Il gioco delle tre carte - Marco Malvaldi

Qual è la ricetta infallibile per non impazzire in piena sessione d'esami, evitare l'astinenza dalle amate letture, non sentirsi in colpa per aver rubato qualche minuto allo studio e potenziare la propria capacità di concentrazione quando il dovere torna a chiamare? Ma scegliere un Malvaldi nelle pause, naturalmente!

In questi giorni di prove del tfa mi sono concessa, come lettura serale e di accompagnamento nei lunghi viaggi in treno, il secondo capitolo della saga del BarLume (seguito di La briscola in cinque), portando con me il barrista Massimo e i simpatici nonnetti Ampelio, Pilade, Aldo e Gino, che, questa volta, si trovano ad indagare sull'omicidio del professor Asahara, avvenuto nel pieno di un congresso internazionale tenuto proprio in quel di Pineta. Massimo Viviani torna ad indagare perché occupato, con Aldo, nell'organizzazione del catering: è l'irritante commissario Fusco che, mettendo da parte la sua scontrosità, preso dal bisogno e dalla scarsità di collaborazione da parte dei suoi superiori che non gli concedono nemmeno un interprete, fa di Massimo la sua spalla di indagine, prima affidandogli la traduzione degli interrogatori, poi lasciando che il passato di matematico del barrista riemerga, combinando le sue conoscenze scientifiche con le illuminazioni per caso scatenate dalle imprecazioni e dai pettegolezzi dei vecchietti che giocano a carte sotto l'olmo del bar.
Pur essendo passato qualche mese dalla lettura del primo capitolo della saga, mi è sembrato di trovare in questa nuova puntata dei brillanti gialli malvaldiani una maggior libertà nell'ironia e nella descrizione dell'originalità e delle gag dei vecchietti: le risate si sprecano, le storpiature delle parole da parte dei vecchietti sono fenomenali e la soluzione del delitto arriva senza che nemmeno ci si accorga dello sviluppo delle indagini. La comicità, insomma, sostiene la lettura e quasi ci fa dimenticare che stiamo leggendo la storia di un omicidio, in un intreccio della realtà più prosastica di un bar assediato da quattro anzianotti che ne vogliono fare una bocciofila e del grande spirito del giallo.
E, fatto non trascurabile, i miei nervi ne hanno molto beneficiato. Malvaldi andrebbe brevettato come un medicinale antistress del tutto privo di controindicazioni.

C.M.

Commenti

  1. Hai proprio ragione! Anch'io mi sono trovata a leggere Malvaldi durante la sessione e, devo ammettere, rappresenta una lettura perfetta per il momento. E poi i vecchietti sono troppo simpatici!

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    1. Vien voglia di mettersi lì sotto l'olmo a giocare con loro (potrei persino vincere la mia naturale ritrosia contro il gioco dele carte)!

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    2. Ahahah...ti capisco! Io credo potrei viverci bene in un posticino così. Ah quanto è bello fantasticare!

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    3. Attenzione, però, a non indispettire il barrista, che poi fa scherzi col caffè! ;)

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  2. Devo provare Malvaldi tra una lettura e l'altra... ;-)

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    1. Dai dai dai, sono curiosa di sapere la tua opinione! Se vuoi andare per gradi e mantenerti in una cornice storica, consiglio Odore di chiuso.

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    2. Grazie Cristina,sei una buona dispensatrice di consigli!

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    3. Speriamo, magari a posteriori rivedremo se sarà stato un buon suggerimento! ;)

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  3. Non ho ancora letto Malvaldi, ma se questo è l'effetto che fa...allora è necessario rimediare al più presto!

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  4. Ecco, hai sperimentato una delle teorie contenute nel bellissimo Curarsi con i libri - Rimedi letterari per ogni malanno (Berthoud, Elderkin), edito da Sellerio, che campeggia nella mia libreria e consulto di tanto in tanto. :-)

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    1. Ne ho sentito molto parlare, chissà che prima o poi non ci inciampi pure io! ;)

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