Pensate a qualche dipinto di paesaggio. Fatto? Ora ditemi: quanti degli esempi che vi sono venuti in mente appartengono all'antichità? Penso nessuno, ma è normale che sia così, perché conosciamo davvero molto poco l'elemento paesaggio nell'arte precedente il Seicento. È questo, infatti, il periodo in cui gli artisti (soprattutto del centro e nord Europa) riconoscono al paesaggio lo status di protagonista, di elemento che ha pieno diritto di dominare all'interno di una tela, sebbene la pittura di paesaggio non godesse di grande apprezzamento prima dell'Ottocento. Ma Greci e Romani non furono, a differenza di quanto si può pensare in conseguenza di queste considerazioni, del tutto disinteressati nei confronti della pittura di paesaggio, anzi.
La rappresentazione del paesaggio non è un dato estraneo all'arte
antica, ma ne abbiamo un campione ridotto a causa della deperibilità
delle opere classiche: realizzate su pìnakes (tavole) di legno dai
Greci, le pitture erano soggette ad un rapidissimo deterioramento. Alcuni
soggetti di particolare fortuna, però, hanno goduto di trasposizioni più
durevoli grazie alla loro riproduzione attraverso mosaici e affreschi.
La pratica della copia (e questo vale anche per le sculture) era
particolarmente in voga fra i Romani, fortemente inclini all'ellenizzazione culturale, e proprio per merito di questa tendenza oggi
conosciamo i temi e le forme di dipinti greci perduti. Come per i
moderni, il paesaggio poteva essere un accessorio, un particolare di
sfondo oppure un elemento totalizzante, che troneggiava nella
raffigurazione.
Un esempio di questa particolare modalità di conservazione delle opere
greche è costituito dal Mosaico di Alessandro della Casa del Fauno di
Pompei (I sec. a.C.), oggi esposto al Museo archeologico nazionale di
Napol; il soggetto, lo schema, le figure e i colori sono probabilmente
ispirati al dipinto di Filosseno di Eretria (IV-III sec. a.C.),
raffigurante forse la battaglia di Isso (333). Sebbene si tratti di un
mosaico/dipinto di soggetto bellico, in cui regnano protagoniste le
cariche dei Persiani e di Alessandro Magno (nella parte purtroppo
perduta), si può intravedere, alle spalle del condottiero macedone, un
albero spoglio, segno probabile di un interesse anche solo marginale
all'inserimento del paesaggio.
Le domus pompeiane sono una straordinaria risorsa per valutare lo stato delle conoscenze artistiche e la diffusione dei diversi soggetti e di dare alle diverse testimonianze delle datazioni abbastanza precise, avendo come riferimenti sia gli interventi architettonici e urbanistici, sia il termine limite del 79 d.C., anno in cui la città fu sepolta dall'eruzione del Vesuvio. A Pompei, infatti, sono stati trovati numerosi esemplari di affreschi che rendono conto del gusto artistico delle classi medio-alte ellenizzate del mondo romano.
Fra i dipinti di paesaggio, spiccano gli affreschi dedicati alle avventure di Ulisse, databili nell'ultimo secolo di vita della città. In questi esemplari i protagonisti del mito sono spesso raffigurati a dimensione molto piccola e calati in un paesaggio dominato dal mare, da rupi e scogliere, grotte e macchie boschive.
Le domus pompeiane sono una straordinaria risorsa per valutare lo stato delle conoscenze artistiche e la diffusione dei diversi soggetti e di dare alle diverse testimonianze delle datazioni abbastanza precise, avendo come riferimenti sia gli interventi architettonici e urbanistici, sia il termine limite del 79 d.C., anno in cui la città fu sepolta dall'eruzione del Vesuvio. A Pompei, infatti, sono stati trovati numerosi esemplari di affreschi che rendono conto del gusto artistico delle classi medio-alte ellenizzate del mondo romano.
Fra i dipinti di paesaggio, spiccano gli affreschi dedicati alle avventure di Ulisse, databili nell'ultimo secolo di vita della città. In questi esemplari i protagonisti del mito sono spesso raffigurati a dimensione molto piccola e calati in un paesaggio dominato dal mare, da rupi e scogliere, grotte e macchie boschive.
Un altro bellissimo esemplare di arte paesaggistica, anteriore ai due
citati, è il mosaico di Palestrina (II sec. a.C.), in cui è raffigurato
con dovizia di particolari un ambiente nilotico, con la diversificazione
dei diversi ambienti: le montagne dell'Etiopia fra cui si muovono i cacciatori (nella
parte alta), i templi e gli edifici cittadini (nel mezzo), le
imbarcazioni e i giardini dei nobili (in basso). Il tema del mosaico è
anch'esso ellenistico ed ellenistica è stata probabilmente la maestranza
che lo ha realizzato: l'amore per il particolare, il preziosismo, la
varietà di figure, ambienti e colori è una caratteristica dell'arte del
III-II sec. a.C.
Gli esemplari di pittura paesaggistica che più mi affascinano, però, sono quelli della villa di Livia, moglie di Augusto, a Prima Porta (nei pressi di Roma), oggi conservati nella sede di Palazzo Massimo del Museo nazionale romano e datati al I sec. Gli affreschi, montati nel museo secondo la disposizione originaria, occupano le quattro pareti di una sala che sembra affacciarsi su un variopinto giardino pieno di fiori, foglie, bacche e uccelli. L'allegria e i profumi della natura invadono lo spettatore, annullando la distanza di duemila anni che si frappone fra il pennello e lo sguardo.
