Storia di Roque Rey - Ricardo Romero

L'America meridionale è la patria del realismo magico, di quelle atmosfere in cui le ondate di ardore civile si mescolano ad apparizioni fugaci e incompatibili con la razionalità, della narrativa in cui si fondono la verità storica e biografie punteggiate di surrealismo. Così è la narrativa di Gabriel García Márquez e così accade con Tomás Eloy Martínez e così funziona Storia di Roque Rey di Ricardo Romero (Fazi editore), un romanzo in cui si balla, assieme al protagonista, sul filo sottilissimo che separa il vero dall'onirico.

Roque Rey è un'anima inquieta che viaggia per l'Argentina con le scarpe del defunto zio Pedro. Avrebbe dovuto indossarle, per volere della zia Elsa, solo per ammorbidirle un po', in vista del passaggio nell'aldilà, perché «magari la strada è lunga, e non bisogna soltanto andarci ben vestiti ma anche comodi». Invece Roque ci infila il cotone per adattarle al suo piede di ragazzino e inizia a camminare, lasciandosi alle spalle il luogo in cui è cresciuto e l'unica parente che gli sia rimasta, per unirsi all'orchestra dei Los Espectros come ballerino, infilandosi in un abito azzurro che alcuni, nel clima teso del regime, possono considerare segno di una sospetta libertà. Nell'intraprendere il suo cammino, Roque asseconda lo spirito dello zio Pedro, come asseconderà poi gli istinti catturati dalle scarpe di altri morti, inseguendo i loro segreti. Il suo viaggio lo porta ad incontrare il proprio talento, la passione, il tormento, ad ascoltare i peccati e le maledizioni, ad affrontare paure e abbandoni, alla costante ricerca di un'identità che Roque può trovare solo nell'essere sfuggente come sono stati per lui il padre, salito su un'imbarcazione presa a prestito e fatta scivolare nel Paraná, e la madre, partita con la scusa di andarlo a cercare e mai più ritornata. Gli anni passano e Roque, che puntualmente scorda i propri compleanni, toglie poco alla volta il cotone dalle scarpe, fino a quando non gli calzano alla perfezione. Si innamora, trova lavoro, si separa dal mondo, segue affetti folli, indaga le vite dei personaggi che ha incontrato, dalla misteriosa Mariana a padre Umberto, dalla morbosa Natalia all'ex pugile Aragone.
Storia di Roque Rey racconta di un uomo che impara a camminare e che attraversa la vita e l'inconscio ballando e condividendo una parte del suo percorso con personaggi che, più che persone in carne ed ossa, sembrano apparizioni, spettri (come si chiamano i membri dell'orchestra con cui Roque compie l'iniziazione alla vita adulta) che, pur nella loro carnalità di donne e uomini vivi e morti, si presentano a Roque come una sfilata di possibilità e di esistenze che si snodano lungo le mille strade che può prendere la vita e che conducono il protagonista e il lettore con sé per poi abbandonarli in un punto cieco, in preda a domande e ipotesi. Anche il romanzo è come una lunga passeggiata attraverso l'Argentina, che costeggia il Paraná e si avventura nelle strade di Buenos Aires, gli anni, da quelli della dittatura e della caccia ai sostenitori di Perón fino allo scoccare del nuovo millennio, e tante situazioni diverse, che vedono Rey nei panni di apprendista danzatore, dipendente in un obitorio, insegnante di ballo, amante, padre. Con Storia di Roque Rey Ricardo Romero regala ai lettori una storia variopinta, vivace, originale e appassionante, che si adagia perfettamente nel solco del surrealismo sudamericano.

Le scarpe sono molto più di un capo di vestiario. Si calzano, sì, ma sono un indumento? No. Sono molto di più. Non sono nient’altro e nientemeno che gli intermediari fra noi e la terra. Sono loro che si fanno carico del peso dei nostri corpi e anche, se non andiamo in giro stupidamente a consumare le suole tanto per farlo, delle nostre anime. Sono il ricettacolo finale di quanto procrastiniamo, dei nostri desideri più reconditi, dell’elettricità segreta di quei sogni che non siamo in grado di ricordare al risveglio.
C.M.

Commenti

  1. Grazie Innassia! Non rilancio (ho smesso di farlo per motivi di tempo), ma apprezzo molto il pensiero.

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  2. Carissima non preoccuparti afferro il ragionamento. Stimo il tuo lavoro sul blog … anche se negli ultimi tempi non riesco a commentare i post per mancanza di tempo. Ciao e buone feste.

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  3. A chi lo dici... Io carico anche a star dietro al mio blog, il tempo è tiranno. Un saluto, grazie ancora e buone feste anche a te!

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