Le biblioteche e il "divario digitale"

Un aspetto che non viene mai toccato nella ormai quotidiana diatriba sul rapporto fra ebook e libri cartacei, che, personalmente, ritengo possa risolversi nella democratica affermazione «ognuno legga quel che più gli aggrada», è quello dell'adeguamento delle strutture deputate alla lettura rispetto alle nuove frontiere digitali.

C'è un duplice spunto alla base di questo intervento: da un lato la mia profonda devozione verso le anteprime di Google Books e gli archivi online (accessibili grazie agli abbonamenti sottoscritti dall'Università) grazie ai quali ho potuto redigere comodamente ampie parti della mia tesi riducendo al minimo gli spostamenti fra le biblioteche del Paese e il rischio di concludere acquisti inutili ai miei scopi redazionali, dall'altro un articolo del blogger Carmine Aceto, gentilmente inviatomi dall'autore stesso, riguardante il progetto di adeguamento digitale della Biblioteca provinciale “Pasquale Albino” di Campobasso, presso cui lavora.
Forse molti di voi sanno già che non sono una fruitrice di libri digitali, ma non per questioni di ostilità o per prese di posizione anti-digitale. Non si può però ignorare che le nuove prospettive della comunicazione libresca e giornalistica siano orientate proprio verso i contenuti digitalizzati, online e non. È alquanto ottuso voler negare l'importanza di queste nuove strumentazioni nel campo della lettura o della fruizione della cultura più in generale (penso, ad esempio, al caso analogo dei musei). Non sto dicendo che si debba smettere di rapportarsi ai libri o alle esposizioni tradizionali (come già detto, a me stanno più che bene), ma che è importante non sclerotizzarsi unicamente sulla tradizione in presenza di una società che manifesta nuove esigenze.
«Le istituzioni e i soggetti operanti nel campo della diffusione pratica della lettura e dell'insegnamento non possono nascondere la testa sotto la sabbia e far finta che il contesto digitale contemporaneo non esista, liquidandolo molto semplicisticamente come un modo sbagliato per avvicinarsi all'atto del leggere».
Il rifiuto del cambiamento intervenuto nell'approccio alla lettura sarebbe dunque un errore e gli enti deputati alla promozione della cultura non possono veicolare un'idea di questa attività ancorata esclusivamente all'approccio del passato. Bisogna, insomma, colmare il 'divario digitale' che impedisce l'accesso alle nuove tecnologie, definendo una preclusione che, dato l'alto grado di diffusione delle notizie e degli strumenti di conoscenza attraverso la rete, è oggi «una vera forma di diseguaglianza sociale».
Invitandovi alla lettura dell'intero articolo (di prossima pubblicazione), lascio che sia una breve intervista a Carmine Aceto a riassumervi le linee-guida del suo intervento:

D. Con quali iniziative la biblioteca "Pasquale Albino", presso cui lavori, si impegna a colmare il divario digitale?

R. Le iniziative che proponiamo per tutto l’arco dell’anno sono essenzialmente di carattere informativo e formativo, ritenendo che per poter far conoscere le novità dei sistemi culturali sia indispensabile poter offrire alla gente comune la capacità di comprendere le differenze e le modalità di utilizzazione di ogni specifico strumento, che sia un catalogo bibliotecario informatizzato, la navigazione in Rete o, per l’appunto, le specifiche tecniche della lettura digitale.

D. Qual è la risposta degli utenti alla proposta di utilizzare gli ebook-reader che mettete a disposizione?

R. Nel corso di questi due anni di attività informativa sulle tematiche digitali, l’attenzione e la risposta della gente è sempre stata molto positiva. Per molti la biblioteca è diventata un punto informativo dove poter chiedere e ottenere informazioni di natura pratica non solo sul funzionamento di un ebook-reader ma anche sulle caratteristiche e le funzionalità degli strumenti digitali per lo studio o la lettura.

D. Come si integra l'immagine tradizionale della biblioteca con il coinvolgimento attraverso i social network, di cui fate uso regolarmente?

