Pacifico - Tom Drury

Staccarsi dai romanzi che ci raccontano storie appassionanti è sempre difficile, ma lo diventa particolarmente quando quelle storie si sono dipanate attraverso un ciclo di volumi: le saghe o i romanzi che tengono avvinti con la confortante promessa di un seguito si conquistano facilmente l'affetto dei lettori che, al momento della separazione, rimangono con mille interrogativi, legati soprattutto al motivo per cui le vicende vengono interrotte in un certo momento e non in un altro. Siamo ormai abituati alla narrativa che non completa, ma non saremo mai sazi di chiederci quale messaggio abbia lanciato l'autore nella scelta del posizionamento dell'ultimo punto, se abbia avuto dubbi e ripensamenti e se non ci sia stata in lui la tentazione di continuare a raccontare.
Era inevitabile che questa sensazione di un rapporto troncato si affacciasse anche alla fine di Pacifico, l'ultimo capitolo della Trilogia di Grouse County, pubblicata da NN editore.


I personaggi conosciuti nei primi due libri della serie, La fine dei vandalismi e A caccia nei sogni, si riaffacciano fra le pagine con il loro bagaglio di vita vissuta, di errori, di ripensamenti e iniziative. Se nel primo volume i protagonisti erano l'allora sceriffo Dan Norman, Louise e l'ex marito di lei Tiny Darling e nel secondo al centro dell'attenzione c'erano le vicende di quest'ultimo e della nuova moglie Joan, in Pacifico acquisiscono un primo piano Micah, figlio di Tiny e Joan, e Lyris, la sua sorellastra: quest'ultima è rimasta a Grouse County e qui ha trovato lavoro e un compagno, Albert; lui, invece, ha seguito la madre nella sua nuova vita di attrice, trasferendosi a Los Angeles, dove fonda un comitato antitecnologico e affronta le prime esperienze sentimentali. Rimasto solo, Tiny si ributta nei piccoli reati per i quali si era già fatto notare, atti di sfida, più che veri crimini, mentre Joan insegue il ruolo in un nuovo film e teme di essere tagliata fuori dalla serie che le ha dato una certa celebrità e, nel frattempo, vede vacillare anche il nuovo matrimonio. Ancora una volta, però, le vicende dei diversi personaggi si intrecciano e abbiamo dunque modo di seguire le indagini di Dan e di vederlo accarezzare nuovamente l'idea di correre per la carica di sceriffo, mentre Louise, abbandonata definitivamente la fotografia, ha aperto un negozio dell'usato, va alla caccia di oggetti dai quali non sempre è disposta a separarsi e instaura un rapporto di forte affetto e ammirazione nei confronti di Lyris, sentendosi per lei come una madre. Questa volta, però, Drury ci sorprende con una nota di thriller, mettendo sulla strada di Dan, Louise, Lyris e Albert un trafficante di oggetti storici falsi e la sua instabile ex complice e inseguitrice, che provocheranno a Grouse County un certo scompiglio.
Con Pacifico Drury torna ad aprire quel mondo di racconti che, dopo l'ampio respiro de La fine dei vandalismi, aveva prodotto in A caccia nei sogni un ripiegamento sulla storia di Tiny Darling e della sua famiglia: ora Grouse County è addirittura scenario di truffe e delitti e Louise si trova a passare rapidamente da una doccia ad un risoluto tentativo di difendere la propria casa da un criminale; ora gli orizzonti della contea del Midwest si dilatano fino alle spiagge assolate della California, dove Micah, in preda alle prime esperienze sregolate, esercita il talento di pallavolista che ha appena scoperto.
La lettura della trilogia di Grouse County è una compagnia ormai familiare, che fluisce rapida come il tempo passato con gli amici. Fra le pagine del romanzo conclusivo, anche come conseguenza della scelta di un ampio numero di protagonisti, si avvertono maggiori scarti e alcune omissioni che, però, ci danno l'idea di come qualsiasi esistenza abbia in sé qualcosa che resta inevitabilmente celato e ci abituano al distacco che va maturando capitolo dopo capitolo. Ma è anche vero che fra La fine dei vandalismi e Pacifico sono trascorsi quasi vent'anni, infatti Tom Drury, ospite al Festivaletteratura di Mantova lo scorso settembre, ha dichiarato che quest'ultimo libro è scaturito dal desiderio di vedere quale effetto avrebbe fatto parlare degli stessi personaggi con una voce che il passare del tempo doveva aver reso diversa. E infatti tutti i personaggi, a loro modo, sono cambiati, hanno affrontato prove e decisioni, hanno imparato a legarsi agli altri e a separarsene.
Sempre a Mantova, Drury ha presentato la sua trilogia come l'intenzione di vedere cosa avrebbero fatto dei personaggi inventati nel paesaggio dei ricordi del loro autore. Ebbene, a conclusione di questo viaggio nel tempo e nello spazio di un'America che spazia dall'Iowa di Drury alla California in cui l'autore lascia andare alcuni dei suoi personaggi, possiamo dire che tutti loro hanno fatto qualcosa di importante e indimenticabile: ci hanno fatto sognare ed emozionare. 

Tom Drury al Festivaletteratura, 7 settembre 2018
Andarono verso la riva del mare, e lei si tolse i sandali. Avanzarono tra le onde, il vestito giallo di Lyris rimase a galla. Un gabbiano passò sopra di loro, silenzioso, con le ali ferme. All'orizzonte si stagliava una nave che pareva una città costruita sull'acqua. Micah e Lyris rimasero in piedi, mano nella mano, con le onde che si infrangevano sulle loro gambe, senza arretrare di un passo.
C.M.

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