Il panettone non bastò - Dino Buzzati

Ho un ultimo post da dedicare al Natale, a conclusione di un piccolo ciclo di riflessioni toccate già con le Lettere da Babbo Natale di J.R.R. Tolkien, con il profetico Natale di Marcovaldo e con il film La vita è meravigliosa. Fino a qualche giorno fa speravo di terminare il libro di cui mi accingo a parlare prima delle feste, così da scriverne in anticipo, ma, progredendo nella lettura, mi sono resa conto che il momento migliore per leggere e apprezzare pienamente tutte le sfaccettature dell'antologia di Natale di Dino Buzzati è proprio nei giorni successivi al 25 dicembre.
Il panettone non bastò, infatti, si presenta come una riflessione sui rituali natalizi, sulle attese spasmodiche della Vigilia, sulla frenetica corsa ai regali (e sul riciclo degli stessi), sul tentativo di creare uno scorcio di natività anche laddove le circostanze sembrano impedirlo. Ma, soprattutto, è una raccolta di aneddoti a posteriori, su ciò che il Natale si lascia alle spalle, sull'improvvisa dissoluzione delle speranze e degli entusiasmi, sui bei festeggiamenti dell'infanzia e sulla convinzione che la magia fiabesca che li costellava non sia più ripetibile. Il panettone non bastò parla di un rituale che va logorandosi, di un insieme di circostanze in cui la magia cozza con la prosastica dimensione del commercio, di consuetudini che si svuotano poco alla volta.

Sul Natale sono state dette fiumane di parole, scritte centinaia di libri, migliaia di racconti e di poesie. A prima vista sembra che, per parlarne ancora, ci voglia una bella dose di coraggio. Ma non è vero. Non se ne parlerà mai abbastanza. Il Natale ritorna ogni dodici mesi, allo stesso giorno 25, con precisione matematica, non è quindi una cosa molto rara. Tutti sanno come è fatto, tutti potrebbero descrivere in anticipo nei minuti particolari quello che accadrà nelle case rispettive. Eppure se ne resta sempre sbalorditi.
Compongono Il panettone non bastò trentatré racconti dedicati da Dino Buzzati al Natale, nati come articoli per Il Corriere della Sera (alcuni scritti nel periodo della corrispondenza di guerra) o per altri giornali, in parte già pubblicati nell'antologia Lo strano Natale di Mister Scrooge e altri racconti; c'è poi un singolare pezzo dal titolo Fiaba di Natale, una sorta di riflessione per immagini, a ricordare la sempre viva vocazione artistica dell'autore. Si tratta di testi differenti per tecnica e prospettiva, ma nei quali è ben chiara una comune filosofia di fondo, che ha le sue fondamenta in due temi: la condanna del consumismo e degli atti puramente formali che soffocano lo spirito del Natale e il desiderio che quella dimensione fiabesca e immaginifica che alimenta la mitologia del Natale e di cui fanno parte Gesù Bambino, Babbo Natale, gli angeli, apparizioni spettrali e fenomeni soprannaturali sia salvaguardata.
Fra i racconti più intensi figurano quelli redatti nel periodo del secondo conflitto mondiale e nel decennio successivo. Presepio in locale 20 è un brevissimo aneddoto del 1940 nel quale Buzzati racconta di come l'equipaggio di un incrociatore abbia ricavato un piccolo presepe nel vano di un armadietto che, al solo aprirsi, getta un'aura magica in un ambiente altrimenti fatto solo di porte a tenuta stagna e tubi di ferro. Il panettone non bastò (1952) ci presenta un dentista che sfida la sorte per procurarsi, a caro prezzo, tutto l'occorrente per mettere insieme una cena di Natale, nel vano tentativo di tener chiusa fuori di casa la guerra che, tuttavia, continua a farsi sentire con le sirene anti-bombardamento: vana è la speranza di chi crede che la guerra si fermi nella notte della Vigilia. C'è spazio anche per una riflessione straziante sulle famiglie spezzate dalla guerra, per le quali il Natale non sarà più lo stesso, nella novella rimasta senza titolo in cui si attende non la venuta di Gesù ma il ritorno di un figlio disperso in guerra.
La morte, che nel pezzo di cronaca Atroce Natale Buzzati definisce l'antitesi del Natale, è uno dei motivi più presenti nella raccolta: se ne parla in riferimento al lutto causato dai conflitti di inizio Novecento, alla sciagura di un disastro aereo, alla scomparsa della madre dell'autore stesso, ricordata nell'autobiografico Mio fratello aprì un pacchetto, ispirato al primo Natale in casa della sorella, che si è incaricata di proseguire il rituale della cena materna. Il momento di gioia è, dunque, associato alla memoria di coloro che sono scomparsi, perché il bagliore delle luci e della tavola imbandita fa avvertire con più forza la malinconia di un posto vuoto. Ed è per questo che i racconti più emozionanti sono quelli della tata Clementina nel racconto Una torta e una carezza e della signora Ambrogetti, titolare di un negozio di antiquariato la cui vetrina stessa prende la parola ne Lo stacco di Natale: due storie malinconiche di tradizioni e usi che vanno consumandosi nel progredire dell'indifferenza altrui.

