Il velo dipinto - William Somerset Maugham

Nell'adattamento cinematografico di un romanzo intervengono scelte che possono rispecchiare quelle dell'autore o imprimere significative variazioni. Dopo aver letto il famosissimo testo di William Somerset Maugham Il velo dipinto (1925) ho quindi voluto subito vedere l'omonimo film di John Curran del 2006 interpretato e prodotto da Naomi Watts e Edward Norton. Trattandosi infatti di un racconto molto introspettivo, centrato sulla figura di Kitty Garstin, dapprima giovane londinese amante delle feste, frivola e lusingata dei corteggiamenti, poi donna intrappolata in un matrimonio monotono e infelice, amante innamorata, appassionata, tradita e punita, tradurre in un prodotto filmico l'idea di Somerset Maugham deve essere stata una sfida notevole.


Il romanzo si apre nella camera da letto di Kitty ad Hong Kong, dove, nel primo pomeriggio, la donna, col pretesto di riposare, si è ritirata con Charles Townsend, un importante diplomatico molto ammirato in città, col quale ella ha intrapreso una relazione. Mentre i due sono insieme, il marito di lei, il batteriologo Walter Fane, rientra in casa e prova ad aprire la porta, ma, trovandola chiusa, se ne va, lasciando Kitty in preda all'agitazione, nonostante Charles la rassicuri sulla scarsa probabilità che Walter intenda rendersi protagonista di uno scandalo. Si apre quindi un flashback che ci chiarisce i motivi per cui Kitty si trova nella città asiatica e si è così velocemente stancata del marito: esasperata dalle pressioni di una madre che per tanto tempo ha insistito sulla necessità che si sposasse prima di raggiungere un'età in cui nessuno più l'avrebbe chiesta in moglie e che, per contro, era esaltata dalla prospettiva del fortunato matrimonio della figlia minore con un baronetto, Kitty ha accettato la corte di Walter e la sua dichiarazione improvvisa di un grande amore non corrisposto e ha colto l'occasione dell'imminente partenza di lui per la Cina come ancora di salvataggio per non dover essere presente alle nozze della sorella. Ormai diventata la signora Fane, Kitty ha iniziato a frequentare gli Inglesi di Hong Kong e, durante un ricevimento, ha incontrato Charles Townsend, figura molto in vista in città, che l'ha colpita col suo fascino. Walter, per contro, si è rivelato un uomo senza qualità, confermando i sospetti che Kitty aveva avuto già prima delle nozze: innamoratissimo della moglie, è però di scarsa compagnia, preda di una monotonia che riversa anche nel matrimonio e, secondo quanto gli rinfaccerà Kitty dopo la rivelazione dell'adulterio, impossibile da amare. 
La reazione di Walter di fronte all'evidenza dei fatti è quella di imporre a Kitty di partire con lui per Mei-tan-fu, un villaggio in cui infuria una violenta epidemia di colera: il medico che se ne occupava è morto e Walter ha deciso di sostituirlo e di portare con sé Kitty, una scelta alla quale lei impone un rifiuto, un po'per timore della malattia e delle condizioni di vita cui dovrebbe sottoporsi, un po'per la prospettiva di doversi separare da Charles ma soprattutto perché ha la certezza che Walter abbia accettato l'incarico e la voglia con sé nella speranza che il colera la uccida. Se Kitty non accetterà di seguirlo, Walter chiederà il divorzio, ma, di fronte all'insistenza della moglie, che vorrebbe chiederlo lei stessa, impone una condizione: glielo concederà solo se Charles Townsend lo avrà ottenuto a sua volta dalla moglie e se si impegnerà a sposare Kitty subito dopo. Kitty, sicura dell'amore di Charles, pensa che le si stia offrendo la possibilità di essere finalmente felice, ma l'amante non esita a dichiararsi contrario a quanto gli viene chiesto, perché non intende coinvolgere la moglie e compromettere la propria posizione personale e sociale. Delusa, amareggiata e ferita, Kitty parte per Mei-tan-fu, condannata a giornate interminabili che trascorrono nella paura del contagio, nell'inquietudine generata dalle processioni continue dei cortei funebri, nella solitudine e nel silenzio che Walter le impone. Grazie all'unico vicino Waddington, un funzionario assegnato a quella zona, Kitty entra in contatto con le suore cattoliche che gestiscono un rifgugio per orfane e l'unico ospedale del villaggio e, desiderosa di riempire in qualche modo le sue giornate e di smettere di pensare a Charles, che diventa sempre più una figura indegna di considerazione e di ricordo, inizia a collaborare con loro e proprio grazie a loro inizia il suo percorso di ricerca della pace.
