Sonno - Haruki Murakami

Cosa accadrebbe se, d'improvviso, non riuscissimo più a riaddormentarci? In questi momenti, in cui il peso della ripresa post-natalizia si trascina ancora con affanno verso il momento del risveglio primaverile, una tale ipotesi può sembrare irrealizzabile, ma è proprio quello che capita alla protagonista e narratrice di Sonno, racconto di Murakami inizialmente incluso nella raccolta L'elefante scomparso e ripubblicato da Einaudi nel 2014 in un'edizione patinata corredata delle illustrazioni di Kat Menschik.

Anche qui, come accade spesso nei romanzi di Murakami, la protagonista e i personaggi che la circondano (ridotti al marito e al figlio) sono senza nome, e la narrazione costituisce una sorta di scavo in una psiche messa alla prova da un evento inusuale, per non dire impossibile. La donna di cui ascoltiamo metaforicamente la voce non dorme da giorni e si ritrova in uno stato di coscienza che le permette di fare luce sulla sua vita: il tempo sottratto al sonno diventa prezioso per leggere, leggere e leggere romanzi, in particolare Anna Karenina, (e fin qui la cosa sarebbe tutt'altro che sinistra) e per aumentare il tempo delle vasche in piscina. E, tuttavia, mancando il sonno, tutto quanto circonda la sconosciuta narratrice appare nella sua mediocrità: il marito è improvvisamente più brutto, le operazioni di tutti i giorni diventano insignificanti e la routine familiare si svela un meccanismo fine a se stesso, che, giorno dopo giorno, si riproduce allo stesso modo e che la protagonista affronta come un automa, senza nemmeno il bisogno di riflettere su ciò che fa e su come lo fa. Il suo unico pensiero è liberarsi in fretta delle incombenze domestiche e dei suoi doveri di moglie e madre per buttarsi nella lettura. Tuttavia non c'è nulla di idilliaco in questa mania, diversamente da quanto potrebbero pensare lettori accaniti come noi (e sembra, anzi, che Murakami pensasse proprio a coloro che passano ore e ore in compagnia dei libri, quindi ai suoi stessi lettori): la vita scivola gradualmente al rumore di fondo di un'esistenza altrettanto meccanizzata, in cui ciò che prima era il fulcro dell'esistenza (come gli affetti) diventa un ronzio da soffocare, soppiantato da una nuova routine, i cui effetti spaventosi non tardano a manifestarsi.
Con questo breve racconto, Murakami propone una riflessione molto interessante sul nostro modo di intendere la vita e la successione dei momenti che la compongono, sottolineando la zavorra costituita da tutto ciò che è abitudine ma anche la necessità che spesso abbiamo di ricomporre i nostri rituali in maniera ricorrente, come fossero una sorta di bussola per non perderci in un tempo virtualmente indefinito. Interessantissima è la riflessione sul valore del sonno come la momentanea interruzione della meccanica dell'esistenza e un momento di ristoro per sfuggire ad automatismi e sovraccarichi per poterli sopportare nella nuova giornata (argomento di cui sto già immaginando lo sviluppo) e fenomenale il disorientamento che nasce in un tempo enormemente dilatato, cui solo la morte sembra poter porre fine e che, se inizialmente si presenta come un'occasione straordinaria di liberazione da un vincolo naturale, immediatamente rivela la propria pericolosità, aprendosi come una voragine pronta ad inghiottire i sogni che ha generato.

Eccezionali gli spunti, meno la loro organizzazione. Sebbene sia abbastanza appassionata alla narrativa di Murakami, questo breve racconto mi ha lasciata perplessa; ancora una volta è stata la brevità a farmi propendere per un giudizio negativo: a fronte delle enormi aspettative generate da questi temi di riflessione, Sonno cade sul finale, chiudendosi (o, meglio, aprendosi) con una scena che dovrebbe apparire risolutiva ma non risolve e non spiega nulla. Prerogativa dei racconti brevi è l'ellissi sul finale, ma Sonno un finale sembra proprio non averlo, e il non-detto appare piuttosto come una resa dell'autore. L'insoddisfazione è ulteriormente accentuata dalla curiosità generata dalle illustrazioni in bianco, nero e argento realizzate dalla Menschick, che sembrano inserite più per giustificare la vendita del volume e il suo prezzo spropositato che per accompagnare la storia: se l'idea era quella di una graphic-novel, lo scopo non è stato raggiunto e, se dovessi pensare ad un dialogo fra queste immagini e le opere di Murakami, troverei più coerente il loro accostamento alle sequenze di 1Q84.
Nessuno si accorse del mio cambiamento. Vivevo senza dormire, leggevo uno dopo l’altro libri su libri, la mia mente si trovava a centinaia d’anni e migliaia di chilometri dalla realtà, ma nessuno ci faceva caso. Mi occupavo degli avvenimenti reali come di un dovere, senza metterci il minimo affetto o la minima emozione.
C.M.