Affresco proveniente dalla casa di Livia a Prima Porta, oggi al Museo Nazionale Romano |
I paesaggi antichi mancano, ovviamente, della prospettiva, ma ne presentano le basi, perché l'articolazione dello spazio, la sovrapposizione di piani, la collocazione di alcuni elementi dietro ad altri, come accade per l'albero nel Mosaico di Alessandro, per le rupi sullo sfondo delle avventure di Ulisse o per il muricciolo che separa l'aiuola del giardino dell'imperatrice romana dalla vegetazione lussureggiante, sono tutti segni della ricerca di profondità e tridimensionalità. Questi paesaggi lontani, insomma, sono la premessa dimenticata delle invenzioni dell'estro e del genio moderni, delle grandi vedute del Settecento, ma anche, considerando la tecnica di pittura compendiaria (cioè a macchie ravvicinate di colori diversi), di alcune delle più belle rappresentazioni impressionistiche.
C.M.
NOTE: Per approfondire un altro aspetto della pittura antica, vi invito a leggere anche il post La cena in bella mostra, dedicato alle nature morte e al loro perché.
NOTE: Per approfondire un altro aspetto della pittura antica, vi invito a leggere anche il post La cena in bella mostra, dedicato alle nature morte e al loro perché.
Che belli i dipinti antichi, perlomeno quei pochi che ci sono in qualche modo pervenuti! Un a solarità, una gioia dei corpi, una scelta di colori indescrivibile! E con un'abilità calligrafica senza pari (a volte quasi impressionistica)! E' quasi come se la mano del pittore non fosse mai presa dal dubbio, come se agisse spontaneamente come durante un saluto o una stretta di mano. Come hai scritto giustamente, questi pochi relitti sopravvissuti sono la premessa dimenticata di molti grandi capolavori moderni.
RispondiEliminaUna premessa che sarebbe bello riscoprire e prima di tutto salvaguardare, dato che molti dei dipinti sono quelli "salvati" dall'eruzione che ha sepolto Pompei, un evento che ha sterminato un popolo, ma che ne ha fatto sopravvivere il gusto e la tecnica artistica.
Eliminache belli!! ero talmente presa dai soggetti dei dipinti che non ho neanche badato alla mancanza della prospettiva! e arrivare sino a noi sembra quasi di vedere l'artista al lavoro
RispondiEliminaProprio così! Di fronte ai dipinti della casa di Livia l'assenza di prospettiva non si nota affatto: si è invasi da un senso di pace e armonia grazie ai colori sgargianti e alla naturalezza con cui sono descritte piante, fiori, frutti e animaletti. Spero prima o poi di vedere dal vivo anche il mosaico di Palestrina!
EliminaBello questo articolo! Amo l'antichità classica, e per un attimo mi è sembrato di tornare al liceo, quando la potevo studiare in santa pace... :-)
RispondiEliminaAnche per me è una grande passione: l'arte classica e quella a cavallo fra l'Ottocento e l'inizio del Novecento sono le mie preferite! :)
EliminaSai che non ci avevo mai fatto davvero caso? Se penso alla pittura antica, i paesaggi sono proprio l'ultima cosa cui penso. Tant'è che, leggendo la prima riga del post, mi è venuto da pensare alla "Parigina", la raffigurazione di una (presunta) sacerdotessa di Cnosso, un frammento di un affresco di quel palazzo. Sono talmente fissata con questo ritratto, che quando si tratta di pittura antica, spunta subito.
RispondiEliminaAndrò a rivedermi le immagini di cui parli nel post: devo colmare una lacuna...
Probabilmente non ci avrei mai fatto caso nemmeno io se questo aspetto dell'arte antica non fosse stato molto presente nel corso di archeologia che ho seguito all'Università e che mi ha fatto appassionare a tanti aspetti solitamente secondari nel nostro modo di intendere l'arte (per esempio l'artigianato). D'altro canto anche tu mi hai segnalato un'opera pittorica che nono conoscevo, invitandomi a "googlare" per scoprire di cosa si trattasse! :)
EliminaE' stata la folgorazione artistica più antica nella mia vita, prima ancora de L'Apollo del Belvedere. Mi ricordo una foto di questa "Parigina" sul mio libro di storia delle medie che mi ha tenuto agganciata a contemplarla per diversi minuti, senza poter girare la pagina. E ogni tanto, andavo a riguardarla. Non so spiegare i motivi di questa "fascinazione" da primitivo davanti al fuoco per quel viso affrescato, nemmeno ora. Se vai a vedere nel mio profilo personale di Facebook, di Loredana Gasparri, c'è un album di foto Chiamato Around Time and Space, in cui ho inserito una foto della riproduzione che mi sono acquistata della Parigina, e un paio di scatti di fronte alla parete del palazzo che la ospita. :-)
EliminaUno dei miei desideri di fanciulla, andare a vedere la Parigina dal vero, si è avverato proprio durante il viaggio di nozze, che prevedeva una tappa a Creta. Potere della Parigina! Con tutta probabilità, era una sacerdotessa, forse del culto della Dea Madre. E chi resiste a questo potere? ;-)
Bellissime foto! La Grecia è ovviamente il mio sogno di viaggio, spero di andarci nei prossimi anni! :)
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