Le metamorfosi - Apuleio

Solitamente si pensa al romanzo come ad un genere narrativo moderno, tipico della cultura borghese, e si fanno risalire al Settecento le sue origini; qualcuno ricorderà che romanzi sono definiti i racconti cortesi di epoca medievale, ma si tratta di testi redatti inizialmente in versi, quindi non corrispondenti al tipo di letteratura che il genere include oggi. Il termine romanzo, infatti, identificava in passato una produzione narrativa in lingua romanza (la lingua d'oil, principalmente), mentre oggi designa un lungo racconto in prosa. In questa seconda accezione, il romanzo è un genere che vanta precedenti antichi, sia nella tradizione greca (Cherea e Calliroe, Storie efesiache, Leucippe e Clitifonte, Dafni e Cloe, Storie etiopiche) che in quella romana. A quest'ultima si ascrivono il Satyricon di Petronio, di età neroniana, e Le metamorfosi di Apuleio (II secolo), opera nota anche come L'asino d'oro.
In entrambi i casi siamo di fronte a prodotti pensati per l'intrattenimento e caratterizzati da situazioni licenziose, ambigue, paradossali e tragicomiche: il destinatario è un pubblico comunque raffinato, in grado di cogliere anche i passaggi parodici e intenzionato a instaurare con l'autore un rapporto privo di pregiudizi e moralismi.
 
 
Forse ispirato all'operetta di Luciano di Samosata Lucio o l'asino o forse risalente ad un antecedente comune anche al testo greco, Le metamorfosi si presentano come un racconto in prima persona molto esteso, suddiviso in undici libri. Entrambe le caratteristiche pongono molti interrogativi sul coinvolgimento diretto dell'autore, sicuramente non toccato dagli episodi sovrannaturali, ma magari accomunato in qualche comportamento al protagonista o impegnato a dissociarsene (non difficilmente per necessità, viste le accuse di pratica della magia mosse contro Apuleio), e sulla scelta di una scansione tanto inusuale per la letteratura latina e forse riconducibile alle fasi dell'iniziazione isiaca nel cui segno si chiude la narrazione.
Il protagonista, Lucio, si trova nel corso di un viaggio in Tessaglia ad alloggiare nella casa di Milone e della moglie Panfile; qui intraprende una relazione sessuale con la serva Fotide, la quale, dopo averlo messo senza volerlo in una situazione di difficoltà, riesce a farsi perdonare rendendosi disponibile a mostrare a Lucio le straordinarie abilità magiche della padrona. La curiosità di Lucio, infatti, fin dal suo arrivo in Tessaglia, che è famosa per essere una regione popolata da maghe, è stata stuzzicata da racconti meravigliosi, seppur inquietanti o addirittura spaventosi. Una notte Fotide nasconde Lucio in un punto della casa da cui può osservare i sortilegi di Panfile, che vede cospargersi il corpo con un unguento incantato e tramutarsi in uccello, tuttavia Lucio, anziché saziare la propria curiosità, la sente aumentare e vuole provare lui stesso la magia. Tuttavia qualcosa va per il verso sbagliato e Lucio si ritrova tramutato in asino. Fotide sa come fargli riacquisire le sembianze umane, tuttavia, prima che possa procurarsi le rose che Lucio dovrebbe mangiare per spezzare l'incantesimo, la casa di Milone è invasa dai ladri e l'asino viene portato via dai saccheggiatori. Inizia a questo punto una lunga serie di disavventure per Lucio, che, nonostante la forma animale, mantiene le capacità mentali di un essere umano: questo da un lato lo fa soffrire, rendendolo consapevole della crudeltà degli uomini e soprattutto del danno che ha procurato a se stesso col suo comportamento morboso, dall'altro gli permette di comprendere le intenzioni dei diversi personaggi che si passano di mano la sua proprietà e qualche volta di prevenirne le mosse. Padrone dopo padrone, Lucio è esposto a pericoli mortali e a maltrattamenti continui, finché, raggiunto il mare, prega la luna di porre fine alle sue sofferenze. È a questo punto che si manifesta la dea Iside, associata al corpo celeste, la quale gli preannuncia che l'occasione di tornare umano si presenterà durante le celebrazioni in suo onore, quando un sacerdote gli offrirà una corona di rose; in segno di devozione, inoltre, Lucio dovrà essere iniziato ai misteri isiaci.
 
