Umiliati e offesi - Fëdor Dostoevskij

Ero alla ricerca di un Dostoevskij che riuscisse a colpirmi come mi aspettavo dalla fama di questo autore e dall'entusiasmo di molti suoi lettori. Non lo avevo trovato in Delitto e castigo, né nel brevissimo Le notti bianche, ma l'ho trovato in Umiliati e offesi, romanzo d'appendice pubblicato nel 1861 all'interno dei primi sette numeri della rivista Vremya. Definito da Ernesto Liviraghi (autore dell'introduzione all'edizione Einaudi degli anni '80) un'opera di transizione, Umiliati e offesi è il romanzo dei quarant'anni di Dostoevskij, che precede la stagione dei capolavori, un libro fatto di colpi di scena e costruita sull'incontro-scontro fra personalità demoniache e vittime, ma che porta fra le pagine anche una buona dose di autobiografismo, nella figura del personaggio e narratore Vanja, scrittore che insegue un racconto da consegnare per poter rispettare le scadenze editoriali e guadagnarsi da vivere.

Vanja, appunto, è colui che raccorda le due vicende che compongono Umiliati e offesi. Rimasto orfano e cresciuto con Nikolaj Sergeič Ichmenev, un piccolo proprietaio terriero, con la moglie di lui Anna Andreeevna e con la loro figlia Nataša, è alla ricerca di un alloggio a Pietroburgo, quando si imbatte nella cupa figura di un vecchio che passa ore e ore immobile nella pasticceria Miller, in compagnia di un cane di nome Azorka. D'improvviso Azorka si addormenta per sempre e, poco dopo, uscito dal locale, anche l'anziano esala il suo ultimo respiro. Ma chi era quest'uomo schivo e solitario, che sembrava trarre il suo unico conforto dal suo compagno a quattro zampe? Cercando di scoprirlo, Vanja si avventura nella città, trova il suo appartamento e decide di stabilirvisi. Pochi giorni dopo riceve una visita inaspettata: è Elena (Nelly), la nipote del vecchio inquilino, alla ricerca dell'unico aiuto che possa ricevere. Vanja apprende che la madre di Nelly è morta, lasciando la bambina nelle mani della crudele Bubnova, così decide di tenerla con sé e di prendersene cura, sebbene possieda pochi mezzi anche per provvedere a se stesso. Nel frattempo la famiglia di Nikolaj Sergeič è sconquassata da un dramma: Nataša si è perdutamente innamorata di Alëša, il figlio del principe Valkovskij, ed è andata a vivere con lui. Nikolaj Sergeič ripudia la figlia, non potendo accettare che ella abbia compiuto una scelta moralmente inconcepibile e, soprattutto, che si sia legata proprio al figlio dell'uomo che gli aveva affidato la gestione della sua tenuta di campagna, per poi trascinarlo in una causa giudiziaria e usare la sua autorità per umiliarlo. Per di più, Alëša è un ragazzo viziato, volubile, che tradisce più volte Nataša, per poi tornare da lei con abbondanti lacrime di pentimento ed essere riaccolto come da una madre incapace di far pesare ad un figlio le proprie colpe. Così Vanja, più che dedicarsi al lavoro di scrittore, si trova a dover confortare Nataša, nel vano tentativo di farle prendere consapevolezza della sua sventura e della necessità di reagire prima che il perfido principe Valkovskij intervenga e riesca a strapparle Alëša per combinare un matrimonio di interesse con la figlia di qualche nobile, e a curare Nelly, gravemente malata, preoccupandosi di trovarle una sistemazione più adeguata e di far luce sul suo passato. 

Félix Vallotton, Fëdor Dostoevskij (1895)
Umiliati e offesi è un libro eccezionale, ma non riconosciuto fra i migliori di Dostoevskij. Strizza l'occhio al realismo di Dickens e alle atmosfere e alla tensione narrativa de I misteri di Parigi di Eugène Sue, sia nel presentarci dei personaggi che lottano nella miseria o nelle difficoltà sociali contro figure prepotenti che possono decidere del loro destino, sia nelle dinamiche che si instaurano fra di loro. La vicenda, certo, è meno articolata (i personaggi sono davvero pochi, rispetto all'elefantiaco romanzo di Sue), ma è altrettanto magnetica e presentata con un approfondimento psicologico e un trasporto che svelano il lavoro di sperimentazione che Dostoevskij ha intrapreso per staccarsi dalla produzione giovanile e proseguire verso i capolavori maturi. La presenza di un motivo autobiografico, inoltre, è segno del particolare legame dell'autore con questo libro, a proposito del quale dichiarerà: «È riuscita un’opera barbara, ma v’è in essa un mezzo centinaio di pagine di cui sono orgoglioso».
Dunque, sebbene sia considerato inferiore a Delitto e castigo, Umiliati e offesi mi ha colpita molto di più: i personaggi tratteggiati sono tutti molto vividi, non si avvertono mancanze e c'è un giusto equilibrio fra slanci emotivi (solo un tantino eccessivi quando per pagine e pagine viene descritto il pianto ingenuo di Nataša) e avvenimenti carichi di tensione narrativa, improntati quasi all'inchiesta, allo scioglimento di un mistero. Umiliati e offesi è ciò che immagino quando penso ad un grande classico.

«Ti ringrazio, mio Dio! Ti ringrazio per tutto, per tutto, per la tua collera e per la tua misericordia! E per il tuo sole che adesso, dopo la tempesta, torna a risplendere su di noi! Ti ringrazio per questo momento! Ah, che importa se siamo umiliati, se siamo offesi, purché stiamo di nuovo insieme e trionfino pure i superbi e i prepotenti che ci hanno umiliati e offesi! Scaglino pure la pietra contro di noi!»

C.M.

Commenti

  1. Ciao Cristina :) Il primo libro che ho letto di Dostoevskij è stato "Le notti bianche" ma non mi ha colpita per niente, è da un po' però che dico di voler tentare con qualche altra sua opera, magari "Umiliati e Offesi" potrebbe fare al caso mio :) Buona giornata

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    1. Secondo me Umiliati e offesi è decisamente superiore a Le notti bianche: più emozionante, più articolato (ma qui sono di parte, amo più i romanzi corposi che i racconti), più approfondito. Grazie e buona lettura! :)

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  2. Interessante, non trascurerò di leggerlo. Ho amato profondamente Delitto e castigo, un po' meno Memorie del sottosuolo, ma Dostoevskij mi piace molto. Eugéne Sue invece non lo conoscevo. Sempre belle (e accurate) le tue recensioni!

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    1. Ricordo la tua lettura di Delitto e castigo, penso che anche questo diverso Dostoevskij potrebbe piacerti, sebbene per motivi diversi. Quanto a Sue, per me è stato un incontro fortuito all'università, appena citato in un corso di letterature comparate: me lo sono procurato anni dopo, l'ho letto e ne sono rimasta incantata!

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  3. Grazie Cristina, mi ha colpito la tua recensione. Dovrò provvedere alla lettura anche per approcciarmi all'autore visto che "Delitto e Castigo", non so per quale motivo, non mi ispira molto. Questo potrebbe essere un buon motivo.

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    1. A mio parere questo romanzo è più coinvolgente, sono curiosa di sapere cosa ne pensi!

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