In quarantena meglio aprire un libro che i social

In questi giorni di delirio da Coronavirus l'isolamento è una condizione talvolta imposta, talaltra decisa in autonomia. Non entrerò nel merito della portata dell'emergenza sanitaria, dato che non sono virologa, immunologa o esperta in medicina d'altro genere e penso che sull'argomento nessun altro sia titolato a intervenire. Sia come sia, ci viene prescritto o consigliato di evitare i luoghi affollati e, in lunghe ore di attesa o confino, dobbiamo trovare un modo per riempire il tempo.
L'importante è evitare di farlo scorrendo le pagine dei social network, perché gli aggiornamenti che appaiono, spesso partoriti da persone che non ne sanno più noi (le voci autorevoli in materia sono infatti sovrastate da toni e titoloni procura-clic di quelli che ieri commentavano Sanremo e il giorno prima il campionato di calcio) sono in buona parte carburante di preoccupazione e allarmismo.
 
Immagine di Lan Truong
 
Alcuni post, tuttavia, mi hanno fatto sorridere perché toccavano le corde degli amanti della lettura: la raccomandazione ironica di frequentare le librerie in quanto luoghi notoriamente deserti ma anche gli interventi di alcuni editori che seguo da tempo. Sul profilo Facebook di NN l'altro giorno è apparso il messaggio «E insomma, siete tutti a casa finalmente a smaltire la pila delle letture arretrate?» mentre Las Vegas edizioni twittava «Scuole chiuse, università chiuse, uffici chiusi, eventi rimandati: questo Coronavirus è chiaramente un complotto dei libri che avete abbandonato sul comodino. Non vede come sono passati dal guardarvi storto al ghigno?».
E anche in queste considerazioni ironiche e atte a sdrammatizzare si rivela la funzione salvifica della letteratura, che ci ricorda che abbiamo dei mezzi per svagarci e anche per sottrarci alle ondate di panico, comunque inutili o foriere di danni peggiori di quelli che potrebbero verificarsi in condizioni controllate. Scorrere gli aggiornamenti dei social network in queste ore non può che alimentare il disagio e lo sconforto: a che serve continuare a insistere su quanto è brutto non poter andare di qua o di là o farci dire dai contatti più agitati che pasta, acqua e scatolame non si trovano più?
Molto meglio aprire un libro.
 
 
E dunque è sopraggiunta un'altra riflessione: in questi giorni convulsi che ci mostrano chiaramente quelle scene che Boccaccio e Manzoni descrivono rispettivamente nel Decameron e nei Promessi sposi, con la gente che si riversa delirante in luoghi in cui si alimentano l'ansia generale e il rischio stesso del contagio mentre le voci che razionalmente cercano di dare spiegazioni e informazioni che vengono sommerse di insulti, i libri ci offrono la possibilità di isolarci in una amena compagnia che ricorda quella dei dieci giovani fiorentini che, nella cornice delle cento novelle, scappano in campagna per raccontarsi storie a vicenda, in attesa che la peste del 1348 smeta di soffiare sulla città toscana.
Una metafora, certo, ma anche un monito a ricordare che l'unico contagio che può venire dalla letteratura coinvolge la mente e che è estremamente positivo, a differenza dei post che inondano le nostre bacheche col virus della paura: i libri ci intrattengono, fanno volare l'immaginazione, ci spingono a nutrire delle riflessioni lontane dal quotidiano, a circondarci di voci autorevoli, colte e sensate. Insomma nel frangente di questo Coronavirus più che mai la letteratura è un antidoto alla noia, all'indolenza e a quell'imbruttimento in cui si finisce quando l'unica voce che si sente è quella di reporter improvvisati in immunologia, millantatori, scienziati laureatisi in qualche gruppo facebook e di gente che, coinvinta che sia arrivata l'Apocalisse, finisce a far rissa virtuale nelle piazze social e reale fra le corsie dei supermercati.
Ebbene, se non per seguire gli aggiornamenti letterari (ivi compresi quelli degli amici blogger), meglio non aprire i social ma buttarsi a capofitto nei libri: tutto sommato, questa negatività si volge in qualche ora in più di tranquillità. Io ho giusto giusto rimpinzato i miei scaffali in questi giorni e mi sto dedicando a ore e ore di lettura, oltre a concedermi il lusso di stare a fissare gli scaffali per scegliere il titolo successivo.
La dispensa si può anche svuotare, ma la scorta di libri non ci manca mai, vero, lettori?
 
C.M.

Commenti

  1. Non credo di essere titolato a commentare questo post, dal momento che non ho profili su alcun social e, per quanto riguarda i libri, ne divoravo prima dell'epidemia, ne divoro ora e continuerò indisturbato a divorarne anche quando sarà passata. L'invito a mettere da parte i social per aprire un libro non credo troverà riscontri, purtroppo. Però ê bello immaginare che sarà così. :)

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    1. Ma certo, io stessa continuo a usarli, il mio è un modo per dire che sono proprio o social network il veicolo principale del panico insensato cui stiamo assistendo: è impossibile isolare notizie (ammesso che di notizie si possa parlare) sul Coronavirus e le scempiaggini dette da chi grida alla fine del mondo dai post interessanti che le pagine o i profili pubblicano su arte, letteratura, storia e cultura in generale. Se uno è suggestionabile, finisce per disperarsi, quindi meglio che si faccia "contagiare" da un libro. Temo, però, che i più suggestionabili e i più dipendenti dai social abbiano ben poca familiarità con lo strumento libro. Insomma: usiamo i social responsabilmente e, se le bacheche sono invase da terroristi virtuali, ricordiamoci che possiamo trovare conforto, svago e bellezza nei libri. Che, comunque, come dici, sono già la nostra passione. :)

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  2. Purtroppo, le scempiaggini sono più contagiose di qualsiasi virus in circolazione. E lo stiamo sperimentando anche in questi giorni. Dispensa e congelatore sono quasi vuoti (è la terza sera che cerco di fermarmi al supermercato ma l’isteria collettiva, ben evidente sin dal parcheggio, mi fa desistere), però con i libri non ci son problemi. Potrei restare a casa almeno un anno per “consumare” le scorte cartacee, prima di attaccare il digitale…

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    1. Che, poi, parliamone: bisogna evitare i luoghi affollati e dunque ci si ammassa nei supermercati per spintonarsi e alitarsi addosso? Questa isteria danneggia solo chi vuole fare la sua spesa normale: come sempre la razionalità deve sottostare agli effetti dell'ignoranza. E allora sì, diamoci ai libri, cibo dello spirito: anche li dovessimo finire, nelle librerie non ci sarebbe il rischio di imbattersi in orde di fanatici. Godiamoci le nostre scorte, e grazie per avermi ricordato che ho anch'io qualche scorta digitale! :)

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  3. Applaudo al tuo post ...io sto approfittando per aggiornare e programmare il blog!
    E finire un paio di libri che avevo iniziato :)

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    1. Anch'io ne ho approfittato per tornare al mio blog ed è stata un'altra bella fonte di rigenerazione: trovare il tempo per scrivere è una cura mentale quanto quella della lettura. :)

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  4. Io sto riservandomi di dire la mia su tutta questa follia quando sarà finita, dico solo questo.

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    1. Allora spero che tu possa farlo presto: non se ne può più di questa follia!

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