Due letture "sorelle": Fellowship Point (Alice Elliott Dark) e Il peso (Liz Moore)

Arrivo con un po'di ritardo ad aggiornarvi sulle mie ultime letture, ma parlare in un unico post dei due libri su cui mi soffermerò oggi mi dà l'opportunità di sottolineare quella sorta di incanto che li ha legati nella mia percezione. Si tratta di storie "sorelle", in quanto entrambe pubblicate di recente da NN editore: in ordine di lettura, la prima è Fellowship Point di Alice Elliott Dark, la seconda Il peso di Liz Moore.


Fellowship Point, devo confessarlo, mi ha attratta subito per la sua copertina, con quel richiamo azzurro che non avrei mai potuto ignorare: ampliato lo sguardo all'aletta interna, la trama ha fatto il resto. Il romanzo è tradotto a quattro mani da Antonio Matera ed Elisa Ponassi (chi frequenta questo blog da tempo la ricorda di certo come la Lettrice rampante), con una suddivisione del lavoro che ha voluto restituire la rivelazione continua che l'autrice offre al suo lettore.
La vicenda è radicata sul profondo legame di amicizia fra Agnes e Polly, due anziane signore che vivono a Philadelphia ma che trascorrono i loro momenti migliori a Fellowship Point, nel Maine; qui vivono in due cottage confinanti, immerse in una natura quasi incantata, fra le onde del mare e i grandi alberi dove nidificano le aquile, Agnes dedicandosi alla scrittura, Polly impegnata nella vita di moglie devota. Felowship Point è una sorta di riserva naturale in passato abitatata dai nativi e i proprietari l'hanno preservata per tanto tempo, ma ora (la vicenda inizia nel 2000) Agnes e Polly vedono minacciata l'intergità del loro Eden, sul quale incombe la minaccia delle cessioni alle imprese immobiliari, incoraggiata addirittura da uno dei figli di Polly. Questo e molti altri motivi di tensione incrinano la serenità di Agnes e Polly, insinuando fra loro anche dei momenti di incomprensione, ma una nuova figura fa il suo ingresso nelle loro vite: Maud, l'editor di Agnes, che è riuscita a realizzare il desiderio di lavorare con l'autrice della serie Quando Nan, con la quale è cresciuta, e che spera di farle scrivere un libro di memorie grazie al quale i suoi affezionati lettori potrebbero conoscerla meglio. Per l'anziana donna le domande insistenti di Maud sono fastidiose, perché la costringono a rivangare un passato che le dà molto dolore: rispondere alle domande sulla vera Nan è un'apertura che la combattiva Agnes non è disposta ad affrontare... almeno inizialmente. Mentre Agnes si batte per la salvaguardia di Point e mentre Polly impara a convivere con le sue perdite, ci addentriamo anche nel dramma di Maud, alle prese col tentativo di salvare la madre dalla depressione: le storie delle tre donne si incrociano, pagina dopo pagina il loro presente e il loro passato si fondono in un dialogo dai risvolti inaspettati, carico di emozione, di tenerezza, di dolore. Alice Elliott Dark restituisce con delicatezza i palpiti di tre anime affini al di là di tutte le loro differenze e divegrenze, inseguendone l'evoluzione in un modo così coinvolgente che si vorrebbe non arrivare mai all'ultima pagina.

Seduta da sola alla scrivania, o sulla chaise-longue intenta a scrivere nel suo diario, Agnes si immergeva in profondità nella vita. Mentre scriveva, sentiva un'intensa connessione con il mondo intero. Era sola, letteralmente, eppure sceglieva le parole affinché fungessero da tramite tra se stessa e il cuore e la mente di un'altra persona. Era un miracolo che questo fosse possibile. Bastavano dei piccoli segni neri sulla pagine, un codice chiamato alfabeto, e poteva leggere una storia scritta centinaia di anni prima, oppure scrivere un libro che sarebbe stato letto a migliaia di chilometri di distanza. Perché entusiasmarsi per spiriti e divinità quando leggere e scrivere erano già attività così sovrannaturali?

