Caro scrittore, sii prima di tutto un lettore...

Questo post nasce da un periodo di inattività in rete durante il quale nella mia casella di posta si sono accumulate diverse comunicazioni di scrittori esordienti o autopubblicati. Alle riflessioni che sono nate dalla lettura di tali messaggi se ne sono aggiunte altre di carattere generale che hanno tutte un comune denominatore: l'impressione che, non sempre, chi scrive (una email, un messaggio informale, un libro) si dimostri disponibile a leggere.


La questione, si diceva, è generale: sappiamo benissimo, perché i media non fanno altro che ripeterlo, che in Italia si scrive tantissimo e si legge pochissimo, il che ribalta la proporzione fra offerta (scrittori) e domanda (lettori) di libri che ci si attende. Il punto è che, in tale abbondanza di scrittori, molti di coloro che, per scelta o per necessità, si fanno promotori del proprio libro danno prova di un approccio unidirezionale. Almeno così è per diversi autori che scrivono alla casella del mio blog o di altri siti letterari che seguo, oltre che alle case editrici, come dimostra il fatto che alcune delle impressioni che ho avuto fin dai primi momenti e che nell'ultimo anno si sono rese decisamente più frequenti sono già state espresse dalla Leggivendola e nel blog di Las Vegas edizioni, sempre molto diretto e utile per qualche dritta sulle giuste modalità di comunicazione inerenti al lavoro letterario.
Perché sento il bisogno di invitare ogni aspirante scrittore ad essere, prima di tutto, un lettore? Semplicemente perché dimostrare di non esserlo, oltre che un pessimo biglietto da visita, è anche un atteggiamento per nulla professionale.
Fin da quando ho iniziato a seguire siti e forum che ospitavano aspiranti scrittori o realtà come Gamberi Fantasy (un interessante progetto ormai abbandonato che forse qualcuno di voi conosce), mi sono imbattuta in personaggi molto originali che, oltre ad impattare di petto contro qualsiasi critica, anche se mossa con garbo e argomentazioni oggettive, rivendicavano con orgoglio la scelta di non leggere. Per carità, leggere o non leggere è una scelta che va rispettata, ed è inutile che perdiamo il nostro tempo a compiangere coloro che si privano del piacere e dei benefici della lettura, stoicamente possiamo fare a meno di questa sofferenza. Ma che un aspirante scrittore pensi di poter intraprendere questa strada e, magari, essere acclamato per le sue opere (e talvolta si assiste a veri e propri deliri di onnipotenza) è grottesco quanto l'idea che un pittore, un cantautore o un giocatore di calcio possano praticare le loro attività predilette senza osservare la tecnica e la storia delle discipline in cui vogliono eccellere. Insomma: non solo non può esistere un bravo scrittore se, alla base non c'è un grande lettore, ma è decisamente scorretto da un punto di vista etico ritenersi così importanti da poter ignorare chiunque pratichi la stessa attività di scrittura. Se ci pensiamo, è anche un po'ipocrita. Anche se uno scrittore mirasse a decostruire la tecnica tradizionale e la storia letteraria, dovrebbe partire dalla chiara conoscenza di ciò che intende criticare e superare: non è che Saramago o Joyce non utilizzassero la punteggiatura perché ne fossero ignoranti. Gli scrittori che si inseriscono in questa categoria di visionari sono certamente una minoranza, ma molti altri sono i casi di peccati di lettura degli scritti altrui.
Il non-leggere spesso si traduce nella difficoltà nel trovare la casa editrice giusta. Ci sono mille motivi per cui un editore rifiuta un manoscritto proposto da un autore sconosciuto e alcuni di essi sono soggetti al gusto personale, bisogna essere pronti ad accettarlo. Tuttavia si deve prestare attenzione prima di tutto a non produrre dei clamorosi autogol. Come scrive Carlotta Borasio nel blog di Las Vegas (nell'articolo precedentemente linkato e in quest'altro) è quasi un dovere morale conoscere il progetto editoriale del quale si vorrebbe far parte e per conoscerlo, oltre che informarsi in rete anche solo attraverso i cataloghi degli editori, è il caso di leggere almeno un libro dell'editore al quale si propone l'opera. Anche qui, pretendere di essere presi in considerazione da un team di professionisti del libro al cui lavoro non si è dedicato un minimo di interesse è alquanto opportunistico. Siamo sinceri, si rischia di perdere il proprio tempo e di farne perdere ad altri: l'editore (e sapete che mi riferisco agli Editori che non chiedono denaro agli auotori per pubblicare i manoscritti) ha tutte le ragioni per non dare fiducia ad un autore che non si dimostra disposto a dargliene per primo. Senza contare che è piuttosto ridicolo far pervenire ad una redazione manoscritti del tutto estranei ai generi da essa pubblicati. Il consiglio non è diverso da quello che si offre per un qualsiasi colloquio di lavoro, nel quale è buona norma informarsi prima sulle caratteristiche del posto cui si aspira e della struttura in cui si inserisce, con la differenza che conoscere un editore è molto più facile, perché comunica attraverso i libri e, solitamente, è più che disponibile a farsi conoscere.
