Chi era bambino negli anni '90 ricorderà forse l'anime
Mary e il
giardino dei misteri, uno dei numerosi cartoni animati di quel periodo
che si ispiravano ai grandi classici della letteratura e che mettevano i
bambini faccia a faccia con storie complesse, spesso malinconiche ma
anche intrise del valore delle storie di formazione di una volta.
Con anni e
anni di ritardo sono arrivata al romanzo
Il giardino segreto, dal quale è
stato tratto il cartone giapponese e che mi ha attratto quando mi sono
imbattuta nell'edizione
Ippocampo, un pregevole volume tradotto da Luca Lamberti, con
illustrazioni e inserti pop-up realizzate dallo studio Minalima (creazione di Miraphora Mina e Eduardo Lima, gli artefici della progettazione grafica dei film di
Harry Potter).
Scritto
da Frances Hodgson Burnett nel 1910, il romanzo racconta la vicenda di
Mary Lennox, figlia di Inglesi trasferitisi nella colonia indiana, che a
dieci anni, dopo la morte dei genitori, viene mandata a vivere dallo
zio, unico parente rimasto, nello Yorkshire. Capricciosa, intrattabile e
viziata, Mary si trova catapultata in un mondo completamente diverso da
quello in cui è cresciuta: i servi di casa non la trattano con la
riverenza cui si è abituata in India, Martha, che viene incaricata di
occuparsi di lei, non la veste tutte le mattine come faceva la sua ayah,
nessuno asseconda le sue pretese e per lungo tempo la bambina rimane da
sola, addirittura col divieto di aggirarsi per i corridoi dell'enorme
casa, che presto diventa per Mary un luogo misterioso. Una sola volta
Mary incontra Archibald Craven, che si rivela freddo, distaccato e
tormentato, in quanto ancora profondamente sofferente per la perdita
della moglie. Oppressa dalla solitudine ed esclusa dalla frequentazione
della stessa casa in cui è costretta a vivere, Mary decide di uscire nel
parco della tenuta, dove incontra il burbero giardiniere Ben
Weatherstaff, grazie al quale stabilisce un singolare rapporto con un
pettirosso che attira costantemente la sua attenzione. È proprio
inseguendo il volo dell'uccellino oltre un muro coperto erba, rami e
fogliame che Mary si imbatte nel giardino segreto, lo spazio personale
della padrona di casa, che proprio in quel luogo amava ritirarsi e che
lì è morta, cadendo da un albero. Dalla scomparsa della signora Craven
il giardino è stato chiuso e a tutti è stato negato l'accesso, ma il
pettirosso guida Mary fino alla chiave della porticina nascosta che dà
accesso a questo spazio proibito e la ragazzina decide di prendersene
cura per sottrarlo alla morte e al degrado. Giorno dopo giorno, Mary si
rinvigorisce e diventa più energica, meno capricciosa ma più
determinata, trova il proprio obiettivo e vi si dedica con dedizione,
tanto più dopo aver stretto amicizia con Dickon, il fratello di Martha,
un autentico abitante della brughiera che vive in perfetta armonia con
le piante e con gli animali, tanto da essere riuscito ad addestrare un
corvo e una volpe, che lo seguono fedelmente. Insieme a Dickon e
vegliata a distanza anche dalla madre di lui, l'amorevole Susan Sowerby,
Mary lavora assiduamente per rivitalizzare il giardino segreto, mentre
un secondo mistero si allarga, notte dopo notte, nelle stanze di casa
Craven, nelle quali echeggiano grida e lamenti di cui la bambina è
intenzionata a scoprire l'origine.
Il giardino segreto si
presenta come un libro per bambini, ma è in realtà anche un libro
destinato agli adulti, perché invita in ogni pagina a riflettere sui
bisogni dei più piccoli, sulla pericolosità di assecondarne i capricci,
sui disagi e le sofferenze generati sia dallo scarso amore che
dall'eccesso di atteggiamenti protettivi. Mary impara da sola, svestendo
poco alla volta gli abiti della ragazzina urlante e viziata, che deve
prendere in mano la propria vita e smettere di coltivare l'egoismo:
l'amicizia con Martha e Dickon la mette di fronte alla consapevolezza di
non essere più importante degli altri, la spinge a maturare e a
intraprendere un percorso che la metterà nelle condizioni di essere a
sua volta per qualcun altro il motore di un nuovo cambiamento. Tuttavia questo mutamento, che sembra concentrarsi esclusivamente sulla bambina protagonista, risulta molto istruttivo anche per gli adulti che ne sono testimoni.
