Torniamo a noi...

Un saluto a tutti voi che ancora, nonostante la mia latitanza, passate di qui. Siete pochi, come rivelano le statistiche e i commenti, ma, del resto, io per prima ho trascurato queste lande e spero che prossimamente torniamo a conversare insieme. L'ultimo post risale a più di un mese fa e non me ne stupisco, perché, per chi lavora nella scuola, l'ultimo mese e mezzo di lezione è un vero e proprio delirio, fra programmi da completare, valutazioni da terminare (con tutti i dilemmi connessi) e relazioni da compilare.


Non che in quest'ultimo mese non ci siano stati stimoli interessanti, solo che è mancato il tempo per raccontarli. A ben guardare, ho lasciato indietro anche altri spunti, presa com'ero dalle scadenze e dalla necessità di mettere a frutto le poche ore da dedicare al blog concentrandomi sugli argomenti che più mi stanno a cuore.
E quindi, in attesa di riprendere le attività (anche se so che l'estate è il periodo in cui anche i lettori di blog se ne vanno in vacanza), eccomi qui a fare un po'il punto della situazione.
Libri, innanzitutto. Nell'ultimo mese sono riuscita a leggere soltanto due romanzi, anche perché c'era da ultimare la grande rilettura de I promessi sposi, che per la prima volta ho potuto affrontare a scuola dall'inizio alla fine. La memoria degli avvenimenti andava rinfrescata, quindi una ripresa totale era necessaria, ma delle emozioni che mi ha regalato questo ritorno vi parlerò prossimamente.

Mi ha tenuta occupata per un bel po'il romanzo di Ivy Compton-Burnett Più donne che uomini, recentemente ripubblicato da Fazi editore. Ambientato in un istituto femminile all'inizio del XX secolo, il racconto ruota intorno alla figura della direttrice Josephine Napier, ai suoi rapporti con gli insegnanti, ai vuoti e alle rivelazioni che si manifestano improvvisamente nella sua vita personale. L'autrice inglese imposta tutta la narrazione su lunghe scene costituite quasi interamente da dialoghi, rivelando le ambiguità insite in ciascun personaggio, l'emergere degli opportunismi e delle rivalità. Proprio questa struttura mi ha reso un racconto dalla linea interessante difficile da affrontare e digerire, dal momento che queste ambivalenze non mi hanno permesso di legarmi ad alcun personaggio e che le lunghe conversazioni non sono riuscite a catturare il mio interesse, se non per fugaci momenti. Il libro, comunque, ha riscosso notevole successo e fra gli estimatori di Ivy Compton-Burnett c'è anche Virginia Woolf (altra scrittrice con la quale ho avuto un incontro difficile), quindi mi levo il cappello e vedrò di dare un'altra possibilità all'autrice.

La seconda lettura del mese trascorso è stata Come diventai monaca di César Aira, che avevo già apprezzato per Il pittore fulminato. Anche questo romanzo è estremamente breve eppure molto particolare. Vi è narrata la storia di un bambino e del suo singolare cammino di formazione, a partire dal giorno in cui il padre lo porta a mangiare il suo primo gelato. Sembrerebbe un avvenimento comune e sereno, invece César rimane intossicato dal gelato alla fragola tanto desiderato e il padre arriva a sfogare la sua rabbia e la sua delusione sul gelataio, affogandolo nella sua stessa merce. Dopo il ricovero in ospedale, César inzia la scuola, ormai in ritardo, accumula carenze e difficoltà che gli procurano lo scherno dei compagni e il disprezzo degli insegnanti, così ricerca nella fascinazione per la radio e nella creazione di una sua scuola immaginaria la compagnia che gli manca. Da questi essenziali elementi scaturisce un racconto sul potere della fantasia, una risorsa tanto potente che condurrà César all'inaspettato finale, in una immersione totale nella finzione che gli sarà fatale.

Ho poi tralasciato un film, La signora dello zoo di Varsavia (2017), proiettato a scuola in occasione della Giornata della Memoria. La pellicola, firmata dalla regista Niki Caro, è l'adattamento cinematografico della vera storia di Antonina Żabińska (interpretata da Jessica Chastain), che gestiva lo zoo della capitale polacca al momento dell'invasione tedesca del 1939. Il film, estremamente crudo, ricostruisce il dramma dell'occupazione nazista e delle fucilazioni di ebrei e oppositori, ma racconta anche dell'enorme coraggio di Antonina, di suo marito e dei loro collaboratori, che, sfidando pericoli mortali, dopo la distruzione del bioparco e l'uccisione o il trasferimento in Germania di quasi tutti gli animali, nascondono dietro le attività di allevamento di suini un'organizzata opera di salvataggio di uomini, donne e bambini ebrei. Ancora una volta il cinema mi ha permesso di conoscere una storia che non si trova nei manuali scolastici ma che racconta della forza della resistenza e dell'opposizione alla dittatura in maniera ben più incisiva.
Fra le tante cose che sono passate in secondo piano ci sono anche alcune escursioni al lago di Garda, in particolare a Sirmione e alla villa di Catullo, e al Giardino Giusti della mia cara Verona. Due illustri vittime del poco tempo cui spero di poter rendere giustizia.

C.M.

Commenti

  1. Bentornata Cristina e bentornate alle tue recensioni ed articoli!
    Il nome della Compton-Burnett è citato in un libro che ho letto da poco, "La Sovrana Lettrice", dove Bennett parla dello stile di questa scrittrice come "molto ostico" ma che merita, per questo, una seconda rilettura!

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    1. Chissà che non gliela conceda, fra qualche tempo. A proposito, anche La sovrana lettrice potrebbe essere per me una lettura da tenere presente!

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