L'antichità del romanzo potrebbe spaventare il lettore moderno, che ha o potrebbe avere un'idea della letteratura classica ben diversa, basata sulle più note opere poetiche, filosofiche, retoriche. Basta però leggere poche righe in una buona traduzione (io ho scelto quella di Lara Nicolini per BUR) per rendersi conto della scorrevolezza del racconto, del ritmo delle avventure narrate e dell'originalità di alcune situazioni poi passate al romanzo moderno e addirittura al cinema. L'asino d'oro si presenta come un prodotto adatto a chi abbia interessi specifici nel campo della letteratura e della lingua latine ma è fruibile e godibile pienamente anche da chi voglia soltanto scoprirne la storia.
Il tratto indubbiamente più interessante, che in certi momenti fa pensare alla vicenda di Lucio come ad una semplice cornice, è l'inserzione nel racconto di numerose narrazioni recondari, che condividono con il filo narrativo dell'uomo tramutato in asino alcuni temi: la curiosità, l'agire di soppiatto, l'erotismo, il cibo, il pericolo. In questo senso il romanzo si ascrive al genere della fabula Milesia (così chiamata perché attribuita nelle sue prime manifestazioni ad Aristide di Mileto), un genere narrativo che oggi definiremmo boccaccesco, contraddistinto da situazioni estreme, assurde, licenziose, dominate dalla beffa e dall'arguzia. Le disavventure di Lucio, travolto dai pericoli per aver obbedito solo alle voluptates, cioè ai piaceri bassi della carne e all'appetito della curiosità, rispondono ai dettami della fabula Milesia, ma fabulae Milesiae sono anche i racconti che il protagonista ascolta, umano o asino, da coloro che gli stanno intorno. Una funzione particolare assume il racconto più lungo, messo in bocca alla vecchia che si accompagna ai briganti entrati in casa di Milone e che cerca, con un apologo, di tranquillizzare una giovane rapita in attesa che la famiglia ne paghi il riscatto: si tratta della celeberrima favola di Amore e Psiche (di cui parlerò diffusamente in un prossimo post), che occupa gran parte del libro IV, l'intero libro V e il principio del VI e che si configura come una narrazione speculare a quella principale, con il percorso di errore, degradazione e riscatto condiviso da Psiche e da Lucio, entrambi affetti da un'eccessiva curiositas e infine salvati da un intervento divino.
Nonostante la sua scarsa notorietà rispetto ad altre opere della lingua latina e probabilmente sovrastato dalla stessa Favola di Amore e Psiche, che viene pubblicata anche in maniera indipendente dal testo che la contiene, Le metamorfosi si rivelano un libro pienamente degno dei romanzi moderni: accattivante, paradossale, provocatorio, dissacrante, irriverente, ha tutto ciò che serve per portare anche nella conoscenza della cultura latina dei toni ben diversi da quelli che le attrbuiamo grazie a Cicerone e Virgilio.
Conoscete questo romanzo o almeno sono riuscita a farvi venire la voglia di scoprirlo?

C.M.

Commenti

  1. Molto interessante! Anche io faccio parte di quelli che hanno letto solo "Amore e Psiche", ma sono sempre stata tentata di leggere tutta l'opera. I classici antichi poi mi piacciono molto! Ci devo provare!

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    1. In questo caso te lo consiglio! Merita anche il Satyricon di Petronio, ma si tratta di un romanzo incompleto. La storia di Lucio è un unicum nel panorama letterario latino.

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    2. Sì sì, anche il Satyricon è già nella mia wishlist! :) Grazie!

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  2. Ho sempre adorato il riferimento di Shakespeare a questa deliziosa storia in Sogno di una notte di mezza estate. :)

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    1. Non sapevo di un esplicito riferimento, senza il tuo contributo lo avrei pensato un semplice topos. :)

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    2. Per Shakespeare Apuleio fu una fonte ben precisa, come lo stesso Ovidio con le sue Metamorfosi. È una delle opere che più devono al mondo classico. Straordinaria, una corazzata. La portai in scena nel 2016 ma fu estenuante, una "bestia" vera e propria.

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    3. Penso che misurarsi con un "mostro" come Shakespeare sia un'impresa... solo al pensiero di dover adattare alla lingua italiana i giochi di parole e le variazioni di registro inizierei a sudare! E poi ci sono sicuramente alte aspettative da parte del pubblico, quando ci si misura con la grande tradizione drammatica.

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