L'elemento di forza della narrativa di Buzzati rimane, come sempre, nella sua vena fantastica e surreale, che lo porta a far convivere ritratti di estremo realismo con rivisitazioni di celebri personaggi letterari, come il signor Scrooge, che nel 1965 è il titolare di supermercati e discount negli Stati Uniti, e con apparizioni e entità impalpabili, come quella di Dio, che l'ingenuo don Valentino insegue dopo la sua fuga dalla chiesa per portarlo alla presenza dell'arcivescovo ma che si affretta a svanire ovunque si manifestino egoismo e superficialità (Lunga ricerca nella notte di Natale) o degli animali del presepe, che lamentano il rumore del traffico, il consumismo, la febbre di acquisti e auguri vuoti, rimpiangendo la serenità, la pace e il silenzio della loro notte di Natale (Troppo Natale!). Ed è proprio la difesa di questa atmosfera onirica ad alimentare Bonifica di Natale, una vera e propria invettiva a difesa del diritto dei bambini alla fantasia e contro l'utilitarismo della razionalità asettica e angosciosa, e Il problema del Bambino Gesù, un racconto dedicato al mistero dell'apparizione dei regali sotto l'albero e al merito che i fanciulli, ormai incapaci di credere alla magia dei doni, attribuiscono unicamente ai genitori, che guadagnano affetto ed entusiasmo senza aver fatto nulla per procurarseli. Per finire, merita un cenno la singolare novella La casa senza: quale impronunciabile segreto fa sì che un modernissimo condominio in posizione invidiabile e con tutti i confort si venda a prezzi stracciati? E in che modo un affare edilizio si relaziona al Natale? Questo è forse il racconto che rende più riconoscibile lo spirito di Buzzati, perfettamente in linea con le pagine più spiazzanti e sinistre de La boutique del mistero, altrettanto incisivo e rivelatore.
Il panettone non bastò è dunque un multiforme libriccino sul mistero del Natale e sulla sua dissacrazione, un invito a rendere preziose le festività e a non tralasciarne i paradossi per non dare maggior peso all'ammucchiare pacchetti e pacchettini che a ricavare un posto speciale per una persona cara. Questa antologia si presta ad essere centellinata o gustata, come un cenone di tante portate, in un'unica esperienza di lettura, ma permette anche di essere percorsa in più direzioni, all'inseguimento di temi e personaggi, di ambienti e sfumature. E poi Buzzati è sempre un narratore che ha molto da offrire ai lettori di ogni età, anche se non gode ancora della considerazione che merita.
Ahimè cadono già le saracinesche della vigilia, domani tutto sarà chiuso, quello che è stato è stato. Non faremo più in tempo? Quanti pentimenti nelle ultime ore, adesso che è troppo tardi.
No, non è tardi, o amici. Appuntamento nel buio, stasera, nel posto che sapete. Però dopo non trovate pretesti. Le luci delle vetrine saranno spente, nei negozi i più stupendi regali abbandonati qua e là nello struggente abbandono di un carnevale interrotto, perduta la città dentro una nebbia gialla che ha odore di montagna e di fumo. Attraverso questa nebbia voi verrete, sperando ancora in ciò che adesso sembra non ci sia più: no, non c'è più la felicità di una volta, e voi scuotete il capo, nei magazzini spettacolosi di lumi, e nemmeno nello stentato tepore della vostra casa e neppure negli sguardi di coloro che vi stanno vicini nella vita. Eccoci qui perciò riuniti con l'indefinibile commozione di queste ore che non si sa donde venga e che si chiama comunemente Natale.
C.M.

Commenti

  1. Tanti auguri cara! Questo libro di Buzzati lo custodisco gelosamente da anni e lo rileggo ad ogni Natale perché mi infonde pace e serenità.Lo adoro!

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    1. Certi libri sono delle vere tradizioni di Natale: l'essere composta di tanti pezzi diversi fa di questa antologia un piccolo gioiello!

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  2. Ma guarda!!! Io ne parlerò il 30! hahhahahah
    Lo ricevetti lo scorso anno per Natale ma finì nella pila dei libri in attesa e così l'ho letto solo quest'anno.

    Su Buzzati concordo pienamente. Bisognerebbe parlarne di più perchè è uno scrittore senza tempo. Sempre attuale. Anche un grande osservatore del mondo e dei vizi umani ma con occhio benevolo. Mai con cattiveria.

    Su questo libro ti dico che l'ho trovato molto toccante, pieno di vita e di amore; di nostalgia per i tempi che sono ormai andati, per persone che non ci sono più.
    Decisamente dolce (a volte dolce-amaro) anche se Dino Buzzati sa condurci tra realtà e ricordi, realtà e surreale. Sempre però con un occhio di riguardo, con uno sguardo speciale sul Natale vero e proprio, quello dentro di noi.
    Auguri!

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    1. È un libro da leggere durante le feste, avrebbe perso parte della sua magia, se lo avessi letto in un periodo diverso. Attendo la tua recensione, mi pare di capire che abbiamo avuto impressioni simili e, cosa più importante, che condividiamo la stima per Buzzati.
      Tanti auguri a te, buone feste!

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    2. VEro! Lo spirito natalizio che emana dal libro è forte. Ed è perfetto per questo periodo.

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  3. Bellissimo articolo!! Di nuovo Auguri :-)

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    1. Grazie, Alessandra! Quando si tratta di Buzzati mi lascio prendere la mano! Augurissimi! :)

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