Il sistema periodico - Primo Levi

Se c'è una materia che al liceo non sono proprio riuscita a digerire, ma nemmeno a masticare, ma nemmeno ad addentare, ebbene, quella è la chimica. Fin dalle basi, per me la conformazione dell'atomo, la valenza, la strutturazione delle molecole e i legami sono stati ingredienti messi a casaccio in un calderone. L'incompatibilità è stata totale fin dall'inizio, e reggere quattro ore settimanali a parlare dell'incomprensibile è stata dura.

 
Tuttavia la curiosità mi è rimasta, ché, se è vero che la mia affinità con le materie scientifiche è pari a quella che un pesce può avere con le nuvole, almeno lo stimolo a cercare di capire c'è sempre stato, anzi, si è acuito con la possibilità che ho avuto nell'ultimo anno di scambiare qualche riflessione con i colleghi di fisica e di ascoltare gli esami maturità di un liceo delle Scienze applicate. Ecco, mi è quasi venuta voglia di studiare queste materie e di saperne di più, soprattutto laddove mi si dipanavano collegamenti con la letteratura latina o la filosofia.
Confesso che è stato proprio in occasione dell'Esame di Stato che ho raccolto l'input decisivo per leggere Il sistema periodico di Primo Levi: uno dei candidati aveva inserito nel suo percorso di approfondimento (quello che volgarmente si chiama 'tesina') un riferimento al racconto Carbonio, che chiude la raccolta del 1975. Ora che l'ho letto, mi accorgo che per lo studente è stato un debole pretesto per inserire un riferimento alla letteratura italiana in un percorso totalmente scientifico, ma che avrebbe avuto tutte le potenzialità per diventarne il fulcro e per dipanare il profondo legame fra la materia e il pensiero.
Come è noto, Primo Levi (1919-1987) fu un chimico e questa sua competenza risultò fondamentale affinché, dopo la cattura e l'internamento nel campo di concentramenti della Buna, nei pressi di Auschwitz, fosse considerato utile e fosse risparmiato del trattamento riservato alla maggior parte degli ebrei. Il sistema periodico unisce dunque la professionalità dello scienziato all'abilità del narratore, che si dedicò alla scrittura di questa sorta di memoriale di un manipolatore della materia dopo che il mondo lo aveva già conosciuto come testimone della Shoah.
Il sistema periodico è un'antologia di ventuno racconti che, a vario titolo, si riconducono alla tavola di Mendeleev. Tutti quanti, infatti, recano il titolo di un elemento chimico, dall'argon al piombo, dal fosforo al carbonio e ripercorrono alcuni ricordi di Primo Levi, che utilizza gli elementi stessi come aggancio per raccontare episodi della sua infanzia, del periodo degli studi universitari, delle proprie esperienze professionali e di alcuni incontri particolari; solo i racconti Mercurio e Piombo possono considerarsi pure narrazioni di invenzione, ma la connessione con la chimica rimane evidente.
Incominciammo a studiare fisica insieme, e Sandro fu stupito quando cercai di spiegargli alcune delle idee che a quel tempo confusamente coltivavo. Che la nobiltà dell’Uomo, acquisita in cento secoli di prove e di errori, era consistita nel farsi signore della materia, e che io mi ero iscritto a Chimica perché a questa nobiltà mi volevo mantenere fedele. Che vincere la materia è comprenderla, e comprendere la materia è necessario per comprendere l’universo e noi stessi: e che quindi il Sistema Periodico di Mendeleev, che proprio in quelle settimane imparavo laboriosamente a dipanare, era una poesia, più alta e solenne di tutte le poesie digerite in liceo: a pensarci bene, aveva perfino le rime! Che, se cercava il ponte, l’anello mancante, fra il mondo delle carte e il mondo delle cose, non lo doveva cercare lontano: era lì, nell’Autenrieth, in quei nostri laboratori fumosi, e nel nostro futuro mestiere.
Fra le pagine de Il sistema periodico vediamo Primo che entra con l'amico Enrico nel laboratorio del fratello di quest'ultimo per mettere in atto un procedimento di elettrolisi (Idrogeno), segue le selettive lezioni del Professor P. (Zinco), affianca un Assistente dell'Istituto di Fisica Sperimentale che gli affida il primo incarico vero e proprio (Potassio) e si attiene al rigidissimo protocollo di una fabbrica che produce estratti ormonali (Fosforo); Il sistema periodico è anche il testo in cui Primo Levi ci racconta la sua esperienza di partigiano, la cattura e l'attesa della deportazione (Oro), l'esperienza dei lager e del tentativo di guadagnare del pane assieme ad Alberto attraverso il contrabbando di materiale sottratto a grande rischio dal laboratorio della Buna (Cerio). Ma il racconto più toccante, quello che più rappresenta la connessione fra il chimico e il sopravvissuto e, al contempo, fra il passato e il presente è Vanadio, che narra di un inaspettato incontro a distanza, della corrispondenza di Levi con uno dei suoi sorveglianti nel laboratorio del campo, uno degli altri che avrebbe dovuto dargli prova di meritare il suo perdono. E poi c'è il già citato Carbonio, un racconto intriso di riferimenti al postulato fondamentale di Lavoisier «Nulla si crea, nulla di distrugge, tutto si trasforma», ma anche alla teoria atomistica di Democrito, Epicuro e Lucrezio, uno spettacolare inno al mutamento della materia e all'infinità di forme che essa può assumere, fino all'inaspettato esito di una fusione fra lo Spirito - la grande conquista dell'astrattismo idealista - e il Materialismo.
Ritrovarmi, da uomo a uomo, a fare i conti con uno degli «altri» era stato il mio desiderio più vivo e permanente del dopo-Lager. Era stato soddisfatto solo in parte dalle lettere dei miei lettori tedeschi: non mi accontentavano, quelle oneste e generiche dichiarazioni di pentimento e di solidarietà da parte di gente mai vista, di cui non conoscevo l’altra facciata, e che probabilmente non era implicata se non sentimentalmente. L’incontro che io aspettavo, con tanta intensità da sognarlo (in tedesco) di notte, era un incontro con uno di quelli di laggiù, che avevano disposto di noi, che non ci avevano guardati negli occhi, come se noi non avessimo avuto occhi. Non per fare vendetta: non sono un Conte di Montecristo. Solo per ristabilire le misure, e per dire «dunque?».
Non sempre è stato facile cogliere pienamente le descrizioni delle operazioni strettamente afferenti al lavoro del chimico, tuttavia Il sistema periodico è una raccolta originale, in cui si intrecciano esperienze che Levi ha raccolto in diversi momenti della vita. Lo stile della narrazione è piano e conciso, realistico ma anche, a tratti, fantasioso e surreale, in una perfetta armonia che sembra richiamare quella che, subordinata alle leggi scientifiche, permette l'aggregazione degli elementi e della materia, ma anche del pensiero e dell'identità.
Il volume, inoltre, è impreziosito da un'intervista di Philip Roth a Primo Levi del 1986, che rappresenta l'occasione di conoscere meglio le intenzioni narrative di Levi e la loro trasformazione da Se questo è un uomo a La chiave a stella, passando per Il sistema periodico e il romanzo Se non ora, quando?. Roth suggerisce interpretazioni, letture, riflessioni, concentrandosi soprattutto sull'importanza che Levi sembra dare al continuo pensare e al continuo lavorare, due operazioni che rimandano ai campi, dove il lavoro era forzato e dove continuare a pensare era fondamentale per poter sopravvivere all'opera di annichilimento che i nazisti perpetravano, ma anche due operazioni che permisero a Levi di continuare a dare uno scopo alla propria vita, almeno fino al crollo che lo avrebbe condotto al suicidio.
Gli dissi che andavo in cerca di eventi, miei e d’altri, che volevo schierare in mostra in un libro, per vedere se mi riusciva di convogliare ai profani il sapore forte ed amaro del nostro mestiere, che è poi un caso particolare, una versione più strenua, del mestiere di vivere. Gli dissi che non mi pareva giusto che il mondo sapesse tutto di come vive il medico, la prostituta, il marinaio, l’assassino, la contessa, l’antico romano, il congiurato polinesiano, e nulla di come viviamo noi trasmutatori di materia; ma che in questo libro avrei deliberatamente trascurato la grande chimica, la chimica trionfante degli impianti colossali e dei fatturati vertiginosi, perché questa è opera collettiva e quindi anonima. A me interessavano di più le storie della chimica solitaria, inerme e appiedata, a misura d’uomo, che con poche eccezioni è stata la mia: ma è stata anche la chimica dei fondatori, che non lavoravano in équipe a soli, in mezzo all’indifferenza del loro tempo, per lo più senza guadagno, e affrontavano la materia senza aiuti, col cervello e con le mani, con la ragione e la fantasia.
C.M.

