La civetta... otto anni dopo

Come si arriva alla decisione di aprire un blog? Probabilmente ognuno di noi risponderebbe a questa domanda in modo diverso: per qualcuno potrebbe essere un tentativo di uscire dalla noia, per qualcun altro affacciarsi alla rete significa trovare un trampolino di lancio, ritagliarsi uno spazio per distinguersi, poi c'è chi ha dei piccoli o grandi talenti da esibire, magari catturando l'attenzione di appassionati di musica, moda, lavoretti manuali, cucina et similia, e desidera crearsi intorno una cerchia di fervidi sostenitori.
Dopo otto anni di attività qui sul blog, con mesi di pubblicazioni frenetiche e altri di bonaccia, il motivo per cui io ho voluto dedicarmi a questa forma di comunicazione è di certo più chiaro che all'inizio. Perché, in quelle prime settimane, mettermi al pc e sfornare qualche post senza troppo impegno e senza neanche una direzione precisa fu probabilmente una scelta dettata dai mesi di interruzione degli studi seguiti alla laurea, durante i quali il lavoro non arrivava e non avevo nessun altro interesse particolare. In quei primi tempi mi guardavo intorno, osservavo con sarcasmo i fatti di attualità, appuntavo qualcosa delle mie letture, osservavo il calendario delle ricorrenze per trovare qualche idea per post d'occasione - tutti ancora lì, al loro posto, con quello stile e quell'inconsistenza di cui a volte arrossisco ma che mi ricordano come tutto è cominciato. Giorno dopo giorno dedicavo sempre più tempo a bazzicare per la blogosfera, dapprima seguendo la scia di quelle piccole catene di riconoscimenti che rimbalzavano da una pagina all'altra, poi affezionandomi ad alcune voci, al loro modo di parlare di arte, di letteratura, di cinema. E così, poco alla volta, ho trovato la mia direzione, ciò di cui veramente potevo e volevo scrivere non per riempire il tempo (o, almeno, non solo) ma perché poco alla volta la possibilità di trasformare le mie passioni in argomenti di conversazione fra persone di età, professione, collocazione geografica e carattere diverso dal mio si è rivelata ben più stimolante degli anni di università che mi lasciavo alle spalle.
Sia chiaro: se tornassi indietro affronterei (con piccole variazioni - che so, in direzione di un arricchimento linguistico) lo stesso percorso di studi, un cammino di cui vado orgogliosa e che mi ha riempita di soddisfazioni, però gli ultimi due anni di università hanno rischiato di smorzare la curiosità, relegandola in schemi e routine che non appartenevano al mio modo di intendere l'istruzione e la cultura. Un sapere fatto per rimanere in una teca non faceva per me: mi serviva un salotto, una piazza, un mezzo attraverso il quale trasformare in materia viva ciò che avevo imparato e che avrei continuato ad approfondire. Insomma, è stata la possibilità di parlare di letteratura, di libri, di arte e di classicità in questo piccolo spazio ciò che davvero ha tenuto viva la fiamma e che mi ha dato anche tantissimi stimoli per farla divampare quando, finalmente, sono arrivata in classe. Per dirla nel gergo dell'educazione che avrei appreso durante la specializzazione per l'insegnamento, ho realizzao l'importanza dell'apprendimento informale e, sebbene abbia affrontato ogni momento del mio percorso di istruzione con consapevolezza e passione, forse per la prima volta ho davvero compreso cosa significhi imparare esclusivamente per piacere, gratuitamente, fuori dagli schemi di una consegna, di una scadenza, di un esame, cercando da sola le mie fonti, scegliendo a mio gusto cosa leggere e cosa scartare e leggendo poesie, racconti e saggi con la mia voce.
Negli ultimi otto anni appoggiarmi a questa pagina virtuale mi ha spinta a concentrarmi in modo diverso sulle letture, a soffermarmi sui dettagli di ciò che vedevo e dei luoghi che visitavo: del resto si sa che quando si deve raccontare un'esperienza o descrivere un pensiero a qualcuno siamo più portati a interiorizzare e rielaborare, un po'per il timore di non sembrare abbastanza preparati, un po'perché speriamo di coinvolgere chi ci dedica la sua attenzione, per dimostrare che il suo tempo non è andato sprecato.
Realizzare che ciò che scrivevo richiamava lettori e colleghi blogger ha innescato un loop entusiasmante che ha avuto e spero tornerà ad avere picchi che mai mi sarei aspettata, ma che anche nei momenti di minor traffico ha tenuto viva la voglia di accendre il pc e scrivere, scrivere, scrivere. E che mi ha portata a confezionare questo post a pochi minuti dallo scoccare della mezzanotte, ché l'ottavo compleanno (con quel bel numero che mi ha sempre affascinata - forse perché compare per ben tre volte nella mia data di nascita...?) l'ottavo no, non poteva essere quello su cui arrivare in ritardo.
C.M.

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