Quer pasticciaccio brutto de via Merulana - Carlo Emilio Gadda

A mio parere, il pasticciaccio è il romanzo stesso. Lo so, non si inizia una recensione in questo modo, si dovrebbe andar per gradi, presentare il testo, accennare quantomeno alla trama... ma la lettura mi ha talmente indispettita da rendermi impossibile un intervento pacato e oggettivo. Ero consapevole delle particolarità del libro di Carlo Emilio Gadda e proprio per questo l'ho scelto, eppure non credevo che avrebbero pesato così tanto sul mio ritmo di lettura, sul gradimento e sul giudizio complessivo.

Pubblicato nel 1957 ma ambientato nella capitale trent'anni più indietro, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana si configura come un giallo apparentemente semplice nelle sue prime fasi, ma via via sempre più complicato, come una matassa inestricabile. Vittime del crimine sono due signore della Roma bene, precisamente di una palazzina sita in via Merulana, la veneta signora Menegazzi e la signora Balducci, che il commissario Ingravallo, incaricato delle indagini, ammira per la sua tenerezza, bontà ed eleganza. Ai danni delle due malcapitate si consumano un furto e un omicidio e, come insegna anche la cronaca recente, a complicare e contaminare il reale andamento delle vicende, arrivano subito a raffica le testimonianze di tutti gli abitanti della palazzina e del quartiere che credono di aver visto, sentito, riconosciuto.
Fin qui tutto normale e, per quanto resa ostica dal pluristilismo estremo dell'autore, la narrazione mi ha sufficientemente coinvolta. Ma da circa la metà del romanzo si perdono i legami di causa-effetto e le relazioni fra i personaggi, non si capiscono i ragionamenti del commissario Ingravallo e dei suoi collaboratori, gli interrogatori appaiono lunghi e inconcludenti e, d'improvviso, il condominio merulano viene abbandonato per spostare l'azione lungo i quartieri sordidi in cui fioriscono bordelli clandestini e attività di ricettazione.
Non è un mistero che il disegno narrativo di Gadda, l'accumulo di particolari e la sovrapposizione di prospettive (al punto che solo convenzionalmente Ingravallo è il personaggio principale) rispondono alla lettura che egli dà della realtà, considerata luogo dell'inconsistenza, della difficoltà, dell'impossibilità di capirsi e di dare un'interpretazione univoca dei fatti. Allo stesso modo, si comprende la scelta del realismo linguistico che porta il lettore a confrontarsi con pagine e pagine filate di dialoghi o pensieri in romanesco, ma il registro popolare è mescolato a momenti così aulici e da invenzioni di parole pompose che si è più presi a cercare di interpretare i significanti che a cogliere i significati, sicché, dopo mezz'ora di scervellamento, non si capisce il senso di ciò che si è letto.
Perché questa verve polemica? Forse incide la pressione dei vicini esami (si sa, a volte i libri capitano in momenti sbagliati), ma non ho ricordi di aver chiuso un libro rammaricandomi di averlo comprato preferendolo ad altri e chiedendomi cosa mai ci abbia visto la critica per considerarla opera degna dei manuali scolastici. La lettura di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana non mi ha lasciato nulla di ciò che ricerco in un libro, né un argomento su cui riflettere né il semplice piacere della narrazione. Mi è sembrato un romanzo fine a se stesso, fatto per imbrigliare il lettore in inutili giri di parole senza portarlo da nessuna parte.
Ecco, probabilmente Gadda e i suoi estimatori avranno l'espressione della foto, ma non ci posso far nulla, non riesco a parlar bene di un testo solo perché fa parte degli annali della storia letteraria. Sit venia verbo.

C.M.

Commenti

  1. Tentai di leggerlo molti anni fa ma mi arresi dopo una cinquantina di pagine. Un pochino mi sono sempre vergognato di quel fallimento ma il tuo post di oggi mi risolleva decisamente il morale. Non c'è niente da fare: leggere il romanesco è davvero troppo faticoso.

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    1. Più che il romanesco, che comunque non è stato facile, ho avuto maggiori difficoltà con le tirate pseudo-filosofiche infarcite di invenzioni linguistiche! Anch'io ho questa sorta di dispiacere quando abbandono un libro, ma stavolta lo avrei fatto, se non fosse che volevo capire a cosa portasse il tutto (e non l'ho capito) e che speravo di ricavarne una migliore lezione per l'anno prossimo, dato che la fatidica domanda "Prof, ma lei lo ha letto?" è sempre dietro l'angolo! Purtroppo non tutti i libri vanno a segno nel nostro animo e forse proprio il fatto di vivere questi piccoli "fallimenti" da lettori ci permette di assaporare ancor di più i testi che davvero apprezziamo.

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  2. Che dire? Un altro buco nell'acqua...
    Spero che i prossimi libri siano meglio :)

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    1. Io sto recuperando ora Urbino, Nebraska ed è un sollievo per il morale! :)

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  3. "Una matassa inestricabile", lo "gnommero" come dice il molisano Ingravallo parlando di cause e concause di un delitto. In realtà quindi mi pare che hai colto nel segno: Ingravallo, in fondo, è un "commissario filosofo", pensa lentamente, ha una digestione lenta (come lentamente dovrebbe essere letto questo libro, gustando quasi parola per parola); e inoltre il giallo è quasi aperto nel finale. Sono sicuro che rileggendolo tra qualche anno lo troverai uno dei due o tre romanzi italiani più belli che siano stati scritti nel Novecento

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    1. Lo spero, magari anch'io devo digerirlo più lentamente, cercare di entrare in quella complessità senza cercarvi un senso... magari farò un secondo tentativo più avanti con qualche altro titolo gaddiano, in fondo ho sempre avuto la dimostrazione che, dopo un impatto negativo, i secondi incontri con lo stesso testo o autore mi hanno stupita positivamente, anche se per questo la vedo difficile. Chissà!

