La prima mostra dell'anno: Secessioni europee

Chi si gode l'arte a Capodanno se la gode tutto l'anno: se il proverbio sulle attività di inizio anno fosse valido, il 2018 sarebbe un anno all'insegna delle mostre e della storia delle arti figurative. Il 1 gennaio, infatti, ho optato per una visita al percorso Secessioni europee - L'onda della modernità, allestito a Rovigo, nelle sale di Palazzo Roverella, che negli anni scorsi hanno ospitato le mostre L'ossessione nordica e I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d'avanguardia.

Stavolta ero particolarmente curiosa, perché le Secessioni mitteleuropee, in particolare quella viennese, mi hanno sempre affascinata, soprattutto in quanto manifestazioni di un'esigenza di rinnovamento culturale a cavallo fra XIX e XX secolo.
Il percorso espositivo prende le mosse dal primo movimento secessionista, quello di Monaco, città in cui, nel 1892, Franz von Stuck fondò l'Associazione degli artisti monacensi, nucleo originario della nuova tendenza, cui aderirono, fra gli altri, Arnold Böcklin, Otto Eckmann e Carl Strathmann e che diede vita alla rivista Jugend (Gioventù), da cui Jugendstil, uno dei nomi assunti dal Modernismo. La ricerca di nuove forme espressive passa attraverso una commistione fra realismo e simbolismo, sicché molto vari sono i temi e l'ispirazione delle opere d'arte prodotte in questo contesto, ma è soprattutto l'idea di opera d'arte totale e di commistione fra pittura e arti applicate a sancire la vera novità, intuibile sin dalla prima opera esposta, un arazzo di Otto Eckmann, Cinque cigni (1896) o dal monumentale ritratto Maria di Strathmann, nel quale vengono riprodotti arabeschi, intarsi ed effetti smaltati.

Il contesto più spettacolare della cultura secessionista, al quale è dedicata la parte più ricca e interessante della mostra, è quello di Vienna: a Palazzo Roverella sono esposte opere di Max Klinger, Gustav Klimt, Egon Schiele, Wilhelm List (il cui dipinto, l'Offerta o Il miracolo delle rose, che rappresenta Santa Elisabetta d'Ungheria, è il nel cuore della mostra), Joseph Maria Olbrich e molti altri artisti che hanno animato il clima culturale della capitale dell'Impero austro-ungarico. Non solo si possono ammirare bozzetti dei più famosi ritratti realizzati da Gustav Klimt, ma anche i cartelloni delle Secessioni, fra cui spiccano quelli dello stesso Klimt e quello, incompiuto, di Schiele, alcune copertine della rivista del movimento, Ver Sacrum, il manifesto di Olbrich raffigurante l'emblematico edificio della Secessione da lui stesso progettato e uno dei bronzi di Beethoven realizzati da Klinger per la mostra dedicata a Beethoven nello stesso edificio, nel 1902. La Secessione di Vienna, del resto, fu anche quella più orientata alla fusione dei vari linguaggi artistici: basti pensare all'uso di smalti e oro da parte di Klimt, alla commistione di musica, pittura e scultura in occasione della già citata mostra dedicata al compositore tedesco e alla promozione delle lavorazioni artigianali e della grafica, espressioni cruciali dell'Art Nouveau.

Meno note e quindi interessanti da scoprire in questo contesto, sono le esperienze della Secessione di Praga e del gruppo Sursum, orientato alla riscoperta del misticismo e delle tendenze ermetiche e occulte. In particolare, emergono in questa sezione l'arte plastica di Jaroslav Horejc e i dipinti e le stampe di Jan Konůpek (formidabile la sua xilografia Aldilà - Caronte). 
Altrettanto peculiare è la Secessione romana (1912-1917), che, a differenza delle più uniformi tendenze d'Oltralpe, riuniva quegli artisti che non si riconoscevano nell'arte accademica e cercavano, con slanci in direzioni differenti (basti pensare che fra i secessionisti ci fu anche il futurista Giacomo Balla), di elaborare nuove forme espressive che guardano all'arte internazionale, ai Fauves e a Matisse e che producono opere originali come la Danzatrice genovese di Galileo Chini (1914) o la xilografia Visione - La città di Felice Casorati (1913).
La mostra Secessioni europee rimarrà aperta fino al 21 gennaio e ai visitatori di questi ultimi giorni verrà regalato un ingresso gratuito per ogni biglietto acquistato. Per parte mia, mi auguro che questo avvicinamento d'inizio anno alla grande arte secessionista preannunci, entro la fine del 2018, un viaggio a Vienna... chissà!

C.M.

Commenti

  1. Sotto questo post posso solo augurarti con tutto il cuore di riuscire ad andare a Vienna, che ad ora resta forse la capitale europea di cui più mi sono innamorata! La bellezza e la cura dei dettagli si annida ovunque si poggi l'occhio del turista o viaggiatore, e poi l'arte di Klimt e di Schiele, indimenticabile! (così come i palazzi reali con le loro stanze e la loro storia, i giardini, e la me-bambina che ancora si emoziona per esser stata ad un passo dagli oggetti personali della principessa Sissi!)

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    1. Posso solo immaginare lo splendore e la bellezza di questa città, non vedo l'ora di godermeli di persona!

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