Uomini in guerra - Andeas Latzko

Per decenni dopo la conclusione delle ostilità, la prima Guerra mondiale è rimasta un mito su sui si sono fondati slogan propagandistici e patriottici. Una tendenza che ha avuto vigore in particolare con l'acutizzarsi dei movimenti nazionalisti europei, ma che, forse, ancora non si è spento, come dimostra la permanenza del concetto di celebrazione in luogo di quello di commemorazione in relazione alla Grande Guerra.

La denuncia degli orrori bellici è stata a lungo considerata alla stregua di un tradimento. Per questo motivo libri come Uomini in guerra, ripubblicato da Keller editore, hanno destato scandalo e alimentato i roghi di libri nazisti. Andreas Latzko, come Erich Maria Remarque, subì la censura per per aver rivelato agli Europei la falsità del mito della bella morte di cui era stato rivestito l'incubo bellico, trovandosi costretto a rifugiarsi negli Stati Uniti.
Uomini in guerra è infatti una raccolta di racconti che trattengono e rilasciano in dosi enormi il delirio della vita di trincea e degli assalti. La narrazione risulta dalla composizione di eventi direttamente vissuti dall'autore sul fronte dell'Isonzo, dal lato austro-ungarico. Qui Latzko si ammalò di malaria, ma non ottenne l'allontanamento dal fronte fino al forte shock subito durante il bombardamento italiano dell'area di Gorizia. In seguito a questo episodio ottenne il ricovero e, successivamente, il trasferimento in Svizzera per il recupero. Uomini in guerra fu scritto nello Stato elvetico, dove venne pubblicato nel 1917, e l'interessamento di Karl Kraus si diffuse in tutto il mondo, iniziando a disturbare la roboante propaganda nazionalista e interventista.
Suddiviso in sei episodi, Uomini in guerra si fa bastare 158 pagine per raccontarci la guerra e i drammi di chi l'ha vissuta in ogni sfaccettatura: la paura della partenza, il delirio dei reduci e il disagio degli amputati, la disumanità dello Stato maggiore che manda a morire gli uomini senza alcuno scrupolo e che ne irride il terrore e il dolore, l'attesa della morte dei feriti che si dissanguano senza ricevere aiuto o che sono risucchiati nel vortice della demenza indotta dai bombardamenti e dalle continue carneficine. 
Il racconto, naturalmente, è molto crudo, come qualsiasi narrazione di un reduce, ma affronta con grande dignità la situazione delle vittime della Grande Guerra, senza mai indulgere in pietismi gratuiti, descrivendo con oggettività disarmante la morte al fronte e negli ospedali, oppure la morte che dagli ospedali esce, contaminando in modo inarrestabile le esistenze di coloro che sono scampati ai proiettili, alle mine e al filo spinato.
Ciò che più ci fa comprendere l'assurdità del primo conflitto mondiale, però, è la constatazione che quanto scrive Latzko dalle trincee austro-ungariche riflette esattamente la realtà che ci è nota attraverso le pagine di chi combatteva dalle postazioni italiane, come Ungaretti e soprattutto Emilio Lussu, così come le corrispondenze di Erich Maria Remarque sul fronte occidentale tedesco. Questi uomini, che hanno combattuto in luoghi diversi e vicini oppure separati da chilometri e chilometri, hanno vissuto gli stessi drammi, provato le stesse paure, sono inorriditi di fronte alle stesse atrocità. Erano, cioè, soldati che, come si legge nelle loro testimonianze, avevano più in comune con il loro nemico che con i generali e i governi che li mandavano a morire, che condividevano l'orizzonte sociale di chi erano chiamati ad uccidere, più che il trionfalismo di chi ordinava loro di farsi assassini. 
Uomini in guerra è forse la narrazione sulla prima Guerra mondiale che più mi ha sconvolta e che trova un corrispettivo cinematografico nel film torneranno i prati di Ermanno Olmi: questi due documenti, da soli, basterebbero a descrivere che cosa sia stata la Grande Guerra, quali orrori abbia generato, quali enormi danni abbia prodotto in uomini e donne di tutto il mondo. Ecco perché è una lettura che consiglio: Uomini in guerra è un appello alla coscienza, un manifesto del valore della memoria (magistralmente riassunto nel racconto Il camerata), un monito a riflettere sul prezzo umano della guerra prima di pronunciare con troppa facilità l'auspicio di un nuovo conflitto.
La guerra si comportava come il fiume che da nord scendeva con una fretta irosa dalle montagne, schiumante di rabbia su ogni pietruzza che incontrava sul suo corso; e che dall’altro lato, dove c’erano le ultime case, si accomiatava dolcemente dalla città, tutto mansueto, tutto un gorgoglio sommesso, come in punta dei piedi, come assopito dal trasognamento che rispecchiava.
C.M.

Commenti

  1. Per anni non mi ha interessato l'argomento (parlo da un punto di vista di lettura), ma negli ultimi tempi mi è nato un certo interesse. Ho recentemente comprato Il partigiano Johnny di Fenoglio, che spero possa essere un buon inizio. Per continuare cosa mi consigli?

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    1. Potresti dare un'occhiata alla mia piccola biblioteca sulle due guerre mondiali, di cui ho già citato alcune opere.
      Sulla prima GM i già citati Un anno sull'altipiano e Niente di nuovo sul fronte occidentale.
      Sulla seconda GM e sulla resistenza:
      Centomila gavette di ghiaccio, Il sentiero dei nidi di ragno, Il sergente nella neve, La casa in collina.
      Spero che fra questi ci sia qualche lettura che fa al caso tuo!

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    2. Ti ringrazio molto! Mi saranno sicuramente utili:)

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    3. Ne sono contenta, poi fammi sapere! E buona lettura! :)

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  2. Ho perso qualche tuo post...mi tocca rimediare :-)
    E' bello leggere questi romanzi che descrivono le guerre molto meglio dei saggi. Sarà un orrore ma è grazie a questi primi che ho compreso e apprezzato di più le vicende storiche.

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    1. Vale anche per me, le testimonianze dirette, anche se tradotte in narrativa, sono molto più incisive di tanta saggistica.

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  3. Dev'essere una lettura bella ma terribile. Da questo genere di racconti si capisce benissimo che sia da una parte che dall'altra c'erano essere umani, con pensieri molto simili e che avrebbero preferito fare tutt'altro che uccidersi a vicenda.

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    1. Proprio così. Davvero una lettura bella ma terribile. Di quelle che scuotono.

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