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    2. Forse potresti provare più in là con L'Adalgisa, o magari hai letto anche quello, che però ha scritto in dialetto milanese, bellissimo, insieme agli altri racconti pubblicati sotto quel titolo. Racconti d'ambiente. Mi sono dimenticato di chiederti, nel tuo post, alla fine, dici che forse Gadda e i suoi lettori hanno l'espressione della foto, cosa volevi dire? Ci sono delle interviste su Yt, di quando era vecchio, un signore milanese molto educato, affaticato, dà giudizi molto incisivi su altri autori, comunque molto modesto. A un certo punto gli chiedono se pensa che di lui, di quello che ha scritto, resterà qualcosa. E lui risponde con una semplicità disarmante: "Beh, sì, forse qualcosa, vero ..." Se si pensa a quanti si mettono in mostra oggi e i cui libri finiscono nel dimenticatoio dopo pochi mesi ... Comunque sarei curioso di leggere una tua recenzione dell'Adalgisa, magari negativa :-)

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    3. Intendevo solo che mi sono resa conto di aver fatto tanta polemica, tale da suscitare qualche sguardo torvo da parte degli amanti dell'autore, allo scopo di ironizzare un po'. Quanto a L'Adalgisa, mi prendo un po'di tempo per rimettermi in sesto da questa fatica e mi godo questo simpatico aneddoto che hai riportato. :)

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  4. La tua recensione è chiara, interessante e ben motivata. E poi non è detto che un autore osannato dalla critica debba per forza piacere a tutti. A me, come già sai, piace molto Gesualdo Bufalino, ma per farti un esempio ho un amico con un ottimo background culturale, profondo estimatore della letteratura italiana, che non lo sopporta affatto. Mentre Gadda, vedi un po’, gli piace. Devo anche dirti che la chiusa dell’articolo con il riferimento alla foto dell’autore è troppo forte: mi sono veramente divertita a leggerla! ;-) Avevo letto diversi anni fa La cognizione del dolore; ricordo che era una vicenda grottesca e sarcastica, con uno stile narrativo inusuale, denso di arcaismi, neologismi e strane mescolanze tra italiano, spagnolo e dialetti vari che non ne rendevano facilissima la lettura. Però mi aveva colpita ed emozionata, anche se per recensirlo dovrei riprenderlo in mano. Sicuramente Gadda va assaporato lentamente per essere capito e apprezzato.

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    1. Eheh, il riferimento alla foto era per sdrammatizzare, mi sa che sono stata anche troppo severa in questa recensione!! A quanto pare è proprio un tratto caratteristico di Gadda quello dell'impasto, ma forse l'esperienza autobiografica de La cognizione del dolore può dare quel quid in più rispetto alla vicenda puramente esteriore e incomprensibile del Pasticciaccio... terrò presente questo secondo titolo e prometto che prima o poi mi dedicherò anche a Bufalino, anzi, aspetto un tuo suggerimento sul libro da cui iniziare a fare la sua conoscenza! :)

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    2. Diceria dell'untore; sono certa che ne rimarrai incantata.

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    3. Argh, mi sono imbattuta in quel titolo leggendo i quesiti del test di cui dovrò affrontare la nuova tornata nei prossimi giorni, quindi mi è rimasto indigesto, ma dato che è buona norma non dar credito ai pregiudizi, mi fido del tuo suggerimento! :)

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  5. Non posso negare che Gadda sia un autore difficile; ma il punto, messo a fuoco dalla critica specialmente negli ultimi anni, è che la straordinarietà della lingua gaddiana – tale da giustificare l’invenzione del paradigma storico-stilistico che Contini chiama «funzione Gadda» – fa ombra alla consistenza narrativa della sua scrittura.
    Questa una parte della mia pesentazione di Gadda, ri-letto per il Giro Letterario.
    nel mio post ho inserito anche il link della tua recensione
    http://letturesenzatempo.blogspot.it/2014/07/giro-ditalia-letterario-gadda-
    buona giornata
    simonetta

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    1. Grazie mille, vado subito a leggere, ad una prima occhiata ho già individuato delle affermazioni interessanti che non avevo preso in considerazione e che voglio approfondire. Ci leggiamo nel tuo blog! Grazie di essere passata e buona giornata anche a te!

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  6. Risposte
    1. Comincio a pensare che non ci sia nulla da capire, il che mi consolerebbe, perché nemmeno io ne ho tratto alcunché...

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    2. Il problema è quel "comincio a pensare". A me non spaventa un libro senza riferimenti, frammentato e quant'altro, ed è questa la lettura che ne diede il mio prof, tirando in ballo anche il fascismo, solo che io non me ne sono proprio accorto durante e dopo la lettura, leggendo alcune parti solo per inerzia - mi mette disagio, quando succede. Rientra nella categoria, ristretta nel mio caso, di libri "che mi hanno costretto a leggere a scuola".

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    3. Essere costretti a leggere questo deve essere davvero un trauma!

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    4. E' stato peggio leggere quello sui filosofi arabi medievali, o quello sul Santo Graal. Ma restando nella narrativa, è stata indubbiamente la lettura più traumatica! ^^

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    5. Io l'ho evitata per un pelo (la prof si limitò ad assegnarlo all'altra classe), ma ci sono andata a sbattere di mia iniziativa... poco avveduta, che quell'insegnante l'avesse scelto doveva mettermi in guardia, viste le sue infelici proposte...

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