La Nike restaurata

Chi non conosce la Nike di Samotracia, il capolavoro d'arte ellenistica che svetta sulla scalinata Daru del Musée du Louvre e che ha ispirato, con la posizione delle sue ali, un noto marchio di abbigliamento sportivo? La scultura rodia rappresentante la Vittoria alata, rivenuta sull'isola egea nel 1863, è oggetto di un restauro che, iniziato lo scorso 3 settembre, si protrarrà, secondo quanto annunciato dal Louvre, fino all'estate del 2014. L'intervento, che avverrà in più fasi e che partirà con lo smontaggio dei diversi blocchi di marmo che compongono la Nike (effettuati rigorosamente il martedì, giorno di chiusura), coinvolgerà anche la scalinata principale del museo parigino, che, però, non verrà totalmente chiusa in quanto snodo fondamentale per il traffico turistico.
 
 
La scultura, realizzata in marmo rodio intorno al 200 a.C. e attribuita allo scultore Pitocrito, rappresenta Nike (la Vittoria), la figlia alata di Zeus, che termina il suo volo trionfale posandosi sulla prua di una nave da battaglia facente parte di un gruppo scultoreo affacciato su un ninfeo. Il monumento fu forse dedicato dai Rodii ai Cabirii, divinità dell'oltretomba particolarmente care agli abitanti di Samotracia che proteggevano i naviganti, per celebrare una vittoria ottenuta contro i Fenici.
La statua ha una foggia sorprendente per il realismo con cui sono resi il movimento della dea e le pieghe del panneggio schiacciato dal vento contro il suo corpo. Nonostante la Nike sia priva di testa e braccia, lo studio dell'attaccatura dell'una e delle altre ha permesso di ricostruirne la posizione originaria, determinando per gli arti una posizione diversa: il braccio destro era abbassato, il sinistro sollevato. Ma ciò che più colpisce maggiormente è senz'altro il gioco delle pieghe dell'abito, un preziosismo tipicamente ellenistico che muove dalle innovazioni fidiane delle sculture del Partenone e che fa sembrare viva e volante questa figura «protesa con impetuoso dinamismo sulla base a prora della nave, immersa nello spazio e modellata dal vento che investe e sconvolge il frusciante panneggio» (G. Becatti).
Il restauro, che il Louvre meditava già da una quindicina d'anni, non è finalizzato a riparare danni ingenti, ma solo a pulire la statua dalla patina che negli anni ne ha scurito la superficie e a ridisegnarne il piedistallo per avvicinarla al livello dello spettatore.
Il costo dell'intervento è stato stimato in 4 milioni di euro, tre dei quali sono già stati reperiti grazie alle sponsorizzazioni; per l'ultimo milione, la direzione ha messo in piedi un'iniziativa non nuova alle modalità di lavoro del museo, la Tous mécènes! (letteralmente "Tutti mecenati"), invitando chiunque lo desideri a contribuire al raggiungimento della cifra totale.

C.M.

Commenti

  1. I francesi lo sanno davvero gestire il Louvre. Mi sono sempre chiesta come facessero a mantenere l'organizzazione dentro questo museo! ;-)

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    1. In effetti, per essere il museo più visitato al mondo, si nota l'affollamento solo nel salone delle biglietterie, o, almeno, così è stato quando l'ho visitato io; è una struttura estremamente godibile e ben organizzata, oltre che molto attenta alla conservazione, come dimostra l'iniziativa sulla Nike: il Louvre sa coinvolgere e appassionare i propri clienti e i cittadini, sa farsi stimare al di là dei capolavori che ospita, perciò non ho dubbi che la campagna di raccolta fondi andrà alla grande! :)

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  2. Da restauratore non posso non esprimere un commento critico: sicuramente è un'opera molto importante, ma quante altre ce ne sono che richiedo interventi di restauro molto più urgenti!! e in più, necessitava realmente di questo intervento, o è solo la solita mossa pubblicitaria per raccogliere fondi e fare un pò notizia?
    Senza dubbio il Luouvre è una grande macchina macina turisti, ma quante opere importanti al suo interno non vengono valorizzate a dovere!
    Questo è un dubbio che ci tenevo a sollevare, senza prescindere dal fatto che comunque noi italiani siamo all'esatto opposto in fatto di conservazione restauro e valorizzazione!
    Ciao a tutti e a tutte

