Il borghese Pellegrino - Marco Malvaldi

Quando ho saputo dell'uscita di un nuovo giallo con protagonista Pellegrino Artusi, l'estate ha preso subito una piega diversa: dopo la fascinazione suscitata da Odore di chiuso, non potevo che fiondarmi sull'ultimo romanzo di Marco Malvaldi, Il borghese Pellegrino (edito, come i precedenti, da Sellerio). Gli ingredienti per avvincere il lettore - anzi, più probabilmente la lettrice, come ipotizza l'autore stesso - ci sono tutti: una tenuta storica, un gruppo di ospiti con affari in comune, domestici attenti e fin troppo curiosi e, naturalmente, un delitto di cui tutti possono essere sospettati, ma che non sembra neanche un vero e proprio omicidio.
Stavolta Pellegrino si ritrova a Campoventoso, vasta proprietà nobiliare recentemente acquistata dall'imprenditore Secondo Gazzolo; il gastronomo vi arriva nell'autunno del 1900, invitato dal padrone di casa stesso durante una cena dal comune conoscente, l'illustre fisiologo Paolo Mantegazza, all'epoca già senatore del Regno d'Italia, con l'interesse di inserirsi nei commerci di tessuti con l'Impero Ottomano, già interlocutore di Gazzolo per la fornitura all'esercito della Sublime Porta di carne in scatola, prodotta negli stabilimenti di Campoventoso grazie all'applicazione delle moderne tecniche dell'industria alimentare. Oltre all'Artusi e al Mantegazza, in casa di Secondo Gazzolo convergono per le trattative il funzionario e il delegato del Consiglio di Amministrazione del Debito Pubblico Ottomano, Kemal Alyian e Everardo D'Ancona, Corrado Viterbo, direttore della filiale fiorentina della Banca Commerciale Italiana, e il ragionier Bonci, accompagnato dalla figlia Delia, che il padre vorrebbe dare in sposa allo stesso Viterbo. Mentre, fra un pasto e l'altro, si discute di cucina e di economia, ma anche di evoluzionismo e tabù religiosi, uno degli ospiti viene ritrovato morto e il Mantegazza, che per primo analizza il corpo, è propenso a scartare l'ipotesi di una morte naturale, pur compatibile con i disturbi di salute della vittima; a questo punto l'Artusi, che qualche anno prima è stato testimone di un'altra morte sospetta (al punto che qualcuno potrebbe ormai iniziarlo ad additarlo come presenza malaugurante), suggerisce di far chiamare da Siena l'ispettore Saverio Maria Artistico, al quale ha fatto da spalla in occasione del delitto di Roccapendente. Nel corso delle indagini si susseguono ipotesi, prove e confutazioni, che ora dopo ora mettono in discussione movente e alibi di tutti i personaggi, con sospetti fondati ora su questioni economiche, ora su intrallazzi sentimentali. A indagare è la triade Artistico-Artusi-Mantegazza, ciascuno fondamentale a mettere a posto una parte dei tasselli dell'affresco criminale, ma anche utile a far conoscere al lettore alcuni aspetti poco noti della società d'inizio Novecento.
Se talvolta i seguiti di romanzi di grande successo possono risultare sbiaditi, non è questo il caso de Il borghese Pellegrino, che, lungi dall'essere oscurato dal capolavoro Odore di chiuso, si presenta come la sua brillante continuazione, sebbene il lettore possa tranquillamente leggerlo senza aver fatto esperienza della prima indagine dell'Artusi. Come sempre, Malvaldi mette in campo, insieme all'immancabile verve e all'ironia che promette di riuscire a far scoppiare una risata anche nel mezzo di un'indagine per omicidio, le proprie competenze di chimico ma anche la ricerca storica, fondamentale a costruire un quadro d'insieme coerente con le vicende. Questa scelta fa sì che la narrazione si intrecci sapientemente a parentesi agili e mai pedanti dedicate allo sviluppo della tecnica (nelle industrie di Gazzolo, infatti, si utilizza il sottovuoto per la cottura delle carni), alle modalità delle comunicazioni (postali, ma anche tramite piccioni viaggiatori), al fallimento dell'Impero Ottomano, finito negli anni '80 del XIX secolo in mano ai creditori europei, e alle abitudini alimentari, viste sia come luogo di regole e limitazioni sia come strumento ineguagliabile di intercultura.
Insomma, dalla lettura dei romanzi di Marco Malvaldi si trae sempre qualcosa che va al di là del mero diletto letterario e il ritorno di Pellegrino Artusi con l'ispettore Artistico riaccende il brillante dialogo fra la curiosità storica e l'intrigo giallistico. Dato che non c'è due senza tre, c'è da sperare in un'altra avventura del gastronomo del Regno.

Io sono convinto che il rispetto reciproco tra i popoli possa passare proprio attraverso questa pratica sì umile. Perché tutti mangiamo, e tutti possiamo apprezzare e capire la cucina altrui. Se mi metteste di fronte un turco, o un cinese, che mi declamano nella loro lingua i poemi più elevati, ebbene, non capirei nulla; ma se mi mettete di fronte un loro piatto, sia esso di carne o di pesce o di erbaggi, sono benissimo in grado di mangiarne e di trarne nutrimento, e forse anche gusto. La cucina è un linguaggio universale, che ha bisogno di essere capito solo da chi lo pratica: forse solo la musica può stargli a pari. Eppure, si può stare per giorni, settimane e mesi interi senza ascltare melodie, ma provatevi a stare un giorno senza mangiare!

C.M.

Commenti

  1. Mi piace l'idea di evocare persone realmente esistite e intrecciare trame. Questa scelta di Pellegrino Artusi, poi, con tutto il suo bagaglio di conoscenze gastronomiche, è davvero intrigante. :)

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    1. La trovo una scelta vincente anche per il carattere del personaggio: Malvaldi voleva un letterato (e ne ha scelto uno sui generis, perché dubito che, al suo tempo, un manuale di gastronomia fosse classificabile come "letteratura") ma che avesse come cifra distintiva l'umorismo. Le opzioni, per sua stessa ammissione, erano abbastanza limitate, ma la soluzione si è prodotta ed è fenomenale! :)

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  2. Penso che il personaggio di Pellegrino Artusi sia stata una scelta azzeccatissima e anche geniale per certi versi; una felice creazione che si presta insieme a vari spunti riflessivi, oltre al'ironia.

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    1. E ha anche il merito di aver fatto conoscere questo personaggio, che di certo non compare nei libri di storia.

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