La ragazza con la macchina da scrivere - Desy Icardi

Nel profondo di noi vivono delle storie capaci di manifestarsi nei modi più inusuali: attraverso un sogno, a partire da una sensazione di deja-vu, grazie alla fantasia dello scrittore oppure per mezzo di un'azione dettata dall'inconscio. Ho percepito questo pensiero alla radice del nuovo romanzo di Desy Icardi, La ragazza con la macchina da scrivere, pubblicato, come il precedente L'annusatrice di libri, da Fazi editore.


All'inizio del racconto Dalia è, a dire la verità, una signora con la macchina da scrivere all'inseguimento dei ricordi: siamo negli anni '90 e la protagonista è reduce da quello che chiama un piccolo incidente, un ictus che, pur non avendole lasciato alcuna menomazione fisica in eredità, le ha strappato dei ricordi che, tuttavia, spuntano qua e là attraverso misteriosi indizi. Cos'è quell'anellino per le tende che continua a farsi trovare laddove nessuno lo ha messo? Cos'è accaduto intorno al tavolino di un bar il giorno in cui l'ictus l'ha colpita? Determinata a inseguire la memoria perduta, Dalia ricorre a due soluzioni: rifugiarsi nel suo negozio di anticaglie, laddove ciascun oggetto ha valore solo per la storia che rappresenta, e soprattutto inseguire lo strano ghiribizzo che spinge le sue dita a saltellare vorticosamente sui tasti dell'Olivetti rossa che la accompagna fin da quando era ragazza. Attraverso le parole che Dalia batte a macchina riemerge la sua giovinezza e la ritroviamo poco più che bambina ad acquisire la tecnica della dattilografia e iniziare a lavorare battendo a macchina i documenti più disparati, da atti di ragioneria a reclami di signore polemiche e inserzioni sentimentali. Su un episodio in particolare si sofferma la memoria dattilica di Dalia: le sedute al buio con lo scrittore Nuto Cerri, al quale il padre della ragazza, oberato dalle difficoltà economiche seguite al fallimento della fabbrica di cerini, ha affittato villa Bonaventura, la casa di famiglia. Nuto Cerri, fascista della prima ora, è un acclamato scrittore di racconti di guerra, ma ad Avigliana si è ritirato per scrivere un romanzo a puntate di argomento passionale per la Gazzetta del Popolo, suscitando scalpore, curiosità e ammirazione in tutti gli abitanti della cittadina piemontese, che cercano di strappare a Dalia qualche anteprima sulle puntate che sta dattilografando per lui. Le vicende di Dalia e Nuto si intrecciano con quelle di Ester e Giovanni, amici di infanzia di Dalia, lei ebrea in attesa di poter fuggire dall'Italia fascista prima che sia troppo tardi, lui nipote della governante di casa Bonaventura, che il padre di Dalia, convinto che le classi sociali non debbano mischiarsi, ritiene una compagnia sconveniente. Ma a rendere più complesso il piano di una vicenda che per molti capitoli sembra essere la semplice storia di una ragazza che diventa donna intervengono una proposta inaspettata che porta Dalia a trasferirsi a Torino e soprattutto lo scoppio della seconda Guerra mondiale, fieramente annunciata dalla voce di Mussolini che echeggia per le strade del capoluogo piemontese, seguita, nel giro di poche ore, dai primi feroci bombardamenti sulla città. Ma perché la Dalia anziana, che cerca di svelare i misteri del suo presente, è riportata dalle dita così indietro nella sua storia? Quale verità sta cercando ti tirarle fuori la fedele Olivetti rossa?
La ragazza con la macchina da scrivere corre sul doppio binario della vita della sua protagonista: i capitoli che vedono la proprietaria del negozio di antiquariato scavare nel proprio passato si alternano regolarmente a quelli in cui le sue dita battono a macchina il racconto della sua giovinezza, con gli enormi cambiamenti che sono intervenuti in poco tempo nel ristretto spazio fra Avigliana e Torino ma anche nello scenario mondiale. Ciò che rimane costante nell'esistenza di Dalia è il rapporto con la scrittura, attività salvifica non solo perché costituisce l'ancoraggio dei ricordi ma anche perché è grazie alla battitura dattilica che la giovane supera le sue difficoltà, prima utilizzandola come strumento di lavoro e sostentamento, poi come antidoto contro la paura dei bombardamenti. Dalia sa scrivere anche e soprattutto al buio non tanto perché Nuto Cerri le abbia imposto quella condizione di lavoro, quanto perché la sua insegnante l'ha abituata a farlo, nella certezza che le dita abbiano una loro memoria, una loro autonomia, un meccanismo in grado di dominare le parole senza altro supporto. Ecco perché Dalia riesce a scrivere nel buio dell'appartamento di Torino sovrastato dagli aerei e dalle bombe ed ecco perché può continuare a farlo anche dopo il suo piccolo incidente.
Se Adelina, l'annusatrice di libri, sapeva leggere con l'olfatto, Dalia sa scrivere con il tatto: in entrambi i casi l'esperienza sensoriale libera dei ricordi, delle storie. Ne La ragazza con la macchina da scrivere ritroviamo quelle atmosfere surreali che hanno reso speciale il precedente romanzo; ritorna anche, declinata in maniera differente, la questione del matrimonio e della necessità delle donne di trovare un sostentamento in una società dominata dagli uomini, infatti Dalia, sin da quando il padre le affida il delicato compito di mantenere lui e se stessa e poi quando si trasferisce a Torino, fa i conti con questa realtà scomoda e difficile.
Ancora una volta ho apprezzato la prosa fresca e incisiva di Desy Icardi, capace di trascinare il lettore nella storia suscitando in lui la voglia di sapere come andrà a finire: gli avvenimenti si susseguono con la velocità con cui Dalia batte sui tasti della sua macchina da scrivere, fino alle ultime perfette pagine.
Noi siamo le nostre storie, sembra dirci Desy Icardi: non dobbiamo mai smettere di volerle raccontare e di indagare noi stessi attraverso le parole che le compongono.
Dalia rimase per alcuni minuti immobile, al centro della stanza buia, poi, colta da uno strano ghiribizzo, raggiunse lo scrittoio e tentoni infilò un foglio nel carrello dell’Olivetti.
Le sue dita, tremanti di terrore, si appoggiarono sui tasti della macchina da scrivere: ASDF – spazio – MLKJ – spazio.
Dalia incominciò a eseguire il primo esercizio di dattilografia insegnatole dalla sua vecchia insegnante. A mano a mano che le dita pigiavano sui tasti, il loro tremore si estingueva, per poi ricomparire a ogni nuovo boato.
ASDF – spazio – MLKJ – spazio.
Il respiro di Dalia riprese un ritmo regolare, e il cuore non batteva più all’impazzata.
Le bombe continuavano a cadere dal cielo come grandine, ma il contatto delle dita con i tasti rotondi della macchina da scrivere le infondeva coraggio.
C.M.

Commenti

  1. L'immagine della donna "all'inseguimento dei ricordi" mi ha colpito molto... me la sono immaginata a pigiare un tasto dopo l'altro con frenesia per non perdere nulla durante la corsa dei pensieri. E anche il ruolo giocato dai sensi che rende la storia quasi percettibile sembra donare al romanzo quel qualcosa in più

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Proprio così: il romanzo è molto particolare, come lo è stato il precedente, con quella commistione di reale, verosimile e surreale e una vicenda che risulta in entrambi i piani temporali molto familiare, accogliente e interessante.

      Elimina

Posta un commento

La tua opinione è importante: condividila!