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    1. Sono d'accordo sul fatto che molte opere necessitano di interventi e che questo restauro nello specifico ha sicuramente per il Louvre una risonanza che si tradurrà in introiti pubblicitari (e ciò può in effetti aver assegnato una priorità alla Nike), però sono del parere che iniziative di recupero (che, come hai puntualmente notato, in Italia non hanno alcuna priorità) siano sempre e comunque un dato positivo. La criticità, comunque, è più che legittima.
      C'è poi da dire che degli interventi che vengono realizzati in giro per il mondo o anche nel nostro Paese si sa poco o nulla perché effettuati su opere e monumenti che sono poco noti e, si sa, la macchina dell'informazione si muove per l'arte solo se sa di poter sfruttare la notorietà pregressa. Un esempio analogo, anche se su scala minore, può essere fatto per la mia Verona: mille attenzioni per la casa di Giulietta, che è per di più un falso monumento, e il teatro romano (una struttura autentica e recuperata con fatica) è lasciato in rovina, perché i turisti affollano la prima e ignorano il secondo (spesso solo perché non lo conoscono, non essendo per nulla pubblicizzato).
      Mi fa piacere raccogliere testimonianze da chi ha interessi specifici: sarei molto contenta di poter parlare anche di aspetti meno noti e di realtà poco valorizzate, scambiando pareri con chi ne sa senza dubbio più di me!
      Grazie del tuo intervento!

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  3. Sono d'accordo con quanto è stato detto sul valore pubblicitario dell'iniziativa, ma anche sulla positività di qualsiasi azione che permetta di salvaguardare il nostro patrimonio culturale. Personalmente, ritengo che uno dei molti problemi nell'ambito della conservazione e valorizzazione dei beni culturali italiani sia la distribuzione della "pubblicità". Ci sono opere, città e musei che ricevono attenzione globale ed altre, anche poco distanti, completamente ignorate. E' il caso di Verona, come hai detto tu (ricordo il suo piccolo museo epigrafico davvero interessante, ma del tutto sconosciuto), ma anche di molte altre realtà.
    Per quanto riguarda la Nike, mi piacerebbe che il suo restauro assuma un valore simbolico, diventando l'occasione per una seria e necessaria discussione sulle misure da prendere per salvare il patrimonio del mondo. Magari, solo magari, qualche organizzazione italiana potrebbe appoggiarsi al clamore di questa iniziativa per proporre a sua volta dei restauri. Dopotutto, gli italiani non dovrebbero gradire molto l'idea di essere "battuti" dai francesi... ;)

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    1. Hai ragione su tutta la linea (compreso il Museo Maffeiano delle epigrafi di Verona). La distribuzione della pubblicità si potrebbe uniformare rendendo i contributi dei privati non versabili per una specifica opera, ma per il mantenimento dei beni culturali in genere, una sorta di contributo di mecenatismo da gestire in maniera centralizzata da parte del Ministero competente. Qui, però, almeno in Italia, si va incontro al problema della cattiva gestione e dell'abitudine a "farci la cresta", per cui trovo abbastanza logico che chi decide di fare un investimento lo convogli direttamente su una specifica opera (quella che gli può garantire maggior riconoscimento a livello d'immagine, ovvero quella più nota) in modo da avere un maggior controllo sulla propria donazione. Andrebbe quindi rifondato il sistema del finanziamento privato, magari dopo aver messo mano alle norme sulla corruzione, gli appalti e la tassazione di questo genere di contributi. Penso che la modalità di raccolta fondi messa in piedi per la Nike dovrebbe in effetti stimolare un'ondata di concorrenza, e, infatti, in rete è già partita la polemica sull'incapacità italiana di servirsi di iniziative analoghe per promuovere il patrimonio storico-artistico nazionale.

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  4. che bello sono contenta, ogni restauro è un notizia positiva secondo me :)è una scultura talmente bella che anche senza testa non perde fascino. Da me a Genova invece è il cimitero di Staglieno che avrebbe bisogno di restauro, non so se lo conosci ma è uno dei cimiteri monumentali più importanti in Europa, se posso ti lascio un link dove puoi vedere alcune foto, purtroppo alcune statue sono nere credo dallo smog accumulato, e alcune parti più vecchie e nascoste completamente invase dall'erba, ogni volta che ci vado è così.

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    1. Mi farebbe piacere conoscerlo, ne ho sentito parlare per la prima volta adesso leggendo il tuo commento e sono corsa ad informarmi su Wikipedia: uno spettacolo! Se ti fa piacere, ti invito a condividere notizie, foto e aneddoti su questo luogo. A tal proposito, colgo l'occasione della tua testimonianza per ribadire che sono disponibile ad ospitare sul blog notizie di iniziative, opere e luoghi, come ho fatto con il post Le biblioteche e il divario digitale, magari sotto forma di un dialogo con i miei informatori, o creando dei post "su segnalazione"!