Prendersi
cura delle piante è ancora oggi una delle attività maggiormente
connesse al benessere e ad uno slancio altruistico (seppur verso un
altrui inanimato): operare con dedizione per tenere in vita, curare e
far fiorire un vegetale o in intero giardino costituisce uno stimolo
all'impegno, una forma di comunicazione con noi stessi e con ciò che ci
circonda. Grazie al giardino segreto e a quella sorta di magia naturale
che sembra emanare, Mary cresce, matura e si fortifica nel fisico e
nell'animo. Il romanzo di Frances Hodgson Burnett rappresenta in modo
efficace e coinvolgente questa trasformazione, intessendo una narrazione
che mantiene un sobrio equilibrio fra elementi realistici e fantastici.
Dopo
la lettura del romanzo e dopo essermi divertita a giocare con i
contenuti interattivi della splendida edizione che ho scelto per
intraprendere l'avventura, ho guardato l'ultimo film de Il giardino segreto, diretto da
Marc Munden e distribuito attraverso Netflix; nel cast figurano Julie
Walters (la governante, signora Medlock), Colin Firth (Archibald
Craven), accanto a Dixie Egerickx (Mary).
Il film ripercorre in modo
abbastanza fedele alcune delle principali vicende, ma ne comprime gli
aspetti più interessanti per aprire alcune strade narrative non presenti
nel romanzo, che mettono in evidenza il travagliato rapporto fra Mary e
la madre; il giardino, infatti, non è solo l'angolo privato della
signora Craven, ma anche il luogo in cui ella amava trascorrere il tempo con
la sorella, cosicché per Mary riappropriarsi del giardino diventa anche
un modo per conoscere meglio sua madre e, in un certo senso, per
riconciliarsi con lei. Un'altra innovazione importante sta nella
descrizione del giardino, la cui magia non è più una semplice fantasia
dei bambini che lo eleggono a spazio dei loro giochi, ma un fenomeno
tangibile, che trasforma il piccolo parco del libro in un immenso bosco
incantato.
Altri dettagli modificano leggermente la vicenda, scelte che
potrebbero scontentare i puristi ma che diventano comprensibili quando
un romanzo ha alle spalle qualcosa come undici trasposizioni fra
cinematografiche e televisive. Due aspetti importanti risultano
sacrificati: da un lato la vitalità e l'incanto intrinseci del giardino
portano all'eliminazione di tutta quell'avvincente parte del romanzo in
cui Mary, istruita da Dickon, lavora per riportarlo allo splendore passato e per farvi
nascere nuove piante, oltre che del piccolo miracolo di cui la bambina è
artefice; dall'altro la totale assenza della figura di Susan Sowerby,
determinante nell'innescare alcune dinamiche della storia originale, fa
sentire la mancanza di un personaggio che, sebbene risulti apparentemente
marginale, ha un ruolo e uno spessore capace di eclissare quello dei
protagonisti. La sceneggiatura di Jack Thorne, dunque, innova partendo
da alcuni spunti ma, più che una vera e propria traduzione, risulta un
libero adattamento, comunque nell'insieme godibile.
Da quasi una settimana il sole splendeva sul giardino segreto. Mary lo chiamava così; quel nome le piaceva e le piaceva ancora di più la sensazione che, quando era chiusa fra i suoi vecchi muri, nessun sapesse dove fosse. Le pareva di essere fuori dal mondo, in un luogo incantato. I pochi libri che aveva letto e che le erano piaciuti parlavano di fate e in qualcuna di quelle favole erano descritti anche dei giardini segreti. A volte un personaggio vi dormiva dentro un centinaio d'anni, cosa che Mary riteneva assolutamente sciocca. Non aveva, infatti, nessuna intenzione di andarci a dormire. Ogni giorno che trascorreva a Misselthwaite la rendeva più sveglia. Cominciava a essere felice di star fuori; non odiava più il vento, anzi, le faceva piacere. Riusciva a correre più velocemente e più a lungo di prima e a saltare fino a cento volte di seguito con la corda. I bulbi del giardino segreto dovevano esserne stupiti. Intorno a loro il terreno era stato ripulito e ora avevano tutto lo spazio per respirare. A dire il vero, all'insaputa di Mary, cominciavano a rallegrarsene, sotto la terra scura, e a lavorare freneticamente. Il sole riusciva finalmente a raggiungerli e a scaldarli, e quando pioveva l'acqua arrivava subito fino a loro, facendoli sentire pieni di vita.
C.M.
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