Il film del 2006, ormai il terzo ispirato al romanzo (nel primo, del 1934, il ruolo di Kitty era interpretato da Greta Garbo), adotta una prospettiva diversa per il racconto, dando centralità al soggiorno di Kitty a Mei-tan-fu e all'operato di Walter come medico, offrendo anche a lui un ruolo di primo piano. La vicenda si apre in medias res, durante il faticoso viaggio per la campagna cinese, e gli ultimi avvenimenti narrati da William Somerset Maugham, di nuovo ambientate a Hong Kong (il regista sceglie però Shanghai come destinazione del viaggio di Walter in Cina) e a Londra, vengono completamente eliminati. Anche il taglio introspettivo si perde, mentre si inseriscono altri aspetti non presenti nel libro: le rivolte cinesi contro la presenza inglese, le campagne di Chiang Kai-shek contro i signori della guerra, il controllo militare sul territorio cinese. Se nel romanzo Kitty è l'indiscussa protagonista e se molta parte del racconto si svolge nel suo animo, che lei interroga costantemente a proposito dell'infelicità cui gli esseri umani sembrano votarsi continuamente, il film le affianca un marito in grado di affrontare un'evoluzione, di mettersi in luce, di rivelare quei tratti ammirevoli e amabili che nel romanzo non gli verranno mai riconosciuti. Walter è uno studioso attento, si lascia colpire dall'impegno che la moglie profonde nell'aiutare le suore, prende misure drastiche per fronteggiare l'epidemia e compie azioni coraggiose per difendere la popolazione di Mei-tan-fu, mentre Somerset Maugham lo lascia sullo sfondo, senza attribuirgli un ruolo determinante.
Ogni regista ha, naturalmente, la libertà di riavare il suo film da un libro, e qui la riscrittura è evidente e forse necessaria, perché rendere visibili i pensieri inquieti e l'interiorità della Kittu del romanzo sarebbe stato davvero difficile, se non impossibile. Il velo dipinto è un intenso e appassionante romanzo psicologico, un genere di narrazione cui il cinema difficilmente si può affiancare. Questo spiega una legittima rilettura che, però, stride con il titolo del libro, che trovava un senso proprio nelle riflessioni e nel cammino interiore della protagonista. Ispirato ad una poesia di Percy B. Shelley che si apre con l'ordine «Lift not teh painted veil which those who live / call life», il romanzo ne riprende l'idea di fondo: c'è un velo che rende inaccessibile e inconoscibile l'autenticità delle cose, che contribuisce a creare le illusioni, a nutrire paure e speranza e che ciascuno cerca di rimuovere, scontrandosi con la delusione e votandosi per sempre alla ricerca di una verità sfuggente ed effimera. I versi 7-9 del sonetto recitano «I knew one who had lifted it, he sought, / for his lost heart was tender, things to love, / but found them not, alas!» (Ho conosciuto una persona che ha rimosso quel velo, cercava, col suo animo sensibile, cose da amare, ma, ahimé, non le trovò). Qui si concentra l'essenza del romanzo, perché è Kitty colei che cerca qualcosa da amare - in Charles, rimanendo delusa dal suo egoismo, ma anche in Walter, che rimane troppo distante da lei. Il film si distacca da questo nodo, proprio perché la ricerca di amore di Kitty si presenta diversa e ha un esito differente, adatto alla tendenza romantica del grande cinema.
Se, dunque, il romanzo di William Somerset Maugham appare più introspettivo e concettualmente più complesso, incisivo nella sua prosa senza orpelli ma perfettamente in grado di comunicare il dramma interiore di Kitty, il cinema ne ha dato una rilettura meno problematica, sia per attrarre un pubblico che possa essere più esteso di quello dei soli lettori del romanzo, che, tutto sommato, possono rimanere invaghiti del prodotto narrativo ma divertirsi a immaginare uno sviluppo alternativo, sia per dare spessore anche all'interpretazione di Edward Norton, che crea un meraviglioso dialogo attoriale con Naomi Watts.
Sedettero sui gradini di un tempietto (quattro colonne laccate e un alto tetto di tegole sotto cui pendeva una campana di bronzo) e guardarono il fiume fluire pigro e tortuoso verso la città infetta. Si vedevano le sue mura merlate, e il caldo che la sovrastava come una coltre funebre. Il fiume, invece, pur nella sua lentezza, aveva un barlume di movimento e dava un senso malinconico della fugacità delle cose. Tutto passava, e quale traccia restava del passaggio? Sembrava a Kitty che tutti loro, il genere umano, fossero come le gocce d'acqua di quel fiume e corressero, flutto anonimo, al mare, ognuno così vicino all'altro e tuttavia così separato. Poiché le cose duravano un tempo così breve e niente contava granché, era triste che gli uomini, annettendo un'importanza assurda a cose insignificanti, rendessero se stessi e gli altri tanto infelici.
C.M.