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  5. La vera novità di questo restauro, se mi permettete, è il coinvolgimento attivo del pubblico tramite la partecipazione spontanea ed il versamento di una cifra votata alla causa.

    Mi rallegro per la Nike, sicuramente, coccolata così dai restauratori, ma se penso a quante bellezze qui in Italia giacciono in preda alle polveri, all'umidità e al marciume effettivamente ci si rende conto di come la funzione pubblicitaria del restauro alla scultura suddetta sia evidente.

    Va beh che si parla di due nazioni differenti con diverse e probabilmente meglio gestite attenzioni verso il patrimonio artistico, ma si può notare quanto in Italia manchi anche questa sottile e sana furberia nel recupero e nel restauro!!

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    1. In Italia manca, in effetti, oltre che un senso del rispetto delle opere e del patrimonio storico-artistico e paesaggistico, anche la capacità di gestione intelligente dei fondi e delle vetrine internazionali: una "sottile e sana fuberia" (mi permetto di citare la tua elegante espressione) come quella francese non sarebbe passata per la testa a nessuno, tant'è che il massimo sforzo messo in campo dalle istituzioni e dalle strutture che gestiscono tali beni sono la messa a disposizione del conto corrente per donazioni oppure l'assillante campagna in occasione della consegna delle dichiarazioni dei redditi per farsi assegnare il 5x1000, che mi sembrano quasi scelte controproducenti...

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  6. Tanti auguri alla signorina Vittoria, che ritorni pulita e profumata come un tempo per farsi ammirare dai turisti di tutto il mondo.

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  7. Uno dei pezzi più belli. Fra l'altro, gran protagonista di una graphic novel di E. (?) Liberge ambientata al Louvre - la collana era co-edita dal museo stesso.

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  8. Perché all'estero queste cose funzionano, mentre in Italia si sarebbe messo di traverso un qualsiasi comitato x e i finanziamenti sarebbero stati bloccati oppure congelati oppure i vari privati avrebbero rinunciato in partenza.

    Ho letto i commenti sopra e vi dico (lavorando un po' nei musei, conoscendo i restauratori, vivendo ai margini di quel mondo) che se non iniziamo a sdoganare moralmente i privati tutti i nostri beni archeologici e artistici andranno alla malora. Lo Stato, come tutti gli altri stati (e leggendo l'articolo si sottolinea l'iniziativa di chiedere aiuto ai privati per il restauro perchè mancavano i fondi) non si possono permettere il mantenimento artistico e necessitano dell'aiuto altrui.
    Però da noi per il restauro del Colosseo finanziato da Della Valle ci si è messo di mezzo il Codacons e le opere sono iniziate con anni di ritardo. Da noi il privato è sempre il male e quindi meglio che tutto marcisca invece che aiutarlo.
    Vogliamo discutere sulla legittimità dello sfruttamento della pubblicità che si fa il privato? Possiamo, ma se alla fine lui ci mette i soldi e la faccia (e la sovraintendenza gli sta col fiato sul collo, di solito), perché non si può far bello?

    Mi spiace essere polemica e forse qualcuno nel settore o meno non sarà d'accordo, ma io sono contenta che all'estero non temano di prendere soldi da chiunque (in modo legale ovvio, se no quello è un altro discorso) pur di salvare la loro Storia e i loro beni. Quindi un plauso al Louvre e un augurio alla Nike di Samotracia di tornare splendida come è stata creata!

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    1. Sono d'accordo: è sempre più evidente la necessità di appellarsi al privato; che poi si debba evitare una sottomissione ai finanziatori e vigilare sulla correttezza e la legalità delle operazioni è più che ovvio. Il caso del Colosseo ha indisposto anche me... possibile che si debba contestare anche una donazione spontanea quando si tratta dell'unica possibiltà per salvare un'opera di valore incommensurabile? Io credo di no. Mi interrogavo su questa questione anche nel post Il difficile equilibrio fra pubblico e privato, prendendo in esame alcuni casi di rapporti negativi e positivi e sono sempre più convinta che si possa e si debba attuare una forma di collaborazione che apra al mecenatismo senza pregiudizi e forme di ostruzionismo spesso dovuto al cieco idealismo.

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