Felicissima di aver intrapreso la strada verso la contemporaneizzazione della mia libreria, ho finalmente letto un primo romanzo di Marco Malvaldi, autore che ho avuto il piacere di ascoltare il 5 settembre scorso al Festivaletteratura di Mantova. Nonostante sapessi dei romanzi pregressi con protagonisti i vecchietti del BarLume, ho deciso di iniziare da questo ultimo libro, puntando su una narrazione autonoma e slegata dai precedenti episodi... e la conquista è stata immediata!

In Argento vivo non ho trovato solo un'ottima occasione di intrattenimento e divertimento, ma anche l'esempio di una prosa pulita e originale. La narrazione scorre con brio e leggerezza, alternando brevi quadri per giustapposizione: spesso è una battuta pronunciata da un personaggio in chiusura a far aprire una nuova sequenza che, sebbene incentrata su altri protagonisti, sembra quasi poter proseguire la conversazione del paragrafo precedente, giocando sull'incrocio delle prospettive. L'abbondanza di dialoghi, spesso molto coloriti e mordaci, contribuisce a rendere snello il romanzo, sottraendolo a sequenze descrittive che risulterebbero zavorre improprie.
Argento vivo è una sorta di giallo (ma senza omicidio) che fa leva sull'ironia e su risvolti grotteschi per tessere incontri e relazioni fra i personaggi e che non di rado strappa qualche risolino: a tratti somiglia ad un cabaret, agli sketch fra personaggi buffi e incredibili, cosicché il mistero (che mistero non è, dato che da subito capiamo chi e come abbia consumato il furto) si risolve in un procedere entusiastico verso lo scioglimento finale, attraverso i trucchi e le ripicche che i diversi personaggi escogitano per liberarsi dai rispettivi impicci.
«Ma pensaci un attimo. Siamo nell'era dei reality show, dei talk show, dei talent show. E tutti ci tengono a darti la loro opinione. Non ho mai sentito nessuno, in pubblico, dire "non mi esprimo perché di questo argomento non ci capisco una mazza". Prima, magari, premettono che sono ignoranti, poi ti danno la loro opinione lo stesso. A farci caso, l'unico personaggio televisivo a cui non ho mai sentito dire una parola è Maggie Simpson. Si sta perdendo il valore intrinseco del silenzio»
C.M.
Come postavo nella mia recensione il mese scorso, Malvaldi, Manzini, e Recami possono entrare bene in un genere giallo-commedia, molto distanti dai freddi giallisti nordici, ma vicini alle nostre latitudini mediterranee, dai modi spensierati tipici, ai linguaggi espressivi che possono anche far sorridere.
RispondiEliminaNon ho mai letto Manzini e Recami, ma se hanno dei tratti in comune con Malvaldi mi vien da pensare che mi possano piacere!
EliminaA me non è piaciuto affatto, tanto che ho abbandonato la lettura senza grossi rimpianti. Recami mi piace molto; lessi tempo fa "Il correttore di bozze"... molto bello.
EliminaTerrò presente Recami, allora!
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