Commenti

  1. Interessante analisi con approfondimenti precisi e contestualizzati.

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    1. Ti ringrazio, Simonetta. Quando un romanzo risulta tanto appassionante e, pur nella sua brevità, complesso, approfondire viene spontaneo.

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  2. Mi unisco ai complimenti di Simonetta. Di Maugham ho letto altri romanzi e sono stata sempre colpita dalla capacità dell'autore di delineare la psicologia dei personaggi.
    Se ne ho già visto la trasposizione cinematografica, ho il brutto vizio di non leggere il romanzo dal quale è stato tratto il film (come in questo caso). Il tuo post, invece, è un ottimo stimolo per rivedere le mie abitudini.

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    1. Io ho un altro brutto vizio: se vengo a sapere che un film che mi attira è stato tratto da un libro, finisco per non guardarlo prima di aver recuperato il romanzo. Dato che, però, spesso questo recupero avviene in tempi molto lunghi, perdo visioni cinematografiche, trasmissioni in tv e continuo a procrastinare. Anche la mia è un'abitudine da rivedere, ma temo che il proposito resterà insoddisfatto. XD

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  3. Da questo libro ho incominciato ad apprezzare tanto Maugham e non posso farne a meno ora. In altri suoi romanzi ho ritrovato quella ricerca del "senso della vita", la bellezza, i moti interiori, le varie espressioni della coscienza e la psicologia umana. Mi dispiace che con gli anni si sta figurando per questo scrittore un profilo di misogino e cinico che si perpetua solo per pettegolezzo senza fondamento. Trovo invece la sua espressione letteraria aperta e moderna.

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    1. Essendo questo l'unico romanzo di Somerset Maugham che abbia letto, non ho elementi sufficienti per capire i fondamenti di questo giudizio nei suoi confronti: se è vero che ne Il velo dipinto Kitty appare per una buona parte del romanzo una persona superficiale e ingiusta, non è migliore il ritratto che emerge di Walter o di Charles. Torno a ribadire il valore del titolo, quella riflessione sulla tendenza delle persone a figurarsi degli ideali e a crearsi delle aspettative che non corrispondono alla realtà: una riflessione sull'umana debolezza che, più che cinica, definirei disincantata.

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  4. Non ne ho mai letto il libro, ma ne vidi il film anni fa. Ricordo quelle atmosfere, l'aria pesante di umidità, gli spazi nei quali aleggia un silenzio lontano dal loro mondo. Un ritrovarsi, a condizione di vivere un'esperienza forte. Bello.

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    1. Penso che ti potrebbe piacere molto anche il romanzo: te lo consiglio, Luz!

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