Commenti

  1. Nelle materie scientifiche ero veramente una schiappa ma chissà perché la chimica mi piaceva molto ed ero anche abbastanza brava con le formule. Questa raccolta è particolare nel modo in cui è narrata e descritta da te in maniera ineccepibile : c'è uno stretto rapporto tra pensiero e lavoro e ti fa capire quanto sia importante, mentre il corpo si corrompe, avere "possesso" della propria mente, nelle avversità. A proposito mi viene in mente "La Novella degli Scacchi" dove il protagonista per non cedere alla violenza psicologica dei nazisti, tiene il cervello in allenamento grazie al gioco.

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    1. Ottimo, perché è uno dei libri che ho in lista! Al di là dell'allenamento chimico, per Levi è fondamentale anche quello letterario: penso al capitolo Il canto d'Ulisse di Se questo è un uomo oppure ai numerosi riferimenti che fa alle sue letture preferite. Del resto la chiusura di questa raccolta è più eloquente di qualsiasi commento se ne possa ricavare.

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  2. Cara Cristina, è da un po' che non leggo il tuo blog e mi spiace di
    essermi persa tanti articoli interessanti. Probabilmente ti sarai dimenticata di me e del mio piccolo blog.

    Ho letto questo libro tanto tempo fa e non sono riuscita a terminarlo perché era troppo lento. Ci sono libri che non entrano in sintonia con noi e questo, per quanto mi riguarda, è uno di questi casi. Mi dispiace, forse sarò ignorante..

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    1. Ma no che non mi sono dimenticata, anzi, bentornata! Come dico sempre, non dobbiamo lasciarci condizionare dalla fama o dal prestigio di un certo libro o autore, ma, anzi, rivendicare il diritto a dire che non ci è piaciuto o che non ha prodotto sintonia: è assolutamente legittimo.

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  3. Il passaggio di come l'alunno abbia inserito questo libro nella sua "tesina" mi riporta ai tanti esami che ogni volta si ripresentano a giugno come tutta una serie di forzature, aggiustamenti, adeguamenti, ecc.
    Ti capisco. :)

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    1. Qui il collegamento sarebbe stato perfetto, ma, purtroppo, la maggior parte degli studenti lascia l'elaborazione della "tesina" agli ultimi giorni di scuola, quindi non ha nemmeno l'accortezza e il tempo di consutare i docenti, che potrebbero dare dei validi suggerimenti. Il risultato è che di percorsi "maturi" ne ho ascoltati davvero pochi e forse solo un paio che si distaccassero da quanto si trova banalmente in rete digitando l'argomento.

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