Abbiamo parlato dello scrittore che non legge altri scrittori e a quello che contatta gli editori senza avere idea di cosa pubblichino (una casistica non esclude l'altra). Arriviamo ora allo scrittore che, avendo pubblicato il proprio libro con un editore, con una casa editrice a pagamento o in modalità di self-publishing, si propone ai blogger. Che, poi, è il nodo da cui è scaturito il post.
Nel mio piccolo, ricevo ogni settimana diversi messaggi di autori che mi chiedono di segnalare o di recensire i loro libri e che, non di rado, li inviano direttamente. Nulla da eccepire, se non fosse che, nell'apposita sezione Informazioni, si specifica quanto segue:
Non prendo in visione libri autopubblicati o pubblicati da editori a pagamento dietro richiesta dei loro stessi autori, non per mancanza di stima per gli scrittori che scelgono questi canali, ma perché per i primi non mi basterebbe una vita e l'editoria a pagamento va contro i miei principi. Sarebbe comunque buona norma, prima di avanzare una richiesta di segnalazione o di copia-incolla di comunicati stampa (che non rientra nel mio modo di intendere la conversazione sui libri), dare un'occhiata alle rubriche e alle tipologie di testi che recensisco: si noterà immediatamente che non tappezzo il blog di pubblicità ad autori esordienti e che non leggo young-adult né urban fantasy, tanto per fare un paio di esempi. In fondo, perché io dovrei leggere il libro di un autore sconosciuto (nel senso che non si è mai presentato al di fuori della richiesta di promozione), se questi non dedica nemmeno un minuto a leggere poche righe di Athenae Noctua prima di richiedere pubblicità?
Solo in due casi ho accettato proposte di lettura da parte di autori che si sono proposti direttamente e solo in un caso la lettura si è tradotta in una recensione, ma l'autore in questione non era né autopubblicato né ha pubblicato con editori a pagamento, inoltre ha presentato la sua opera con un messaggio che dimostrava una conoscenza almeno generale del blog, della sua organizzazione, dei generi recensiti nella rubrica La civetta sul comodino. Sì, perché molto spesso i problemi iniziano ancor prima che l'autore arrivi a dire che vuole segnalare o far recensire un libro autopubblicato, all'altezza dell'intestazione del messaggio. Le email che arrivano nella casella del blog sono indirizzate a generici gentilissim*, redazione, collaboratori et similia, per non parlare dei messaggi che si aprono senza nemmeno queste formule di cortesia e con i casi limite di chi scrive affermando di non essere riuscito a trovare il nome dell'autore o degli autori del blog. Ciò significa che non solo questi scrittori, bramosi di farsi conoscere, non hanno fatto lo sforzo di aprire la voce About del menù, ma non hanno degnato di uno sguardo fugace l'homepage o qualsiasi altra pagina abbiano aperto, dato che il mio nome compare fisso nella colonna di destra. Con simili esordi, non ci si può aspettare altro che di leggere proposte del tutto slegate dal progetto di Athenae Noctua e lontane dalle mie preferenze di lettura, che emergono esplicitamente scorrendo i titoli recensiti.
Al di là di questa conoscenza superficiale, tuttavia, come per il caso degli editori, anche nei confronti dei blogger si dovrebbe usare una cortesia dettata dal buon senso, dedicandosi a leggere qualcosa di ciò che scriviamo, magari stabilendo prima un contatto disinteressato, manifestando, insomma, un interesse autentico e non circoscritto alla promozione della propria opera. In fondo, chiedendo di segnalare il loro libro, questi scrittori chiedono un favore e, di nuovo, è alquanto grottesco che vogliano far parte di un progetto del quale non sanno nulla e lo scambio cortese è l'unico carburante di cui vivono i blog.
Caro scrittore, sii prima di tutto un lettore. Dedicati ai libri, anche e soprattutto a quelli degli altri. Presta loro attenzione, almeno quanta vorresti che i tuoi lettori ne prestassero a te, ma di più sarebbe meglio. E anche quando scrivi una lettera per un editore o una email ad un blogger, sforzati di conoscerli tu per primo, di scoprirne i progetti, di capire se in essi c'è posto per la tua voce. Cerca i nomi, le storie e i sogni, offri un saluto e prendi parte ad una conversazione. Accogli le parole degli altri prima di imporre le tue. Leggersi è il senso.
C.M.

