Per chi è la notte - Aldo Simeone

Il libro di cui vi parlo oggi mescola eventi che si riallacciano a vicende storiche e quel singolare insieme di fiabe e credenze popolari che proliferavano nei piccoli paesi, specialmente in quelli posti fra le montagne o al limitare dei boschi. Il contesto è quello dell'occupazione tedesca all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943, il luogo è un paesino della Garfagnana delimitato da un fitto bosco in cui si dice dimorino gli streghi. Il romanzo è Per chi è la notte di Aldo Simeone, in uscita oggi per Fazi editore.

Avrei voluto farle mille domande: dove vanno gli streghi di notte? Perché, se li incontri, diventi uno di loro? Che significa essere strego? Per chi è la notte? Ma la seguii con lo sguardo mentre usciva dalla camera e si portava via la luce. Per qualche secondo, prima che gli occhi si abituassero alla penombra, mi sembrò di essere più solo e più a rischio.
Il protagonista della storia è Francesco, un ragazzo di undici anni che vive con la madre è con la nonna da quando il padre ha disertato e, secondo alcune voci, si è unito ai partigiani. Francesco non ha amici, ma frequenta Secondo, un sedicenne entusiasta del fascismo e convinto che don Dante, il prete del paese, nasconda dei bambini ebrei. Proprio per cercare di verificare questa idea, Secondo convince Francesco ad arrampicarsi sul muro della canonica; è in questa occasione che il ragazzo incontra per la prima volta Tommaso. Francesco è convinto che Tommaso, con i suoi capelli rossi, non possa essere ebreo, ma non si interessa alla questione: in pochi giorni stringe con lui un'amicizia così forte da spingerlo a violare a più riprese il divieto di entrare nel bosco. La nonna ha sempre raccontato a Francesco che un antico patto regola i rapporti fra gli abitanti del paese e gli streghi: chi siano costoro non è dato sapere, ma soltanto pochi uomini possono addentrarsi nella loro foresta e solo per raccogliere il carbone; gli altri, se sorpresi dagli streghi, non potrebbero più andarsene, perché non saprebbero come rispondere alla loro domanda: «Per chi è la notte?». Francesco, tuttavia, segue Tommaso nel bosco e i due decidono di costruire un rifugio su un albero, con tanto di amuleti contro gli streghi. Ma qualcun altro si aggira nei boschi e i Tedeschi che hanno occupato il paese non credono alle leggende popolari e sono convinti che nella foresta si aggirino delle bande di partigiani da stanare.

Per chi è la notte è un bel romanzo di formazione che racconta un passaggio dall'infanzia all'adolescenza particolarmente difficile, perché condizionato al pericolo delle ritorsioni naziste. Francesco, che grazie a Tommaso imparerà cosa significa scegliere, entra nel bosco, seguendo quella voce che lo chiama e lo seduce, pur senza liberarlo dalla paura; sfida il capo nazista Schröding per proteggere don Dante e i suoi rifugiati, eppure anche in questo non cessa mai di provare terrore. Ma Francesco sta compiendo delle scelte e sta mettendo alla prova la propria coscienza, l'affetto per suo padre, la forza che gli viene dal patto di sangue stretto con Tommaso. 
Per chi è la notte è un racconto di scelte sofferte, di sacrifici e di denti battuti, di ingenuità e di insensata audacia, tutto ciò che rientra in qualsiasi percorso di crescita.
A posteriori ho dato molte spiegazioni a quel gesto mancato, a volte così logiche e persuasive che riesco anche a credere di aver preso la decisione giusta. Ma poi torna a insinuarsi il sospetto che non fu affatto una decisione. E allora il pensiero si allarga e mi ritrovo a domandarmi che cosa fu per il babbo la diserzione, e per Secondo la fede fascista, e per me tutta quanta la mia storia, a partire dal primo salto del fosso, quando violai le regole per entrare nel bosco. Forse c’è per tutti un fossato da saltare, ma di sicuro servono molti passi per arrivarci. Sono quei passi – così frequenti, così ripetuti – a indicarci la strada. È quello che siamo, in fondo, la nostra scelta.
C.M.

Commenti

  1. Ho anch'io in lettura questo libro e la storia mi affascina per l'intrecciarsi delle credenze popolari con la realtà. Il senso di solitudine, di paura, di abbandono rendono i personaggi vivi e dalle mille sfaccettature. La magia la considero come un manto necessario per nascondere una dura verità all'ombra dell'occupazione nazista. Un saluto :)

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    1. Hai ragione, soprattutto considerando la giovane età del protagonista: la dimensione surreale è fondamentale per raccontare a sua storia di formazione che, appunto, passa per eventi che sono con troppo reali.

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