L'eredità di Aldo Manuzio

Prima che questo 2015 si chiuda, voglio dedicare qualche parola ad una grande figura della cui morte quest'anno ricorre il quinto centenario: Aldo Manuzio (metà del XV secolo - 1515). Un personaggio di enorme importanza per la storia culturale non solo italiana, ma internazionale, ingiustamente confinato anche nei libri di letteratura a poche, frettolose menzioni. In realtà Aldo Manuzio, il più grande stampatore dell'età moderna, è stato il canale di diffusione delle opere classiche in tutta Europa, forse colui che più degnamente ha utilizzato la straordinaria innovazione di Gutenberg.

Logo delle edizioni aldine
Di origini laziali, Aldo si dedica agli studi umanistici a Roma, presso i personaggi più eminenti del suo tempo, originari dell'area veneta, ma impegnati a Roma: ha come maestri Gaspare da Verona e Domizio Calderini, autore di un'edizione delle Silvae di Stazio criticata da Angelo Poliziano e personaggio molto vicino a quel cardinal Bessarione che nel 1468 dona a Venezia la sua collezione di libri, primo nucleo della Biblioteca marciana. Intorno al 1475 è a Ferrara, dove approfondisce il greco grazie a Battista Guarini e diventa amico di Giovanni Pico della Mirandola.
Nel 1490 si trasferisce a Venezia, dove, l'anno successivo, incontra Pietro Bembo, e, pur avendo avviato una carriera da insegnante, nel 1494 apre una sua stamperia nella città lagunare, già affermata per la produzione e la diffusione di libri. La particolarità delle edizioni aldine, che vengono pubblicate con il logo del delfino avvolto attorno ad un'ancora che illustra il motto greco σπεῦδε βραδέως latinizzato Festina lente ('affrettati lentamente'), è quella di diffondere le edizioni moderne dei testi classici, in particolare greci: la missione di Aldo Manuzio è quella di rendere pervasiva la circolazione delle voci elleniche, sia per l'interesse del pubblico italiano, sempre più interessato alla lingua greca e nutrito della presenza, a Venezia e in generale nell'intera penisola, di un gran numero di studiosi ed ecclesiastici originari della Grecia o dell'Asia minore, aree dominate dai Turchi dalla conquista di Costantinopoli (1453), sia per colmare un enorme ritardo nel passaggio a stampa dei testi-cardine della cultura occidentale. Prima di Aldo Manuzio, in Italia si leggeva a malapena una dozzina di testi greci, e fra questi non tanto le voci antiche (limitate a Omero, Isocrate e Tecrito) ma i manuali di grammatica di Emanuele Crisolora e di Costantino Lascaris. Le edizioni dei testi greci, infatti, comportano grandi difficoltà di produzione, dalla scarsità di editori e commentatori esperti di lingua greca alla complessità di realizzazione di caratteri mobili con i segni non solo delle lettere greche, ma anche delle tre tipologie di accento e delle due varianti di spirito in combinazione con i sette segni vocalici.

Aldo Manuzio in un dipinto di Bernardino Loschi

Aldo Manuzio accoglie dunque una sfida impegnativa e, utilizzando i caratteri elaborati dall'incisore Francesco Griffo, fra il 1494 e il 1515 dà alle stampe numerosi testi classici con il prezioso aiuto dell'umanista cretese Marco Musuro (1470-1517), attento studioso dei commenti antichi, ordinatore degli scolii, responsabile dell'edizione delle commedie di Aristofane, correttore e lessicografo scrupoloso, che non si privò del vezzo di completare testi danneggiati o lacunosi, come nel caso del poeta pastorale Mosco.
Il primo libro greco stampato da Aldo è un'edizione revisionata della grammatica del Lascaris, seguita dal poemetto epico di Museo (V sec.) Ero e Leandro, che prelude alla pubblicazione delle poesie di Teocrito e di Esiodo. Seguono i colossi della letteratura, dell'oratoria e della filosofia greca, da Aristotele a Sofocle, da Euripide a Erodoto, da Tucidide a Demostene (le editiones principes, cioè le prime stampe in assoluto, sono datate agli anni 1502-1504).

Edizione degli Analitici posteriori diAristotele
Manuzio dà alle stampe anche testi latini, fra i quali pubblica certamente Virgilio e Orazio; va ricordato l'inaspettato salvataggio, da parte sua, di testi fino ad allora solo manoscritti che, senza il passaggio nella pressa aldina, sarebbero perduti, come quello contenente le Epistole di Plinio il Giovane, a fatica ottenuto dai monaci parigini di San Vittore. Nutrito da un profondo senso di religiosità e di una speranza al rinnovamento della Chiesa espressa addirittura ad Enea Silvio Piccolomini nella dedica delle Epistole di Santa Caterina da Siena (1500), Manuzio progetta un'edizione poliglotta della Bibbia che, però, non verrà mai realizzata.
Decisiva è la collaborazione con Pietro Bembo, autore delle Prose della volgar lingua (1525), il testo che sancisce i canoni letterari della produzione volgare. Proprio per l'influenza del Bembo, Aldo Manuzio pubblica fra i suoi classici tascabili la prima edizione del Canzoniere di Petrarca (1501), consacrato così a modello lirico, per poi stampare anche Dante Alighieri (1502) e gli Asolani, dialoghi filosofici sull'amore scritti dallo stesso Bembo (1504). Anche con le edizioni volgari Aldo Manuzio risulta decisivo nell'evoluzione dell'arte libraria, poiché introduce la virgola uncinata e realizza anche un'edizione illustrata, offrendo al mondo, nel 1499, la prima edizione del romanzo allegorico Hypnerotomachia Poliphili ('combattimento amoroso di Polifilo nel sogno', forse opera di Francesco Colonna), corredato di centosettantadue xilografie che ne illustrano la vicenda.
Aldo Manuzio è dunque una figura cardine nello scenario culturale mondiale, perfetto mediatore fra l'antichità e la modernità, salvatore di codici e commenti e prima voce a stampa delle più importante opere volgari. A cnquecento anni dalla sua morte, consapevoli dehli importanti traguardi raggiunti grazie al suo lavoro, non possiamo non rivolgergli un grande ringraziamento.

Hypnerothomachia Poliphili

C.M.

Commenti

  1. Il sopito animo da filologa che c'è in me gioisce quando legge certe cose :) Complimenti per l'articolo.

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