La vivacità di Palermo

L'ultimo appuntamento con il diario di viaggio siciliano ci porta a Palermo, città nella quale, salutate Siracusa, Noto, Modica, Agrigento e Selinunte, si è conclusa l'esplorazione dell'isola e alla quale attribuisco l'etichetta della vivacità, un dato che si riverbera dalla varietà delle bellezze, dal loro far capolino anche nei posti più impensabili, dalle numerose proposte gastronomiche, dai colori, dal vociare che anima le piazze.
 
Palermo, vista della città dal tetto dell'ex monastero di Santa Caterina; in primo piano La Martorana e San Cataldo

Di Palermo mi attraeva soprattutto la facies arabo-normanna che ha valso a Palermo l'iscrizione fra i beni tutelati dall'UNESCO, ma sono riuscita ad apprezzare anche le particolarità di numerosi edifici di culto e i diversi murales che si incontrano in città, oltre che la prelibatezza dei dolci. Certo è che nei due giorni trascorsi in questa città ho dovuto tralasciare qualche sito che avrebbe meritato attenzione alla pari di quelli su cui mi sono concentrata, ma mi consolo col pensiero che aver lasciato indietro qualcosa sia uno stimolo a tornare con tanta curiosità e maggiore consapevolezza.
 
Palermo, cattedrale
 
Uno dei luoghi-simbolo della città è la cattedrale, dedicata all'Assunta ma preziosa anche per il culto di Santa Rosalia, patrona cittadina, alla quale è dedicata una cappella. Sorto sul sito di una chiesa paleocristiana, l'edificio fu ripristinato nelle sue funzioni dopo il periodo di dominazione araba, durante il quale era stata trasformata in moschea (ne rimane traccia nell'iscrizione su una colonna, per iniziativa di Roberto e Ruggero d'Altavilla, e rimaneggiato fino al XIX secolo. Nella storia della cattedrale c'è però una frattura, determinante per la trasformazione del primo luogo di culto in ciò che vediamo oggi, infatti nel 1169 la costruzione fu danneggiata e l'arcivescovo Gualtiero Offamilio diede inizio all'edificazione della maestrosa chiesa che vediamo oggi.
Entrando nella cattedrale sul lato meridionale (l'ingresso alla navata è in via Bonello), ci si trova nel transetto e nella parte liberamente visitabile della chiesa. A sinistra si ha accesso ad un percorso di visita a pagamento che comprende i sarcofagi in porfido rosso con baldacchini di Ruggero II e Costanza d'Altavilla e quelle di Enrico VI di Svevia e Federico II di Svevia e l'accesso al tetto. Un secondo percorso (è possibile usufruire del biglietto cumulativo) si snoda nella parte orientale della chiesa, dove si trovano l'area monumentale del tesoro, fra i cui elementi spicca la corona di Costanza d'Aragona (seconda moglie di Federico II) e la cripta sepolcrale, entro la quale è sepolto anche Gualtiero Offamilio.
 
Palermo, Palazzo dei Normanni
 
A pochi passi dalla cattedrale c'è il Palazzo dei Normanni (noto anche come Palazzo Reale), che è anche sede dell'Assemblea regionale siciliana e per questo è solo in parte accessibile in alcuni giorni della settimana, quindi è opportuno informarsi nel pianficare la visita. Il percorso si snoda fra il cortile centrale, le Sale Duca di Montalto al piano terra, in cui si tengono mostre d'arte e attraverso le quali si accede allo scavo delle mura punico-romane, il giardino, agli appartamenti reali e alla Cappella palatina. Quest'ultima è senza dubbio lo spazio più interessante del palazzo e, come la stanza di Ruggero II (che volle la realizzazione della decorazione della piccola basilica) colpisce per i suoi rivestimenti a mosaico, che riempiono lo sguardo di colore e di luce, e per l'elaborato intaglio del soffitto ligneo, realizzato in stile muqarnas, di derivazione islamica.
 