Ben diverso ma altrettanto forte è Il peso di Liz Moore, un'autrice di cui ho già letto con piacere I cieli di Philadelphia e Il mondo invisibile, entrambi tradotti, come questo terzo romanzo, da Ada Arduini. Anche in questo caso la vicenda nasce dall'incontro (un incontro a distanza, a dire la verità) fra due storie di solitudine: quella di Arthur Opp, ex professore di letteratura rintanato nella sua casa di Brooklyn, in preda al bisogno spasmodico di mangiare e quasi bloccato dall'obesità, e quella di Kel Keller, un adolescente alle soglie del diploma alle prese con la scelta del proprio futuro, sospeso fra l'aspirazione della madre agli studi universitari e il desiderio di giocare a baseball nella Major League. La figura di mediazione fra Arthur e Kel è proprio la madre di quest'ultimo, Charlene, una delle pochissime persone con cui Arthur ha avuto un rapporto di amicizia sincero e spontaneo: è Charlene, sul finale di una vita di depressione alcolismo, a raccomandare ad Arthur di sostenere Kel nella scelta-chiave del suo futuro. La figura di questa donna infelice, allo sbando ma capace di profondo amore è una sorta di creatura salvifica: bastano le sue lettere a sbloccare qualcosa nella vita di Arthur e basta il suo ricordo a far ammettere a Kel la propria fragilità, per poi chiedere aiuto.

E poi questa mattina, visto che non avevo nient'altro da fare, mi sono seduto a scriverle la lettera che ho continuato a ripetermi nella testa, la lettera che dice la verità, l'ammissione taumaturgica dei miei segreti pù oscuri, la lettera che sapevo avrei dovuto spedirle se ci fossimo incontrati di nuovo. La lettera che le avrei inviato in quel momento se non mi fossi comportato come un gran vigliacco. Il vigliacco che in realtà sono.

Come dicevo, entrambi i romanzi suscitano emozioni fortissime. Lo fanno in modo discreto, garbato, con una capacità di scendere nelle debolezze e nel vissuto dei personaggi che mi è parsa essere la cifra comune della narrativa di Alice Elliott Dark e Liz Moore e che mi ha ricordato una terza "sorella" NN, Joyce Maynard (L'albero della nostra vita). Queste sono senza dubbio le tre voci che negli ultimi mesi mi hanno trasmesso il coinvolgimento più intenso, i sentimenti più contrastanti e i ricordi di lettura più belli.
Avete letto questi libri?

C.M.

Commenti

  1. Devo dire che mi attraggono entrambi. Il primo perché le storie di amicizia, quella duratura diventata poi "sorellanza", mi attraggono (non posso dimenticare Pomodori verdi fritti, di cui vidi il film un trentennio fa) e questo luogo intriso di ricordi da salvare mi stuzzica. Il secondo perché come forse ricorderai anch'io ho letto I cieli di Philadelphia e la scrittura della Moore mi piace. Certo, la vedo difficile. Ho raggruppato su uno scaffale tutti i libri in attesa di essere letti e sono davvero tanti. Altri ne ho ordinato con gli sconti Adelphi. Insomma, di regola dovrei impedirmi di acquistare altro per almeno un anno. Ma chi ce la fa??

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    1. Come non capirti, Luz? Io ho ricevuto l'ultimo ordine oggi pomeriggio, una tentazione in cui sono caduta nonostante i numerosi titoli in attesa sugli scaffali. Del resto come resistere a tante pubblicazioni interessanti? Non so se sia io ad essere in questo periodo più ricettiva alle novità o se stiamo uscendo titoli allettanti in modo particolarmente concentrato. Per non parlare del costante richiamo di libri meno recenti e dei classici...

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