Il gioco della vita - Mazo de la Roche

La scorsa estate entravamo in punta dei piedi nella residenza di Jalna, facendo la conoscenza dei numerosi membri della famiglia Whiteoak, con le loro radici britanniche, le ascendenze coloniali e i numerosi tratti estrosi del loro carattere, forgiato attraverso rancori, delusioni, sogni, speranze e capricci. Se il primo capitolo della trilogia di Mazo de la Roche aveva avuto come indiscussa protagonista la centenaria matriarca Adeline Court, con Il gioco della vita, il secondo volume, ci addentriamo invece nelle vicende dei suoi nipoti e soprattutto della pungente eredità della veneranda nonna.
Le vicende si svolgono nell'arco di un'estate che ha come perno la dipartita dell'anziana Adeline, scontrosa e dispotica ma amatissima da tutti i familiari fino all'ultimo. La donna vede riunita intorno a sé la famiglia, con l'inaspettato ritorno di Eden alla tenuta insieme ad Alaine, che, pur non amandolo più, è disposta a stargli accanto per aiutarlo a superare le sue precarie condizioni di salute, e i bisnipoti nati da Meg, tardivamente sposatasi con Maurice Vaugham, tormentato amore di giovinezza, e da Pierce, ancora teneramente legato alla sua Pheasant, finalmente liberatasi de pregiudizi dei Whiteoak. Rimangono centrali la figura di Eden, poetae squattrinato che ancora dipende dalle elargizioni di denaro del fratello maggiore Renny, da tutti considerato il nuovo capofamiglia, e soprattutto quella di Finch, che si ritaglia anche in questo secondo appuntamento uno spazio tuto suo, distinguendosi come il personaggio più positivo della famiglia, generoso, altruista, autenticamente votato alla bellezza delle arti (qui si scopre, oltre che valente musicista, anche attore) ma costretto da Renny a proseguire gli studi; ancora una volta Finch trova una spalla in Alaine, l'unica a comprendere davvero la sua eccezionalità perché, come lui, si sente sciacchiata dall'ingombrante famiglia Whiteoak, che, pure, non le ha mai fatto mancare stima e affetto.
Rispetto al precedente romanzo viene approfondito qualche tratto caratteriale dei protagonisti, con l'emergere di alcuni dettagli sul passato dei membri più anziani della famiglia Whiteoak o di aspetti pungenti dei comportamenti di tutti, che si evidenziano in particolare quando Adeline inizia a parlare insistentemente dell'eredità, destinata ad uno solo dei suoi discendenti, e al momento dell'apertura del testamento, che lascerà tutti tesi, increduli e in parte offesi. Adeline, insomma, non cessa di generare scompiglio e di far litigare i familiari anche dopo la sua morte, quasi che il suo lascito fosse proprio il suo gusto per i battibecchi, che lei era abituata a risolvere a colpi di bastone.
C'è, però, un'altra grande protagonista fra le pagine de Il gioco della vita: l'estate dell'Ontario, con i suoi colori, i profumi, le sfumature che si diffondono nel bosco in cui è immersa la dimora di Jalna, che si trova sospesa in un delicato equilibrio fra la flora che si allarga come nel tentativo di sommergerla e la ricca fauna che accompagna con i suoi canti le giornate dei numerosi abitanti della tenuta.
Ancora una volta Mazo de la Roche avvince i suoi lettori con una prosa elegante e brillante, ricca di descrizioni e delicata nelle descrizioni dei personaggi, tanto che riesce a presentare senza eccessi di giudizio anche quegli aspetti che rendono alcuni di loro davvero odiosi. L'autrice è una discreta spettatrice delle vicende di una famiglia che difficilmente si emancipa dall'eredità vittoriana di Adeline, fatta di ninnoli e antiquariato, ed entra in un nuovo modo di vivere il secolo appena iniziato, ripensando prima di tutto i rapporti interpersonali.

Nel cielo azzurro brillante le nuvole candide danzavano. La luce del sole toccava le pareti grigie della soffitta con pennellate dense, di un giallo più intenso dell'oro stesso, mentre l'azzurro del cielo era definitivo, insuperabile, così come il verde dell'erba e degli alberi. L'Estate, artista petulante che nel colmo della stagione aveva regalato soltanto colori sfumati e nebbiosi, ora sembrava determinata a usare tutte le tinte più vivaci applicandole alla tela con accanimento.

C.M.

Commenti