Palermo, Cappella Palatina
 
Palazzo dei Normanni e la cattedrale sono uniti da via Vittorio Emanele, che, proseguendo verso il mare e Porta Felice, interseca via Maqueda nell'area dei Quattro Canti, così chiamata per le facciate decorate che si affacciano sull'incrocio. Seguendo le due direttrici si toccano tutti i principali punti di interesse della città, ma attrazioni degne di nota possono emergere da qualsiasi vicolo, anche addentrandosi fra edifici fatiscenti e in viottoli senza particolari segnalazioni.
Facilmente raggiungibile è, spostandosi a nord, la piazza del Teatro Massimo, uno dei più grandi d'Europa, al quale si accede solo attraverso una visita guidata che permette di conoscerne la storia e di curiosare fra gli aneddoti e i particolari legati alla costruzione dell'edificio e alle abitudini del pubblico che lo frequentava.
 
Palermo, Teatro Massimo
 
Palermo è famosa per i mercati cittadini e una passeggiata al mercato del Capo (vicino al Teatro Massimo) e/o per quello di Ballarò, nel quertiere meridionale di Albergheria è quasi d'obbligo, anche se ho trovato più affascinante e suggestivo quello di Siracusa, di cui ho già richiamato i colori e i profumi.
 
Palermo, quartiere del Capo

Riavvicinandosi ai Quattro Canti e proseguendo verso sud, si può ammirare la fontana Pretoria, con le sue vasche in centri concentrici adornate di statue che, per le loro nudità, le hanno fatto ottenere la nomea di Fontana della Vergogna. Vicino a questa si concentrano tre chiese eccezionali per motivi diversi: San Cataldo, inconfondibile per le sue tre cupole rosse di sintesi arabo-normanna, la contingua Santa Maria dell'Ammiraglio, meglio nota come La Martorana, risalente al XII secolo, pregevole soprattutto per i mosaici all'interno.
 
Palermo, Fontana Pretoria
 
Sull'altro lato di Piazza Bellini si affaccia la chiesa di Santa Caterina, con la sua profusione di decorazioni barocche, visitabile con un biglietto limitato all'area di culto o con uno più completo che dà accesso anche agli spazi dell'ex monastero di clausura e ai tetti, dai quali si gode una vista mossafiato sui tetti di Palermo. Ricco di fascino è anche il chiostro maiolicato, al quale si accede gratuitamente e nel quale ci si può sedere per gustare le creazioni della Dolceria, realizzate seguendo le antiche ricette delle monache; ci si può limitare ad una visita del locale, ma è impossibile resistere di fronte a tanta golosità.
 
Palermo, interno della chiesa di San Cataldo
 
Uscendo dalle strade più battute, ho scelto altre due mete. La prima è quella delle catacombe dei Cappuccini, raggiungibili con una camminata di circa quindici minuti da Porta Nuova (l'accesso al centro storico attiguo al Palazzo dei Normanni); si tratta di un cimitero nel quale sono esposti i resti mummificati di palermitani, religiosi e laici, morti fra il XVII e il XIX secolo, ma anche di un memento mori impressionante, sul quale si soffermò anche Ippolito Pindemonte, che ne rese testimonianza nei Sepolcri, risposta al poemetto più noto di Foscolo.
L'ultimo luogo che ho visitato, da tutt'altra parte della città, è l'Orto botanico, raggiungibile da Porta Felice percorrendo Foro Italico Umberto I o dalle viuzze del quartiere di Kalsa, grazie ai quali si può esplorare l'area di Santa Maria dello Spasimo, nei pressi della quale si apre anche l'ex farmacia Borsellino e casa natale di Paolo Borsellino, oggi sede dell'associazione Casa di Paolo voluta dal fratello del magistrato, Salvatore Borsellino.
 
Palermo, Porta Felice
 
L'Orto botanico è un museo universitario a cielo aperto che risale al 1789; progettato da Léon Dufourny, si estende per 11 ettari e ospita soprattutto piante tropicali e subtropicali. Vi spiccano soprattutto il grande Ficus macrophylla columnaris, che è diventato simbolo del parco e l'Aquarium, ma ho trovato molto affascinanti anche il settore delle piante grasse, la piccola foresta di bambù e la serra d'inverno.
 
Palermo, Orto Botanico
 
Con questa passeggiata palermitana si conclude la mia serie di post dedicata alle bellezze della Sicilia, una regione che spero di tornare ad esplorare in futuro, magari concedendomi anche un po'di relax al mare, un'escursione sull'Etna o alle isole Eolie.

C.M.

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