R. Non credo che ci si debba porre troppi problemi sul mezzo usato per poter parlare in modo diretto e costruttivo con il pubblico che una biblioteca deve non solo avere ma anche coltivare. Sono dell’idea che non si crei nessuna frattura tra la produzione di contenuti informativi online, attraverso i social o altri profili ufficiali della struttura sul web, e la capacità di relazionarsi faccia a faccia, in sede, con l’utente e con quanto ci richiede quotidianamente. La prospettiva social non è da viversi come una moda o come una vetrina dei propri servizi, ma come un’attività vera e propria di formazione e informazione anche a distanza che la biblioteca può offrire a chiunque sia alla ricerca di contenuti informativi culturali intesi nel senso più ampio del termine.

D. Lavorando all'interno del circuito bibliotecario, vedi nei colleghi, nelle amministrazioni e nelle strutture parallele alla "Pasquale Albino" in altre parti del Paese la possibilità di una rapida diffusione di iniziative analoghe oppure esistono ancora tenaci resistenze?

R. I progetti delle biblioteche relativi alla lettura digitale e alle nuove tecnologie così come all’interattività sul web non mancano, ma in ogni caso sono frutto di iniziative prese con coraggio dalle singole strutture bibliotecarie e non il risultato di un’idea più organica e lungimirante di ciò che le biblioteche possono fare, se doverosamente attrezzate, per i cittadini di questo paese. Colpa della poca conoscenza che i nostri amministratori a livello nazionale e locale hanno dei sistemi informativi bibliotecari e di cosa serva per farli funzionare. Sempre più spesso si procede ovunque a tagli nel settore cultura e le biblioteche sono le prime a pagare dazio, senza nessuna valutazione meritocratica, in base a semplicistiche operazioni di cassa. Il nostro stesso progetto è stato portato avanti e realizzato senza nessun finanziamento esterno e, proprio quando è balzato all’attenzione delle cronache nazionali, paradossalmente, rischia di subire un improvviso stop, visto che chi vi ha lavorato in prima persona, nonostante i risultati ottenuti, potrebbe vedere non rinnovati i propri contratti a fine settembre.

Ringrazio Carmine per la gentile disponibilità a rispondere alle mie domande, complimentandomi per l’impegno, l’originalità e la tenacia nella cura e nella divulgazione dei contenuti bibliotecari, un esempio che spero farà scuola, anche se questa realtà all’avanguardia nella promozione della cultura sta risentendo di pesanti tagli che ne minacciano pesantemente la prosecuzione.
A questo punto la parola passa a voi: avete qualche esperienza analoga da raccontare o qualche idea che pensate possa aiutare a colmare il divario digitale?

C.M.

NOTE: Le citazioni sono tratte da C. Aceto, L’esperienza della divulgazione della lettura digitale in biblioteca. Un progetto della Biblioteca Provinciale di Campobasso “Pasquale Albino”, che sarà a breve pubblicato su Digitalia.

Commenti

  1. Ciao! Ti ho lasciato un premio sul mio blog...
    http://vagrancyontheworld.blogspot.it/2013/09/liebster-award-discovering-new-blogs.html
    A presto :)

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    1. Ciao! Grazie mille, lo ritirerò al più presto in un post ad hoc dedicato agli ultimi premi! :)

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  2. E' impossibile studiare un fenomeno nel pieno del suo svolgimento, bisogna attendere che la trasformazione si sia conclusa per comprendere dove la cultura ci sta portando. Questo non significa che dobbiamo starcene a guardare, siamo tutti chiamati a partecipare al cambiamento e a dire la nostra affinché si giunga ad un miglioramento anziché ad un peggioramento...

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    1. Ormai la consultazione di fonti di informazione avvenga in gran parte via web, quindi un adeguamento è fondamentale, e bisogna auspicare che avvenga in senso tale da coniugare gli aspetti tradizionali e quelli innovativi, cosa che nella struttura che Carmine Aceto mi ha fatto conoscere sembra effettivamente avvenire, mentre certe piccole biblioteche tardano persino a dotarsi di un punto wifi gratuito per gli utenti: dobbiamo sperare in una crescente sensibilità nei confronti del cambiamento.

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