Commenti

  1. Il soggetto è molto intrigante, peccato il risultato sia insoddisfacente. Grazie comunque della bella segnalazione ;-)

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    1. Naturalmente è una mia opinione, mi capita spesso che i racconti mi lascino questa sensazione di incompletezza non significativa e, del resto, ho letto anche giudizi positivi di questo libricino.

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  2. Peccato che il racconto non sia all'altezza dei contenuti, che da quel che dici mi sembrano interessantissimi. Ho conosciuto periodi d'insonnia nella mia vita ed il migliore ritratto di questo bruttissimo problema, a mio avviso, l'ha fatto Palahniuk in Fight Club, descrivendo le giornate del protagonista insonne come "la copia di una copia di una copia". Senza riposo è quasi comunque impossibile sfruttare le ore lasciate libere dal sonno per qualcosa di utile o piacevole. Io ad esempio non riuscirei mai a leggere come fa la protagonista di questo racconto, anche se ammetto di aver spesso fantasticato su un corpo che non ha bisogno di dormire così da duplicare il tempo a mia disposizione (chi non l'ha desiderato, almeno una volta?).

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    1. Anch'io condivido questa fantasia: l'idea di poter dilatare il tempo a disposizione a scapito del riposo è allettante, ma naturalmente ciò non potrebbe avvenire che a scapito di quella lucidità che renderebbe produttivo il tempo guadagnato... e io ho un rapporto di tale amore col sonno che dubito ne riceverei un beneficio! Interessante la visione del sonno di Palahniuk, non la conoscevo e mi vien da pensare che la filosofia del sonno sia più vasta di quanto pensassi...

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  3. Ho letto Sonno (ne ho anche scritto) e mi è piaciuto moltissimo, ma la mia interpretazione è differente, compreso il finale che a mio parere in qualche modo è risolutivo ;)
    MEZZO SPOILER XD Attenzione!
    Ci sono degli elementi nella storia narrata che mi hanno convinto a pensare che la donna in realtà sia addormentata o in coma o in stato catatonico, da un certo momento in poi: dunque la scena finale si risolverebbe in un risveglio o nella morte della stessa.
    Tu hai capito ormai che io con Murakami sragiono, sì vero? ^_^

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    1. Credo che lo scopo di Murakami sia proprio quello di farci sragionare! Anch'io ho pensato ad un'interpretazione del finale associata allo scivolare nella morte, come trascinati dalle ombre che popolano una vita senza sonno e si allargano ad aviluppare l'esistenza, però il tutto mi è sembrato troppo rapido rispetto al crescendo che portava a questo punto. Sono andata a leggermi il tuo post, in effetti pensare che le ombre siano figlio e marito che cercano di evitare il peggio è un'idea che funziona!

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    2. C'è un passaggio fondamentale ma che, ahimè, credo di aver capito solo superficialmente: il racconto dell'incubo! Il vecchio che versa acqua sui piedi della donna (se non ricordo male, vado a memoria e l'ho letto un anno fa XD), potrebbe suggerire il "passaggio" dalla realtà ad uno stato comatoso o simile. L'acqua stessa ha un valore simbolico, di passaggio vita/morte. Robe affascinanti *__*
      Ciao Cristina, buona serata! ^_^

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    3. In effetti l'acqua ha questo valore in molte culture, segna un passaggio e una trasformazione, oltre ad intrattenere uno stretto rapporto con la ritualità funebre: non escludo che anche per Murakami possa valere questa simbologia!
      Grazie di aver arricchito il dibattito e buona serata anche a te! :)

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  4. Ciao! Anche io come Glò sono propensa a pensare che Murakami usi dei simbolismi interpretabili su più livelli. Penso che questo racconto possa essere letto con approcci diversi. Qualcuno ci vedrà solo una donna che non riesce a dormire, altri coglieranno il simbolismo di Murakami e si faranno domande su possibili passaggi della protagonista tra conscio/subconscio e sonno/ veglia (e/o altre possibilità) Ed entrambi i modi sono corretti e accettabili non avendo dato Haruki un interpretazione :-) E questa è sicuramente una mossa fatta ad arte! ;-)

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    1. Nell'aprire il racconto a mille interpretazioni, Murakami è un maestro: gioca a spiazzare, ci sfida a capire e scombussola ogni possibile lettura! :)

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  5. io questo libro volevo prenderlo, sopratutto per le illustrazioni (altrimenti prenderei soltanto quello che contiene il racconto) però ora mi stai facendo venire dubbi...

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    1. Tieni presente che il libro di Murakami che più mi è piaciuto finora è 1Q84, quindi tendo anche per questo autore a prediligere le opere corpose, mentre mi ha colpito meno nel racconto breve... può essere benissimo una questione di gusti, anzi, se non l'hai già letta, ti rimando alla recensione di Translature, decisamente più positiva.

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    2. anche io preferisco i suoi libri più "voluminosi", però in generale mi piacciono i racconti brevi... leggo anche la recensione che mi hai linkato ^^ grazie!

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    3. Magari ti farà rivalutare il racconto, del resto non voglio essere responsabile di defezioni dalla strada di Murakami! ;P

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