La fortuna di Finch - Mazo de la Roche

Nel terzo capitolo della saga di Mazo de la Roche, La fortuna di Finch (Fazi editore), Jalna si apre al mondo: i suoi abitanti superano i confini del continente americano e il prezioso patrimonio inizia a vacillare, esposto alle alterne sorti del mercato e degli investimenti.
Ora che la scorbutica e capricciosa matriarca Adeline ha lasciato la scena, la dimora di famiglia è nelle mani di Renny, che continua ad essere l'amministratore e il punto di riferimento di tutte le generazioni raccolte sotto il tetto dei Whiteoak, mentre Finch, unico erede del patrimonio di Adeline, è e preda dell'ansia di essere accettato.
Il romanzo si apre con i preparativi per la festa di compleanno di Finch e si chiuderà, un anno esatto più tardi, con la nascita di un altro Whiteoak. Fin dall'inizio Finch torna a manifestare l'imbarazzo e il disagio che ha sempre provato nel rapportarsi ai fratelli maggiori e alle loro aspettative, sentimenti ora acuiti da quello stato di nipote prediletto che gli è piombato addosso insieme all'eredità di famiglia. Costantemente bersagliato da un astio che talora si cela dietro battute sarcastiche, talatra sfocia in aperte critiche, Finch inizia ad elargire doni ai familiari, come a risarcirli dello svantaggio in cui li ha messi il testamento di Adeline, ma si lascia anche prendere la mano, rivelandosi molto ingenuo e poco avveduto nelle sue donazioni, nei prestiti e negli investimenti. I Witheoak ricevono una nuova auto e denaro per ampliare le strutture degli allevamenti della tenuta, Meg e Maurice possono contare su un aiuto per il pagamento del mutuo della loro casetta e addirittura Eden, lo scrittore vagabondo, riesce a farsi spedire del denaro da Finch. Per sé e per i due zii, invece, l'ereditiere organizza un viaggio nel Vecchio Mondo, nei luoghi della giovinezza di Nicholas e Ernest e dalla zia Augusta, entusiasta di ricevere i fratelli e il nipote, meno di dover quasi convivere con Eden, capitatole in casa senza preavviso con la compagna, incurante dello scandalo che la convivenza fuori del matrimonio potrebbe causare ad una nobildonna inglese. Nella tenuta di lady Buckley Finch incontra Sarah, una cugina che molti si aspettano possa diventare la sua fidanzata, ma i rapporti con lei non sono facili, oscillano fra momenti di forte sintonia e altri di grande rigidità e goffaggine. Mentre Finch è lontano e sperimenta da osservatore e da protagonista la forza dirompente dell'amore e della delusione, a Jalna Alaine è sempre più infelice e frustrata a causa di Renny, che la trascura per viziare il fratello minore Wakefield, per occuparsi dei suoi adorati cavalli e per aiutare la confinante allevatrice di volpi Mrs Lebraux e la sua figlioletta.
In La fortuna di Finch Mazo de la Roche perfeziona l'arte del ritratto, continuando a dare spessore ai personaggi, sempre più definiti e complessi rispetto al primo romanzo, ma notevolmente più sfaccettati anche rispetto al capitolo precedente. Se con Il gioco della vita parte del fascino di alcuni personaggi consacrati con Jalna cominciava a sbiadire per l'emergere di difetti, interessi e vanità di fronte allo spauracchio dell'eredità, in questo terzo volume altri capricci e altre disattenzioni intaccano la perfezione dei Whiteoak: ora nemmeno il vivace Wakefield, la risoluta Alaine o il sognatore Finch vengono risparmiati, anche loro inziano a rivelare gli aspetti meno romantici e fascinosi delle loro personalità e si espongono al giudizio negativo del lettore. Sembrerebbe una nota spiacevole, ma in realtà questo tratto della narrazione, che può essere la semplice conseguenza dell'evolversi della saga e delle sue vicende, conferisce profondità e realismo ai protagonisti, producendo verosimiglianza grazie alle imperfezioni. Certo, un lettore che cerchi il conforto dell'eroe romanzesco potrebbe rimanere amareggiato da questa scelta, ma se c'è un elemento costante nelle saghe familiari, esso sta proprio nella descrizione dei cambiamenti, nell'imprevedibilità dell'evoluzione di un personaggio, nel rischio dell'affezione o della disaffezione improvvise a questo o a quel protagonista.

 «Credo che dovremmo organizzare qualcosa di carino per Finch, dopo che siamo stati severi con lui nel momento in cui il notaio ha aperto il testamento».
 «Io non sono stato per niente severo!», protestò Renny.
 «Però non mi sembra che ti sia congratulato con lui», disse Nicholas.
 «E cosa potevo fare con tutta la famiglia imbizzarrita e disperata?»
 Quando l’eco della sua voce metallica si fu spento, ci furono momenti di silenzio in cui si riuscì a sentire un po’ più distintamente il suono del pianoforte. I tre erano occupati a rivivere quella scena memorabile in cui la famiglia “imbizzarrita” aveva aggredito il povero ragazzo che adesso suonava.

C.M.

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