Commenti

  1. Ottimo post! Anch'io ho ricevuto spesso richieste di questo tipo da parte di autori perlopiù self-publishing che, oltre a non dimostrare un minimo di conoscenza del mio blog o di quello che faccio in generale, mi proponevano di leggere e recensire libri che non avevano nulla a che fare con i temi che tendo a trattare. Trovo tutto questo sconsolante perché, per quanto sia d'accordo che tutti meritino una possibilità, ne emerge un grande disinteresse, da parte di suddetti autori, per tutto ciò che non sia il loro specifico lavoro e una sorta di presunzione che tutto gli sia dovuto senza compiere un minimo sforzo nei riguardi dell'altro. Io penso che il rispetto venga prima di tutto e, se questo manca, nulla potrà mai indurmi ad assecondare certe richieste.

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    1. Se vogliamo, è un po'la conseguenza del generale egoismo dilagante, della tendenza a pretendere di essere ascoltati senza ascoltare per primi. Ma proprio perché questi autori devono promuoversi, dovrebbero curarsi di come si presentano... alla fine fanno una figura da sprovveduti che non può in alcun modo procurare loro dei vantaggi.

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  2. Ben detto, Cristina. Condivido ogni tua puntualizzazione. E’ capitato e capita anche a me, nonostante abbia specificato in modo chiaro la mia non-disponibilità nella pagina “Chi sono”. Che evidentemente nessuno legge. Trovo a stento il tempo di studiare e leggere quello che piace a me, figurarsi se riesco a farlo per promuovere gli altri. Altri che poi, come hai giustamente detto, non sono per nulla interessati ai tuoi gusti letterari, né a stabilire un minimo di conoscenza.

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    1. Infatti sono contatti che si riducono alla richiesta: niente prima e niente dopo l'invio dell'email, spesso e volentieri uguale per tutti i destinatari, senza nemmeno l'aggiunta del nome. Infatti voglio proprio vedere quanti degli interessati leggeranno questo post.

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  3. In pochissime parole, Athenae, è sempre e solo questione di buon senso ed educazione.
    Hai perfettamente ragione! Io non recensisco libri perchè non sono una critia. Dico quello che un tal libro ha dato a me. Basta! Poi ognuno è libero di pensarla come crede.
    Forse è questo che mi salva da simili richieste anche se una volta ho dovuto comunque dire di no.
    L'egoismo impera e fa credere che tutto sia dovuto. Come diceva mia nonna Tutto per me e Dio er gli altri.

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    1. Che, poi, molti scrittori credono di fare un favore a noi blogger perché ci darebbero qualcosa da leggere gratuitamente, come se rincorressimo ciecamente qualsiasi cosa definibile "libro". Alcuni ci sono, naturalmente, ma basta informarsi prima di avanzare proposte che potrebbero risultare moleste.

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    2. E tu pensa che nel mio caso si trattava di un libro di cucina visto che sul blog ho messo qualche ricetta.
      Ma a parte ancora quello, è proprio l'interazione che viene a mancare. Il confronto per cercare di conoscersi anche un briciolino di più se possibile ed eventualmente andare a colpo sicuro facendo una proposta.
      Poi, anche lì, si può chiedere alla controparte se è interessata nel qual caso il libro si invia.

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    3. Sarebbe un approccio già diverso: il blogger di turno sarebbe molto più motivato a conoscere l'opera dell'autore rispetto a quanto accade quando si sente bersaglio di una raffica di email copincollate.

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  4. Basterebbe ricordare ad ogni aspirante scrittore che uno dei clienti più affezionati della Shakespeare and Company era proprio Ernest Hemingway....

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    1. Sempre che questi aspiranti scrittori non siano di quelli che non leggono nessun altro autore, compresi i nomi storici, così da poter bellamente ignorare questo illustre esempio...

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