma anche io ho notato che Massimo Viviani è sempre meno "misantropo" ed anche i Vecchietti un po' sottotono...secondo me comunque si farà perdonare con i prossimi capitoli!

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    1. Lo spero, sarebbe un peccato perdere questo quartetto di vecchietti e il loro sarcastico interlocutore!

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  2. Non ho letto l'ultimo BarLume ma tutti gli altri sì e adoro i vecchietti rompibip! Nonno Ampelio per primo.
    Non giudico l'ultimo libro quindi ma per quello che riguarda gli altri li ho sempre trovati una lettura veramente piacevole, a tratti divertente. Un vero viaggio in un mondo a me poco conosciuto ma che mi intriga veramente, quello toscano.

    Se è come dici tu, e non vedo perchè non dovrebbe esserlo, mi dispiace davvero. Massimo e i terribili vecchietti impiccioni sono di famiglia ormai.

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    1. Anch'io ho gradito tutti i romanzi precedenti (e, in generale, tutti i gialli di Malvaldi pubblicati da Sellerio, con minor entusiasmo però per Buchi nella sabbia), quindi quest'ultimo capitolo è stata una brutta sorpresa. Confido in un rientro in carreggiata o in qualche novità!

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