Elmet - Fiona Mozley

Quando si ha poco tempo per dedicarsi alla lettura, trovare libri che facciano sentire quanto quel poco sia ben speso è confortante: Elmet di Fiona Mozley mi ha dato, di recente, questa sensazione. Romanzo di esordio di una giovane scrittrice inglese che studia per conseguire un dottorato in Storia medievale, Elmet porta nel mondo contemporaneo una storia che sembra trasportata nel mondo contemporaneo dal passato e che, allo stesso tempo, al passato è saldamente radicata.
«Elmet è stato l'ultimo dei regni celtici indipendenti d’Inghilterra e in origine si estendeva lungo la valle di York... Ma ancora durante il XVII secolo quella stretta gola e i suoi bordi laterali, sotto le brughiere glaciali, continuavano ad essere “terra di nessuno”, un rifugio per chi scappava dalla legge.»: così recita un brano poetico di Ted Huges, tratto da I resti di Elmet. E, in effetti, l'ambientazione del racconto evoca proprio questa idea di una regione abbandonata, in cui imperano i prepotenti e i disperati cercano di iniziare una nuova vita.

Siamo in una terra selvaggia dello Yorkshire; alle soglie di un bosco che offre tutto quando è necessario per sopravvivere, il possente John costruisce una casa per sé e per i suoi figli. Desidera iniziare una nuova vita, lontano dalla tecnologia, dalle complessità sociali, tirando avanti con la forza dei suoi muscoli, la sua abilità di cacciatore e il suo profondo rispetto per la natura. Sceglie di tenersi lontano da tutti, o quasi, consapevole che dal prossimo non può ricavare altro che disprezzo, pregiudizi o, peggio violenza. Non sono in grado di smentirlo né gli insegnanti dei suoi figli né i grandi latifondisti come il signor Price, che si impongono con la voce grossa di chi possiede denaro, proprietà che costituiscono l'unica fonte di occupazione per i manovali e bande di tirapiedi picchiatori. Tutto ciò che John vuole è offrire qualcosa ai suoi figli, la grintosa Cathy e Daniel, il narratore delle vicende, perciò prende possesso di una vecchia proprietà della madre dei due ragazzi, sparita da tempo; qui, potendo contare solo sul sostegno di Vivian, che diventa per i ragazzi una singolare insegnante, costruisce una casa di legno, ma si imbatte immediatamente nelle minacce e nei ricatti di Price, che rivorrebbe John e i suoi pugni al suo servizio. Uno dei figli di Price, inoltre, prende di mira Cathy, molestandola e perseguitandola, mentre i lavoratori, vessati e sfruttati, cercano un modo di rivendicare i propri diritti.
Elmet è una storia di violenza e lotta per la dignità che sembra rivitalizzare scenari di quel mondo feudale che si è trasformato in un mondo capitalista e che, nonostante l'apparente progresso, non ha abbandonato le prepotenze né superato le iniquità: quella di Elmet è lo stessa realtà in cui si muovono Renzo e Lucia, tampinati da don Rodrigo, un mondo fatto di oppressione e di tentativi di riscatto. Tuttavia John, a differenza degli umili protagonisti del romanzo italiano, è un uomo che sa usare a sua volta la forza, che non accetta morali consolatorie e che è disposto a lottare con le unghie e con i denti. E poi c'è Cathy, una ragazzina ossuta che ha imparato a sopravvivere adottando quella stessa violenza con la quale altri cercano di piegarla.
Di fronte a tutto questo, Daniel è poco più che uno spettatore, un ragazzo innamorato dell'eroismo che ai suoi occhi rappresenta il padre e incantato dalla durezza e dalla determinazione della sorella. Lo incontriamo in un momento in cui qualcosa di drammatico - lo si capisce fin dall'inizio - è già accaduto: Daniel sta cercando Cathy, l'ha persa in qualche luogo senza nome per un motivo che non ci è dato sapere. Di qui, intervallato dalle pagine che descrivono la ricerca, si dipana un lungo e affascinante flashback che racconta l'arrivo di John e della sua famiglia nello Yorkshire, in questo luogo popolato di miti, il tentativo di costruirsi una nuova vita e di ribellarsi agli aguzzini. Di qui una narrazione sulla quale aleggia una sensazione di pericolo e di dissoluzione e che, pure, ci fa lottare assieme ai protagonisti.
Pubblicato da Fazi editore nella traduzione di Silvia Castoldi, Elmet è un romanzo avvincente, struggente e rabbioso, che parla con un linguaggio nuovo e penetrante di problemi antichi quanto gli esseri umani. La prosa è scorrevole e incisiva, lirica all'affacciarsi di certi pensieri e di alcune descrizioni, in grado di analizzare le sfaccettature più odiose e crude così come le pieghe degli affetti e dei legami umani.
Il romanzo di Fiona Mozley è stata senza dubbio la miglior lettura di questo autunno strano e indaffarato, una compagnia preziosa, che si è lasciata consumare con la rapidità con cui si divorano i libri destinati a lasciare un segno.

La mia dipendenza da Vivien aveva raggiunto un peso di cui solo in quel momento riuscii a rendermi conto, quando lo posai a terra. Papà mi aveva costruito una casa – per me, per lui e per Cathy. Ci aveva dato un riparo, aveva disposto il legno e la pietra sulle nostre teste per proteggerci dal vento, dalla neve e dalla pioggia. Ci aveva dato calore e sicurezza. Ma per me, in un senso che non riuscivo nemmeno a capire del tutto, figuriamoci a descrivere, anche Vivien mi aveva costruito una casa. Un nido. Era diversa da quella vicino al boschetto in cima alla collina. Non c’era nulla di tangibile nella casa che Vivien rappresentava per me. Niente mattoni, niente malta, niente chiodi, niente giunti. Non proteggeva dalle intemperie. Non si assestava lentamente nel fango. Ma aveva una sorta di camino in cui ardeva una sorta di fuoco. Era un luogo con un futuro. Un luogo di possibilità.
C.M.

Commenti

  1. Come sempre, qui trovo ottimi spunti di lettura! Non riesco sempre a commentare perchè perlopiù leggo i blog di libri in frettolosissimi ritagli di tempo, per fare il pieno di titoli da cercare, ma mi affaccio spesso qui, adoro questo angolo di web. Si respira cura per ogni singolo post, passione, scelta dei titoli non in base alle mode ma in base al gusto.
    Di questo adoro l'ambientazione - che poi è sempre o quasi ciò che mi guida nella scelta di un libro piuttosto che un altro. Certamente lo leggerò.

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    1. Mi fa piacere sapere di essere utile nella scelta delle letture di coloro che passano di qui: come scrivi, dedico il mio tempo solo a testi e temi che mi interessano davvero, a volte rischiando forse l'effetto "nicchia", ma sento che un blog deve rispecchiare il suo autore e non fornirgli una maschera.
      Spero che anche questo suggerimento si riveli positivo e attendo un tuo parere. Nel frattempo ti ringrazio per le tue parole: ultimamente il tempo per il blog è poco e sapere che, comunque, c'è qualcuno pronto a leggere e ad apprezzare è un balsamo per lo spirito!

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